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mercoledì 20 febbraio 2019
Il problema dei combattenti stranieri dello Stato islamico investe i paesi europei
La richiesta del presidente americano Trump, rivolta ai paesi europei, di prendere in custodia i loro cittadini impegnati come combattenti nelle fila dello Stato islamico, appare corretta e giusta. La comunità internazionale non può obbligare gli Stati Uniti a creare nuovi carceri sul modello di quello di Guantanamo per tenere in custodia i miliziani dello Stato islamico, che possiedono cittadinanza europea: da un lato vi è un ruolo che Washington non vuole più ricoprire, dall’altro sembra essere corretto l’obbligo giuridico di prendere in custodia e giudicare cittadini che hanno compiuto atti terroristici e violenze. Tuttavia la proposta di Trump, che, come alternativa ha proposto la liberazione dei terroristi, non è stata accolta favorevolmete dai paesi europei, che hanno eccepito contraddizioni di carattere normativo e di opportunità politica e sociale. Gli stati europei maggiormente interessati, sono la Germania, che ha affermato la dispoonibilità a processare una parte di suoi cittadini combattenti, la Francia, il Regno Unito ed il Belgio. In sostanza la contrarietà alla proposta di Trump riguarda il rifiuto ad acconsentire il ritorno dei terroristi per il timore della creazione di nuove cellule fondamentaliste nel territorio di origine. La questione dell’esito processuale, infatti, non è affatto certa che possa concludersi con una condanna al carcere perchè i crimini commessi sono stati compiuti al di fuori del territorio nazionale e potrebbero non esistere gli elementi di prova sufficienti a determinare la condanna e , quindi, rendere inoffensivi, dal punto di vista sociale, i terroristi. Se la richiesta di Trump è legittima, i motivi di rifiuto, basati sugli aspetti giuridici, dei paesi europei appaiono ineccepibili. Eventuali assoluzioni in processi tecnicamente difficili, determinerebbero la liberazione di persone militarmente preparate ed ideologicamente molto motivate, capaci di creare reti e nuclei di aderenti per effettuare atti terroristici nel paese di origine, o in quelli vicini, in nome del fondamentalismo. La questione diventa così molto controversa e complessa: se gli USA o anche i loro alleati in Siria, non possono o non vogliono mantenere in detenzione cittadini europei, possono gli Stati di origine rifiutarne il ritorno? Il caso generale deve essere inquadrato non solo per la salvaguardia del singolo stato o gruppi di stati, nel caso europeo, ma deve ricomprendere anche la pericolosità di questi individui nelle ex zone di guerra, dove il periodo che segue i combattimenti è sempre condizionato da situazioni di instabilità e di incertezza. La conseguenza più probabile, senza un controllo coercitivo degli ex combattenti, è che questi si trasformino in terroristi e compiano attentati contro chi tenta il governo nei territori che erano il teatro di guerra. Vista sotto questa ottica la questione appare ancora una volta il rifiuto della propria responsabilità da parte degli stati di origine dei terroristi, che, prima non hanno controllato a dovere i propri cittadini e poi ne rifiutano il rimpatrio per la loro pericolosità sociale. La mancanza degli stati di origine è dunque evidente, come è evidente il rifiuto di una possibile riparazione per proteggere il proprio territorio e lasciare i terroristi a chi ha già subito le loro azioni. Se la preoccupazione per l’incertezza normativa è giustificata occorre elaborare soluzioni alternative per assicurare la giusta pena a chi si è reso responsabile di delitti atroci e, contemporaneamente, renderlo inoffensivo. Una soluzione potrebbe essere di natura sovranazionale, investendo della competenza dei crimini commessi, organismi internazionali in grado di superare le singole legislazioni statali ed ampiamente previsti per crimini contro l’umanità. Si tratta di una soluzione che prevede la collaborazione e l’intesa tra soggetti statali e sovranazionali, ma che può diventare uno strumento per risolvere una situazione che potrebbe avere effetti pericolosi se non fosse governata in maniera adeguata.
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