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martedì 2 aprile 2019

Il difficile anniversario dell'Alleanza Atlantica

Nonostante il settantesimo anniversario della fondazione dell’Alleanza Atlantica, a caratterizzare la ricorrenza sono i problemi  che sono all’interno del soggetto sovranazionale. Gli Stati Uniti, sopratutto da quando Trump è presidente, hanno più volte richiamato gli alleati a rispettare l’impegno di destinare il due per cento del prodotto interno lordo di ogni stato, per la spesa militare; tuttavia in tempi di difficoltà economiche i paesi dell’Alleanza hanno grandi difficoltà a rispettare questo impegno e ciò crea gravi contrasti con Washington.  Soltanto il Regno Unito, la Polonia, la Grecia e l'Estonia raggiungono la quota di spesa concordata nel 2014 durante il vertice in Galles, mentre gli Stati Uniti, con una spesa di 700 miliardi di dollari, arrivano ad una percentuale del tre virgola sei. La nazione economicamente più forte, dopo gliUSA, dell’Alleanza Atlantica è la Germania che impegna l’uno virgola due per cento del suo prodotto interno lordo, che corrisponde a 45,6 milioni di euro. Ciò riporta al rapporto tra capacità economica e spesa militare, ma, sopratutto, favorisce considerazioni su quali siano i soggetti internazionali con i quali Berlino intrattiene i propri rapporti economici. La logica di Trump è che gli USA, in qunato maggiore paese contribuente dell’Alleanza Atlantica, dovrebbero avere un trattamento di favore. Non si può dire che ciò sia giustificato: se l’Alleanza Atlantica ha anche una funzione contro Mosca e Pechino, non si comprende come mai la Germania e daltri paesi che fanno parte dell’Alleanza, intrattengano rapporti economici così consistenti con la Russia. Certo lo scenario mondiale è molto fluido e la minore distanza territoriale favorisce i rapporti di interscambio economico con i paesi più vicini, anche se sono formalemnte contro gli USA. Forse il problema è proprio questo che Trump identifica gli USA e l’Alleanza Atlantica come pressoché coincidenti, mentre i partner europei fanno una distinzione del piano militare da quello economico. Se il ragionamento di Trump è forse un poco semplicistico, risulta innegabile che è anche coerente ed, inoltre, la necessità pratica dell’Alleanza appare indiscutibile, non solo di fronte alle minacce terroristiche, ma come contrasto alle azioni di ingerenza russa tramite sistemi informatici sulle democrazie occidentali e come contrappeso del crescente impegno militare cinese, finalizzato ad aumentare il peso politico di Pechino nel mondo. Senza un esercito europeo capace di fronteggiare queste emergenze e senza una politica estera unitaria dell’Unione, l’Alleanza Atlantica è, quindi, ancora essenziale. Le esigenze di Trump verso il rispetto della quota di prodotto interno lordo, non sono, però, solo uno stimolo per gli altri stati in ottica di difesa, ma, significano, anche commesse militari per gli Stati Uniti, che vengono a mancare se ogni nazione non rispetta l’impegno economico sottoscritto. La Casa Bianca sarebbe arrivata a minacciare un possibile disimpegno unilaterale dall’Alleanza Atlancia, come ha svelato il "The New York Times" e ciò ne avrebbe creato la fine definitiva, tuttavia un provvedimento del genere è impossibile allo stato attuale delle cose perchè risulta in antitesi con la politica estera americana, anche quella con tendenze isolazioniste come è quella praticata da Trump. Politicamente, quindi, l’Alleanza ha ancora un valore molto alto ma si deve tenere contro del cattivo andamento dell’economia mondiale che non può permettere ai membri dell’Alleanza di rispettare le quote dovute, sia per ragioni puramente finanziarie, che per motivi di ordine politico interno.  Forse è necessario ricontrattare le quote già fissate per stabilirne di più sostenibili, per consentire un impegno finanziario sicuro ed allo stesso modo è corretto riconoscere agli USA lo sforzo fatto, anche tenendo conto dell’opportunità di alcuni rapporti economici con nazioni che esercitano mezzi non convenzionali per inserirsi nei processi democratici di paesi sovrani.

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