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lunedì 13 maggio 2019

Gli USA non gradiscono l'autonomia militare europea

Uno degli obiettivi più ricercati da Trump, quello di convincere i paesi europei all’interno dell’Alleanza Atlantica ad aumentare la spesa militare, potrebbe essere raggiunto, ma con effetti opposti a quelli voluti dal presidente americano. Nella sua visione di difesa dell’occidente, l’inquilino della Casa Bianca ha sostenuto e sostiene, una diminuzione progressiva dell’impegno statunitense a favore di un maggiore impegno europeo. Trump ha dato per scontato di raggiungere due obiettivi: il primo, appunto, un minore impegno diretto della forza armata statunitese ed il secondo una maggiore vendita di armi fabbricate negli Stati Uniti. Ma le due cose non è detto che possano essere realizzate insieme: infatti l’Unione Europea procede nella sua intenzione di formare una forza militare autonoma, in grado di sviluppare sistemi di armamento propri, sia come progetto, che come realizzazione. Uno sviluppo del genere escluderebbe l’industria bellica americana da un mercato consistente e potrebbe creare notevoli problemi anche all’aspetto occupazionale, andando a colpire una quota consistente dell’elettorato del presidente in carica. Le rimostranze degli Stati Uniti verso Bruxelles vertono sul rischio concreto di mettere in pericolo l’integrazione e la cooperazione militare, portata avanti all’interno dell’Alleanza Atlantica; ma la questione non dovrebbe essere porsi in questi termini, dato che la soluzione di una autonomia militare europea viene accelerata proprio per il disimpegno annunciato dalla volontà di Trump. In realtà viene spontaneo pensare che il presidente americano non abbia considerato questa eventualità ed abbia dato per scontata la propria visione, evidenziando la sua scarsa capacità di lettura in politica estera: l’equazione tra una maggiore spesa per le armi ed una indipendenza strategica dell’Europa non è stata prevista nello schema della Casa Bianca. Nei piani dell’Unione Europea vi è lo stanziamento di 13 miliardi di euro per lo sviluppo di 34 progetti nel campo degli armamenti per il periodo compreso tra il 201 ed il 2027. Il regolamento di partecipazione prevede anche la presenza di aziende non comunitarie, ma senza che queste possano vantare la proprietà intellettuale dei progetti e con rigidi controlli sulla possibilità di esportare gli aramenti prodotti, inoltre la partecipazione a questi progetti prevederà il voto unanime dei 25 paesi dell’Unione. Si comprende che queste restrizioni possono limitare fortemente l’attività dell’industria bellica americana e consentire la partenza di una autonomia delle forze europee, sempre più distaccate dal monopolio tattico e strategico dei sistemi delle armi americane. In effetti il rischio che si verifichi una duplicazione dei sistemi militari ed anche una possibile diminuzione dell’integrazione tra le forze armate, dovuta ad assetti di armamento differente, pare concreta, tuttavia mascherare l’irritazione per potenziali mancati guadagni con motivazioni tattiche pare non essere consono e coerente al comportamento del presidente americano, in particolare, ed all’esigenza di  creare un autonomia militare europea, in generale, dovuta alla fase storica presente. Le minacce di ritorsione politica e commerciale che arrivano dagli Stati Uniti, segnalano il nervosismo del governo di Washington per non avere compreso gli sviluppi da loro stessi provocati ed evidenziano ancora una volta una pessima gestione della politica estera: gli interessi degli Stati Uniti non sono tutelati da imposizioni, specialmente verso gli alleati, ma devono tenere conto dei costi e benefici indotti generati da decisioni discutibili, a cui si deve aggiungere fatti contingenti come l’uscita del Regno Unito dall’Unione, che costituisce la perdita di un alleato forte verso Washington all’interno dell’Europa. D’altronde Trump ha cercato proprio di mettere in pericolo l’unità europea proprio appoggiando la Brexit.  L’argomento della difesa rischia di allontanare ancora di più le due parti e peggiorare un rapporto già profondamente deteriorato, oltrre che trasformarsi in una sconfitta personale per Trump, i cui effetti non devono essere assolutamente sottovalutati: se dal punto di vista politico, pur tra molte difficoltà, è impensabile arrivare ad una rottura tra USA ed Europa, questa situazione potrebbe favorire ancora maggiori aperture di Bruxelles verso la Cina, sopratutto nel campo economico e finanziario, determinando una sottrazione di influenza americana sull’Unione, con conseguente aumento di difficoltà nei rapporti anche su temi differenti da quello militare.

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