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venerdì 7 giugno 2019
La via danese per la vittoria della sinistra
La vittoria dei socialdemocratici in Danimarca è stata ottenuta con una campagna con temi di classici di sinistra: incremento della spesa pubblica, anche per creare lavoro, imposte progressive e quindi maggiori tasse per i più ricchi; ma anche con l apromessa di conringentare gli arrivi degli immigrati, il tema con cui la destra sta avanzando in tutto il mondo. La sensibilità sociale della classe media ed anche dei più poveri è stata sollecitata, negli ultimi tempi, da due fatti concomitanti: la crisi economica a livello mondiale e le ondate migratorie, che hanno evidenziato l’impreparazione degli stati occidentali al fenomeno. Se, da un lato, l’accoglienza è ritenuta un dovere, ed un comportamento etico di sinistra, dall’altro provoca la diminuzione delle risorse impiegate per lo stato sociale, finanziate con pesanti tassazioni sulla cittadinanza. In un regime di accessi controllati e di prosperità economica, l’impatto dell’accoglienza può essere tollerato più o meno bene, ma in un contesto di crisi economica, che comporta la riduzione delle prestazioni sociali da parte dello stato, spesso unite alla mancanza di lavoro, è facile innescare un risentimento popolare, che alimenta i partiti di destra, che, una volta andati al potere, operano certamente una riduzione dell’immigrazione, insieme, però, a politiche di riduzione della spesa sociale, di riduzione dei diritti dei lavoratori in nome di una flessibilità tutta a favore delle aziende. Per i ceti medi e popolari la destra o i partiti populisti rappresentano il male minore, in un contesto politico dove spesso i partiti di sinistra sono avvertiti come traditori perchè portatori delle istanze delle classi più ricche e della finanza. Inoltre il tema dell’immigrazione procede insieme a quello della sicurezza e ciò rappresenta un fattore in più per il successo dei partiti di destra. La sinistra per ora è rimasta troppo statica su questi temi ed, insieme, ha perso la sua identità culturale, favorendo, quando è andata lapotere, politiche liberiste in aperto contrasto con le esigenze dei ceti che doveva rappresentare, arrivando ad approvare dei provvedimenti che penalizzavano il ceto dei lavoratori a favore di quello della finanza e delle azienda. Forse il principale errore è stato quello di dare per scontato comunque ed in qualunque caso, l’apporto elettorale del mondo del lavoro, anche quando si andava palesemente contro di esso. Per invertire questa tendenza occorre seguire la strada danese, che è quella di coniugare le politiche classiche della sinistra con l’esigenza di mantenere pressoché inalterato il perimetro di chi può accedere alle prestazioni dello stato sociale a chi le finanzia. Anche dal punto del lavoro ciò può evitare i fattori di squilibrio della concorrenza di chi porta una manodopera a prezzo più basso. Tuttavia il problema migratorio resta in tutta la sua drammaticità e le sue ragioni rimangono ad alimentare un fenomeno che, spesso , è fonte di ricatto politico verso gli stati e che viene gestito in esclusiva da criminali in maniera violenta. Una politica come quella della Danimarca, per ragioni geografiche, è più facile da attuare rispetto a paesi come l’Italia o la Grecia, che sono più vicini ai territori da cui partono i traffici. Inoltre i problemi dei vari conflitti nei teatri di guerra o le emergenze climatiche, che saranno le grandi protagonite del futuro, impongono una visione più ampia, che comprenda anche una sorta di prevenzione delle cause dei fenomeni migratori. Nessun paese, governato da destra o da sinistra, può imporre a lungo la scelta di chiusura, senza misura alternative di supporto, sia pratiche che diplomatiche, perchè questa decisione non può essere sostenuta a lungo senza un coordinamento a livello globale della gestione delle emergenze e della programmazione. Certamente sul breve e medio periodo la politica della socialdemocrazia danese può essere una via praticabile a condizione che durante la permanenza al potere il governo di Copenaghen si adoperi per soluzioni condivise con gli altri stati vicini e con quelli di provenienza dell’immigrazione. Solo così può essere efficace il programma di riconquista dei voti da parte della sinistra in Danimarca e nel resto del mondo.
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