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martedì 11 giugno 2019

L'Europa deve ritornare protagonista sulla scena mondiale

La necessità di ritornare ad essere protagonisti sulla scena mondiale è nota da tempo, ma  l’Europa attuale paga l’eccessiva frammentazione, che non gli permette più di essere un attore di primo piano nel campo industriale, finanziario ed economico. Il parlamento europeo restituito dalle recenti elezioni presenta un quadro d’insieme diverso: se il partito popolare e quello socialista hanno registrato un calo di consensi, che non gli permette più di essere i soli protagonisti dell’alleanza maggioritaria, la crescita di liberali e versi ha aggiunto nuove idee per la gestione dell’Unione, permettendo di relegare ad una posizione di secondo piano le forze sovraniste ed antieuropee. La diminuzione di consensi di popolari e socialisti significa, però, anche, la bocciatura, almeno parziale, della politica comunitaria dello scorso quinquennio , che, quindi, necessita di un cambio di direzione. L’obiettivo dovrà essere recuperare il terreno perduto sopratutto in termini di influenza e prestigio a livello internazionale; ciò potrà essere possibile soltanto attraverso un maggiore peso specifico della poltica estera, grazie anche a politiche di difesa comune, una maggiore innovazionee capacità di produzione nell’industria, sulla quale dovranno essere aumentati gli investimenti senza il timore di generare inflazione ed una poltica commerciale in grado di competere alla pari con le superpotenze USA e Cina. Questi obiettivi, però, non dovranno essere perseguiti a discapito di riduzione di diritti o di libertà relative al ruolo del sindacato o della stampa, ma, anzi, dovranno essere rafforzati in maniera di conciliare sviluppo e valori democratici  in modo da rendere esportabile il modello europeo, che dovrà essere considerato il migliore possibile. Al centro di questo programma di rinnovamento dell’Unione c’è l’agenda strategica, che sarà lo strumento di programmazione a cui i quattro gruppi parlamentari che formeranno la maggioranza, dovranno portare i loro contributi. I temi su cui dovrà incentrarsi l’azione europea saranno: la transizione energetica, che dovrà fare dell’Europa il maggiore produttore ed utilizzatore di energia pulita, lo sviluppo dei servizi digitali in maniera di creare delle economie di scala, anche per favorire le zone più disagiate dell’Unione ed una politica commerciale in grado di avere un rapporto di reciprocità effettiva con i soggetti nazionali che chiudono i loro mercati con l’introduzione di dazi ed imposte.  Ma se l’economia è considerata prioritaria, i propositi in questo campo non sono raggiugibili se non con una impostazione politica e diplomatica adeguata. L’attuale scenario propone la Cina come rivale e gli Stati Uniti non più affidabili come alleati e ciò necessita di una politica estera comune sostenuta da un progetto di difesa comune, sia come organizzazione che come sviluppo tecnologico della difesa, che deve essere approntato e reso pratico in tempi brevi.  Queste condizioni sono necessarie per ridare reddito ai ceti sociali europei sui quali è stato caricato il costo delle varie crisi e che hanno patito la rigidità del bilancio imposta da Germania e paesi dell’Europa settentrionale, favorendo le concentrazioni di patrimoni e l’aumento della diseguaglianza. Spesso i progetti europei sono partiti con ottime intenzioni, ma gli interessi discordanti degli stati hanno vanificato piani ambiziosi, generando soluzioni provvisorie che non hanno garantito il necessario sviluppo e non hanno reso possibile all’Unione di andare pari passo agli sviluppi contingenti, che sono stati sfruttati da stati in grado di sviluppare politiche più elastiche e flessibili. Per permettere una analoga reattività ai cambiamenti il nuovo esecutivo europeo dovrà convincere gli stati a cedere parte della loro sovranità in cambio della quale dovrà raggiungere gli obiettivi di crescita e benessere da dividere in modo eguale tra i cittadini degli stati; soltanto così, attraverso risultati tangibili, si potrà fermare le contestazioni, talvolta miopi, ma talvolta giustificate, che hanno favorito i gruppi antieuropei.

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