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venerdì 12 luglio 2019
La questione migratoria centrale nel dibattito europeo
La questione migratoria ritorna al centro del dibattito europeo, dopo la richiesta di Italia e Malta, che porteranno il problema all’attenzione del consiglio dei ministri degli esteri dell’Unione, il prossimi 15 luglio. L’intenzione sarebbe quella di superare l’esame di ogni singolo caso per trovare un meccanismo in grado di gestire i flussi migratori. Questa discussione anticiperà lo stesso tema che sarà trattato successivamente alla riunione informale dei ministri dell’interno, programmata ad Helsinki il 18 e 19 luglio. La pressione dei traffici migratori e gli effetti del trattato di Dublino hanno creato una profonda diseguaglianza sugli stati costieri europei, non solo Italia e Malta, ma anche Grecia e Spagna, tuttavia la vicinanza della Libia e gli effetti della guerra civile in corso hanno generato un aumento del traffico verso Roma e La Valletta, creando pericolose derive politiche ed aumentando i rischi per la vita dei migranti e per le condizoni a cui sono sottoposti nei centri di detenzione libici, oltre ad un incremento significativo dei profitti per i trafficanti di esseri umani. In Italia il dibattito sull’immigrazione è stato portato ad avere come argomento centrale l’attività delle Organizzazioni non governative e la loro attività di pattugliamento del mare, che ha portato a numerosi salvataggi di profughi su mezzi alla deriva. Sono state create leggi per colpire queste organizzazioni, che sono soltanto in parte responsabili degli arrivi dei profughi, distraendo l’opinione pubblica dalla complessità del problema; infatti la maggior parte degli arrivi è costituita da profughi che giungono sul suolo italiano in maniera autonoma e con piccoli natanti, alcuni dei quali non compiono l’intera traversata dalle sponde africane, ma vengono rilascaite da imbarcazioni di stazza maggiore nella prossimità delle coste italiane. La candidata della presidenza della Commissione europea ha sottolienato che è un obbligo soccorrere i naufraghi e le persone in difficoltà in mare, questa affermazione, certamente condivisibile, è stata integrata dalla consapevolezza, per la candidata, della difficoltà dei paesi costieri e dalla promessa di una riforma del regolamento sui richiedenti asilo, un problema che dovrà essere affrontato da tutto l’insieme dei paesi europei. La limitazione ai soli richiedenti asilo è, però, soltanto una parte del problema, giacchè l’insieme dell’immigrazione è rappresentato, non solo da chi fugge dalle guerre ma anche dai migranti climatici, da coloro che fuggono dalle carestie, dai perseguitati politici e dai migranti economici. Si tratta di una massa di persone che affrontano sofferenze e patimenti indicibili, contro la cui determinazione non è sufficiente la chiusura dell’Europa. Quello che Bruxelles deve mettere in campo è un progetto di più ampia portata, in grado di non limitarsi alla gestione dell’accoglienza, ma anche alla prevenzione, con aiuti mirati e concreti. Sul lato dell’accoglienza è importante sviluppare metodologie già sperimentate in piccolo, come i corridoi umanitari, che possono garantire di evitare i pericoli dei viaggi, possono eliminare i ricavi dei trafficanti e quindi il loro reimpiego nel finaziamento di attività pericolose come quelle terroristiche ed anche le minacce politiche verso l’Europa provenienti da quelli stati che hanno spesso usato l’arma dei migranti come strumento ricattatorio. Queste soluzioni si possono attuare in tempi brevi o medio brevi, se l’Europa ha la forza necessaria di imporre le proprie decisioni in materia di divisione di quote di profughi anche a chi fino ad ora si è dimostrato riottoso, mediante riduzione o annullamento dei contributi comunitari, sui quali i paesi dell’Europa orientale hanno costruito la propria crecita economica. Certamente un passo obbligato è la revisione del trattato di Dublino, che è iniquo, perchè penalizza i paesi più vicini ai luoghi di partenza dei flussi migratori. In un periodo medio lungo è importante elaborare un piano di aiuti concreto che permetta una reale crescita economica redistribuitiva in quei paesi che rappresentano i maggiori contributori di persone che alimentano i flussi migratori. La difficoltà è reale, perchè in molti paesi africani la corruzione è elevata e le strutture politiche sono tutt’altro che consolidate. Il punto di partenza può essere quello di debellare le carestie, per vreare le condizioni della diminuzione di una parte di immigrati; l’essenziale per fare ciò è che l’Unione Europea raggiunga una coesione ed un livello di autorevolezza internazionale, che finora sono mancati. I nuovi organismi europei dovranno prima di tutto ripartire da questi punti per la soluzione dei problemi più urgenti, dei quali l’immigrazione rappresenta soltanto un aspetto.
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