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Politica Internazionale
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martedì 9 luglio 2019
L'arricchimento dell'uranio è un segnale di Teheran per l'Europa
La questione del nucleare iraniano torna al centro della scena, dopo che
Teheran ha annunciato di volere procedere con l’innalzamentodel livello
di arricchimento dell’uranio. La soglia massima di arricchimento,
fissata dal trattato, dal quale, come è noto, gli Stati Uniti dsi sono
ritirati, è pari ad un valore del 3,67%, mentre l’Iran intenderebbe
portare il valore attuale intorno al 5%. La decisione appare più che
altro simbolica, giacché per costruire armi nucleari è necessario un
arricchimento del 90%, tuttavia rappresenta un segnale molto chiaro, sia
per gli Stati Uniti, verso i quali rappresenta una risposta al ritiro
unilaterale dal trattato, che, sopratutto, per l’Unione Europea,
colpevole agli occhi di Teheran di non essersi abbastanza impegnata con
Washington per fare rispettare gli impegni presi dopo la lunga
trattativa. Occorre ricordare che gli USA, dopo avere abbandonato il
trattato hanno sottoposto l’Iran a dure sanzioni economiche, che ne
hanno pregiudicato l’economia. Le sanzioni, che colpiscono
principalmente le esportazioni di petrolio iraniano, hanno avuto come
effetto collegato, il divieto per le aziende europee di commerciare con
Teheran, pena la chiusura del mercato americano. La fase attuale delle
relazioni tra USA ed Iran sta attraversando un periodo di forti
tensioni, al momento, quindi, il governo iraniano non può sperare di
ottenere effetti positivi da eventuali trattative con Washington, perciò
cerca di effettuare una azione di stimolo verso l’Unione Europea. Ad
una prima analisi questa strategia appare perdente, perchè l’Unione non è
un soggetto politico coeso, capace di esercitare una azione di
contrappeso alla politica americana; ciò potrebbe fare credere che
Teheran stia sbagliando valutazione, ma i politici iraniani sono troppo
esperti per compiere un errore di questa portata; piuttosto l’intenzione
sembra volere creare le condizioni per peggiorare il rapporto tra
Bruxelles e la Casa Bianca, una relazione che si sta sempre più
allentando a causa della politica di Trump. Gli iraniani hanno detto
espressamente che la decisione di oltrepassare la soglia di
arricchimento fissata dal trattato non è irreversibile, ma l’Europa deve
dimostrarsi non subalterna agli Stati Uniti, aiutando l’Iran ad uscire
dal regime delle sanzioni e mantenendo la promessa della creazione di
uno strumento finanziario alternativo in grado di aggirare la pressione
economica a cui è sottoposta Teheran. Se per l’Iran la questione
centrale è quella economica, per l’Europa, come ha ben capito Teheran,
l’argomento del nucleare iraniano investe più aree di interesse.
Senz’altro il mercato iraniano potrebbe aprire delle possibilità
concrete all’interno di una situazione economica difficile anche per i
paesi del vecchio continente, ma il rapporto con gli USA di Trump non
appare certamente secondario. Dal punto di vista politico, infatti, il
deterioramento dei rapporti con Washington dovrebbe imporre una
impostazione differente e l’occasione del ritiro unilaterale dal
trattato da parte americana, potrebbe rappresentare una occasione per
permettere di guadagnare una posizione di maggiore autonomia, anche in
virtù del rispetto di accordi presi. In questo momento l’Europa sta
procedendo in ordine sparso, ma l’insediamento dei nuovi eletti nei
posti più rilevanti delle istituzioni europee, potrebbe determinare una
maggiore coesione verso l’assunzione di maggiori responsabilità
politiche. Certamente non è pensabile una collisione con gli Stati
Uniti, ma una posizione più rilevante in politica internazionale,
attraverso una azione diplomatica che permetta di tutelare anche gli
interessi peculiari dell’Europa, potrebbe determinare anche un
cambiamento di atteggiamento di Trump. Il caso contingente del nucleare
iraniano potrebbe essere la base di partenza per guadagnare autonomia
internazionale e, da questa, prestigio ed affidabilità per l’Unione.
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