La nuova Presidente della
Commissione europea ha reso nota la sua idea di Unione e della natura dei
rapporti che le isituzioni di Bruxelles devono avere circa i maggiori temi che hanno condzionato la vita europea e che saranno
centrali nel prossimo futuro. Sul piano della politica estera sono due le
questioni più centrali: l’uscita del Regno Unito ed i rapporti con la Russia;
mentre sul primo tema Bruxelles, anche con la nuova dirigenza, non sembra
disponibile ad arretrare dalle
concessioni fatte agli inglesi, sul problema dei rapporti con la Russia, l’atteggiamento
parte da una disponibilità generica, in quanto viene riconosciuto come Mosca
sia un paese vicino, con il quale è impossibile non avere rapporti, ma, nello
stesso tempo, viene considerato fondamentale , per l’Europa presentarsi nella
maniera più coesa possibile, cioè proprio l’opposto di quanto desiderato dalla
Russia. Per Mosca, ma anche per Wasghington, è preferibile una Europa divisa,
che permetta di trattare con i singoli stati, cioè soggetti più deboli rispetto
ad una Unione che si presenta come soggetto unico. La politica del Cremlino è
stata quella di dividere l’Unione anche con mezzi non leciti, verso i
quali la risposta più efficiente
potrebbe essere rappresentata dalle libertà europee intese come libertà di
stampa come mezzo per denunciare pubblicamente le azioni scorrette di altri stati.
Questa interpretazione pare, però, soltanto un punto di partenza, oltre il
quale possono esistere strutture concrete, come la difesa comune europea, in
grado di fornire reazioni più veloci anche ad attacchi non convenzionali. La
Russia sembra essere rappresentata come un reale pericolo, proprio perchè i
suoi obiettivi sono in aperto contrasto con quelli europei. La cautela della
nuova presidente nei rapporti con Mosca predilige un approccio diplomatico, ma
da un punto di forza, che consiste, oltre che nell’unità di intenti europea,
nella propria forza economica, che dovrebbe consentire un rapporto da una
posizione di forza. Questo approccio sembra essere tipicamente tedesco, con una
visione esagerata dall’importanza economica nel quadro dei rapporti
internazionali. Certamente la potenza economica è sempre più un fattore
importante, nello scenario globalizzato, ma occorrono altre caratteristiche per
assumere un ruolo di primaria importanza nel teatro diplomatico. L’idea di
forza comune europea è un obiettivo ambizioso, che è alla portata di
realizzazione, ma occorre anche una politica estera comune, che si può
conseguire soltanto con la capacità di convincere gli stati sovranisti ad una
cessione progressiva di sovranità nelle scelte di politica estera e su questo
piano l’Unione è ancora indietro. L’altra questione capace di lacerare il
tessuto politico europeo è rappresentata dall’immigrazione e dai suoi flussi,
che hanno provocato il risentimento dei popoli del sud Europa verso le
istituzioni di Bruxelles. Non possono sicuramente bastare le rassicurazioni
generiche di una tutela del trattato di Schengen, che deve avvenire attraverso
il rispetto del trattato di Dublino, che è proprio la causa che permette agli stati
del nord e dell’eest europa di rifiutare le quote di profughi. Sottolineare che
è necessario salvare le persone in mare è pronunciare una ovvietà, diverso è
proporre soluzioni come quella di intraprendere un programma di aiuti
direttamente nei paesi africani, ma questo intento è realizzabile soltanto nel
lungo periodo, mentre per il breve occorrono soluzioni contingenti, che
permattano di alleviare la pressione migratoria ed, insieme, recuperare fiducia
in Bruxelles. La volontà, che sembra emergere, di non sanzionare chi non
aderisce alle quote dei profughi, contravvenendo alle direttive europee, sembra
essere funzionale agli interessi tedeschi, più che a quelli europei: se così
fosse la contraddizione rivelerebbe una manovra Berlino per usare ancora una
volta l’Unione per i quoi scopi. A questo proposito sarà interessante vedere
quale sarà il reale atteggiamento della nuova presidente sulla rigidità
finanziaria e di bilancio a cuila Germania ha costretto tutti gli altri membri
nella passata legislatura europea.
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