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venerdì 19 luglio 2019

Le intenzioni della nuova presidente della Commissione Europea


La nuova Presidente della Commissione europea ha reso nota la sua idea di Unione e della natura dei rapporti che le isituzioni di Bruxelles devono avere circa i maggiori temi  che hanno condzionato la vita europea e che saranno centrali nel prossimo futuro. Sul piano della politica estera sono due le questioni più centrali: l’uscita del Regno Unito ed i rapporti con la Russia; mentre sul primo tema Bruxelles, anche con la nuova dirigenza, non sembra disponibile ad arretrare  dalle concessioni fatte agli inglesi, sul problema dei rapporti con la Russia, l’atteggiamento parte da una disponibilità generica, in quanto viene riconosciuto come Mosca sia un paese vicino, con il quale è impossibile non avere rapporti, ma, nello stesso tempo, viene considerato fondamentale , per l’Europa presentarsi nella maniera più coesa possibile, cioè proprio l’opposto di quanto desiderato dalla Russia. Per Mosca, ma anche per Wasghington, è preferibile una Europa divisa, che permetta di trattare con i singoli stati, cioè soggetti più deboli rispetto ad una Unione che si presenta come soggetto unico. La politica del Cremlino è stata quella di dividere l’Unione anche con mezzi non leciti, verso i quali  la risposta più efficiente potrebbe essere rappresentata dalle libertà europee intese come libertà di stampa come mezzo per denunciare pubblicamente le azioni scorrette di altri stati. Questa interpretazione pare, però, soltanto un punto di partenza, oltre il quale possono esistere strutture concrete, come la difesa comune europea, in grado di fornire reazioni più veloci anche ad attacchi non convenzionali. La Russia sembra essere rappresentata come un reale pericolo, proprio perchè i suoi obiettivi sono in aperto contrasto con quelli europei. La cautela della nuova presidente nei rapporti con Mosca predilige un approccio diplomatico, ma da un punto di forza, che consiste, oltre che nell’unità di intenti europea, nella propria forza economica, che dovrebbe consentire un rapporto da una posizione di forza. Questo approccio sembra essere tipicamente tedesco, con una visione esagerata dall’importanza economica nel quadro dei rapporti internazionali. Certamente la potenza economica è sempre più un fattore importante, nello scenario globalizzato, ma occorrono altre caratteristiche per assumere un ruolo di primaria importanza nel teatro diplomatico. L’idea di forza comune europea è un obiettivo ambizioso, che è alla portata di realizzazione, ma occorre anche una politica estera comune, che si può conseguire soltanto con la capacità di convincere gli stati sovranisti ad una cessione progressiva di sovranità nelle scelte di politica estera e su questo piano l’Unione è ancora indietro. L’altra questione capace di lacerare il tessuto politico europeo è rappresentata dall’immigrazione e dai suoi flussi, che hanno provocato il risentimento dei popoli del sud Europa verso le istituzioni di Bruxelles. Non possono sicuramente bastare le rassicurazioni generiche di una tutela del trattato di Schengen, che deve avvenire attraverso il rispetto del trattato di Dublino, che è proprio la causa che permette agli stati del nord e dell’eest europa di rifiutare le quote di profughi. Sottolineare che è necessario salvare le persone in mare è pronunciare una ovvietà, diverso è proporre soluzioni come quella di intraprendere un programma di aiuti direttamente nei paesi africani, ma questo intento è realizzabile soltanto nel lungo periodo, mentre per il breve occorrono soluzioni contingenti, che permattano di alleviare la pressione migratoria ed, insieme, recuperare fiducia in Bruxelles. La volontà, che sembra emergere, di non sanzionare chi non aderisce alle quote dei profughi, contravvenendo alle direttive europee, sembra essere funzionale agli interessi tedeschi, più che a quelli europei: se così fosse la contraddizione rivelerebbe una manovra Berlino per usare ancora una volta l’Unione per i quoi scopi. A questo proposito sarà interessante vedere quale sarà il reale atteggiamento della nuova presidente sulla rigidità finanziaria e di bilancio a cuila Germania ha costretto tutti gli altri membri nella passata legislatura europea.  

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