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giovedì 6 febbraio 2020
L'Unione Europa contro il piano di Trump per Israele e Palestina
Nonostante le buone impressioni israeliane, dovute al cmbio della leadership della politica estera dell’Unione Europea, ed alle stesse speranza di Trump, il piano statunitense per risolvere la questione israelo-palestinese è stato bocciato da Bruxelles. Inoltre nella dichiarazione del nuovo Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione viene espressa grave preoccupazione per la volontà di Tel Aviv di volere proseguire nella politica unilaterale degli insediamenti in in Cisgiordania. A parte l’insoddisfazione per il giudizio negativo sul piano elaborato da Washington, in Israele la preoccupazione ancora più rilevante è per la posizione assunta dal nuovo capo della diplomazia della UE, che sembrava essere più favorevole allo stato ebraico rispetto al predecessore, ma che invece si è espresso con toni molto duri sulla politica israeliana relativa agli insediamenti e che, di conseguneza, non promette variazioni sostanziali nei rapporti tra Bruxelles e Tel Aviv, nonostante la speranza di Israele fosse quella di avere l’Unione più vicina. In Israele è stato rilevato che le dichiarazioni dell’Alto rappresentante europeo sono state subito avverse per Tel Aviv ed anche la circostanza del viaggio diplomatico in Iran, per sottolineare l’impegno europeo per tentare una soluzione alle questioni dell’accordo sul nucleare, è stata giudicata molto negativamente, sopratutto per lo sviluppo delle relazioni future. Il giudizio circa la fattibilità della proposta del presidente americano è fortemente critico e comunque sarà valutata sulla posizione europea, più volte ribadita, che contempla la coesistenza dei due stati. Giuridcamente questa posizione si richiama alle conclusioni del Consiglio dell’Unione, relative al luglio del 2014, che, a loro volta, si riferiscono ai confini stabiliti nel 1967. Si comprende che su questa base, che appare immodificabile, la posizione di Bruxelles sia molto netta ed in contrasto con quanto sostenuto da Tel Aivi e Washington. Il sostegno a favore dell’esistenza di due stati indipendenti da parte dll’Unione appare in contrasto con il piano di Trump, nettamente sbilanciato a favore di Israele. I numeri nel piano di Trump svelano questo sbilanciamento, dato che prevede uno scambio di territori per consentire l’annessione ad Israele delle colonie presenti, ma con una redistribuzione che causerebbe ai palestinesi la riduzione del loro spazio orignario soltanto all’undici per cento del territorio previsto dagli accordi del 1967, che già lo riducevano del ventidue per cento. Secondo l’Unione Europea, proprio in base a questi dati, la soluzione di Trump andrebbe ad essere lesiva del diritto internazionale, riportando a livelli elevati la tensione tra le due parti. Bruxelles sostiene la necessità di un negoziato tra Israele e Palestina, che includa non soltanto la questione della Cisgiordania, ma che sia relativa anche alla capitale ed ai rifugiati. D’altra parte sono stati gli stessi palestinesi ad avere rifiutato il piano di Trump, interrompendo le le relazioni diplomatiche con Israele e gli Stati Uniti ed anche la Lega Araba ha espresso al sua contrarietà. Tuttavia alcuni paesi arabi, allleati di Washington e che si sono avvicinati ad Israele per interessi comuni contro l’Iran hanno chiesto ai palestinesi di valutare con attenzione la proposta americana, facendo registrare una novità sull’atteggimento del mondo arabo verso la questione israelo-palestinese e dimostrando come i palestinesi siano ormai sacrificabili in favore della convenienza particolare. In questo contesto la conferma della posizione dell’Unione denota una coerenza apprezzabile perchè in favore del diritto internazionale, che dovrà essere confermata da un’azione concreta nella direzione diplomatica, cioè con un maggiore attivismo sullo scenario internazionale attraverso un impegno in prima persona.
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