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mercoledì 19 febbraio 2020

L'Unione Europea schiererà una operazione navale di fronte alle coste libiche orientali

Una nuova operazione marittima dell’Unione Europea riguarderà ancora una volta le coste libiche, ma riguarderà il controllo della parte orientale del paese. Lo scopo sarà quello di controllare l’embargo riguardante la potenziale fornitura di armi. La presenza europea nel Mediterraneo meridionale vuole ribadire il ruolo di Bruxelles nell’area, dopo che nuovi soggetti internazionali, Egitto, Russia e Turchia, sono entrati nel paese libico, riempiendo, di fatto, il vuoto politico e militare creato dall’Unione. Raggiungere l’accordo con i diversi paesi europei non è stato facile: il timore di Italia, Austria ed Ungheria circa un possibile aumento dell’immigrazione clandestina attraverso il mare, favorito, appunto, dalla presenza delle navi della missione europea, ha rappresentanto un ostacolo che è stato superato con laboriose trattative. Tuttavia le imbarcazioni impegnate nel controllo dell’embargo non potranno sottrarsi alla legge del mare che prevede il salvataggio dei naufraghi. Questo aspetto investe, inevitabilmente, il problema della divisione dei migranti tra i paesi europei: questione che, per il momento, resta in sospeso, perchè rinviata ad una riunione futura. Malgrado questo ostacolo, spesso causa di attriti profondi tra i paesi membri, l’importanza strategica di porre in essere la nuova operazione navale ha superato, almeno per ora, tutti i contrasti, proprio perchè ritenuta fondamentale per ribadire l’impegno europeo nel Mediterraneo. Tuttavia, proprio perchè si tratterà soltanto di una operazione navale, il risultato non potrà che essere circoscritto alle forniture via mare, mentre il controllo sulle vie di terra non sarà possibile a causa dell’assenza di un impegno diretto sul terreno. Certamente il controllo riguarderà anche lo spazio aereo e le navi impiegate saranno anche le basi militari dei radar impegnati in queste operazioni. Il risultato che si cerca di conseguire è di isolare le forze ribelli al governo di Tripoli, riconosciuto dalla comunità internazionale. Nello stesso tempo le navi impegnate avranno anche il compito di controllare il traffico umano, verosimilmente contrastando le attività via mare dei trafficanti di uomini. Dal punto di vista militare la presenza di navi da guerra di altri soggetti internazionali potrebbe creare i presupposti, almeno potenziali, per situazioni critiche capaci di creare una gamma di incidenti, che va dal confronto diplomatico a quello militare. La possibilità che queste eventualità si verifichino è tutt’altro che remota, sopratutto se si considera l’atteggiamento tenuto dagli apparati militari di Mosca e di Ankara, presenti nel Mediterraneo con mezzi navali militari e non solo. Ma proprio la presenza sempre maggiori di imbarcazioni militari di stati non alleati dell’Europa ha determinato questa operazione che è anche la naturale evoluzione della politica scelta circa la Libia. Il rifiuto di un impegno militare sul terreno, anche a causa delle diverse vedute dei membri più importanti, a causa di interessi particolari messi al di sopra di quelli generali (vedere il comportamento di Parigi) ha portato all’leborazione di una tattica che è il prodotto del minimo comune denominatore delle idee delle nazioni europee. Il risultato ottenuto è quello, cioè, di perseguire l’embargo militare con il blocco marittimo: una decisione che pare ipocrita di fronte alle possibili soluzioni alternative a disposizione dei contendenti. Quanto sarà efficace sarà il tempo a dirlo, certo un risultato non positivo non potrà che nuocere al prestigio dell’Unione, la quale non potrà comunque, tralasciare l’azione diplomatica. L’insieme delle due azioni dirà qunato è la forza attuale di Bruxelles in campo internazionale.  

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