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venerdì 12 giugno 2020
Disinformazione ufficiosa e ufficiale
Se l’Europa sta lentamente uscendo dall’emergenza della pandemia, il problema delle campagne di disinformazione, diffuse attraverso la rete, provenienti da altri stati, continua ad essere presente e rappresenta un fattore di destabilizzazione all’interno di una popolazione che non è in grado di filtrare la grande massa di informazioni a disposizione. Essenzialmente il fenomeno si può dividere in due grandi parti: la prima riguarda una propaganda non istituzionale, che si esplica attraverso l’azione di società formalmente non espressioni dei governi, ma che il loro operato rende funzionale alle istituzioni nazionali di provenienza, sebbene queste non le riconoscano ufficialmente. Il secondo filone, al contrario, si riconduce proprio a personaggi che ricoprono cariche istituzionali e fanno la loro opera di disinformazione attraverso canali ufficiali. Del primo gruppo fanno parte organizzazioni, soprattutto, cinesi e russe, che praticano vere e proprie campagne di disinformazione con lo scopo di influenzare ed indirizzare l’opinione pubblica europea verso disposizioni favorevoli a Mosca e Pechino. La mancata provenienza da parte di canali ufficiali mette al riparo i governi russo e cinese da accuse formali, perché queste fonti sono ufficialmente disconosciute dagli esecutivi accusati di essere i mandanti delle false notizie. Oltre all’intenzione di migliorare la propria immagine in campo internazionale, le principali intenzioni sono quelle di compromettere il dibattito democratico favorendo le posizioni più estreme e quindi aumentare la divisione presente nelle società europee, dove la maggiore conseguenza è stata la nascita del sovranismo e l’antieuropeismo, che sono risultati le conseguenze più rilevanti prodotte dalle campagne di falsa informazione. Del resto già prima della pandemia l’azione incessante degli hacker si era sviluppata soprattutto in occasione degli appuntamenti elettorali per orientare il voto verso soluzioni ritenute più favorevoli per stati non democratici. La pandemia ha offerto una via ancora più facile per cercare di influenzare le opinioni pubbliche, soprattutto riguardo alle presunte reali responsabilità dei tempi, modi e cause della diffusione del contagio. L’atteggiamento cinese, in questo senso, ha destato diverse perplessità circa la provenienza del contagio ed il suo effettivo contenimento, soprattutto nelle fasi iniziali, il che ha causato un atteggiamento difensivo del governo di Pechino, spesso attuato con tattiche dubbie. Queste azioni devono essere inquadrate in politiche più ampie che possono essere considerate come veri e propri atti di ostilità verso paesi dove vigono ordinamenti di tipo democratico e dunque potenzialmente dannosi per regimi che hanno problemi con il dissenso interno. I tentativi di destabilizzazione occulta devono fare riflettere quei soggetti che sono membri dell’Unione Europea, sia a livello di singola nazione, che nel suo insieme, sulla reale lealtà di stati che tentano di boicottarli. Questo deve valere sia a livello politico che commerciale, perché stipulare accordi sempre più stretti con paesi non leali può facilitare il compito di inserimento delle organizzazioni che tentano la destabilizzazione. Per Bruxelles si sono ormai create le condizioni per attuare forme di difesa informatiche a livello comunitario, che necessitano di budget più consistenti. La prevenzione deve essere alla fonte, cioè nel contrasto di queste organizzazioni, giacché una adeguata educazione degli utilizzatori di internet è pressoché impossibile per le classi di età già oltre i quaranta anni e può essere intrapresa soltanto con una accurata formazione rivolta alle classi di età più giovani. Tuttavia l’elevata età media delle popolazioni europee e la scarsa abitudine a discernere le notizie, giunta con un uso sempre più spinto delle nuove tecnologie, anche a livello lavorativo, costituisce una facilitazione della penetrazione delle notizie false e fuorvianti. Questa condizione agevola anche le false notizie che provengono da profili istituzionali, i cui esempi più eclatanti sono il presidente USA, Trump e quello brasiliano, Bolsonaro. Spesso l’utente di internet non distingue l’opinione personale dalla falsa notizia e quello, che alla fine, è soltanto un parere, diventa una informazione fuorviante. Il tema qui è quello di usare canali istituzionali per provocare ricadute anche su stati esteri; il contrasto a queste operazioni, per certi versi, è ancora più difficile perché l’unico contrasto possibile è assicurare una risposta ufficiale contraria e puntuale, capace di coinvolgere la medesima platea di ascolto. Su questi piani si gioca la partita che riguarda la rete e la ricerca delle contromisure alla disinformazione.
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