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martedì 27 ottobre 2020

Dietro al confronto tra Francia e Turchia

 La questione delle vignette su Maometto rischia di innescare una sorta di guerra di religione e di civiltà, che nasconde, però un confronto geopolitico che va aldilà del rapporto bipolare tre Francia e Turchia, ma che coinvolge ragioni geopolitiche, il confronto tra paesi della stessa area sunnita e, non ultimi problemi interni del paese turco. Nonostante queste analisi, che sono necessarie, è comunque doveroso fare notare che da alcun paese musulmano è stata espressa solidarietà verso il professore francese ucciso mediante decapitazione da un estremista ceceno. Questa considerazione non può non indurre a riflessioni circa la volontà di indirizzare verso un possibile scontro culturale che ha lo scopo di sollecitare l’appoggio delle classi popolari dei paesi islamici per carpirne l’appoggio; una strategia che vale soprattutto per la Turchia in difficoltà per la sua situazione economica interna, ma anche utile per altri paesi come il Pakistan o l’Iraq dove i governi in carica registrano varie difficoltà. La strategia è utile anche per cercare di destabilizzare il paese francese alimentando l’opposizione di estrema destra, ma ciò potrebbe avere pesanti ripercussioni anche per i fedeli islamici sul suolo francese. Parigi deve essere molto attente a non cadere in questa trappola che fornirebbe ulteriori argomenti al fronte islamico. Contro la Francia è in corso una inedita alleanza tra la Turchia sunnita e l’Iran sciita, che sembrano volere sfruttare l’occasione di mettere l’Arabia Saudita in difficoltà. Tra Teheran e Riyad le ragioni delle tensioni sono conosciute e si riferiscono alla ricerca della supremazia tra sciiti e sunniti, mentre il confronto tra Turchia ed Arabia verte sul confronto all’interno della parte sunnita. Anche qui la religione è un elemento ben presente, ma soltanto perché è un mezzo di dominio politico, che la politica ottomana di Ankara vuole sfruttare per insidiare l’influenza che gli arabi detengono quali custodi della Mecca. Se la Turchia è la principale interprete del boicottaggio dei prodotti francesi, i prodotti turchi sono boicottati proprio da Riyad, seppure in maniera non ufficiale, per l’alleanza tra Ankara ed il Qatar. Il provvedimento di boicottaggio dei prodotti turchi operato dall’Arabia si è diffuso in altri paesi vicini a Riyad provocando ulteriori difficoltà all’economia di Ankara già in fase calante. Al contrario l’Arabia Saudita non pratica il boicottaggio dei prodotti francesi proprio per la volontà di non apparire allineata alla Turchia e rimarcandone così la distanza. Erdogan si arroga il diritto di difendere i musulmani europei, ampliando la volontà di tutelare i turchi in Germania, ma se in questo secondo caso si tratta di una sorta di protezione diretta ai connazionali, con l’intento di diventare il paladino dei musulmani europei il progetto è più ambizioso e potrebbe anche essere inteso come una occasione per condizionare l’Unione, uno strumento da affiancare alla gestione dei profughi che percorrono la rotta balcanica. Ma ancora una volta questo ha provocato un risentimento verso Ankara che si è materializzato con messaggi di vicinanza a Macron da parte di Germania ed Italia. Nello specifico il confronto tra Ankara e Parigi si svolge per contenere l’avanzata nelle rispettive aree di influenza: la Turchia, infatti, ha operato per rafforzare la cooperazione politica, economica e militare con Algeria, Mali, Niger e Tunisia, paesi che la Francia ha sempre considerato come propria area di azione esclusiva in politica estera. Parigi ha reagito all’ingerenza turca schierandosi con Cipro e Grecia, oggetto delle manovre turche nel Mediterraneo orientale, inviando navi militari nella zona ed aumentando la fornitura di armi verso Atene. Contribuisce al confronto tra le due parti il rispettivo schieramento in Libia al fianco delle fazioni che si confrontano nella guerra civile del paese nordafricano.  Il protagonismo di Erdogan resta, comunque, un pericolo, che, meriterebbe maggiore attenzione ed impegno al fianco della Francia da parte dell’Unione Europea, sia con soluzioni diplomatiche, che con appoggio militare, anche per tutelare la Grecia e Cipro, membri di Bruxelles. La strada delle sanzioni potrebbe essere la prima da attuare per contenere l’azione turca, nonostante il possibile ricatto dei migranti verso Bruxelles. Anche dalle elezioni degli Stati Uniti dovranno arrivare risposte circa l’atteggiamento turco all’interno dell’Alleanza Atlantica e l reali  intenzioni della amministrazione che si insedierà alla Casa Bianca, se con Trump non dovrebbero esserci variazioni, con Biden è possibile una maggiore concentrazione sugli alleati europei ed una minore tolleranza verso spinte esterne, come l’acquisto di armi dalla Russia, che hanno contraddistinto l’atteggiamento turco da quando Erdogan è il presidente. In ogni caso il confronto tra Ankara e Parigi ha molto potenziale negativo che tutti gli attori dovrebbero contenere per evitare che la situazione possa degenerare. 

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