Come ampiamente annunciato già nella campagna elettorale, il nuovo presidente americano, Biden, ha mantenuto le promesse, fin dall’inizio del suo mandato, su quale piano si svolgeranno le relazioni con la Cina. La prima prova pratica è stata la prima conversazione telefonica con il capo dello stato cinese, Xi Jinping, dove il nuovo inquilino della Casa Bianca ha espresso tutte le proprie preoccupazioni per il comportamento di Pechino sia nella politica interna, con violazioni ripetute dei diritti umani, politici e civili, che nella politica estera, dove la Cina ha dimostrato più volte, attraverso una politica aggressiva, una volontà sempre maggiore di esercitare una influenza nel contesto internazionale. Questa linea che Biden ha adottato non sembra discostarsi, se non per le differenti modalità di espressione, da quella tenuta dal suo predecessore: la scelta sembra obbligata dai difficili rapporti che continuano tra i due paesi dovuti ai contrasti in materia commerciale e geostrategica. Alcuni passaggi di quella che è stata la prima conversazione tra i due uomini politici, dopo l’elezione di Biden, sono anche stati cordiali, come è dovuto dal protocollo, ma la dichiarazione ufficiale della Casa Bianca, al termine del colloquio ha evidenziato la preoccupazione statunitense per le pratiche economiche scorrette di Pechino, le repressioni adi Hong Kong, le ripetute e gravi violazioni dei diritti nei confronti della popolazione musulmana della provincia dello Xinjiang e le minacce verso l’autonomia di Taiwan. Si tratta di un insieme di argomenti tali da costituire un dossier particolarmente voluminoso per l’amministrazione americana, che rappresenta un ostacolo non molto sormontabile, a relazioni normali con il paese cinese e che conferma tutte le difficoltà già registrate da Obama e Trump; peraltro Biden, avendo già ricoperto il ruolo di vicepresidente, conosce bene queste problematiche, così come conosce altrettanto bene il presidente cinese fin dal 2011. Nello specifico la dichiarazione di Biden che ha affermato di considerare prioritaria la sicurezza, la salute e lo stile di vita del popolo americano ed in relazione a ciò di impegnarsi a cooperare con la Cina in relazione a quanto ciò soddisfi gli interessi degli USA e dei suoi alleati, deve essere letta come una sorta di avvertimento verso Pechino, anche in ragione di nuove relazioni con gli abituali alleati degli Stati Uniti, i cui rapporti con Trump si erano deteriorati. Considerando prioritari i normali legami transatlantici, Washington sembra volere avvertire il paese cinese che le collaborazioni con l’Europa per la Repubblica popolare non saranno più le stesse. Biden vuole tornare a riempire quei vuoti creati da Trump che avevano permesso alla Cina di insinuarsi nei rapporti con gli stati europei grazie alla sua grande capacità finanziaria e, se l’Europa sarà il primo obiettivo da recuperare per gli Stati Uniti, appare impossibile non pensare che questa direzione sarà seguita anche per i paesi asiatici e per quelli africani, nei primi l’azione americana sarà necessaria per contenere l’espansionismo cinese, soprattutto in quello che considera il proprio spazio di influenza naturale, nei secondi per limitare una presenza che è già male tollerata, particolare che consente uno spazio di inserimento non secondario. Sul lato dei rapporti commerciali bilaterali, proprio per tutte queste considerazioni e per le valutazioni negative circa le condotte commerciali cinesi, è praticamente certo che gli USA manterranno le sanzioni commerciali contro Pechino, al massimo queste sanzioni potrebbero essere usate come scambio per ottenere il cambio di atteggiamento cinese su specifiche questioni sulle quali sarà possibile trattare, comunque problematiche circa la condotta cinese nel commercio e nelle licenze industriali, non certo materie considerate non trattabili da Pechino come la questione di Taiwan. Ma su questo fronte non c’è spazio di trattativa neppure per Washington: uno dei primi passi della nuova amministrazione americana è stato quello di ricevere il rappresentante di Taiwan negli USA, fatto che ha costituito un segnale inequivocabile per i cinesi, oltre che una novità nelle relazioni tra i due paesi. Proprio su Taiwan si registra la maggiore vicinanza di vedute tra Democratici e Repubblicani e ciò costituisce un ulteriore argomento di importanza nella valutazione americana della questione di Taiwan e ne determina l’argomento che potrebbe essere il più importante per capire l’evoluzione dei rapporti tra USA e Cina.
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venerdì 12 febbraio 2021
Biden non cambia la politica americana nei confronti della Cina
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