La nuova amministrazione americana continua il suo programma di interruzione rispetto alla politica del predecessore, con lo scopo di fare rientrare gli Stati Uniti all’interno della dialettica mondiale delle relazioni internazionali, con un ruolo centrale. Abbandonare l’isolamento che Trump aveva imposto alla sua stessa nazione è diventato il primo e più urgente obiettivo per la politica diplomatica del nuovo presidente. In questo contesto si colloca il ritorno di Washington nel Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, che era stato abbandonato perché accusato di una politica persecutoria nei confronti di Israele; in realtà, sebben e questa motivazione era alla base della decisione, la percezione fu che l’amministrazione della Casa Bianca di allora, avesse preso l’occasione anche per non entrare in contrasto con stati a cui si era avvicinata e che praticavano la violazione dei diritti umani in maniera sempre più palese. Secondo il nuovo presidente USA l’importanza del l’azione del comitato è quella di essere un canale preferenziale per l’accertamento della violazione dei diritti umani in qualunque parte del globo si verifichino. A questo proposito il Segretario di stato americano ha dichiarato che la mancanza ella leadership americana all’interno del comitato ha creato un vuoto di potere, che è stato vantaggioso per i paesi autoritari. Per il nuovo presidente americano è essenziale che gli Stati Uniti facciano emergere come centrale nella loro attività internazionale la difesa della democrazia, i diritti umani e l’uguaglianza e l’attività di enti multilaterali, come l’organismo preposto delle Nazioni Unite, sarà fondamentale a questo fine, anche per la comune azione con gli alleati americani. In queste intenzioni vi è un chiaro programma che dovrebbe rilanciare la stretta collaborazione con gli alleati tradizionali, soprattutto quelli europei, ma non solo, che sono stati trascurati ed allontanati da una politica isolazionista e poco lungimirante, come quella di Trump. Il recupero del valore dell’alleanza con l’Europa appare centrale, soprattutto a livello emotivo ed ideale, sul rilancio della centralità dei temi della democrazia e del rispetto dei diritti a livello globale rappresenta una priorità sia dal punto di vista politico, che da quello programmatico, perché costituisce anche un legame di più alta caratura da contrapporre alla vicinanza che si è creata tra il vecchio continente con la Cina, ed in parte, anche con la Russia, determinata proprio come reazione all’allontanamento voluto da Trump. Avere il sostegno dell’Unione Europea e degli inglesi su queste tematiche rappresenta una sorta di ritorno del blocco atlantico da contrapporre all’espansionismo cinese ed all’attivismo russo, che sono le emergenze più immediate con cui confrontarsi. La novità di riconoscere l’importanza di un organismo quale il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, non è inattesa, ma rappresenta comunque un segnale forte che il nuovo presidente americano ha voluto dare insieme alle dichiarazioni molto nette circa la assoluta mancanza di sentimenti democratici del leader cinese, le proteste per l’atteggiamento di Mosca che ha represso le manifestazioni contro il presidente Putin ed il ritiro del sostegno militare all’Arabia Saudita nella guerra contro i ribelli yemeniti. Si tratta, evidentemente, di un programma politico, che andrà a riguardare i rapporti politici, militari ed economici, che gli americani intenderanno intraprendere con gli stati illiberali e le loro strategie internazionali: un approccio completamente differente da quello precedente, del quale, tuttavia, dovrà conservare alcune finalità, come il rapporto con Pechino. Biden ha assicurato di non volere alcun tipo di conflitto con la Cina, ma una distensione dei rapporti, già difficili, lasciati da Trump, appare impossibile, proprio per l’impostazione di fondo che la nuova politica estera americana si è data. Se la discriminante del rispetto dei diritti umani diventa fondamentale sarà impossibile un rapporto sereno con la Cina, per cui diventeranno inevitabili le ricadute sui rispettivi interessi geopolitici, come il presidio delle vie del mare del pacifico, la tutela degli stati minacciati da Pechino ed i rapporti commerciali tra le due parti, tutte potenziali ragioni che potrebbero portare ad uno stato di guerra fredda. Di fronte a questo pericolo potenziale sarà importante valutare la risposta degli alleati, soprattutto quelli europei, che hanno un maggiore peso politico: una occasione per l’Unione Europea di essere effettivamente la rappresentante del rispetto dei diritti e di interpretare questo ruolo con maggiore coraggio, soprattutto di fronte alle violazioni più gravi, prendendo iniziative diplomatiche forti, anche attraverso sanzioni economiche severe, sapendo che da ora l’appoggio americano non mancherà, se non altro per reciproci interessi.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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martedì 9 febbraio 2021
Gli Stati Uniti rientrano nel Consiglio per i diritti umani dell'ONU: dichiarazione politica di Biden
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