La discussione che si avvia nell’Assemblea nazionale francese sul separatismo culturale e religioso, cerca di rafforzare la laicità dello stato perseguendo, contemporaneamente, il risultato di creare una regolamentazione dei culti religiosi e, in special modo, l’impatto che la religione musulmana, specialmente quella più radicale, ha prodotto sulla società francese. La questione è molto sentita sul suolo francese ed investe questioni fondamentali, come la libertà religiosa, il contenimento dell’isolamento sociale delle periferie, che spesso ha prodotto fenomeni terroristici di naturale religiosa, il controllo dei predicatori radicali, capaci di aggregare il malcontento sociale ed indirizzarlo contro l’impalcatura della società francese, attraverso la critica delle istituzioni. Si tratta di un insieme di fenomeni che si scontrano principalmente contro i valori fondanti della repubblica francese, come la tolleranza e la laicità, inquadrate in un contesto di democrazia, spesso in contrasto con le idee radicali espresse da parte delle comunità musulmane. Certamente l’obiettivo islamico non è dichiarato espressamente dalla volontà del disegno di legge, tuttavia i rapporti tra lo stato e le comunità cattoliche, protestanti o ebraiche, non registrano problemi tali da giustificare una legge sui culti e le associazioni religiose, dove è centrale il rafforzamento dei principi della Repubblica; questa esigenza è rivolta nei confronti della religione islamica, tanto da diventare una esigenza da regolamentare con estrema urgenza. Forse, anzi, su queste tematiche si è già in ritardo, considerando che gli episodi di violenza urbana, che hanno segnato il primo trimestre del 2020 e gli attacchi integralisti dei mesi di settembre ed ottobre scorsi, sono stati soltanto i fatti più recenti di un fenomeno più antico. Intanto si vuole colpire il proselitismo da parte degli imam più radicale, per consentire di contenere, innanzitutto, il possibile separatismo dalla società francese e la costituzione di zone dove la fedeltà alla Francia ed alle sue leggi diventa come sospesa, se non proprio rifiutata. Alla base di questo ragionamento c’è la consapevolezza che per le guide delle moschee più radicali ci sia una convinzione che la legge prevalente è quella islamica su quella della Francia, rendendo oggettiva la trasgressione del principio di territorialità della legislazione vigente; si tratta di una sorta di extra territorialità autoreferenziale inammissibile per qualsiasi stato sovrano. La strada scelta è quella di un rigido controllo giudiziario, di polizia ed economico, i finanziamenti esteri sono essenziali per la sopravvivenza di queste organizzazioni al di fuori del quadro costituzionale e la loro persecuzione ne è la logica conseguenza; la chiusura dei luoghi di culto, che non si adeguano alle normative statali e l’arresto di individui che non rispettano le disposizioni saranno le misure di deterrenza previste. La tutela delle vittime di queste associazioni radicali è un altro punto fermo delle intenzioni del disegno di legge: episodi come l’odio sociale espressi attraverso la rete internet saranno punibili, per evitare conseguenze tragiche come accaduto recentemente in Francia contro docenti contestati per i loro metodi di insegnamento contrari alle ideologie islamiche più estremiste. Gli imam più moderati si sono detti favorevoli alla proposta di legge, trovando nelle intenzioni del legislatore una volontà coincidente di eliminare i gruppi radicali e permettere di presentare l’islam come una forma religiosa rispettosa delle leggi francesi. Più sfumati i commenti dei componenti delle altre religioni, che, seppure intravvedono una potenziale ingerenza delle istituzioni nella sfera religiosa non possono che essere concordi con la volontà di eliminare un concreto politico per la vita democratica. D’altra parte il legislatore non proibisce alcun culto, ma mira a contenere soltanto alcuni effetti potenzialmente molto dannosi per la società. Inutile dire che la Francia, con una legge del genere, apre la strada per una regolamentazione sovranazionale, in ambito europeo, per combattere un fenomeno pericoloso di separatismo ed affermazione tramite la violenza, che sembra destinato a crescere senza le adeguate contromisure, anche se per ora l’emergenza francese è ben oltre la situazione che si registra nel resto dell’Unione Europea, tuttavia la crescita del radicalismo ha riservato più volte sorprese sgradite che è consigliabile anticipare, senza, comunque, ledere la libertà di culto esercitata all’interno delle leggi vigenti e nel rispetto della società nel suo complesso.
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lunedì 1 febbraio 2021
La Francia discute la legge contro l'islamismo radicale
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