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martedì 23 febbraio 2021

Le sanzioni contro la Russia come metodo politico dell'Unione Europea

 L’Unione Europea intende applicare per la prima volta il provvedimento legislativo ispirato alla legge americana, che consente di colpire le violazioni dei diritti umani senza alcuna limitazione geografica. Destinataria delle valutazioni conseguenti all’applicazione della normativa sarà la Russia, che sarà colpita da un regime di sanzioni proprio a causa della violazione dei diritti umani avvenuta a causa dell’attività del governo di Mosca. La risposta di Bruxelles vuole essere una reazione alle provocazioni del Cremlino circa le repressioni delle proteste avvenute sulle piazze russe ed al trattamento recentemente riservato all’Alto rappresentante europeo durante la sua visita nella capitale della Russia. Se i fatti contingenti, che hanno provocato la reazione europea sono quelli sopracitati, anche la volontà europea di definire i prossimi rapporti con il paese russo ha contribuito con un peso rilevante, sulle ragioni che hanno provocato la determinazione dell’Unione di emettere le sanzioni contro Mosca. Quello che è in corso tra Unione Europea e Russia è un confronto non certo pacifico, determinato dal rifiuto di Mosca di rispettare le decisioni della Corte europea dei diritti umani, sia in senso generale, che particolare, soprattutto se riferita al trattamento riservato in modo plateale ai dissidenti più famosi; tuttavia le misure che saranno adottate saranno molto circoscritte ed andranno a colpire un numero limitato di alti funzionari del paese russo, senza toccare le cariche statali più elevate. Si tratta, evidentemente, più di un atto politico, che veramente sanzionatorio, una sorta di segnale verso i prossimi comportamenti di Mosca, un avvertimento diretto contro il Cremlino ma anche per dimostrare il sostegno alla politica americana del nuovo presidente, che ha reso centrale nella sua politica la lotta in difesa dei diritti umani, che deve intendersi non solo a livello generale, ma anche come strumento di pressione politica nei confronti degli avversari principali: la Russi a, appunto, e la Cina. Una maggiore valutazione della misura europea, potrà comunque essere meglio valutata quando i rappresentanti dei ventisette paesi emetteranno la lista dettagliata dei funzionari che saranno colpiti dalle sanzioni. I paesi europei sono consapevoli della necessità di non compromettere in maniera irreparabile i rapporti con Mosca, giacché la continuazione del dialogo su temi quali il cambiamento climatico e l’accordo con l’Iran per il nucleare, restano temi centrali nelle rispettive agende politiche; inoltre la vicinanza geografica impone comunque una maggiore cautela nelle rispettive relazioni; da qui deriva la necessità di un comportamento il più uniforme possibile tra i ventisette stati europei, per evitare divisioni, che potrebbero costituire occasioni da sfruttare, non solo per la Russia, ma anche per altri possibili paesi avversari. Questi fattori aiutano a capire la scelta di un approccio morbido su un tema comunque diventato centrale nella politica europea, ma la cui applicazione deve essere deve essere ponderata in relazione alle situazioni contingenti ed in special modo, in questa fase, deve essere prevalente l’esigenza del mantenimento dei contatti diplomatici, proprio come strumento fondamentale di risoluzione dei contrasti. Appare evidente come le difficoltà presenti siano cause ostative a questi processi, tra cui la prima fra tutte è la sostanziale ingerenza in affari interni dello stato russo, tuttavia nel modello internazionale, che sta emergendo con sempre maggiore forza, la necessità del rispetto dei diritti umani ha assunto una importanza sempre maggiore, che travalica la propria importanza peculiare per investire tematiche molto più vaste, come il rispetto delle minoranze politiche ed etniche fino ad arrivare ad essere un fattore di perequazione commerciale ed industriale in un mondo sempre più globalizzato. L’esempio cinese, che propugna un globalismo commerciale, con tutti i vantaggi del caso, non può essere disgiunto dal rispetto dei diritti, intesi anche come fattore capace di evitare le distorsioni delle produzioni perseguite senza il rispetto dei lavoratori, sia nei diritti, che nelle tutele, che nelle adeguate forme salariali, che possono alterare le forme di concorrenza, attraverso l’abbassamento del costo del lavoro raggiunto sia con un uso strumentale del mancato rispetto dei diritti, inteso sia come mezzo politico, che come messo di produzione. Le due dimensioni non sono slegate e spesso sommate in maniera intrinseca e proprio per questo l’Unione deve usare il favorevole momento politico della presenza di un presidente USA particolarmente sensibile all’argomento, per diventare una protagonista nella difesa dei diritti.

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