In un momento nel quale le relazioni tra Unione Europea e Stati Uniti con la Russia, sono ad un punto molto basso, un vecchio motivo di attrito si sta aggiungendo come fattore di aggravamento della crisi. Non che sul conflitto ucraino c’erano particolari illusioni di una risoluzione conveniente a tutte le parti in causa, ma la situazione di stallo autorizzava a credere che questo conflitto restasse in una situazione latente per non contribuire ad aumentare i contrasti. Al contrario la ripresa dei combattimenti, nel corso delle ultime due settimane ha registrato una intensificazione tale da essere definita come la peggiore degli ultimi mesi. Dunque dopo sette anni di combattimento e circa 14.00 vittime, secondo la tragica statistica delle Nazioni Unite, la questione è ancora lontana da una risoluzione ed i movimenti di truppe russe prossimi al confine con l’Ucraina ed il rafforzamento della presenza dei militari di Kiev lungo la frontiera orientale, indicano che una definizione pacifica appare sempre più remota. Mosca, per giustificare le sue provocazioni, usa la solita tattica prevedibile, che consiste nell’accusare il paese ucraino di effettuare provocazioni lungo la linea di frontiera a cui è necessario rispondere con un dispiegamento militare per proteggere la Russia; ora occorre ricordare che Mosca ha sempre smentito la propria partecipazione nel conflitto nel Donbass, dove hanno agito effettivi senza divise, ma riconducibili all’esercito russo, un comportamento ambiguo che descrive bene le modalità operative di Putin e che fa parte del sistema di disinformazione per giustificare il comportamento verso l’Ucraina. Ma se il destinatario più immediato delle minacce del Cremlino è Kiev, il messaggio è rivolto anche a Bruxelles e Washington, che nell’ambito dell’Alleanza Atlantica, inquadrano l’Ucraina come frontiera geostrategica per il contenimento dell’ex paese sovietico. Occorre considerare che dopo il cambio alla Casa Bianca, l’amministrazione americana è più compatta nel considerare la Russia come un avversario e meno ben disposta di quando Trump era presidente, Biden infatti ha mostrato subito la sua avversità a Putin, riportando in alto il livello dello scontro verbale. Non è un mistero che a Mosca avrebbero preferito la continuità di Trump rispetto alla situazione attuale ed una spiegazione possibile di alcuni analisti al comportamento russo in Ucraina è che Mosca non abbia una reale intenzione di forzare la situazione, quanto quella di effettuare una prova di forza con lo scopo di verificare la reazione americana. Questa interpretazione non sembra azzardata perché risponde alla logica della provocazione a cui ha abituato più volte il Cremlino, intesa come mezzo strumentale da esercitare in politica estera. Una ulteriore lettura del comportamento di Mosca è quella di esercitare, attraverso le minacce contro l’Ucraina, una pressione sugli alleati occidentali di Kiev per ottenere concessioni politiche che possano alleggerire le sanzioni a cui è sottoposta la Russia per l’annessione della Crimea. Allo stato attuale sia gli USA, che l’Unione Europea hanno assicurato il loro appoggio all’Ucraina, ma dal punto di vista militare, senza un impegno concreto, che deve andare aldilà di quello politico, Kiev sarebbe destinata a soccombere di fronte alla supremazia russa ed è difficile ipotizzare la presenza di effettivi americani ed europei al fianco dei soldati ucraini; certamente Mosca sa che avrebbe una risultato immediato, nel caso di attacco contro l’Ucraina, ma nel medio e lungo periodo andrebbe incontro ad un isolamento internazionale e sanzioni così dure da mettere in grossa difficoltà il paese russo. Risulta più credibile un atteggiamento sempre al confine della provocazione, ma proprio per questo potenzialmente molto pericoloso perché in grado di degenerare anche per l’incidente più banale. Deve anche essere analizzato che questo attivismo russo avviene in un momento nel quale il livello delle relazioni tra Mosca e l’occidente sono particolarmente basse e destinate, al momento, ad essere sempre più deteriorate, ciò può nascondere il timore del Cremlino di un coinvolgimento sempre maggiore dell’Ucraina nel campo occidentale, che avrebbe come principale effetto quello di avere le truppe dell’Alleanza Atlantica direttamente sul confine russo. Questa eventualità può essere una soluzione per fare arretrare i russi ma anche per esasperarli in maniera pericolosa: bisogna ricordare che il primo obiettivo di Mosca è quello di mantenere l’Ucraina all’interno della sua area di influenza, ma, se questo non fosse possibile, evitare almeno che entri nell’Alleanza Atlantica. La diplomazia può assecondare questo obiettivo russo se Mosca ritira i suoi militari, veri o nascosti, dalle zone sotto la sovranità ucraina ed inizia a rispettare il diritto internazionale: questa sarà la prima base di partenza per la ripresa del dialogo.
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martedì 6 aprile 2021
La ripresa del conflitto ucraino come ulteriore fattore di scontro tra la Russia con USA e Unione Europea
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