La risposta europea all’atto ostile e contrario al diritto internazionale compiuto dalla Bielorussia non si è fatta attendere proprio perché è stata considerata essenziale una risposta forte ed adeguata sia contro lo stato autore della violazione, sia per prevenire eventuali possibili imitatori: troppo rischioso interrompere lo stato di diritto nei cieli del mondo. La Bielorussia sarà così sottoposta ad un isolamento ancora maggiore, attraverso l’inasprimento delle sanzioni economiche, aumentando la lista delle personalità del paese sottoposte e da sottoporre a sanzioni ed infine vietare alla compagnia di bandiera di sorvolare il territorio europeo e chiedendo, altresì, alle compagnie europee di non sorvolare lo spazio aereo bielorusso. L’azione di Minsk di dirottare un aereo di linea, da Atene a Vilnius, con l’uso di aerei militari appare senza precedenti e la sua gravità pone il regime della Bielorussia sempre più ai margini del consesso internazionale. Le modalità con cui è stata condotta l’azione sono superate solo dall’arroganza dei modi e si rivelano analoghe a metodologie che stanno assumendo modalità sempre più comuni negli stati autocratici e nelle dittature. Collegare Minsk a Mosca sembra quasi un passo obbligato: la pratica di impiegare di militari senza insegne, come è accaduto in Crimea e continua ad accadere al confine ucraino è fortemente simile all’azione di Minsk, in più in entrambi i paesi la repressione delle opposizioni è diventato un fatto comune, attraverso il quale eliminare ogni voce contraria al regime al potere; del resto il legame tra i due paesi si è rinforzato, anche recentemente , proprio alla lotta comune al dissenso: se per Minsk è questione di sopravvivenza del ceto politico al potere, per Mosca è essenziale eliminare ogni voce contraria nei pressi dei propri confini. Il Cremlino ha imparato dalla lezione ucraina di non potere sostenere altri punti deboli alla sua frontiera, sia per mantenere la sua zona di influenza, sia per non alimentare e dare coraggio alla propria opposizione interna. Non sembra possibile credere che l’atto bielorusso non abbia avuto il beneplacito da Mosca, proprio perché va interpretato anche come un chiaro messaggio verso l’Europa, sempre più intesa come origine dell’avversione ai regimi nell’orbita russa. Però questo atto di estrema violazione di un aeromobile straniero, equivalente ad un atto di guerra contro uno stato sovrano, rivela un calcolo errato che è anche sintomo di una paura, che sembra imprigionare il regime di Minsk: si tratta, infatti, di una sorta di atto disperato, di cui, forse, non si sono valutate le ricadute. Se la Bielorussia è uno stato satellite della Russia, le prime reazioni sono, ovviamente, dirette contro Minsk, ma il passo seguente sarà quello di pensare bene ai rapporti, già molto difficili, tra Bruxelles e Mosca. La tattica di portare la tensione fin quasi al punto di rottura è una costante del Cremlino e l’azione della Bielorussa potrebbe essere vista come una sorta di test della risposta europea in termini di unità politica e di velocità; se questo è vero la Russia ha avuto la risposta che temeva: malgrado tutte le divisioni su diversi temi, che attraversano l’Europa, Bruxelles ha saputo produrre una reazione adeguata al torto subito, che è solo un primo provvedimento a cui, verosimilmente, ne seguiranno altri. L’errore di Minsk e, di conseguenza, di Mosca è stato sperare di spaccare i ventisette paesi membri per trovare una incrinatura in cui potere introdursi. Il danno economico per la Bielorussia sarà pesante, mentre sul piano politico rimane il giudizio di paese inaffidabile come deve essere per ogni dittatura, ma per Mosca la situazione diplomatica non potrà che peggiorare: l’azzardo dell’ennesima infrazione del diritto internazionale, questa volta perpetrato direttamente contro i paesi europei non potrà che peggiorare le relazioni bilaterali, già messe a dura prova con i provvedimenti contro i massimi rappresentanti istituzionali dell’Unione. La realtà è che si sta procedendo di nuovo verso una marcata divisione tra blocco occidentale e blocco orientale, se nel primo il ruolo USA, con Biden presidente, sta privilegiando una nuova collaborazione con gli europei, nel secondo la preminenza cinese obbliga la Russia a cercare di trovare un ruolo di maggiore importanza e l’unico spazio dove trovarlo è appunto in Europa, esasperando i rapporti con Bruxelles, anche con un significato antiamericano, ma comunque subalterno a Pechino. Il quesito è se Putin, che ha basato molto sul nazionalismo, riuscirà a mantenere il suo potere con questi metodi o se oltrepassare di continuo i limiti della legge internazionali, non siano il segnale dell’inizio della sua fine politica.
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martedì 25 maggio 2021
La violazione bielorussa e la posizione tattica di Mosca
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