I più alti responsabili militari degli Stati Uniti, il Comandante di stato maggiore ed il Comandante del Comando centrale, responsabile delle operazioni in Afghanistan, sono comparsi di fronte al Senato a seguito della convocazione per rispondere sulla caotica fine del conflitto nel paese afghano, che ha riportato al potere i talebani, contro cui l’esercito statunitense stava combattendo dal 2001. Questo confronto tra vertici militari e legislatori americani ha messo in risalto la totale mancanza di accordo tra gli stessi militari ed il potere esecutivo, mancata concordanza che vale sia per Trump, che per Biden, esponendo sempre più il presidente democratico ad una pericolosa similitudine con il suo predecessore, dal quale tanto aveva preso le distanze in campagna elettorale. La discordanza tra i militari e la Casa Bianca mette in risalto la responsabilità di Biden nei pessimi rapporti che ha provocato con i propri alleati dell’Unione Europea, che sembra non seguire i consigli dei propri vertici militari. Le decisioni del presidente americano, il quale si è sempre assunto la responsabilità delle proprie decisioni, non hanno tenuto nella dovuta considerazione i consigli dei militari, optando per le analisi sbagliate dell’intelligence statunitense. Il Capo di Stato maggiore è apparso rammaricato per la perdita di credibilità degli Stati Uniti da parte degli alleati europei, definendo espressamente un danno l’uscita non concordata dalla guerra afghana. Questa constatazione, che arriva in un momento di difficoltà all’interno dell’Alleanza Atlantica, alimenta la diffidenza degli europei in particolare e della Francia in particolare, a causa della variazione della politica estera americana verso una centralità spostata dall’Europa allo scenario asiatico. Perfino il Segretario della difesa, che non ha condiviso le valutazioni del Capo di Stato maggiore, ha dovuto ammettere che la credibilità americana potrà essere messa in dubbio, nonostante la personale convinzione di mantenere un valore di affidabilità elevato. Ma il maggiore danno al prestigio del presidente è venuto dal comandante del Comando centrale, che ha confermato che l’intenzione dei vertici militari americani era quella di mantenere un contingente di 2.500 effettivi, opzione rifiutata da Biden, ma che era stata concordata con Trump; tuttavia entrambi i due ultimi presidenti non hanno voluto prendere in considerazione una uscita non basata sulle date, ma su condizioni di conformità, come suggerito dai militari. La decisione errata è stata dovuta anche ad una informativa sbagliata dell’intelligence USA, che riteneva l’esercito regolare afghano in grado di controbattere all’offensiva talebana senza l’aiuto americano, deve essere però precisato che la formazione dei militari del paese afghano era assegnata all’esercito americano, che nonostante i diversi miliardi di dollari investiti non ha saputo portare ad una adeguata preparazione le forze armate di Kabul. Nonostante i giudizi negativi sulle modalità del ritiro, il capo di Stato maggiore ha riconosciuto che una permanenza dei militari americani avrebbe significato lo scontro sul terreno con i talebani ed anche subire le potenziale minacce delle formazioni dello Stato islamico presenti sul territorio afghano. Le conclusioni dei senatori USA sono state, che il fallimento afghano è stato dovuto ad accordi sciagurati presi da Trump con i talebani (visione democratica), sommati alla gestione disastrosa di Biden (visione repubblicana), il cui risultato finale sono state i 2.500 morti americani e lo spreco di 2,3 trilioni di dollari, che rappresentano un fallimento strategico degli Stati Uniti di portata epocale. Aldilà di questa analisi si deve aggiungere anche che il paese afghano ritornerà un territorio dove le formazioni terroristiche islamiche potranno riorganizzarsi senza alcun contrasto, una sorta di base da dove organizzare attentati verso i paesi occidentali, addestrare terroristi e cercare di riproporre modelli più ambiziosi, come quello dello stato islamico. La decisione di Biden, se per certi versi può essere compresa nel quadro delle ragioni di politica interna, riduce la percezione degli USA come grande potenza in grado di proteggere se stessa e l’occidente da una minaccia che torna sempre più minacciosa e, che se si dovesse verificare, non potrà che essere imputata alla pessima gestione di Biden stesso, che sarà perseguitato per questo motivo anche sui libri di storia.
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mercoledì 29 settembre 2021
I militari americani riconoscono la minore credibilità degli USA nei confronti degli alleati
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