Il governo britannico di Boris Johnson segnala una debolezza intrinseca, che rischia di destabilizzare il paese in una fase difficile a causa della pressione del Covid. I nuovi sacrifici per limitare la pandemia, aumentata grazie alla nuova variante, richiesti dall’esecutivo di Londra ai suoi cittadini hanno causato un profondo dissenso nello stesso partito del premier, che si è manifestato con un voto contrario di ben cento parlamentari conservatori. La sensazione è che i sentimenti molto libertari, soprattutto verso la tutela delle libertà individuali, dei conservatori inglesi siano stati traditi non solo da misure ritenute profondamente anti libertarie, ma anche dalla confusione e contraddizione degli annunci che hanno contrassegnato la comunicazione di queste soluzioni. Le maggiori provocazioni sono state avvertite circa l’adozione di certificati per accedere a locali pubblici e ciò ha determinato il voto contrario dei conservatori; il governo, pur contando su di una maggioranza di ben 79 voti è dovuto ricorrere all’aiuto dell’opposizione laburista per fare approvare i provvedimenti anti Covid. Politicamente si tratta di una vera e propria umiliazione che segnala un calo nella leadership di Johnson sia all’interno del governo, che dentro al partito conservatore, aprendo alla possibilità di nuovi scenari ed equilibri: infatti, se la tenuta del governo non sembra troppo in pericolo, l’autorevolezza del premier, anche come capo del partito, ne esce abbastanza compromessa. Analisi dei politologi britannici parlano della più grande ribellione che ha dovuto soffrire un primo ministro inglese; del resto il voto contrario di circa 100 deputati del partito di governo rappresentano un segnale inequivocabile. Il segnale verso Johnson è chiaramente politico, perché sia la provvisorietà, che la volontà meno invasiva rispetto ad altri paesi, del provvedimento per contrastare il Covid non avevano le caratteristiche di perentorietà e cogenza troppo esasperate, proprio per non offendere la sensibilità conservatrice sui temi delle libertà individuali. Anche il fatto che il dissenso sia partito dal gruppo conservatore dei deputati che non hanno responsabilità di governo, segnala una frattura del premier con la base del partito; infatti proprio da questa ala dei conservatori arriva la richiesta di un maggiore coinvolgimento sia di tutti i deputati conservatori, che dell’intera organizzazione del partito; proprio a questo proposito l’accusa maggiore è che i provvedimenti andranno a complicare i settori del commercio e del turismo, molto vicini al partito di governo, nel periodo natalizio, quello dove si registra una parte considerevole degli incassi dell’intero anno. Un ulteriore pericolo segnalato dai ribelli conservatori è che il previsto obbligo del vaccino per i lavoratori dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe provocare un esodo dal lavoro, quantificato nella previsione di circa 60.000 dipendenti, che metterebbe in grande difficoltà il sistema sanitario inglese. Tutti questi segnali causano un futuro difficile per il premier, soprattutto nella continuazione della lotta alla pandemia, che è tutt’altro che sconfitta: la necessità di prendere decisioni, anche drastiche, dovrà essere mitigata dalla contrarietà, ormai chiara e palese, della base del partito ed un esito possibile sarà un’azione di governo troppo prudente, con una conseguente salita dei contagi o, in alternativa una situazione di crisi continua che potrebbe sfociare in una ingovernabilità del paese; appare impensabile che l’esecutivo possa portare avanti la sua azione di governo con il sostegno dell’opposizione, che, oltre tutto, si accredita come forza responsabile del paese sostenendo provvedimenti, che, seppur condivisi, provengono dal maggiore avversario politico. Tuttavia i problemi non sono solo di Johnson, anche nel campo laburista ci sono state critiche per il sostegno ai provvedimenti anti Covid, provenienti dal precedente leader Corbyn, che sostiene, al pari dei ribelli conservatori, come le soluzioni adottate siano contrarie alla coesione nazionale e generino profonde divisioni che impediscono la cooperazione delle forze politiche e sociali. Corbyn ha votato in aperto contrasto con quanto indicato dal partito, cioè di sostenere i provvedimenti anti covid, seppure provenienti dal governo, aprendo un caso analogo a quello dei conservatori, anche nel partito laburista, dove appare però, ancora una volta in minoranza. Non si sa se la posizione del vecchio leader è dettata da reali considerazioni o da una tattica utilizzata per delegittimare il gruppo dirigente dei laburisti, contrario alla sua linea politica, ma in ogni caso appare una posizione perdente. Il Regno Unito, quindi, denuncia una situazione politica preoccupante per il suo futuro, con i due partiti maggiori divisi al loro interno, anche se quella conservatrice, al momento, appare la situazione più complicata.
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