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venerdì 21 gennaio 2022

Nella questione ucraina, l'Europa è marginale

 All’interno della situazione ucraina, l’Unione Europea non sta interpretando un ruolo da protagonista a causa dell’esclusione dei colloqui che Putin tiene regolarmente con gli USA e l’Alleanza Atlantica. Questa di situazione di emarginazione è comprensibile se si considerano le ragioni di Putin, che non vuole intenzionalmente altri protagonisti vicini agli Stati Uniti al tavolo delle trattative e, nel contempo, continua nella sua opera di divisione degli alleati occidentali, ma il mancato coinvolgimento da parte di Washington, che doveva esigere la presenza di Bruxelles ai negoziati, appare molto grave. Sulla questione si possono fare delle ipotesi, che se vere potrebbero portare ad una situazione difficile tra le due parti. Innanzitutto è singolare che ne gli USA e neppure l’Alleanza Atlantica abbiano sentito il bisogno della presenza europea: non si può non pensare al risentimento di entrambi i soggetti per la volontà di creare una forza armata direttamente costituita dall’Unione Europea, che è stata interpretata oltre oceano come una alternativa all’Alleanza Atlantica e quindi alla influenza americana, sia dal punto di vista strategico, che politico ed anche economico, visto la grande partita delle commesse militari che è in gioco; tuttavia la Germania cerca comunque di rientrare nella partita diplomatica, approfittando dello scalo del Segretario di stato americano e coinvolgendo anche Francia e Regno Unito. Berlino, con questa manovra, gioca, però, una partita singola, sganciata da una auspicabile azione europea. Certo riconoscere che la questione centrale è il mantenimento dell’ordine e della pace è una questione essenziale per l’Europa, appare un fatto scontato, che non fa altro che rinnovare la marginalità dell’Unione. Sebbene l’Europa abbia l’aspirazione di un ruolo di rilievo, la strategia tedesca è apparsa una via di mezzo tra tentativo dilettantesco e manovra azzardata. La Francia avrebbe l’intenzione di fare intraprendere una propria azione diplomatica all’Unione nei confronti di Mosca, ma il timore è che gli Stati Uniti non gradiscano questa iniziativa alternativa e che la scarsa forza contrattuale europea di fronte alla Russia, determini una iniziativa con scarse conseguenze pratiche ma con ricadute politiche molto negative. D’altra parte le intenzioni nei confronti della Russia, in caso di invasione dell’Ucraina, sono molto differenti: se Washington arriva a propendere addirittura per una risposta militare, anche se preceduta da forniture di armi verso Kiev e pesanti sanzioni economiche, l’Europa punta esclusivamente sul dialogo, perché troppo coinvolta da eventuali sanzioni contro Mosca a causa dei legami economici e della dipendenza delle forniture energetiche che arrivano dal paese russo. L’Europa si trova in una situazione di stallo a causa della mancanza cronica di una politica estera ed economica, specialmente insufficiente sul tema degli approvvigionamenti energetici, che ne condizionano ogni possibile mossa. Gli stessi Stati Uniti si stanno muovendo con la massima cautela, atteggiamento che potrebbe essere scambiato per debolezza da Putin, che continua ad avvicinarsi in modo preoccupante allo scontro. Alla Russia è stata lasciata troppa libertà di manovra, rivendicare la propria area di influenza sui territori che appartenevano all’ex impero sovietico può essere comprensibile, ma non è tollerabile costringere stati e popoli che non gradiscono questa soluzione; intanto il fine ultimo di Putin è quello di non avere stati democratici sui propri confini per evitare pericolosi contagi con la popolazione russa, già molto insoddisfatta dello stato di cose, questo è l’obiettivo primario, il secondo, quello ufficiale, di rifiutare la presenza dell’Alleanza Atlantica sui propri confini può avere giustificazioni strategiche che non si conciliano con l’autodeterminazione delle nazioni sovrane. Basterebbe solo questo per superare perplessità di ordine economico da parte degli europei: l’avanzata russa, quella si, ai confini dell’Unione è un fattore di pericolosa destabilizzazione dell’assetto europeo, soprattutto con stati all’interno dell’Unione dove spirano sentimenti antidemocratici, che Bruxelles non dovrebbe più tollerare. Pur con tutti i dubbi legittimi, l’Europa dovrebbe affiancare in maniera convinta gli Stati Uniti per contenere Putin e proprio la mancanza di questa convinzione ne determina la marginalità, che non potrà essere superata finché verranno mantenute queste posizioni troppo timide e moderate contro la prevaricazione della democrazia.

In the Ukrainian question, Europe is marginal

 Within the Ukrainian situation, the European Union is not playing a leading role due to the exclusion of the talks that Putin regularly holds with the US and the Atlantic Alliance. This situation of marginalization is understandable if we consider Putin's reasons, who intentionally does not want other protagonists close to the United States at the negotiating table and, at the same time, continues in his work of dividing Western allies, but the lack of involvement on the part of Washington, which was to require Brussels to attend the negotiations, appears very serious. On the question, hypotheses can be made, which if true could lead to a difficult situation between the two parties. First of all, it is singular that neither the USA nor the Atlantic Alliance felt the need for a European presence: one cannot but think of the resentment of both parties for the desire to create an armed force directly constituted by the European Union, which was interpreted overseas as an alternative to the Atlantic Alliance and therefore to American influence, both from a strategic, political and also economic point of view, given the great game of military orders that is at stake; however, Germany is still trying to get back into the diplomatic game, taking advantage of the US Secretary of State's stopover and also involving France and the United Kingdom. Berlin, with this maneuver, however, plays a single game, unhooked by a desirable European action. Certainly recognizing that the central question is the maintenance of order and peace is an essential question for Europe, it seems a foregone conclusion, which does nothing but renew the marginality of the Union. Although Europe aspires to play an important role, the German strategy appeared to be a cross between an amateurish attempt and a risky maneuver. France would have the intention of having the Union take its own diplomatic action towards Moscow, but the fear is that the United States does not like this alternative initiative and that the lack of European bargaining strength vis-a-vis Russia, determines an initiative with few practical consequences but with very negative political repercussions. On the other hand, the intentions towards Russia, in the event of an invasion of Ukraine, are very different: if Washington even comes to favor a military response, even if preceded by arms supplies to Kiev and heavy economic sanctions, the Europe focuses exclusively on dialogue, because it is too involved in any sanctions against Moscow due to economic ties and the dependence on energy supplies arriving from the Russian country. Europe finds itself in a stalemate due to the chronic lack of a foreign and economic policy, especially insufficient on the issue of energy supplies, which affect every possible move. The United States itself is moving with the utmost caution, an attitude that could be mistaken for weakness by Putin, who continues to approach the confrontation in a worrying way. Russia has been left too much freedom of maneuver, claiming its area of ​​influence on the territories that belonged to the former Soviet empire may be understandable, but it is not tolerable to force states and peoples who do not like this solution; Meanwhile, Putin's ultimate goal is not to have democratic states on its borders to avoid dangerous contagions with the Russian population, already very dissatisfied with the state of affairs, this is the primary objective, the second, the official one, of refusing the presence of the Atlantic Alliance on its borders may have strategic justifications that do not reconcile with the self-determination of sovereign nations. This alone would be enough to overcome European perplexities of an economic nature: the Russian advance, that yes, at the borders of the Union is a factor of dangerous destabilization of the European order, especially with states within the Union where feelings are blowing undemocratic, which Brussels should no longer tolerate. Despite all legitimate doubts, Europe should strongly support the United States to contain Putin and precisely the lack of this conviction determines his marginality, which cannot be overcome as long as these too timid and moderate positions against prevarication are maintained. of democracy.

En la cuestión ucraniana, Europa es marginal

 Dentro de la situación ucraniana, la Unión Europea no está jugando un papel protagónico por la exclusión de las conversaciones que Putin mantiene regularmente con EE.UU. y la Alianza Atlántica. Esta situación de marginación es comprensible si tenemos en cuenta las razones de Putin, que intencionadamente no quiere en la mesa de negociación a otros protagonistas cercanos a Estados Unidos y, al mismo tiempo, continúa en su labor de dividir a los aliados occidentales, pero la falta de implicación en la parte de Washington, que iba a exigir a Bruselas que asistiera a las negociaciones, parece muy grave. Sobre la cuestión se pueden hacer hipótesis, que de ser ciertas podrían llevar a una situación difícil entre las dos partes. En primer lugar, es singular que ni EE.UU. ni la Alianza Atlántica sintieran la necesidad de una presencia europea: no se puede dejar de pensar en el resentimiento de ambas partes por el deseo de crear una fuerza armada directamente constituida por la Unión Europea, que fue interpretada en ultramar como una alternativa a la Alianza Atlántica y por tanto a la influencia americana, tanto desde el punto de vista estratégico como político y también económico, dado el gran juego de órdenes militares que está en juego; sin embargo, Alemania todavía está tratando de volver al juego diplomático, aprovechando la escala del secretario de Estado de los EE. UU. e involucrando también a Francia y el Reino Unido. Berlín, con esta maniobra, sin embargo, juega un partido único, desenganchado por una acción europea deseable. Ciertamente, reconocer que la cuestión central es el mantenimiento del orden y la paz es una cuestión esencial para Europa, parece una conclusión inevitable, que no hace más que renovar la marginalidad de la Unión. Aunque Europa aspira a un papel destacado, la estrategia alemana parecía ser un cruce entre un intento amateur y una maniobra arriesgada. Francia tendría la intención de que la Unión emprendiera su propia acción diplomática hacia Moscú, pero el temor es que a Estados Unidos no le guste esta iniciativa alternativa y que la falta de fuerza negociadora europea frente a Rusia, determine una iniciativa con pocas consecuencias prácticas pero con repercusiones políticas muy negativas. Por otro lado, las intenciones hacia Rusia, en caso de una invasión de Ucrania, son muy diferentes: si Washington incluso llega a favorecer una respuesta militar, aunque sea precedida por el suministro de armas a Kiev y fuertes sanciones económicas, la Europa se centra exclusivamente en el diálogo, porque está demasiado involucrado en cualquier sanción contra Moscú debido a los vínculos económicos y la dependencia de los suministros energéticos que llegan del país ruso. Europa se encuentra en un punto muerto por la falta crónica de una política exterior y económica, especialmente insuficiente en el tema del abastecimiento energético, que afecta a todos los movimientos posibles. El propio Estados Unidos se mueve con la máxima cautela, actitud que podría ser confundida con debilidad por parte de Putin, que sigue abordando el enfrentamiento de forma preocupante. A Rusia se le ha dejado demasiada libertad de maniobra, reclamar su área de influencia sobre los territorios que pertenecieron al antiguo imperio soviético puede ser comprensible, pero no es tolerable forzar a estados y pueblos a los que no les gusta esta solución; Mientras tanto, el objetivo final de Putin es no tener estados democráticos en sus fronteras para evitar contagios peligrosos con la población rusa, ya muy descontenta con el estado de cosas, este es el objetivo principal, el segundo, el oficial, de negar la presencia de la Alianza Atlántica en sus fronteras puede tener justificaciones estratégicas que no concilian con la autodeterminación de las naciones soberanas. Esto por sí solo sería suficiente para superar las perplejidades europeas de carácter económico: el avance ruso, eso sí, en las fronteras de la Unión es un factor de peligrosa desestabilización del orden europeo, especialmente con estados dentro de la Unión donde soplan sentimientos antidemocráticos, que Bruselas ya no debería tolerar. A pesar de todas las dudas legítimas, Europa debería apoyar con fuerza a Estados Unidos para contener a Putin y precisamente la falta de esta convicción determina su marginalidad, que no podrá superarse mientras se mantengan estas posiciones demasiado tímidas y moderadas contra la prevaricación de la democracia.

In der ukrainischen Frage ist Europa marginal

 In der ukrainischen Situation spielt die Europäische Union keine führende Rolle, da die Gespräche, die Putin regelmäßig mit den USA und der Atlantischen Allianz führt, ausgeschlossen sind. Diese Situation der Marginalisierung ist verständlich, wenn man sich Putins Gründe vor Augen führt, der bewusst keine anderen Protagonisten in der Nähe der Vereinigten Staaten am Verhandlungstisch haben will und gleichzeitig sein Werk der Spaltung westlicher Verbündeter fortsetzt, aber die fehlende Beteiligung weiterführt die Seite Washingtons, die Brüssel zur Teilnahme an den Verhandlungen verpflichten sollte, erscheint sehr ernst. Zu der Frage können Hypothesen aufgestellt werden, die, wenn sie zutreffen, zu einer schwierigen Situation zwischen den beiden Parteien führen könnten. Zunächst einmal ist es bemerkenswert, dass weder die USA noch das Atlantische Bündnis die Notwendigkeit einer europäischen Präsenz verspürten: Man muss an den Unmut beider Seiten denken, die den Wunsch hegten, eine direkt von der Europäischen Union gebildete Streitmacht zu schaffen in Übersee als Alternative zum Atlantischen Bündnis und damit zum amerikanischen Einfluss interpretiert, sowohl aus strategischer, politischer als auch aus wirtschaftlicher Sicht angesichts des großen Spiels militärischer Ordnungen, das auf dem Spiel steht; Deutschland versucht jedoch immer noch, wieder ins diplomatische Spiel einzusteigen, indem es den Zwischenstopp des US-Außenministers nutzt und auch Frankreich und Großbritannien einbezieht. Berlin spielt mit diesem Manöver jedoch ein einziges Spiel, das von einer wünschenswerten europäischen Aktion abhakt. Gewiss anzuerkennen, dass die zentrale Frage der Aufrechterhaltung von Ordnung und Frieden eine wesentliche Frage für Europa ist, scheint dies eine ausgemachte Sache zu sein, die nichts anderes tut, als die Marginalität der Union zu erneuern. Obwohl Europa eine herausragende Rolle anstrebt, schien die deutsche Strategie eine Mischung aus dilettantischem Versuch und riskantem Manöver zu sein. Frankreich hätte die Absicht, dass die Union eigene diplomatische Schritte gegen Moskau unternimmt, aber es besteht die Befürchtung, dass die Vereinigten Staaten diese alternative Initiative nicht mögen und dass der Mangel an europäischer Verhandlungsstärke gegenüber Russland eine Initiative mit sich bringt wenige praktische Konsequenzen, aber mit sehr negativen politischen Auswirkungen. Andererseits sind die Absichten gegenüber Russland im Falle einer Invasion der Ukraine sehr unterschiedlich: Wenn Washington auch nur eine militärische Reaktion favorisiert, selbst wenn Waffenlieferungen an Kiew und schwere Wirtschaftssanktionen vorausgehen, konzentriert sich Europa ausschließlich auf Dialog, weil es aufgrund der wirtschaftlichen Verflechtungen und der Abhängigkeit von Energielieferungen aus dem russischen Land zu sehr in Sanktionen gegen Moskau verwickelt ist. Europa befindet sich aufgrund des chronischen Mangels an Außen- und Wirtschaftspolitik, insbesondere in der Frage der Energieversorgung, in einer Pattsituation, die jeden möglichen Schritt betrifft. Die Vereinigten Staaten selbst bewegen sich mit äußerster Vorsicht, eine Haltung, die von Putin, der die Konfrontation weiterhin auf besorgniserregende Weise angeht, mit Schwäche verwechselt werden könnte. Russland wurde zu viel Handlungsspielraum gelassen, die Behauptung seines Einflussbereichs über die Gebiete, die zum ehemaligen Sowjetreich gehörten, mag verständlich sein, aber es ist nicht hinnehmbar, Staaten und Völker zu zwingen, die diese Lösung nicht mögen; In der Zwischenzeit ist Putins oberstes Ziel nicht, demokratische Staaten an seinen Grenzen zu haben, um gefährliche Ansteckungen mit der russischen Bevölkerung zu vermeiden, die bereits sehr unzufrieden mit der Lage der Dinge ist, dies ist das primäre Ziel, das zweite, das offizielle, die Anwesenheit zu verweigern Das Atlantische Bündnis kann an seinen Grenzen strategische Begründungen haben, die mit der Selbstbestimmung souveräner Nationen nicht vereinbar sind. Dies allein würde ausreichen, um europäische Verwirrungen wirtschaftlicher Art zu überwinden: Der russische Vormarsch, ja, an den Grenzen der Union, ist ein Faktor gefährlicher Destabilisierung der europäischen Ordnung, insbesondere bei Staaten innerhalb der Union, in denen undemokratische Gefühle wehen, die Brüssel nicht länger dulden sollte. Trotz aller berechtigten Zweifel sollte Europa die Vereinigten Staaten nachdrücklich dabei unterstützen, Putin einzudämmen, und gerade das Fehlen dieser Überzeugung bestimmt seine Marginalität, die nicht überwunden werden kann, solange diese zu schüchternen und gemäßigten Positionen gegen Ausflüchte der Demokratie beibehalten werden.

Dans la question ukrainienne, l'Europe est marginale

 Dans la situation ukrainienne, l'Union européenne ne joue pas un rôle de premier plan en raison de l'exclusion des pourparlers que Poutine tient régulièrement avec les États-Unis et l'Alliance atlantique. Cette situation de marginalisation est compréhensible si l'on considère les raisons de Poutine, qui intentionnellement ne veut pas d'autres protagonistes proches des États-Unis à la table des négociations et, en même temps, poursuit son travail de division des alliés occidentaux, mais le manque d'implication sur la part de Washington, qui devait obliger Bruxelles à assister aux négociations, apparaît très sérieuse. Sur la question, des hypothèses peuvent être émises, qui, si elles sont vraies, pourraient conduire à une situation difficile entre les deux parties. Tout d'abord, il est singulier que ni les États-Unis ni l'Alliance atlantique n'aient ressenti le besoin d'une présence européenne : on ne peut que penser au ressentiment des deux parties face à la volonté de créer une force armée directement constituée par l'Union européenne, qui était interprété outre-mer comme une alternative à l'Alliance atlantique et donc à l'influence américaine, tant d'un point de vue stratégique, politique qu'économique, compte tenu du grand jeu d'ordres militaires qui est en jeu ; cependant, l'Allemagne tente toujours de se remettre dans le jeu diplomatique, profitant de l'escale du secrétaire d'Etat américain et impliquant également la France et le Royaume-Uni. Berlin, avec cette manœuvre, joue pourtant un jeu unique, décroché par une action européenne désirable. Certes, reconnaître que la question centrale est le maintien de l'ordre et la paix est une question essentielle pour l'Europe, cela semble aller de soi, ce qui ne fait que renouveler la marginalité de l'Union. Bien que l'Europe aspire à un rôle de premier plan, la stratégie allemande apparaît comme un croisement entre une tentative d'amateur et une manœuvre risquée. La France aurait l'intention de voir l'Union mener sa propre action diplomatique auprès de Moscou, mais la crainte est que les États-Unis n'apprécient pas cette initiative alternative et que le manque de force de négociation européenne vis-à-vis de la Russie, détermine une initiative avec peu de conséquences pratiques mais avec des répercussions politiques très négatives. En revanche, les intentions envers la Russie, en cas d'invasion de l'Ukraine, sont très différentes : si Washington en vient même à privilégier une réponse militaire, fût-elle précédée de livraisons d'armes à Kiev et de lourdes sanctions économiques, l'Europe se concentre exclusivement sur le dialogue, car il est trop impliqué dans les sanctions contre Moscou en raison des liens économiques et de la dépendance vis-à-vis des approvisionnements énergétiques en provenance du pays russe. L'Europe se retrouve dans une impasse due à l'absence chronique d'une politique étrangère et économique, notamment insuffisante sur la question de l'approvisionnement énergétique, qui affecte tous les mouvements possibles. Les États-Unis eux-mêmes avancent avec la plus grande prudence, une attitude qui pourrait être confondue avec de la faiblesse par Poutine, qui continue d'aborder la confrontation de manière inquiétante. On a laissé trop de liberté de manœuvre à la Russie, revendiquer sa zone d'influence sur les territoires qui appartenaient à l'ancien empire soviétique est peut-être compréhensible, mais il n'est pas tolérable de forcer les États et les peuples qui n'aiment pas cette solution ; En attendant, le but ultime de Poutine n'est pas d'avoir des Etats démocratiques à ses frontières pour éviter des contagions dangereuses avec la population russe, déjà très insatisfaite de la situation, c'est l'objectif premier, le second, l'officiel, de refuser la présence de l'Alliance atlantique à ses frontières peut avoir des justifications stratégiques qui ne se concilient pas avec l'autodétermination des nations souveraines. Cela suffirait à lui seul à surmonter les perplexités européennes d'ordre économique : l'avancée russe, cela oui, aux frontières de l'Union est un facteur de déstabilisation dangereuse de l'ordre européen, surtout avec des États au sein de l'Union où soufflent des sentiments antidémocratiques, que Bruxelles ne devrait plus tolérer. Malgré tous les doutes légitimes, l'Europe devrait fortement soutenir les États-Unis pour contenir Poutine et précisément l'absence de cette conviction détermine sa marginalité, qui ne pourra être surmontée tant que seront maintenues ces positions trop timides et modérées contre les atermoiements de la démocratie.

Na questão ucraniana, a Europa é marginal

 Na situação ucraniana, a União Europeia não desempenha um papel de liderança devido à exclusão das conversações que Putin mantém regularmente com os EUA e a Aliança Atlântica. Essa situação de marginalização é compreensível se considerarmos as razões de Putin, que intencionalmente não quer outros protagonistas próximos aos Estados Unidos na mesa de negociações e, ao mesmo tempo, continua em seu trabalho de dividir aliados ocidentais, mas a falta de envolvimento em a parte de Washington, que deveria exigir a presença de Bruxelas nas negociações, parece muito séria. Sobre a questão, podem ser feitas hipóteses que, se verdadeiras, podem levar a uma situação difícil entre as duas partes. Em primeiro lugar, é singular que nem os EUA nem a Aliança Atlântica sentissem necessidade de uma presença europeia: não se pode deixar de pensar no ressentimento de ambas as partes pelo desejo de criar uma força armada constituída directamente pela União Europeia, que foi interpretada no exterior como alternativa à Aliança Atlântica e, portanto, à influência americana, tanto do ponto de vista estratégico, político e também econômico, dado o grande jogo de ordens militares que está em jogo; no entanto, a Alemanha ainda tenta voltar ao jogo diplomático, aproveitando a passagem do secretário de Estado norte-americano e envolvendo também a França e o Reino Unido. Berlim, com essa manobra, porém, joga um único jogo, desvinculado de uma desejável ação europeia. Certamente reconhecendo que a questão central é a manutenção da ordem e da paz é uma questão essencial para a Europa, parece uma conclusão precipitada, que não faz nada além de renovar a marginalidade da União. Embora a Europa aspire a um papel de destaque, a estratégia alemã parecia ser um cruzamento entre uma tentativa amadora e uma manobra arriscada. A França teria a intenção de que a União tomasse sua própria ação diplomática em relação a Moscou, mas o temor é que os Estados Unidos não gostem dessa iniciativa alternativa e que a falta de poder de barganha europeu em relação à Rússia determine uma iniciativa com poucas consequências práticas, mas com repercussões políticas muito negativas. Por outro lado, as intenções em relação à Rússia, no caso de uma invasão da Ucrânia, são muito diferentes: se Washington chega a favorecer uma resposta militar, mesmo que precedida de fornecimento de armas a Kiev e pesadas sanções econômicas, a Europa se concentra exclusivamente sobre o diálogo, porque está demasiado envolvido em quaisquer sanções contra Moscovo devido aos laços económicos e à dependência do fornecimento de energia proveniente do país russo. A Europa encontra-se num impasse devido à crônica falta de uma política externa e econômica, especialmente insuficiente na questão do abastecimento de energia, que afeta todos os movimentos possíveis. Os próprios Estados Unidos estão se movendo com a maior cautela, atitude que pode ser confundida com fraqueza por Putin, que continua abordando o confronto de forma preocupante. A Rússia ficou com muita liberdade de manobra, alegando que sua área de influência sobre os territórios que pertenciam ao antigo império soviético pode ser compreensível, mas não é tolerável forçar estados e povos que não gostem dessa solução; Enquanto isso, o objetivo final de Putin não é ter estados democráticos em suas fronteiras para evitar contágios perigosos com a população russa, já muito insatisfeita com o estado das coisas, este é o objetivo principal, o segundo, o oficial, de recusar a presença de a Aliança Atlântica em suas fronteiras pode ter justificativas estratégicas que não se conciliam com a autodeterminação das nações soberanas. Só isso bastaria para superar as perplexidades europeias de cunho econômico: o avanço russo, que sim, nas fronteiras da União é um fator de desestabilização perigosa da ordem europeia, especialmente com Estados dentro da União onde sopram sentimentos antidemocráticos, que Bruxelas já não deveria tolerar. Apesar de todas as dúvidas legítimas, a Europa deve apoiar fortemente os Estados Unidos para conter Putin e justamente a falta dessa convicção determina sua marginalidade, que não pode ser superada enquanto essas posições demasiado tímidas e moderadas contra a prevaricação da democracia forem mantidas.

В украинском вопросе Европа маргинальна

 В украинской ситуации Европейский союз не играет ведущей роли из-за исключения переговоров, которые Путин регулярно проводит с США и Атлантическим альянсом. Эта ситуация маргинализации понятна, если принять во внимание причины Путина, который намеренно не хочет, чтобы за столом переговоров находились другие протагонисты, близкие к США, и в то же время продолжает свою работу по расколу западных союзников, но отсутствие вовлеченности в со стороны Вашингтона, который должен был потребовать участия Брюсселя в переговорах, видится очень серьезным. По этому вопросу могут быть выдвинуты гипотезы, которые, если они верны, могут привести к сложной ситуации между двумя сторонами. Во-первых, примечательно, что ни США, ни Североатлантический альянс не испытывали потребности в европейском присутствии: нельзя не вспомнить о негодовании обеих сторон за стремление создать вооруженную силу, непосредственно составленную Европейским Союзом, которая была интерпретируется за границей как альтернатива Атлантическому альянсу и, следовательно, американскому влиянию, как со стратегической, политической, так и с экономической точек зрения, учитывая большую игру военных заказов, которая поставлена ​​на карту; однако Германия все еще пытается вернуться в дипломатическую игру, пользуясь остановкой в ​​пути госсекретаря США, а также вовлекая Францию ​​и Великобританию. Берлин этим маневром, однако, играет в единственную игру, оторвавшись от желательного европейского действия. Конечно, признание того, что центральным вопросом является поддержание порядка и мира, является существенным вопросом для Европы, кажется предрешенным выводом, который не делает ничего, кроме возобновления маргинальности Союза. Хотя Европа претендует на видную роль, немецкая стратегия оказалась чем-то средним между дилетантской попыткой и рискованным маневром. Франция хотела бы, чтобы Союз предпринял свои собственные дипломатические действия в отношении Москвы, но есть опасения, что Соединенным Штатам не нравится эта альтернативная инициатива и что отсутствие силы Европы в переговорах с Россией определяет инициативу с мало практических последствий, но с очень негативными политическими последствиями. С другой стороны, намерения в отношении России, в случае вторжения на Украину, совсем другие: если Вашингтон даже выступит за военный ответ, пусть ему будут предшествовать поставки оружия Киеву и жесткие экономические санкции, то Европа ориентируется исключительно на диалог, потому что слишком вовлечена в какие-либо санкции против Москвы из-за экономических связей и зависимости от энергопоставок, поступающих из российской страны. Европа оказалась в безвыходном положении из-за хронического отсутствия внешней и экономической политики, особенно недостаточной в вопросе поставок энергоносителей, от которых зависят все возможные ходы. Сами Соединенные Штаты действуют с предельной осторожностью, что может быть ошибочно принято Путиным за слабость, поскольку он продолжает относиться к конфронтации с тревогой. России оставлено слишком много свободы маневра, претензия на свою зону влияния над территориями, входившими в состав бывшей советской империи, может быть и понятно, но недопустимо навязывать государства и народы, которым это решение не нравится; Между тем, конечная цель Путина - не иметь у своих границ демократических государств, чтобы избежать опасных зараз с русским населением, и без того очень недовольным положением дел, это первейшая цель, вторая, официальная, - отказ от присутствия Атлантический альянс на своих границах может иметь стратегические оправдания, которые не согласуются с самоопределением суверенных наций. Одного этого было бы достаточно, чтобы преодолеть европейские недоумения экономического характера: продвижение России, что да, у границ Союза, является фактором опасной дестабилизации европейского порядка, особенно с государствами внутри Союза, где веют недемократические чувства, чего Брюссель больше не должен терпеть. Несмотря на все законные сомнения, Европа должна всячески поддерживать США в сдерживании Путина, и именно отсутствие этой убежденности определяет его маргинальность, которую невозможно преодолеть, пока сохраняются эти слишком робкие и умеренные позиции против уклонения от демократии.

在烏克蘭問題上,歐洲處於邊緣地位

 在烏克蘭局勢中,由於排除了普京與美國和大西洋聯盟定期舉行的會談,歐盟沒有發揮主導作用。如果我們考慮普京的原因,這種邊緣化的情況是可以理解的,他故意不希望其他接近美國的主角在談判桌上,同時繼續分裂西方盟友的工作,但缺乏參與華盛頓方面要求布魯塞爾參加談判,顯得很嚴肅。在這個問題上,可以做出假設,如果假設屬實,可能會導致雙方之間的困境。首先,美國和大西洋聯盟都沒有感覺到歐洲存在的必要性,這一點很奇怪:人們不得不想到雙方對建立一支由歐盟直接組成的武裝部隊的願望的不滿,這是從戰略、政治和經濟的角度來看,海外被解釋為大西洋聯盟的替代品,因此美國的影響力,考慮到軍事秩序的巨大博弈處於危險之中;然而,德國仍在試圖重新回到外交遊戲中,利用美國國務卿中途停留的機會,還將法國和英國捲入其中。然而,柏林通過這種策略只玩了一場遊戲,並沒有被理想的歐洲行動所吸引。當然,承認核心問題是維持秩序與和平對歐洲來說是一個基本問題,這似乎已成定局,這只會更新歐盟的邊緣地位。儘管歐洲渴望發揮重要作用,但德國的戰略似乎介於業餘嘗試和冒險策略之間。法國本來打算讓歐盟對莫斯科採取自己的外交行動,但擔心的是美國不喜歡這種替代性舉措,而且歐洲缺乏與俄羅斯討價還價的實力,決定了一項與實際後果很少,但會產生非常負面的政治影響。另一方面,如果入侵烏克蘭,對俄羅斯的意圖則大不相同:如果華盛頓甚至支持軍事回應,即使在向基輔提供武器和嚴厲的經濟制裁之前,歐洲也只會專注於關於對話,因為由於經濟聯繫和對來自俄羅斯國家的能源供應的依賴,它過多地參與了對莫斯科的任何制裁。由於長期缺乏外交和經濟政策,特別是在能源供應問題上的不足,歐洲陷入了僵局,這影響了一切可能的舉措。美國本身正在極其謹慎地採取行動,這種態度可能會被普京誤認為是軟弱,他繼續以令人擔憂的方式處理對抗。俄羅斯被留給了太多的機動自由,聲稱其對屬於前蘇聯帝國的領土的影響範圍可能是可以理解的,但強迫不喜歡這種解決方案的國家和人民是不能容忍的;同時,普京的最終目標不是在其邊界上建立民主國家,以避免與已經對事態非常不滿的俄羅斯民眾的危險傳染,這是主要目標,第二個,官方目標,拒絕存在大西洋聯盟在其邊界上的戰略理由可能與主權國家的自決不一致。僅這一點就足以克服歐洲經濟性質的困惑:俄羅斯的進步,是的,在歐盟邊界是歐洲秩序危險的不穩定因素,特別是在歐盟內部那些情緒變得不民主的國家,布魯塞爾不應再容忍這種情況。儘管存在所有合理的疑慮,但歐洲應該強烈支持美國遏制普京,正是缺乏這種信念決定了他的邊緣地位,只要保持這些反對推諉的過於膽怯和溫和的民主立場,就無法克服這一點。

ウクライナの質問では、ヨーロッパは限界です

 ウクライナの状況では、プーチンが米国と大西洋同盟と定期的に開催している交渉が除外されているため、欧州連合は主導的な役割を果たしていません。この周縁化の状況は、プーチンの理由を考えれば理解できます。プーチンは、交渉の席で他の主人公を意図的に米国に近づけたくないと同時に、西側の同盟国を分割するという彼の仕事を続けていますが、ブリュッセルに交渉への出席を要求することになっていたワシントンの部分は、非常に深刻に見えます。質問については、仮説を立てることができます。それが真実である場合、2者間の困難な状況につながる可能性があります。まず第一に、米国も大西洋同盟も欧州の存在の必要性を感じていなかったのは珍しいことです。欧州連合によって直接構成された軍隊を作りたいという両当事者の憤慨を考えざるを得ません。危機に瀕している軍事秩序の素晴らしいゲームを考えると、戦略的、政治的、そして経済的観点の両方から、海外で大西洋同盟、したがってアメリカの影響力に代わるものとして解釈されます。しかし、ドイツは依然として外交ゲームに復帰しようとしており、米国国務長官の途中降機を利用し、フランスと英国も関与しています。しかし、ベルリンはこの作戦で、望ましいヨーロッパの行動に夢中にならない単一のゲームをプレイします。確かに、中心的な問題は秩序の維持であり、平和はヨーロッパにとって不可欠な問題であることを認識しているので、それは当然の結論のようであり、それは連合の限界を更新するだけです。ヨーロッパは卓越した役割を目指していますが、ドイツの戦略は、アマチュア的な試みと危険な作戦の間のクロスであるように見えました。フランスは、連合にモスクワに対して独自の外交行動をとらせる意図を持っているだろうが、米国がこの代替イニシアチブを好まないこと、そしてロシアに対するヨーロッパの交渉力の欠如がイニシアチブを決定することを恐れている。いくつかの実際的な結果がありますが、非常に否定的な政治的影響があります。一方、ウクライナ侵攻の際のロシアに対する意図は大きく異なります。キエフへの武器供給と重い経済制裁が先行したとしても、ワシントンが軍事的対応を支持するようになった場合、ヨーロッパは専ら焦点を合わせます。なぜなら、それは経済的結びつきとロシア国から到着するエネルギー供給への依存のためにモスクワに対する制裁にあまりにも関与しているからです。ヨーロッパは、外国および経済政策の慢性的な欠如、特にあらゆる可能な動きに影響を与えるエネルギー供給の問題について不十分であるため、膠着状態に陥っています。米国自体は細心の注意を払って動いており、プーチンは不安な態度で対立に取り組み続けているため、弱点と誤解される可能性があります。ロシアは、旧ソビエト帝国に属していた領土に影響を及ぼしている地域は理解できるかもしれないと主張して、操縦の自由があまりにも多く残されていますが、この解決策を好まない国や人々を強制することは許容できません。一方、プーチンの究極の目標は、ロシア国民との危険な伝染を回避するために国境に民主主義国家を持たないことであり、すでに情勢に非常に不満を持っています。これは、その国境にある大西洋同盟は、主権国家の自己決定と調和しない戦略的正当性を持っているかもしれません。これだけで、経済的性質のヨーロッパの困惑を克服するのに十分です:ロシアの進歩、そうです、連合の国境では、特に感情が非民主的に吹いている連合内の州では、ヨーロッパの秩序の危険な不安定化の要因です、ブリュッセルはもはや容認すべきではありません。すべての正当な疑念にもかかわらず、ヨーロッパはプーチンを封じ込めるために米国を強く支持すべきであり、正確にこの信念の欠如が彼の限界を決定します。

في المسألة الأوكرانية ، أوروبا هامشية

 في ظل الوضع الأوكراني ، لا يلعب الاتحاد الأوروبي دورًا رائدًا بسبب استبعاد المحادثات التي يجريها بوتين بانتظام مع الولايات المتحدة وحلف شمال الأطلسي. يمكن فهم حالة التهميش هذه إذا أخذنا في الاعتبار أسباب بوتين ، الذي لا يريد عن قصد أن يجلس أبطال آخرون مقربون من الولايات المتحدة إلى طاولة المفاوضات ، وفي الوقت نفسه ، يواصل عمله في تقسيم الحلفاء الغربيين ، ولكن عدم المشاركة في الجزء الخاص بواشنطن ، الذي كان سيطلب من بروكسل حضور المفاوضات ، يبدو جادًا للغاية. فيما يتعلق بالمسألة ، يمكن وضع الفرضيات ، والتي إذا كانت صحيحة يمكن أن تؤدي إلى وضع صعب بين الطرفين. بادئ ذي بدء ، من المفرد أن لا الولايات المتحدة ولا الحلف الأطلسي شعروا بالحاجة إلى وجود أوروبي: لا يسع المرء إلا أن يفكر في استياء كلا الطرفين من الرغبة في إنشاء قوة مسلحة تشكل مباشرة من قبل الاتحاد الأوروبي ، والذي كان يُفسر في الخارج على أنه بديل للحلف الأطلسي وبالتالي للنفوذ الأمريكي ، من وجهة نظر استراتيجية وسياسية واقتصادية أيضًا ، نظرًا للعبة الكبرى للأوامر العسكرية التي هي على المحك ؛ ومع ذلك ، لا تزال ألمانيا تحاول العودة إلى اللعبة الدبلوماسية ، مستفيدة من توقف وزيرة الخارجية الأمريكية وكذلك إشراك فرنسا والمملكة المتحدة. لكن برلين ، بهذه المناورة ، تلعب لعبة واحدة ، غير مدروسة بفعل أوروبي مرغوب فيه. من المؤكد أن الاعتراف بأن السؤال المركزي هو الحفاظ على النظام والسلام هو سؤال أساسي لأوروبا ، ويبدو أنه نتيجة مفروضة ، والتي لا تفعل شيئًا سوى تجديد هامشية الاتحاد. على الرغم من أن أوروبا تطمح إلى دور بارز ، إلا أن الاستراتيجية الألمانية بدت وكأنها تقاطع بين محاولة هواة ومناورة محفوفة بالمخاطر. قد تنوي فرنسا أن يتخذ الاتحاد إجراءات دبلوماسية خاصة به تجاه موسكو ، لكن الخوف هو أن الولايات المتحدة لا تحب هذه المبادرة البديلة وأن الافتقار إلى قوة المساومة الأوروبية في مواجهة روسيا ، هو الذي يحدد مبادرة مع القليل من النتائج العملية ولكن مع تداعيات سياسية سلبية للغاية. من ناحية أخرى ، فإن النوايا تجاه روسيا ، في حالة غزو أوكرانيا ، مختلفة تمامًا: إذا كانت واشنطن تفضل الرد العسكري ، حتى لو سبقتها إمدادات الأسلحة إلى كييف وعقوبات اقتصادية شديدة ، فإن أوروبا تركز بشكل حصري حول الحوار ، لأنها متورطة للغاية في أي عقوبات ضد موسكو بسبب العلاقات الاقتصادية والاعتماد على إمدادات الطاقة القادمة من الدولة الروسية. تجد أوروبا نفسها في مأزق بسبب الافتقار المزمن إلى سياسة خارجية واقتصادية ، خاصة أنها غير كافية بشأن مسألة إمدادات الطاقة ، والتي تؤثر على كل خطوة ممكنة. تتحرك الولايات المتحدة نفسها بأقصى درجات الحذر ، وهو موقف يمكن أن يخطئ بوتين في اعتقاده بأنه ضعف ، الذي يواصل التعامل مع المواجهة بطريقة مقلقة. لقد تُرِكَت روسيا قدرًا كبيرًا من حرية المناورة ، زاعمة أن منطقة نفوذها على الأراضي التي كانت تنتمي إلى الإمبراطورية السوفيتية السابقة قد تكون مفهومة ، لكن لا يجوز إجبار الدول والشعوب التي لا تحب هذا الحل ؛ وفي الوقت نفسه ، لا يتمثل هدف بوتين النهائي في وجود دول ديمقراطية على حدودها لتجنب العدوى الخطيرة مع السكان الروس ، الذين هم بالفعل غير راضين جدًا عن الوضع ، فهذا هو الهدف الأساسي ، والثاني ، الهدف الرسمي ، وهو رفض وجود قد يكون لحلف الأطلسي على حدوده مبررات استراتيجية لا تتفق مع تقرير مصير الدول ذات السيادة. سيكون هذا وحده كافياً للتغلب على الارتباك الأوروبي ذي الطبيعة الاقتصادية: التقدم الروسي ، هذا نعم ، على حدود الاتحاد هو عامل خطير لزعزعة استقرار النظام الأوروبي ، خاصة مع دول داخل الاتحاد حيث تنفجر مشاعر غير ديمقراطية ، وهو ما لا ينبغي لبروكسل أن تتحمله بعد الآن. على الرغم من كل الشكوك المشروعة ، يجب على أوروبا أن تدعم بقوة الولايات المتحدة لاحتواء بوتين ، وعلى وجه التحديد فإن الافتقار إلى هذه القناعة يحدد هامشيته ، التي لا يمكن التغلب عليها طالما تم الحفاظ على هذه المواقف الخجولة والمعتدلة للغاية ضد المراوغة للديمقراطية.

martedì 18 gennaio 2022

Le migrazioni come fattore di impatto sugli equilibri geopolitici e come dinamica europea

 Uno degli effetti della pandemia, strettamente connessa all’aumento della miseria, è l’incremento delle migrazioni di persone con modalità irregolari, verso l’Europa; gli ultimi dati segnalano livelli numerici preoccupanti e tali da rendere sempre di maggiore difficoltà la gestione del fenomeno. Questi dati, inoltre, indicano che la tendenza della pressione migratoria non potrà che essere in aumento nel futuro, sia prossimo che di medio e lungo periodo, proprio per gli squilibri della diseguaglianza generati dalla pandemia, che vanno ad unirsi alle ragioni pregresse delle migrazioni: conflitti, carestie e fenomeni atmosferici causati dal riscaldamento globale. Queste cause sono ben conosciute dagli analisti e dai politici, ma presso l’Unione Europea resta un atteggiamento quasi passivo, caratterizzato dall’assenza di una visione comune, per la mancanza di strumenti efficaci da parte di Bruxelles e per interessi ed impostazioni politiche contrastanti, che, di fatto, impediscono un approccio unitario e risolutivo del problema. Il 2021 ha segnato un aumento di circa il 57% di arrivi, rispetto all’anno precedente, segnato dall’insorgere dalla pandemia, ma proprio gli effetti del covid  hanno provocato una maggiore concentrazione della ricchezza a svantaggio dei paesi poveri ed è una delle cause dell’aumento della povertà estrema di oltre 800 milioni di persone, che generano sempre maggiori bisogni di cercare alternative al proprio stato di indigenza. A contribuire alle migrazioni vi è anche l’uso della pressione sull’Unione Europea proprio attraverso l’utilizzo delle rotte migratorie come fattore di ricatto ai paesi occidentali e come strumento per aumentare la divisione dei contrasti tra i membri di Bruxelles. Per ultimo è stato il dittatore bielorusso ad utilizzare questi metodi, rifacendosi a quanto già fatto dai libici e dagli egiziani, tra gli altri. L’impressione è che questo uso politico sfrutti la quantità delle migrazioni indirizzandole, ma non incida più di tanto sul dato numerico complessivo quanto sull’utilizzo di rotte migratorie piuttosto che altre; tuttavia si tratta di una insorgenza che a livello politico dovrebbe stimolare una maggiore compattezza tra i membri europei ed invece sortisce l’effetto opposto. Si tratta di un elemento da non sottovalutare affinché l’Europa non diventi vittima passiva di strumenti che sono vere e proprie sanzioni di tipo asimmetrico, contro le quali il sentimento di identità nazionale di sovranisti o della condotta dei paesi dell’est Europeo, alla lunga, possono poco, proprio perché vanno a compromettere la convivenza tra i membri dell’Unione. Certamente il fatto di usare esseri umani in grande difficoltà pone questioni su come intrattenere rapporti con chi usa questi strumenti, ma anche con chi rifiuta un aiuto umanitario che pare innegabile ed improrogabile. Ciò, quindi, evidenzia la necessità, sempre più impellente, di creare percorsi protetti per i profughi e condizioni e regole che possano favorire una migrazione regolare, sia per ragioni umanitarie, che pratiche e cioè governare il fenomeno senza subirne le conseguenze ed i ricatti; in questo modo si può disinnescare la strumentalizzazione da parte delle  dittature e dei trafficanti di uomini. Per arrivare a questa determinazione occorre costruire un progetto condiviso o agire sulla regola dell’unanimità che da troppo tempo condiziona le decisioni dell’Unione, anche perché ragioni pratiche sono sempre più urgenti per combattere l’invecchiamento progressivo della popolazione e la conseguente mancanza di manodopera necessaria alle industrie europee. Prendere atto di questa esigenza armonizzandola dal punto di vista legale per assicurare legalità e sicurezza ai cittadini europei, potrebbe essere un buon motivo per convincere i movimenti più scettici e più propensi ad un atteggiamento di chiusura. Aldilà delle ovvie ragioni umanitarie, regolare autonomamente da parte dell’Unione il fenomeno migratorio avrebbe solo dei vantaggi per Bruxelles e potrebbe contribuire alla consapevolezza europea di grande potenza, necessaria per esercitare il ruolo da protagonista che l’Unione deve recitare sullo scenario globale, come soggetto indipendente, ma anche come punto di equilibrio tra concorrenti sempre più in grado di mettere in pericolo la pace mondiale. I fenomeni migratori sono molto di più che emergenze umanitarie, e basterebbe solo questa ragione per cercare di risolverle, ma sono diventate strumento geopolitico e sono intimamente connesse con temi di portata generale come la necessaria riduzione delle diseguaglianze e la lotta ai cambiamenti climatici. Quindi affrontare singolarmente questo tema è una urgenza da trattare soltanto nel breve periodo, ma nel medio e nel lungo occorre un progetto globale, anche per prevenire lo spopolamento e l’ulteriore impoverimento di intere nazioni ed in questo solo l’Europa è in grado di essere il soggetto protagonista, anche perché è l’unico.

Migrations as an impact factor on geopolitical equilibrium and as a European dynamic

 One of the effects of the pandemic, closely related to the increase in poverty, is the increase in the migration of people in irregular ways to Europe; the latest data indicate worrying numerical levels and such as to make management of the phenomenon increasingly difficult. Furthermore, these data indicate that the trend of migratory pressure can only be increasing in the future, both near and in the medium and long term, precisely due to the imbalances of inequality generated by the pandemic, which join the previous reasons for migration: conflicts, famines and atmospheric phenomena caused by global warming. These causes are well known by analysts and politicians, but in the European Union an almost passive attitude remains, characterized by the absence of a common vision, due to the lack of effective tools on the part of Brussels and conflicting interests and political approaches, which, in fact, prevent a unitary and resolutive approach to the problem. 2021 marked an increase of about 57% in arrivals, compared to the previous year, marked by the onset of the pandemic, but the effects of the covid have caused a greater concentration of wealth to the detriment of poor countries and is one of the causes of the increase in extreme poverty of over 800 million people, which generate ever greater needs to seek alternatives to their own state of poverty. Also contributing to migration is the use of pressure on the European Union precisely through the use of migration routes as a factor of blackmail to Western countries and as a tool to increase the division of disputes between the members of Brussels. Lastly, it was the Belarusian dictator who used these methods, referring to what has already been done by the Libyans and Egyptians, among others. The impression is that this political use exploits the quantity of migrations by directing them, but does not affect the overall number as much as the use of migration routes rather than others; however, it is an insurgency that at the political level should stimulate greater unity among European members and instead has the opposite effect. This is an element that should not be underestimated so that Europe does not become a passive victim of instruments that are real sanctions of an asymmetrical type, against which the feeling of national identity of sovereignists or the conduct of Eastern European countries, in the long run , they can do little, precisely because they compromise the coexistence of the members of the Union. Certainly the fact of using human beings in great difficulty raises questions about how to maintain relationships with those who use these tools, but also with those who refuse humanitarian aid that seems undeniable and urgent. This, therefore, highlights the increasingly urgent need to create protected paths for refugees and conditions and rules that can favor regular migration, both for humanitarian and practical reasons, that is to govern the phenomenon without suffering the consequences and blackmail; in this way the exploitation by dictatorships and human traffickers can be defused. To reach this determination it is necessary to build a shared project or act on the unanimity rule that has conditioned the decisions of the Union for too long, also because practical reasons are increasingly urgent to combat the progressive aging of the population and the consequent lack of manpower. necessary for European industries. Taking note of this need by harmonizing it from the legal point of view to ensure legality and security for European citizens could be a good reason to convince the most skeptical and more inclined movements to adopt an attitude of closure. Beyond the obvious humanitarian reasons, autonomously regulating the migration phenomenon by the Union would only have advantages for Brussels and could contribute to the European awareness of great power, necessary to exercise the leading role that the Union must play on the global stage, such as independent subject, but also as a point of balance between competitors increasingly capable of endangering world peace. Migration phenomena are much more than humanitarian emergencies, and this reason alone would be enough to try to solve them, but they have become a geopolitical tool and are intimately connected with general issues such as the necessary reduction of inequalities and the fight against climate change. Therefore, addressing this issue individually is an urgency to be dealt with only in the short term, but in the medium and long term a global project is needed, also to prevent the depopulation and further impoverishment of entire nations and in this only Europe is able to being the protagonist, also because it is the only one.

Las migraciones como factor de impacto en el equilibrio geopolítico y como dinámica europea

 Uno de los efectos de la pandemia, muy relacionado con el aumento de la pobreza, es el aumento de la migración de personas de manera irregular hacia Europa; los últimos datos indican niveles numéricos preocupantes y que hacen cada vez más difícil la gestión del fenómeno. Además, estos datos indican que la tendencia de la presión migratoria solo puede ir en aumento en el futuro, tanto a corto como a mediano y largo plazo, precisamente por los desequilibrios de desigualdad generados por la pandemia, que se suman a los anteriores motivos de la migración: los conflictos. , hambrunas y fenómenos atmosféricos provocados por el calentamiento global. Estas causas son bien conocidas por analistas y políticos, pero en la Unión Europea se mantiene una actitud casi pasiva, caracterizada por la ausencia de una visión común, debido a la falta de herramientas eficaces por parte de Bruselas y a intereses y enfoques políticos contrapuestos, que , de hecho, impiden un abordaje unitario y resolutivo del problema. 2021 marcó un aumento de cerca del 57% en las llegadas, respecto al año anterior, marcado por el inicio de la pandemia, pero los efectos del covid han provocado una mayor concentración de la riqueza en detrimento de los países pobres y es una de las causas del aumento de la pobreza extrema de más de 800 millones de personas, que generan necesidades cada vez mayores de buscar alternativas a su propio estado de pobreza. También contribuye a la migración el uso de la presión sobre la Unión Europea precisamente a través del uso de las rutas migratorias como factor de chantaje a los países occidentales y como herramienta para aumentar la división de disputas entre los miembros de Bruselas. Por último, fue el dictador bielorruso quien utilizó estos métodos, refiriéndose a lo que ya han hecho los libios y los egipcios, entre otros. La impresión es que este uso político explota la cantidad de migraciones dirigiéndolas, pero no afecta el número total tanto como el uso de rutas migratorias en lugar de otras; sin embargo, es una insurgencia que a nivel político debería estimular una mayor unidad entre los miembros europeos y en cambio tiene el efecto contrario. Este es un elemento que no debe ser subestimado para que Europa no se convierta en víctima pasiva de instrumentos que son verdaderas sanciones de tipo asimétrico, contra las cuales el sentimiento de identidad nacional de los soberanistas o la conducta de los países de Europa del Este, a la larga, , poco pueden hacer, precisamente porque comprometen la convivencia de los miembros de la Unión. Ciertamente el hecho de utilizar seres humanos en grandes dificultades plantea interrogantes sobre cómo mantener relaciones con quienes utilizan estas herramientas, pero también con quienes rechazan una ayuda humanitaria que parece innegable y urgente. Esto, por lo tanto, pone de relieve la necesidad cada vez más urgente de crear rutas protegidas para los refugiados y condiciones y reglas que puedan favorecer la migración regular, tanto por razones humanitarias como prácticas, es decir, para regular el fenómeno sin sufrir las consecuencias y chantajes; de esta manera se puede desactivar la explotación de las dictaduras y los traficantes de personas. Para llegar a esta determinación, es necesario construir un proyecto compartido o actuar sobre la regla de la unanimidad que ha condicionado durante demasiado tiempo las decisiones de la Unión, también porque las razones prácticas son cada vez más urgentes para combatir el envejecimiento progresivo de la población y la consiguiente falta de mano de obra necesaria para las industrias europeas. Tomar nota de esta necesidad armonizándola desde el punto de vista legal para garantizar la legalidad y la seguridad de los ciudadanos europeos podría ser un buen motivo para convencer a los movimientos más escépticos y más proclives a adoptar una actitud de clausura. Más allá de las obvias razones humanitarias, la regulación autónoma del fenómeno migratorio por parte de la Unión sólo tendría ventajas para Bruselas y podría contribuir a la conciencia europea de gran poder, necesaria para ejercer el papel protagónico que la Unión debe desempeñar en el escenario global, como tema, sino también como punto de equilibrio entre competidores cada vez más capaces de poner en peligro la paz mundial. Los fenómenos migratorios son mucho más que emergencias humanitarias, y este motivo por sí solo sería suficiente para intentar solucionarlos, pero se han convertido en una herramienta geopolítica y están íntimamente conectados con cuestiones generales como la necesaria reducción de las desigualdades y la lucha contra el cambio climático. Por lo tanto abordar este tema de manera individual es una urgencia que se debe abordar solo en el corto plazo, pero en el mediano y largo plazo se necesita un proyecto global, también para evitar la despoblación y el mayor empobrecimiento de naciones enteras y en esto solo Europa es capaz de siendo el protagonista, también porque es el único.

Migration als Einflussfaktor auf das geopolitische Gleichgewicht und als europäische Dynamik

 Eine der Auswirkungen der Pandemie, die eng mit der Zunahme der Armut verbunden ist, ist die Zunahme der Migration von Menschen auf irregulären Wegen nach Europa; Die neuesten Daten weisen auf besorgniserregende Zahlen hin und machen die Bewältigung des Phänomens zunehmend schwieriger. Darüber hinaus weisen diese Daten darauf hin, dass der Trend des Migrationsdrucks in Zukunft sowohl kurz- als auch mittel- und langfristig nur zunehmen kann, gerade wegen der durch die Pandemie erzeugten Ungleichgewichte der Ungleichheit, die sich zu den bisherigen Migrationsgründen gesellen: Konflikte , Hungersnöte und atmosphärische Phänomene, die durch die globale Erwärmung verursacht werden. Diese Ursachen sind Analysten und Politikern bekannt, aber in der Europäischen Union bleibt eine fast passive Haltung, die durch das Fehlen einer gemeinsamen Vision gekennzeichnet ist, aufgrund des Mangels an wirksamen Instrumenten auf Seiten Brüssels und widersprüchlicher Interessen und politischer Ansätze, die , verhindern vielmehr eine einheitliche und entschlossene Herangehensweise an das Problem. 2021 verzeichnete einen Anstieg der Ankünfte um etwa 57 % im Vergleich zum Vorjahr, das durch den Ausbruch der Pandemie gekennzeichnet war, aber die Auswirkungen der Covid haben zu einer stärkeren Konzentration des Reichtums zum Nachteil der armen Länder geführt und sind eine der Ursachen der Zunahme extremer Armut von über 800 Millionen Menschen, die ein immer größeres Bedürfnis nach Alternativen zur eigenen Armut erzeugen. Zur Migration trägt auch die Ausübung von Druck auf die Europäische Union bei, gerade durch die Nutzung von Migrationsrouten als Erpressungsfaktor für westliche Länder und als Instrument zur verstärkten Aufteilung von Streitigkeiten zwischen den Mitgliedern von Brüssel. Schließlich war es der belarussische Diktator, der diese Methoden anwandte und sich auf das bezog, was unter anderem bereits von den Libyern und Ägyptern getan wurde. Der Eindruck ist, dass diese politische Nutzung die Menge der Migrationen ausnutzt, indem sie sie steuert, aber die Gesamtzahl nicht so stark beeinflusst wie die Nutzung von Migrationsrouten eher als andere; Es handelt sich jedoch um einen Aufstand, der auf politischer Ebene eine größere Einheit unter den europäischen Mitgliedern fördern sollte und stattdessen das Gegenteil bewirkt. Dies ist ein nicht zu unterschätzender Faktor, damit Europa nicht auf Dauer zum passiven Opfer von Instrumenten wird, die echte Sanktionen asymmetrischer Art sind, denen das nationale Identitätsgefühl von Souveränisten oder das Verhalten osteuropäischer Staaten entgegensteht , können sie wenig tun, gerade weil sie das Zusammenleben der Mitglieder der Union gefährden. Sicherlich wirft die Tatsache, dass Menschen unter großen Schwierigkeiten eingesetzt werden, Fragen darüber auf, wie Beziehungen zu denen aufrechterhalten werden können, die diese Werkzeuge verwenden, aber auch zu denen, die humanitäre Hilfe ablehnen, die unbestreitbar und dringend erscheint. Dies unterstreicht daher die immer dringendere Notwendigkeit, geschützte Wege für Flüchtlinge sowie Bedingungen und Regeln zu schaffen, die eine reguläre Migration begünstigen können, sowohl aus humanitären als auch aus praktischen Gründen, d. h. um das Phänomen zu beherrschen, ohne die Folgen und Erpressung zu erleiden; so kann die Ausbeutung durch Diktaturen und Menschenhändler entschärft werden. Um diese Entschlossenheit zu erreichen, ist es notwendig, ein gemeinsames Projekt aufzubauen oder nach der Einstimmigkeitsregel zu handeln, die die Entscheidungen der Union zu lange bestimmt hat, auch weil praktische Gründe immer dringender werden, um der fortschreitenden Alterung der Bevölkerung und dem daraus resultierenden Mangel entgegenzuwirken von Arbeitskräften, die für die europäische Industrie erforderlich sind. Diese Notwendigkeit zur Kenntnis zu nehmen, indem sie aus rechtlicher Sicht harmonisiert wird, um Legalität und Sicherheit für die europäischen Bürger zu gewährleisten, könnte ein guter Grund sein, die skeptischsten und eher geneigten Bewegungen davon zu überzeugen, eine Haltung der Schließung einzunehmen. Abgesehen von den offensichtlichen humanitären Gründen hätte eine autonome Regulierung des Migrationsphänomens durch die Union nur Vorteile für Brüssel und könnte zum europäischen Bewusstsein der Großmacht beitragen, das notwendig ist, um die führende Rolle auszuüben, die die Union auf der globalen Bühne spielen muss, wie unabhängig Thema, sondern auch als Balancepunkt zwischen Konkurrenten, die zunehmend den Weltfrieden gefährden können. Migrationsphänomene sind viel mehr als humanitäre Notlagen, und allein dieser Grund würde ausreichen, um zu versuchen, sie zu lösen, aber sie sind zu einem geopolitischen Instrument geworden und eng mit allgemeinen Themen wie dem notwendigen Abbau von Ungleichheiten und dem Kampf gegen den Klimawandel verbunden. Daher ist eine individuelle Behandlung dieses Themas nur kurzfristig zu bewältigende Dringlichkeit, mittel- und langfristig jedoch ein globales Projekt, auch um die Entvölkerung und weitere Verarmung ganzer Nationen zu verhindern, und dazu kann nur Europa in der Lage sein der Protagonist zu sein, auch weil er der einzige ist.

Les migrations comme facteur d'impact sur les équilibres géopolitiques et comme dynamique européenne

 L'un des effets de la pandémie, étroitement lié à l'augmentation de la pauvreté, est l'augmentation de la migration des personnes en situation irrégulière vers l'Europe ; les dernières données indiquent des niveaux chiffrés inquiétants et de nature à rendre la gestion du phénomène de plus en plus difficile. De plus, ces données indiquent que la tendance de la pression migratoire ne peut qu'augmenter dans le futur, tant à court terme qu'à moyen et long terme, précisément en raison des déséquilibres d'inégalité générés par la pandémie, qui rejoignent les raisons précédentes de la migration : les conflits , les famines et les phénomènes atmosphériques causés par le réchauffement climatique. Ces causes sont bien connues des analystes et des politiques, mais dans l'Union européenne une attitude quasi passive demeure, caractérisée par l'absence d'une vision commune, due au manque d'outils efficaces de la part de Bruxelles et à des intérêts et des approches politiques contradictoires, qui , en fait, empêchent une approche unitaire et résolutive du problème. 2021 a marqué une augmentation d'environ 57% des arrivées, par rapport à l'année précédente, marquée par l'apparition de la pandémie, mais les effets du covid ont provoqué une plus grande concentration des richesses au détriment des pays pauvres et en sont l'une des causes de l'augmentation de l'extrême pauvreté de plus de 800 millions de personnes, qui génèrent des besoins toujours plus grands de chercher des alternatives à leur propre état de pauvreté. Contribue également à la migration l'utilisation de la pression sur l'Union européenne précisément à travers l'utilisation des routes migratoires comme facteur de chantage aux pays occidentaux et comme outil pour accroître la division des différends entre les membres de Bruxelles. Enfin, c'est le dictateur biélorusse qui a utilisé ces méthodes, se référant à ce qui a déjà été fait par les Libyens et les Égyptiens, entre autres. L'impression est que cet usage politique exploite la quantité des migrations en les orientant, mais n'affecte pas autant le nombre global que l'utilisation des routes migratoires plutôt que d'autres ; cependant, c'est une insurrection qui, au niveau politique, devrait stimuler une plus grande unité parmi les membres européens et a plutôt l'effet inverse. C'est un élément qu'il ne faut pas sous-estimer pour que l'Europe ne devienne pas une victime passive d'instruments qui sont de véritables sanctions de type asymétrique, contre lesquelles le sentiment d'identité nationale des souverainistes ou le comportement des pays de l'Est, à la longue , ils ne peuvent pas grand-chose, précisément parce qu'ils compromettent la coexistence des membres de l'Union. Certes le fait d'utiliser des êtres humains en grande difficulté pose des questions sur comment entretenir des relations avec ceux qui utilisent ces outils, mais aussi avec ceux qui refusent une aide humanitaire qui semble indéniable et urgente. Cela met donc en évidence la nécessité toujours plus urgente de créer des voies protégées pour les réfugiés et des conditions et des règles susceptibles de favoriser la migration régulière, à la fois pour des raisons humanitaires et pratiques, c'est-à-dire pour gouverner le phénomène sans en subir les conséquences et le chantage ; de cette manière, l'exploitation par les dictatures et les trafiquants d'êtres humains peut être désamorcée. Pour parvenir à cette détermination, il est nécessaire de construire un projet commun ou d'agir sur la règle de l'unanimité qui a trop longtemps conditionné les décisions de l'Union, aussi parce que des raisons pratiques se font de plus en plus pressantes pour lutter contre le vieillissement progressif de la population et le manque qui en résulte de main-d'œuvre nécessaire aux industries européennes. Prendre acte de cette nécessité en l'harmonisant du point de vue juridique pour assurer la légalité et la sécurité des citoyens européens pourrait être une bonne raison de convaincre les mouvements les plus sceptiques et les plus enclins à adopter une attitude de fermeture. Au-delà des raisons humanitaires évidentes, une régulation autonome du phénomène migratoire par l'Union n'aurait que des avantages pour Bruxelles et pourrait contribuer à la conscience européenne de grande puissance, nécessaire pour exercer le rôle moteur que l'Union doit jouer sur la scène mondiale, comme sujet, mais aussi comme point d'équilibre entre des concurrents de plus en plus susceptibles de mettre en danger la paix mondiale. Les phénomènes migratoires sont bien plus que des urgences humanitaires, et cette seule raison suffirait à tenter de les résoudre, mais ils sont devenus un outil géopolitique et sont intimement liés à des enjeux généraux comme la nécessaire réduction des inégalités et la lutte contre le changement climatique. C'est pourquoi il est urgent d'aborder ce problème individuellement à court terme, mais à moyen et à long terme, un projet global est nécessaire, également pour empêcher le dépeuplement et l'appauvrissement de nations entières et dans ce domaine, seule l'Europe est en mesure de étant le protagoniste, aussi parce qu'il est le seul.

As migrações como fator de impacto no equilíbrio geopolítico e como dinâmica europeia

 Um dos efeitos da pandemia, intimamente relacionado com o aumento da pobreza, é o aumento da migração de pessoas de forma irregular para a Europa; os dados mais recentes indicam níveis numéricos preocupantes e que tornam cada vez mais difícil a gestão do fenômeno. Além disso, esses dados indicam que a tendência da pressão migratória só pode ser crescente no futuro, tanto no curto quanto no médio e longo prazo, justamente por causa dos desequilíbrios de desigualdade gerados pela pandemia, que se juntam aos motivos anteriores da migração: conflitos , fomes e fenômenos atmosféricos causados ​​pelo aquecimento global. Estas causas são bem conhecidas por analistas e políticos, mas na União Europeia mantém-se uma atitude quase passiva, caracterizada pela ausência de uma visão comum, devido à falta de instrumentos eficazes por parte de Bruxelas e interesses e abordagens políticas conflitantes, que , de fato, impedem uma abordagem unitária e resolutiva do problema. 2021 marcou um aumento de cerca de 57% nas chegadas, face ao ano anterior, marcado pelo início da pandemia, mas os efeitos da covid provocaram uma maior concentração de riqueza em detrimento dos países pobres e é uma das causas do aumento da pobreza extrema de mais de 800 milhões de pessoas, o que gera necessidades cada vez maiores de buscar alternativas ao seu próprio estado de pobreza. Também contribui para a migração o uso da pressão sobre a União Européia justamente por meio do uso das rotas migratórias como fator de chantagem aos países ocidentais e como ferramenta para aumentar a divisão das disputas entre os membros de Bruxelas. Por último, foi o ditador bielorrusso que utilizou estes métodos, referindo-se ao que já foi feito pelos líbios e egípcios, entre outros. A impressão é que esse uso político explora a quantidade de migrações direcionando-as, mas não afeta o número total tanto quanto o uso de rotas migratórias em detrimento de outras; no entanto, é uma insurgência que no nível político deveria estimular uma maior unidade entre os membros europeus e, em vez disso, tem o efeito oposto. Este é um elemento que não deve ser subestimado para que a Europa não se torne vítima passiva de instrumentos que são verdadeiras sanções de tipo assimétrico, contra os quais o sentimento de identidade nacional dos soberanistas ou a conduta dos países do Leste Europeu, a longo prazo, , pouco podem fazer, justamente porque comprometem a convivência dos membros da União. Certamente o fato de usar seres humanos em grande dificuldade levanta questões sobre como manter relações com quem usa essas ferramentas, mas também com quem recusa ajuda humanitária que parece inegável e urgente. Isso, portanto, destaca a necessidade cada vez mais urgente de criar caminhos protegidos para refugiados e condições e regras que possam favorecer a migração regular, tanto por razões humanitárias quanto práticas, ou seja, governar o fenômeno sem sofrer as consequências e chantagens; desta forma, a exploração por ditaduras e traficantes de seres humanos pode ser neutralizada. Para chegar a esta determinação, é necessário construir um projeto partilhado ou atuar sobre a regra da unanimidade que há demasiado tempo condiciona as decisões da União, até porque são cada vez mais urgentes razões práticas para combater o envelhecimento progressivo da população e a consequente falta de de mão-de-obra necessária para as indústrias europeias. Tomar nota desta necessidade harmonizando-a do ponto de vista jurídico para garantir a legalidade e a segurança dos cidadãos europeus pode ser uma boa razão para convencer os movimentos mais cépticos e inclinados a adoptar uma atitude de encerramento. Para além das óbvias razões humanitárias, a regulação autónoma do fenómeno migratório pela União só teria vantagens para Bruxelas e poderia contribuir para a consciencialização europeia da grande potência, necessária para exercer o papel de liderança que a União deve desempenhar na cena mundial, como a independência assunto, mas também como ponto de equilíbrio entre concorrentes cada vez mais capazes de pôr em perigo a paz mundial. Os fenômenos migratórios são muito mais do que emergências humanitárias, e esta razão por si só seria suficiente para tentar resolvê-los, mas eles se tornaram uma ferramenta geopolítica e estão intimamente ligados a questões gerais como a necessária redução das desigualdades e o combate às mudanças climáticas. Portanto, abordar esta questão individualmente é uma urgência a ser tratada apenas no curto prazo, mas no médio e longo prazo é necessário um projeto global, também para evitar o despovoamento e o empobrecimento de nações inteiras e nisso só a Europa pode sendo o protagonista, também porque é o único.

Миграции как фактор воздействия на геополитическое равновесие и как европейская динамика

 Одним из последствий пандемии, тесно связанных с ростом бедности, является увеличение нелегальной миграции людей в Европу; последние данные указывают на тревожные количественные уровни и такие факторы, которые затрудняют управление этим явлением. Кроме того, эти данные указывают на то, что тенденция миграционного давления может только усиливаться в будущем, как в ближайшей, так и в средне- и долгосрочной перспективе, именно из-за дисбалансов неравенства, порожденных пандемией, которые присоединяются к предыдущим причинам миграции: конфликтам. , голод и атмосферные явления, вызванные глобальным потеплением. Эти причины хорошо известны аналитикам и политикам, но в Европейском союзе сохраняется почти пассивная позиция, характеризующаяся отсутствием общего видения, из-за отсутствия эффективных инструментов со стороны Брюсселя и противоречивых интересов и политических подходов, которые , по сути, препятствуют единообразному и решительному подходу к проблеме. 2021 год ознаменовался увеличением числа прибывающих примерно на 57% по сравнению с предыдущим годом, отмеченным началом пандемии, но последствия ковида привели к большей концентрации богатства в ущерб бедным странам и являются одной из причин роста крайней бедности более 800 миллионов человек, что порождает еще большую потребность в поиске альтернатив собственному состоянию бедности. Миграции способствует и использование давления на Евросоюз именно за счет использования миграционных маршрутов как фактора шантажа западных стран и как инструмента для усиления разногласий между членами Брюсселя. Наконец, именно белорусский диктатор применил эти методы, ссылаясь на то, что уже сделали ливийцы и египтяне, в том числе. Создается впечатление, что это политическое использование эксплуатирует количество миграций, направляя их, но не влияет на общее количество так сильно, как использование путей миграции, а не других; однако это восстание, которое на политическом уровне должно стимулировать большее единство среди европейских членов, а вместо этого имеет противоположный эффект. Это элемент, который не следует недооценивать, чтобы Европа не стала пассивной жертвой инструментов, представляющих собой настоящие санкции асимметричного типа, против которых чувство национальной идентичности суверенистов или поведение восточноевропейских стран в долгосрочной перспективе , они мало что могут сделать именно потому, что компрометируют сосуществование членов Союза. Безусловно, факт использования людей в условиях больших трудностей вызывает вопросы о том, как поддерживать отношения с теми, кто использует эти инструменты, а также с теми, кто отказывается от гуманитарной помощи, которая кажется неоспоримой и срочной. Таким образом, это подчеркивает еще более настоятельную необходимость создания защищенных путей для беженцев и условий и правил, которые могут способствовать легальной миграции, как по гуманитарным, так и по практическим причинам, то есть управлять явлением, не страдая от последствий и шантажа; таким образом можно предотвратить эксплуатацию со стороны диктатур и торговцев людьми. Чтобы прийти к этому решению, необходимо построить общий проект или действовать в соответствии с правилом единогласия, которое слишком долго обусловливало решения Союза, в том числе потому, что практические причины становятся все более насущными для борьбы с прогрессирующим старением населения и, как следствие, недостатком рабочей силы, необходимой для европейской промышленности. Принятие к сведению этой необходимости путем согласования ее с правовой точки зрения для обеспечения законности и безопасности для граждан Европы могло бы стать хорошей причиной для того, чтобы убедить наиболее скептически настроенные и более склонные движения занять позицию закрытия. Помимо очевидных гуманитарных причин, автономное регулирование феномена миграции Союзом имело бы только преимущества для Брюсселя и могло бы способствовать осознанию европейцами великой силы, необходимой для осуществления ведущей роли, которую Союз должен играть на мировой арене, такой как независимость предметом, но и как точка равновесия между конкурентами, все более способными поставить под угрозу мир во всем мире. Явления миграции — это гораздо больше, чем гуманитарные чрезвычайные ситуации, и одной этой причины было бы достаточно, чтобы попытаться решить их, но они стали геополитическим инструментом и тесно связаны с такими общими вопросами, как необходимое сокращение неравенства и борьба с изменением климата. Поэтому индивидуальное решение этой проблемы необходимо решать только в краткосрочной перспективе, а в среднесрочной и долгосрочной перспективе необходим глобальный проект, в том числе для предотвращения депопуляции и дальнейшего обнищания целых народов, и в этом только Европа способна будучи главным героем, еще и потому, что он единственный.

移民作為影響地緣政治平衡和歐洲動態的因素

 與貧困增加密切相關的大流行的影響之一是人們以非正常方式向歐洲遷移;最新數據顯示令人擔憂的數字水平,使得對這一現象的管理變得越來越困難。此外,這些數據表明,在未來,無論是近期還是中長期,移民壓力的趨勢只會越來越大,這正是由於大流行造成的不平等的不平衡,這與之前的移民原因:衝突、飢荒和全球變暖引起的大氣現象。這些原因為分析家和政治家所熟知,但在歐盟,由於缺乏有效的工具以及相互衝突的利益和政治方法,歐盟仍然存在一種近乎被動的態度,其特點是缺乏共同願景。 , 事實上, 防止對問題採取統一和解決的方法。與前一年相比,2021 年的入境人數增加了約 57%,以大流行病的爆發為標誌,但新冠病毒的影響導致財富更加集中,不利於貧窮國家,這也是原因之一超過 8 億人的極端貧困增加,這產生了更大的需求來尋找替代他們自己貧困狀態的方法。另一個助長移民的原因是,正是通過利用移民路線作為對西方國家的敲詐因素和增加布魯塞爾成員國之間分歧的工具,從而對歐盟施加壓力。最後,使用這些方法的是白俄羅斯獨裁者,指的是利比亞人和埃及人等已經做過的事情。給人的印像是,這種政治用途通過引導他們來利用遷移的數量,但不會像使用遷移路線而不是其他路線那樣影響總數;然而,在政治層面上激發歐洲成員國之間更大的團結是一種叛亂,反而會產生相反的效果。這是一個不應被低估的因素,這樣歐洲就不會成為非對稱類型的真正制裁工具的被動受害者,從長遠來看,主權主義者的國家認同感或東歐國家的行為反對這些工具,他們無能為力,正是因為他們損害了聯盟成員的共存。當然,在極大困難中使用人類這一事實引發了一個問題,即如何與使用這些工具的人保持關係,以及與那些拒絕看似不可否認和緊迫的人道主義援助的人保持關係。因此,這突顯出,出於人道主義和實際原因,更加迫切地需要為難民創造受保護的道路以及有利於正常移民的條件和規則,即在不​​遭受後果和訛詐的情況下治理這一現象;這樣就可以化解獨裁者和人販子的剝削。為了達成這一決心,有必要建立一個共同的項目或根據長期以來限制聯盟決定的一致規則採取行動,也因為實際原因越來越緊迫,以應對人口的逐步老齡化和隨之而來的缺乏人力資源,是歐洲工業所必需的。注意到這一需要,從法律角度對其進行協調以確保歐洲公民的合法性和安全,這可能是說服最懷疑和更傾向於採取關閉態度的運動的一個很好的理由。除了明顯的人道主義原因之外,歐盟自主監管移民現像只會對布魯塞爾有利,並有助於增強歐洲的大國意識,這是發揮歐盟在全球舞台上必鬚髮揮的領導作用所必需的,例如獨立主題,但也作為競爭對手之間的平衡點,越來越有能力危及世界和平。移民現像不僅僅是人道主義緊急情況,僅憑這個理由就足以試圖解決它們,但它們已成為一種地緣政治工具,並與必要減少不平等和應對氣候變化等普遍問題密切相關。因此,單獨解決這個問題是一個緊迫的問題,只能在短期內處理,但在中長期需要一個全球項目,同時防止整個國家的人口減少和進一步貧困,在這方面只有歐洲能夠成為主角,也是因為它是唯一的。

地政学的均衡への影響要因としての、そしてヨーロッパの力学としての移住

 貧困の増加と密接に関連しているパンデミックの影響の1つは、ヨーロッパへの不規則な方法での人々の移動の増加です。最新のデータは、現象の管理をますます困難にするなど、心配な数値レベルを示しています。さらに、これらのデータは、パンデミックによって引き起こされた不平等の不均衡が、以前の移住の理由に加わったために、移住圧力の傾向が近い将来、中長期的にのみ増加する可能性があることを示しています。 、地球温暖化によって引き起こされる飢饉と大気現象。これらの原因はアナリストや政治家にはよく知られていますが、欧州連合では、ブリュッセル側の効果的なツールの欠如と対立する利益および政治的アプローチのために、共通のビジョンがないことを特徴とするほとんど受動的な態度が残っています。実際、問題への統一的かつ解決的なアプローチを妨げています。 2021年は、パンデミックの発生を特徴とする前年と比較して、到着数が約57%増加しましたが、コビッドの影響により、貧しい国々に損害を与える富の集中が進んでおり、これが原因の1つです。 8億人を超える人々の極度の貧困の増加のうち、彼ら自身の貧困状態に代わるものを探す必要性がますます高まっています。また、移民に貢献しているのは、西側諸国への恐喝の要因として、またブリュッセルのメンバー間の紛争の分割を増やすためのツールとしての移民ルートの使用を通じて、正確に欧州連合に圧力をかけることです。最後に、これらの方法を使用したのはベラルーシの独裁者であり、とりわけリビア人とエジプト人によってすでに行われたことを参照しました。印象は、この政治的使用は、それらを指示することによって移住の量を利用しますが、他のものよりも移住ルートの使用ほど全体の数に影響を与えないということです。しかし、政治レベルで欧州加盟国間のより大きな団結を刺激し、代わりに反対の効果をもたらすのは反乱です。これは、ヨーロッパが非対称型の真の制裁である手段の受動的な犠牲者にならないように過小評価されるべきではない要素であり、長期的には、主権者の国民的アイデンティティの感覚または東ヨーロッパ諸国の行動に対して、彼らは連合のメンバーの共存を危うくするという理由だけで、ほとんど何もできません。確かに、人間を非常に困難に使用しているという事実は、これらのツールを使用する人々との関係を維持する方法についての疑問を提起します。したがって、これは、人道的理由と実際的理由の両方で、つまり、結果や恐喝に苦しむことなく現象を統治するために、定期的な移住を支持できる難民と条件および規則のための保護された道を作成するというこれまで以上に緊急の必要性を浮き彫りにします。このようにして、独裁政権と人身売買業者による搾取を阻止することができます。この決定に達するには、共有プロジェクトを構築するか、組合の決定をあまりにも長い間条件付けてきた全会一致の規則に基づいて行動する必要があります。ヨーロッパの産業に必要な人的資源の。欧州市民の合法性と安全を確保するために法的な観点からそれを調和させることによってこの必要性に注意することは、最も懐疑的でより傾倒した運動に閉鎖の態度を採用するよう説得する良い理由かもしれません。明白な人道的理由を超えて、連合による移住現象を自律的に規制することはブリュッセルにとってのみ利点があり、独立などの世界的な舞台で連合が果たさなければならない主導的役割を行使するために必要な大国のヨーロッパの認識に貢献することができます主題だけでなく、世界平和をますます危険にさらす可能性のある競争相手間のバランスのポイントとしても。移住現象は人道的緊急事態以上のものであり、この理由だけで解決を試みることができますが、それらは地政学的ツールになり、不平等の必要な削減や気候変動との戦いなどの一般的な問題と密接に関連しています。したがって、この問題に個別に取り組むことは短期的にのみ対処する緊急性ですが、中長期的には、国全体の過疎化とさらなる貧困を防ぐために、グローバルなプロジェクトが必要であり、これではヨーロッパだけが主人公であり、それが唯一の理由でもあります。

الهجرات كعامل تأثير على التوازن الجيوسياسي وكديناميكية أوروبية

 إن أحد آثار الوباء ، المرتبط ارتباطا وثيقا بزيادة الفقر ، هو زيادة هجرة الناس بطرق غير نظامية إلى أوروبا ؛ تشير أحدث البيانات إلى مستويات عددية مثيرة للقلق وتجعل إدارة هذه الظاهرة صعبة بشكل متزايد. علاوة على ذلك ، تشير هذه البيانات إلى أن اتجاه ضغط الهجرة لا يمكن أن يتزايد إلا في المستقبل ، سواء على المدى القريب أو على المدى المتوسط ​​والبعيد ، على وجه التحديد بسبب الاختلالات في عدم المساواة الناتجة عن الوباء ، والتي تنضم إلى الأسباب السابقة للهجرة: الصراعات والمجاعات وظواهر الغلاف الجوي الناجمة عن ظاهرة الاحتباس الحراري. هذه الأسباب معروفة من قبل المحللين والسياسيين ، ولكن في الاتحاد الأوروبي يبقى موقف شبه سلبي ، يتسم بغياب رؤية مشتركة ، بسبب عدم وجود أدوات فعالة من جانب بروكسل وتضارب المصالح والمقاربات السياسية ، والتي ، في الواقع ، تمنع اتباع نهج موحد وحاسم للمشكلة. شهد عام 2021 زيادة بنحو 57٪ في الوافدين ، مقارنة بالعام السابق ، تميزت بظهور الوباء ، لكن آثار فيروس كورونا تسببت في تركيز أكبر للثروة على حساب الدول الفقيرة وهو أحد الأسباب. من زيادة الفقر المدقع لأكثر من 800 مليون شخص ، والتي تولد احتياجات متزايدة للبحث عن بدائل لحالة الفقر الخاصة بهم. كما يساهم في الهجرة استخدام الضغط على الاتحاد الأوروبي على وجه التحديد من خلال استخدام طرق الهجرة كعامل ابتزاز للدول الغربية وكأداة لزيادة انقسام الخلافات بين أعضاء بروكسل. أخيرًا ، كان الديكتاتور البيلاروسي هو الذي استخدم هذه الأساليب ، مشيرًا إلى ما فعله الليبيون والمصريون ، من بين آخرين. الانطباع هو أن هذا الاستخدام السياسي يستغل كمية الهجرة من خلال توجيهها ، لكنه لا يؤثر على العدد الإجمالي بقدر ما يؤثر على استخدام طرق الهجرة بدلاً من غيرها ؛ ومع ذلك ، فإن التمرد يجب أن يحفز على المستوى السياسي وحدة أكبر بين الأعضاء الأوروبيين ويكون له تأثير عكسي بدلاً من ذلك. هذا عنصر لا ينبغي الاستهانة به حتى لا تصبح أوروبا ضحية سلبية للأدوات التي تشكل عقوبات حقيقية من نوع غير متكافئ ، والتي مقابلها الشعور بالهوية الوطنية للحكام السياديين أو سلوك دول أوروبا الشرقية ، على المدى الطويل ، لا يمكنهم فعل الكثير ، على وجه التحديد لأنهم يعرضون التعايش بين أعضاء الاتحاد للخطر. من المؤكد أن حقيقة استخدام البشر بصعوبة كبيرة تثير تساؤلات حول كيفية الحفاظ على العلاقات مع أولئك الذين يستخدمون هذه الأدوات ، وكذلك مع أولئك الذين يرفضون المساعدات الإنسانية التي تبدو عاجلة ولا يمكن إنكارها. وهذا ، بالتالي ، يسلط الضوء على الحاجة الأكثر إلحاحًا لإنشاء مسارات محمية للاجئين والظروف والقواعد التي يمكن أن تفضل الهجرة النظامية ، لأسباب إنسانية وعملية ، أي للسيطرة على الظاهرة دون المعاناة من العواقب والابتزاز ؛ وبهذه الطريقة يمكن نزع فتيل الاستغلال من قبل الديكتاتوريات والمتاجرين بالبشر. للوصول إلى هذا القرار ، من الضروري بناء مشروع مشترك أو العمل وفقًا لقاعدة الإجماع التي حددت قرارات الاتحاد لفترة طويلة جدًا ، أيضًا لأن الأسباب العملية أصبحت ملحة بشكل متزايد لمكافحة الشيخوخة التقدمية للسكان وما يترتب على ذلك من نقص. من القوى العاملة اللازمة للصناعات الأوروبية. إن الإحاطة بهذه الحاجة من خلال مواءمتها من وجهة النظر القانونية لضمان الشرعية والأمن للمواطنين الأوروبيين يمكن أن يكون سببًا جيدًا لإقناع الحركات الأكثر تشككًا وميلًا لتبني موقف الإغلاق. إلى جانب الأسباب الإنسانية الواضحة ، فإن تنظيم ظاهرة الهجرة من قبل الاتحاد بشكل مستقل سيكون له مزايا فقط لبروكسل ويمكن أن يساهم في الوعي الأوروبي بالقوة العظمى ، وهو أمر ضروري لممارسة الدور القيادي الذي يجب أن يلعبه الاتحاد على المسرح العالمي ، مثل الاستقلال. الموضوع ، ولكن أيضًا كنقطة توازن بين المتنافسين القادرين بشكل متزايد على تعريض السلام العالمي للخطر. تعد ظاهرة الهجرة أكثر من مجرد حالات طوارئ إنسانية ، وهذا السبب وحده يكفي لمحاولة حلها ، لكنها أصبحت أداة جيوسياسية وترتبط ارتباطًا وثيقًا بالقضايا العامة مثل الحد الضروري من عدم المساواة ومكافحة تغير المناخ. لذلك ، فإن معالجة هذه القضية بشكل فردي هي ضرورة ملحة للتعامل معها فقط على المدى القصير ، ولكن على المدى المتوسط ​​والطويل ، هناك حاجة إلى مشروع عالمي ، وكذلك لمنع انخفاض عدد السكان وزيادة إفقار دول بأكملها ، وفي هذا فقط تكون أوروبا قادرة على كونه بطل الرواية ، لأنه أيضًا الوحيد.

mercoledì 12 gennaio 2022

Il ritiro dei russi dal Kazakistan non è troppo sicuro

 L’attuale presidente del Kazakistan ha affermato che la situazione del paese è ritornata ad essere normale ed ha nominato un nuovo primo ministro, che non ricade sotto l’influenza del precedente presidente. La stabilizzazione del paese dovrebbe portare al ritiro delle truppe straniere presenti sul territorio kazako, facenti parte dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva, a cui aderiscono: Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan. Le proteste erano iniziate il 2 Gennaio per l’aumento dei combustibili ed avevano svelato lo stato di profonda crisi sociale, politica ed economica del paese, sintomo di un malcontento generalizzato che si è manifestato in grandi proteste, stroncate violentemente dalle forze di polizia, a cui era stato concesso di sparare direttamente sulla folla. Le manifestazioni erano state derubricate in episodi di terrorismo su mandato di non bene individuate potenze straniere e sono state funzionali all’azione russa di ribadire che il paese kazako non poteva allontanarsi dall’influenza di Mosca, che, peraltro, temeva una ripetizione del caso ucraino. La repressione dei manifestanti è stata benedetta da Pechino, come mezzo per eliminare le proteste, forse un tentativo di giustificare per analogia, la propria azione ad Hong Kong e contro la popolazione musulmana cinese. Il presidente del Kazakistan ha evidenziato la necessità dell’intervento delle truppe russe e degli altri paesi alleati, per ristabilire l’ordine nel paese contro la pericolosa minaccia terroristica, non bene identificata, che minacciava di conquistare il centro economico principale del paese, Almaty; cosa che avrebbe provocato, come conseguenza, la perdita del controllo dell’intero Kazakistan. Secondo il presidente kazako le truppe straniere alleate dovrebbero abbandonare il paese entro dieci giorni. In realtà sarà interessante verificare se queste tempistiche saranno rispettate: il timore russo di una deriva del paese verso l’occidente non sembra collimare con un ritiro repentino delle truppe di Mosca, soprattutto dopo lo sforzo profuso per la repressione della protesta kazaka; una permanenza di soli dieci giorni non permetterebbe un efficace controllo dell’evoluzione di una situazione di malcontento che rappresenta ben più di una insoddisfazione economica. Definire la protesta come una emanazione studiata di un piano terroristico, senza indicarne espressamente i mandanti, significa definirla come una sorta di tentativo di sovvertimento del paese dall’interno. Che queste pulsioni siano del tutto vere ha poca importanza per la Russia, che deve ribadire il controllo pressoché totale su quella che viene ormai definita la propria area di influenza, ben delimitata e assolutamente non più soggetta a variazioni negative. Del resto lo stesso Putin ha avvallato la teoria terroristica del presidente kazako, come giustificazione all’intervento armato da lui stesso progettato. Sul totale dei 2.300 soldati impiegati, il fatto che la maggioranza fosse russa appare alquanto significativo; tuttavia le reali esigenze del paese sono ben presenti al nuovo governo del Kazakistan, che intende promuovere programmi tesi a favorire l’incremento dei redditi ed a rendere più equo un sistema fiscale dove sono presenti pesanti diseguaglianze; però di pari passo con questi propositi, viene programmato un aumento degli effettivi di polizia ed esercito per tutelare maggiormente la sicurezza del paese. Questi propositi sembrano smentire l’ipotesi terroristica, usata soltanto per la conservazione del regime e l’intervento russo, ma ammettono la presenza delle difficoltà di ordine interno, difficoltà che potrebbero, potenzialmente, rendere possibile l’allontanamento dall’area di influenza russa, soprattutto in presenza di una svolta democratica, tentativo in precedenza più volte represso a livello locale senza interventi esterni. La necessità dell’aiuto russo dimostra quanto il paese abbia le capacità e la volontà di cercare una alternativa alla situazione presente. Queste premesse pongono il paese kazako al centro dell’attenzione non solo dello scontato interesse russo, ma anche dell’occidente e del mondo intero, perché può destabilizzare la regione ed il controllo russo; ciò implica un nuovo fronte di possibile attrito con gli USA, non certo disposti ad accogliere il monito di Mosca in chiave anti ucraina, dove la tensione è destinata, anche per questo precedente, ad arrivare ad una situazione limite.

The withdrawal of the Russians from Kazakhstan is not too sure

 The current president of Kazakhstan has said that the situation in the country has returned to normal and has appointed a new prime minister, who does not fall under the influence of the previous president. The stabilization of the country should lead to the withdrawal of foreign troops present on Kazakh territory, belonging to the Organization of the Collective Security Treaty, to which Armenia, Belarus, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Russia and Tajikistan adhere. The protests had started on January 2 due to the increase in fuel and had revealed the state of profound social, political and economic crisis in the country, a symptom of a generalized discontent that manifested itself in large protests, violently crushed by the police forces, to who had been allowed to shoot directly into the crowd. The demonstrations had been classified as episodes of terrorism on behalf of unidentified foreign powers and were functional to the Russian action to reiterate that the Kazakh country could not get away from the influence of Moscow, which, moreover, feared a repetition of the Ukrainian case . The crackdown on protesters was blessed by Beijing as a means of eliminating the protests, perhaps an attempt to justify by analogy, its action in Hong Kong and against the Chinese Muslim population. The president of Kazakhstan highlighted the need for the intervention of Russian troops and other allied countries to restore order in the country against the dangerous terrorist threat, not well identified, which threatened to conquer the main economic center of the country, Almaty; which would have resulted in the loss of control of the whole of Kazakhstan as a consequence. According to the Kazakh president, allied foreign troops should leave the country within ten days. In reality, it will be interesting to verify whether these timelines are respected: the Russian fear of a country drift towards the West does not seem to coincide with a sudden withdrawal of Moscow's troops, especially after the effort made to suppress the Kazakh protest; a stay of only ten days would not allow effective control of the evolution of a situation of discontent that represents much more than economic dissatisfaction. Defining the protest as a studied emanation of a terrorist plan, without expressly indicating its instigators, means defining it as a sort of attempted subversion of the country from within. That these instincts are entirely true has little importance for Russia, which must reiterate its almost total control over what is now defined as its own area of ​​influence, well defined and absolutely no longer subject to negative variations. After all, Putin himself endorsed the terrorist theory of the Kazakh president, as a justification for the armed intervention he himself planned. Out of the total of 2,300 soldiers employed, the fact that the majority was Russian appears to be quite significant; however, the real needs of the country are clearly present to the new government of Kazakhstan, which intends to promote programs aimed at promoting income growth and making a tax system more equitable where there are serious inequalities; however, hand in hand with these intentions, an increase in the number of police and army forces is planned to better protect the security of the country. These intentions seem to disprove the terrorist hypothesis, used only for the preservation of the Russian regime and intervention, but admit the presence of internal difficulties, difficulties that could potentially make it possible to leave the area of ​​Russian influence. especially in the presence of a democratic turnaround, an attempt previously repressed several times at the local level without external intervention. The need for Russian aid shows how much the country has the ability and the will to seek an alternative to the present situation. These premises place the Kazakh country at the center of attention not only of the obvious Russian interest, but also of the West and the whole world, because it can destabilize the region and Russian control; this implies a new front of possible friction with the USA, certainly not willing to accept Moscow's warning in an anti-Ukrainian key, where the tension is destined, also for this precedent, to reach a limit situation.

La retirada de los rusos de Kazajstán no es muy segura.

 El actual presidente de Kazajistán ha dicho que la situación en el país ha vuelto a la normalidad y ha nombrado un nuevo primer ministro, que no cae bajo la influencia del anterior presidente. La estabilización del país debe conducir a la retirada de las tropas extranjeras presentes en territorio kazajo, pertenecientes a la Organización del Tratado de Seguridad Colectiva, al que se adhieren Armenia, Bielorrusia, Kazajstán, Kirguistán, Rusia y Tayikistán. Las protestas habían comenzado el 2 de enero por el aumento del combustible y habían revelado el estado de profunda crisis social, política y económica del país, síntoma de un descontento generalizado que se manifestó en grandes protestas, reprimidas violentamente por las fuerzas policiales, a quien se le había permitido disparar directamente a la multitud. Las manifestaciones habían sido catalogadas como episodios de terrorismo por parte de potencias extranjeras no identificadas y fueron funcionales a la acción rusa para reiterar que el país kazajo no podía sustraerse a la influencia de Moscú, que, además, temía una repetición del caso ucraniano. La represión de los manifestantes fue bendecida por Beijing como un medio para eliminar las protestas, quizás un intento de justificar por analogía su acción en Hong Kong y contra la población musulmana china. El presidente de Kazajstán destacó la necesidad de la intervención de tropas rusas y de otros países aliados para restablecer el orden en el país frente a la peligrosa amenaza terrorista, no bien identificada, que amenazaba con conquistar el principal centro económico del país, Almaty; lo que habría tenido como consecuencia la pérdida del control de todo Kazajstán. Según el presidente kazajo, las tropas extranjeras aliadas deberían abandonar el país en un plazo de diez días. En realidad, será interesante comprobar si se respetan estos plazos: el temor ruso a una deriva del país hacia Occidente no parece coincidir con una retirada repentina de las tropas de Moscú, sobre todo tras el esfuerzo realizado para reprimir la protesta kazaja; una estancia de sólo diez días no permitiría un control efectivo de la evolución de una situación de descontento que representa mucho más que insatisfacción económica. Definir la protesta como una estudiada emanación de un plan terrorista, sin señalar expresamente a sus instigadores, es definirla como una especie de intento de subversión del país desde dentro. Que estos instintos sean del todo ciertos tiene poca importancia para Rusia, que debe reiterar su control casi total sobre lo que ahora se define como su propia área de influencia, bien delimitada y absolutamente libre de variaciones negativas. Después de todo, el propio Putin avaló la teoría terrorista del presidente kazajo, como justificación de la intervención armada que él mismo planeó. Del total de 2.300 soldados empleados, el hecho de que la mayoría fueran rusos parece bastante significativo; sin embargo, las necesidades reales del país están claramente presentes para el nuevo gobierno de Kazajstán, que pretende impulsar programas destinados a promover el crecimiento de los ingresos y hacer más equitativo un sistema tributario donde existen graves desigualdades; sin embargo, de la mano de estas intenciones, se prevé un aumento en el número de fuerzas policiales y militares para proteger mejor la seguridad del país. Estas intenciones parecen refutar la hipótesis terrorista, utilizada únicamente para la preservación del régimen ruso y la intervención, pero admiten la presencia de dificultades internas, dificultades que potencialmente podrían hacer posible salir del área de influencia rusa, especialmente en presencia de un giro democrático, un intento previamente reprimido varias veces a nivel local sin intervención externa. La necesidad de la ayuda rusa demuestra la capacidad y la voluntad del país para buscar una alternativa a la situación actual. Estas premisas sitúan al país kazajo en el centro de atención no sólo del evidente interés ruso, sino también de Occidente y del mundo entero, porque puede desestabilizar la región y el control ruso; esto implica un nuevo frente de posibles roces con EEUU, ciertamente no dispuesto a aceptar la advertencia de Moscú en clave antiucraniana, donde la tensión está destinada, también por este precedente, a llegar a una situación límite.

Der Abzug der Russen aus Kasachstan ist nicht ganz sicher

 Der derzeitige Präsident Kasachstans hat erklärt, dass sich die Lage im Land wieder normalisiert hat, und einen neuen Premierminister ernannt, der nicht unter den Einfluss des vorherigen Präsidenten gerät. Die Stabilisierung des Landes sollte zum Abzug ausländischer Truppen auf kasachischem Territorium führen, die der Organisation des Vertrags über kollektive Sicherheit angehören, der Armenien, Weißrussland, Kasachstan, Kirgisistan, Russland und Tadschikistan beitreten. Die Proteste hatten am 2. Januar aufgrund der Zunahme des Treibstoffverbrauchs begonnen und den Zustand einer tiefen sozialen, politischen und wirtschaftlichen Krise im Land offenbart, ein Symptom einer allgemeinen Unzufriedenheit, die sich in großen Protesten manifestierte, die von der Polizei gewaltsam niedergeschlagen wurden, die direkt in die Menge schießen durften. Die Demonstrationen waren als terroristische Episoden im Namen unbekannter ausländischer Mächte eingestuft worden und dienten der russischen Aktion, um zu bekräftigen, dass sich das kasachische Land dem Einfluss Moskaus nicht entziehen könne, das zudem eine Wiederholung des ukrainischen Falls befürchtete. Das Vorgehen gegen Demonstranten wurde von Peking gesegnet, um die Proteste zu beenden, vielleicht ein Versuch, sein Vorgehen in Hongkong und gegen die chinesische muslimische Bevölkerung durch Analogie zu rechtfertigen. Der Präsident von Kasachstan betonte die Notwendigkeit der Intervention russischer Truppen und anderer verbündeter Länder, um die Ordnung im Land gegen die nicht genau identifizierte gefährliche terroristische Bedrohung wiederherzustellen, die drohte, das wichtigste Wirtschaftszentrum des Landes, Almaty, zu erobern; was den Kontrollverlust über ganz Kasachstan zur Folge gehabt hätte. Nach Angaben des kasachischen Präsidenten sollen alliierte ausländische Truppen das Land innerhalb von zehn Tagen verlassen. In Wirklichkeit wird es interessant sein zu überprüfen, ob diese Fristen eingehalten werden: Die russische Angst vor einem Abdriften eines Landes in den Westen scheint nicht mit einem plötzlichen Rückzug der Moskauer Truppen zusammenzufallen, insbesondere nach den Bemühungen, den kasachischen Protest zu unterdrücken; ein Aufenthalt von nur zehn Tagen würde keine wirksame Kontrolle über die Entwicklung einer Situation der Unzufriedenheit ermöglichen, die weit mehr als wirtschaftliche Unzufriedenheit darstellt. Den Protest als einstudierte Emanation eines terroristischen Plans zu definieren, ohne ausdrücklich auf seine Initiatoren hinzuweisen, bedeutet, ihn als eine Art versuchter Subversion des Landes von innen heraus zu definieren. Dass diese Instinkte absolut wahr sind, hat für Russland wenig Bedeutung, das seine fast vollständige Kontrolle über das, was jetzt als sein eigener Einflussbereich definiert ist, wiederholen muss, gut definiert und absolut keinen negativen Schwankungen mehr unterworfen ist. Schließlich hat Putin selbst die Terrortheorie des kasachischen Präsidenten befürwortet, als Rechtfertigung für die von ihm selbst geplante bewaffnete Intervention. Von den insgesamt 2.300 beschäftigten Soldaten scheint die Tatsache, dass die Mehrheit Russen waren, ziemlich bezeichnend zu sein; die wirklichen Bedürfnisse des Landes sind jedoch für die neue Regierung Kasachstans, die Programme zur Förderung des Einkommenswachstums und zur gerechteren Gestaltung eines Steuersystems bei schwerwiegenden Ungleichheiten fördern will, eindeutig präsent; Hand in Hand mit diesen Absichten ist jedoch eine Aufstockung der Polizei- und Armeekräfte geplant, um die Sicherheit des Landes besser zu schützen. Diese Absichten scheinen die Terrorhypothese zu widerlegen, die nur zur Erhaltung des russischen Regimes und zur Intervention verwendet wurde, geben jedoch das Vorhandensein interner Schwierigkeiten zu, Schwierigkeiten, die es möglicherweise ermöglichen könnten, den Bereich des russischen Einflusses zu verlassen einer demokratischen Wende, ein zuvor mehrfach auf lokaler Ebene ohne externes Eingreifen verdrängter Versuch. Der Bedarf an russischer Hilfe zeigt, wie sehr das Land die Fähigkeit und den Willen hat, eine Alternative zur gegenwärtigen Situation zu suchen. Diese Prämissen stellen das kasachische Land in den Mittelpunkt der Aufmerksamkeit nicht nur des offensichtlichen russischen Interesses, sondern auch des Westens und der ganzen Welt, weil es die Region und die russische Kontrolle destabilisieren kann; dies impliziert eine neue Front möglicher Reibungen mit den USA, die sicherlich nicht bereit sind, Moskaus Warnung in einem antiukrainischen Ton zu akzeptieren, wo die Spannungen auch für diesen Präzedenzfall an eine Grenzsituation gelangen sollen.

Le retrait des Russes du Kazakhstan n'est pas trop sûr

 L'actuel président du Kazakhstan a déclaré que la situation dans le pays était revenue à la normale et a nommé un nouveau Premier ministre, qui ne tombe pas sous l'influence du président précédent. La stabilisation du pays devrait conduire au retrait des troupes étrangères présentes sur le territoire kazakh, appartenant à l'Organisation du traité de sécurité collective, à laquelle adhèrent l'Arménie, la Biélorussie, le Kazakhstan, le Kirghizistan, la Russie et le Tadjikistan. Les manifestations avaient commencé le 2 janvier en raison de l'augmentation du carburant et avaient révélé l'état de profonde crise sociale, politique et économique dans le pays, symptôme d'un mécontentement généralisé qui s'est manifesté par de grandes manifestations, violemment écrasées par les forces de police, à qui avait été autorisé à tirer directement dans la foule. Les manifestations avaient été qualifiées d'épisodes de terrorisme de la part de puissances étrangères non identifiées et étaient fonctionnelles à l'action russe pour réitérer que le pays kazakh ne pouvait échapper à l'influence de Moscou, qui, par ailleurs, craignait une répétition du cas ukrainien. La répression contre les manifestants a été bénie par Pékin comme un moyen d'éliminer les manifestations, peut-être une tentative de justifier par analogie, son action à Hong Kong et contre la population musulmane chinoise. Le président du Kazakhstan a souligné la nécessité de l'intervention des troupes russes et d'autres pays alliés pour rétablir l'ordre dans le pays face à la dangereuse menace terroriste, mal identifiée, qui menaçait de conquérir le principal centre économique du pays, Almaty ; ce qui aurait eu pour conséquence la perte de contrôle de l'ensemble du Kazakhstan. Selon le président kazakh, les troupes étrangères alliées devraient quitter le pays dans les dix jours. En réalité, il sera intéressant de vérifier si ces délais sont respectés : la peur russe d'un pays dérive vers l'Occident ne semble pas coïncider avec un retrait brutal des troupes de Moscou, surtout après l'effort fait pour réprimer la protestation kazakhe ; un séjour de seulement dix jours ne permettrait pas de contrôler efficacement l'évolution d'une situation de mécontentement qui représente bien plus qu'un mécontentement économique. Définir la protestation comme une émanation étudiée d'un plan terroriste, sans en désigner expressément les instigateurs, revient à la définir comme une sorte de tentative de subversion du pays de l'intérieur. Que ces instincts soient tout à fait vrais a peu d'importance pour la Russie, qui doit réitérer son contrôle quasi total sur ce qui est désormais défini comme sa propre zone d'influence, bien délimitée et absolument plus sujette à des variations négatives. Après tout, Poutine lui-même a approuvé la théorie terroriste du président kazakh, comme justification de l'intervention armée qu'il a lui-même planifiée. Sur le total de 2 300 soldats employés, le fait que la majorité soit russe semble assez significatif ; cependant, les besoins réels du pays sont clairement présents pour le nouveau gouvernement du Kazakhstan, qui entend promouvoir des programmes visant à promouvoir la croissance des revenus et à rendre un système fiscal plus équitable là où il y a de graves inégalités ; cependant, parallèlement à ces intentions, une augmentation des effectifs de la police et de l'armée est prévue pour mieux protéger la sécurité du pays. Ces intentions semblent réfuter l'hypothèse terroriste, utilisée uniquement pour la préservation du régime russe et d'intervention, mais admettent la présence de difficultés internes, difficultés qui pourraient potentiellement permettre de sortir de la zone d'influence russe notamment en présence d'un retournement démocratique, tentative auparavant réprimée à plusieurs reprises au niveau local sans intervention extérieure. Le besoin d'aide russe montre à quel point le pays a la capacité et la volonté de chercher une alternative à la situation actuelle. Ces prémisses placent le pays kazakh au centre de l'attention non seulement de l'intérêt évident de la Russie, mais aussi de l'Occident et du monde entier, car il peut déstabiliser la région et le contrôle russe ; cela implique un nouveau front de frictions possibles avec les USA, certainement peu disposés à accepter l'avertissement de Moscou dans une tonalité anti-ukrainienne, où la tension est destinée, également pour ce précédent, à atteindre une situation limite.