L’invasione russa dell’Ucraina cambia i rapporti internazionali di Mosca con i paesi europei; in particolare con Roma con la quale la Russia, malgrado il rispettivo schieramento su fronti opposti, è sempre stato contraddistinto da una buona intesa. Sono passati soltanto due anni dall’inizio della pandemia ed il convoglio dell’esercito russo con forniture mediche, con destinazione un centro del settentrione italiano tra i più colpiti, permetteva a Putin di raccogliere un ottimo risultato in termini di immagine. Ma questo è stato solo uno degli ultimi esempi di un rapporto basato sul pragmatismo italiano, basato sulla propria natura culturale e commerciale, che ha da sempre esercitato una forte capacità di attrazione nei confronti dei russi. Storicamente questo rapporto, perseguito seppure Roma è sempre stata una grande alleata di Washington, è stato mantenuto anche nella guerra fredda, con collaborazioni industriali e grazie alla presenza del più forte partito comunista occidentale. Più recentemente questi legami sono stati mantenuti anche dai governi a matrice progressista, capaci di ottenere forniture energetiche importanti ed aprire canali commerciali sempre più intensi nel genere del lusso, del turismo e dell’alimentare. Più recentemente i legami con Putin si sono sviluppati con i partiti sovranisti, anche per la strategia del presidente russo di volere dividere l’Unione Europea, tuttavia ciò non ha impedito un legame particolarmente importante con il governo in carica, dove, peraltro, partecipa il partito della Lega Nord, che da sempre ha legami stretti con il partito di Putin, circa ingenti forniture di gas russo. L’economia italiana dipende dal gas russo per circa il 45% del totale, che per ora sono assicurate, malgrado la decisione di Roma di affiancare l’Unione Europea e l’occidente nelle sanzioni contro il Cremlino. Nonostante i piani di riconversione verso una energia più pulita ed i contratti per nuove forniture di gas liquido proveniente dagli Stati Uniti, la preoccupazione nel tessuto sociale e produttivo è molto elevata. L’Italia oltre alle sanzioni economiche contro la Russia, si è impegnata in un programma molto vasto di forniture militari ai militari ucraini, che comprende missili antiaerei, missili anticarro, mitragliatrici di varia portata e munizioni, che potrebbero complicare di molto l’avanzata delle forze militari di Mosca. La combinazione tra la dipendenza dal gas russo con le forniture militari e le sanzioni potrebbero provocare un costo più alto per gli italiani, rispetto agli altri paesi componenti dell’Unione Europa. In realtà la posizione italiana non è stata da subito così netta, proprio per i timori dei vari comparti economici coinvolti nell’esportazione verso la Russia; la particolare sensibilità del governo in carica, guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea, verso l’economia ha fatto temere che Roma avrebbe potuto tenere un atteggiamento meno duro verso la Russia, in realtà lo spirito profondamente europeista ed atlantico della compagine governativa, ha permesso di superare questi ostacoli rappresentati dalla prospettiva di sicure perdite per l’economia nazionale. Per quanto riguarda le forniture di gas si tratta comunque di un rischio calcolato: l’Italia ha necessità del gas russo, ma la Russia ha ancora più necessità di venderlo, soprattutto dopo che è stata sottoposta al duro regime delle sanzioni, d’altra parte il comportamento di Putin ha avuto l’effetto positivo, ma non per la Russia, di compattare una Unione Europea, che ora risulta più unita che mai e che potrebbe dimostrarsi ancora più propensa a permettere elasticità di bilancio per chi si impegna nelle sanzioni e nella politica contro la Russia e nell’accoglienza dei profughi ucraini. I cardini dell’azione politica estera dell’Unione rimangono Parigi e Berlino, ma Roma arriva immediatamente dopo e per i pregressi rapporti con Mosca, potrebbe essere decisiva in una eventuale fase di negoziato per risolvere il conflitto, come, del resto, ha riconosciuto pubblicamente l’ambasciatore russo in Italia. La fermezza di Roma nel condannare, giustamente, la Russia non è, quindi, mai stata in discussione, ed anzi è rafforzata proprio dal volume di affari destinato a scendere per le casse italiane, tuttavia per il paese italiano potrebbe essere pronto un ruolo di primo piano se l’Unione vorrà impegnarsi in prima persona, pur essendo un protagonista di parte per l’appoggio fornito a Kiev, quando si dovrà finalmente passare la parola dalle armi al tavolo delle trattative.
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