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martedì 19 aprile 2022

La guerra ucraina non deve distogliere l'attenzione dal terrorismo islamico

 Con l’attenzione internazionale tutta concentrata sul conflitto ucraino, esiste il concreto rischio che il radicalismo islamico sfrutti questa situazione per riguadagnare terreno, sia dal punto di vista del terrorismo, che da da quello dell’occupazione di territori sguarniti da protezione internazionale. Questo timore è confermato dalle dichiarazioni del nuovo portavoce dello Stato islamico, che non ha perso l’occasione di esortare i sostenitori dell’estremismo islamico a sfruttare la situazione che vede il confronto di stati abitualmente schierati, anche se da posizioni differenti, contro i terroristi ed i radicali islamici. Il pericolo è la concentrazione di risorse e di attenzione sul conflitto ucraino, che potrebbe consntire una maggiore libertà di azione, sia in Europa, che in Russia. In questo momento, malgrado le minacce siano rivolte più alla parte occidentale del continente europeo, la nazione che appare più vulnerabile è la Russia, perchè impegnata in prima persona nel conflitto e con truppe, spesso usate contro i terroristi islamici, impegnate nelle zone del Donbass; tuttavia la situazione attuale potrebbe portare ad alleanze singolari e temporanee in grado di combattere contro nemici comuni. La spregiudicatezza di alcuni attori coinvolti potrebbe studiare ritorsioni non convenzionali e violente contro i paesi occidentali, colpevoli di appoggiare in vari modi la resistenza ucraina. Potrebbero venire a crearsi pericolosi precedenti, sopratutto se una parte sarà costretta a subire sanzioni sempre più pesanti ed a protrarre una guerra che credeva ci concludere rapidamente. Dal punto di vista dell’Europa, ma anche degli Stati Uniti, appare fondamentale vigilare sui  propri territori, ma ciò non è sufficiente dato che è necessario impedire una nuova avanzata dello Stato islamico su territori che presentano delle caratteristiche in grado di favorire questo scenario. Se nei paesi asiatici la minaccia è stata circoscritta, ma il fenomeno non deve comunque essere sottovalutato, appare più preoccupante la situazione delle zone sub sahariane del continente africano, dove il radicalismo islamico riesce ad imporsi andando a riempire vuoti, che la carenza finanziaria degli stati nazionali non permette di colmare. Ora la concentrazione e lo sforzo finanziario per fornire le necessarie armi all’Ucraina, unito al continuo sforzo diplomatico per arginere il conflitto possono distogliere le già scarse risorse per preservare la fascia centrale africana dal terrorismo. Occorre anche ricordare la situazione di paesi come l’Afghanistan, dove l’abbandono americano ha  creato condizioni favorevoli per l’insediamento di base terroristiche o l’atteggiamento di paesi formalmente alleati nella lotta al terrorismo, dove l’atteggiamento ambiguo dei governi continua a permettere pericolose contiguità con il radicalismo islamico. Più riparata da questa possibile recrudescenza del terrorismo, anche in virtù del suo sistema politico, appare laCina sul prpro territorio, ma che non può non essere coinvolta in uno stato di apprensione nei tanti paesi dell’Africa subsahariana, che sono stati oggetto di cospicui finanziamenti. Uno dei pericoli più concreti, in una fase di regressione economica e scarsità di risorse, scambi bloccati dalle sanzioni, è una ulteriore contrazione della crescita, proprio provocata da azioni contro i centri di estrazione e produzione africani; a ciò potrà anche concorrere l’incremento delle crisi alimentari e delle carestie provocate dall’interrruzione dell’esposrtazione del grano ucraino e dei fertilizzanti russi. Le possibilità di azione del terrorismo islamico dispone, quindi, di una varietà di strumenti, che vanno molto aldilà delle pratiche tradizionali, basate quasi esclusivamente sull’uso della violenza: attirare una platea sempre più vasta di seguaci, grazie allo stato sempre maggiore di povertà di una parte consistente di popolazione africana; per questo motivo è importante non abbandore i paesi africani e mantenere presidi militari in grado di affiancare gli eserciti nazionali per la protezione delle comunità locali. Non bisogna abbassare il controllo ed il contrasto sulle economie che favoriscono il terrorismo, come il traffico di esseri umani ed i commerci di stupefacenti ed armi. Se il sostegno all’Ucraina è fondamentale per la sopravvivenza delle democrazie occidentali, non meno importante è il continuo contrasto al terrorismo islamico, che, seppure con metodi differenti, ha smpre l’obiettivo di contrastare l’udea stessa del mantenimento della democrazia, in questo certamente non diverso da quanto si prefigge il capo del Cremlino.  

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