Una delle ricadute internazionali più importanti che si verificherà con l’invasione dell’Ucraina consiste nel blocco della esportazione e produzione di grano. Nei paesi ricchi questo fatto si traduce con un sostanzioso contributo dell’aumento dell’inflazione, causata dalla maggiorazione delle materie prime destinate all’industria alimentare. La problematica è molto sentita ed i governi dei paesi industrializzati hanno dei margini di manovra per cercare di limitare i danni, soprattutto per le fasce di popolazione più povera. Ben altro ordine di problemi, però, si verifica per i paesi poveri o anche per quelli la cui ricchezza nazionale si è fortemente ridotta per la somma delle contingenze della pandemia ed ora della guerra. Diversi paesi africani, ad esempio, stanno finendo le riserve di grano e la prospettiva di ragioni aggiuntive alle già presenti per determinare nuove carestie, si fa sempre più concreta. Mosca invadendo il paese ucraino e sottoponendo i porti di Kiev, da dove transitano le esportazioni di grano, sta creando i presupposti per generare una crisi alimentare globale; occorre ricordare che questo fattore va ad aggravare situazioni precedenti già difficili a causa della penuria di acqua e di situazioni politiche fortemente instabili, che non consentono, di fatto, una autonomia alimentare per molti paesi. Risulta difficile credere che questi risultati siano solamente effetti collaterali di una guerra pensata male e condotta peggio. Sembra più facile credere ad un piano politico funzionale a creare una situazione favorevole per il Cremlino nei confronti dell’Europa. Putin si deve essere ispirato ai vari dittatori, che hanno usato l’emigrazione verso il continente europeo, come forma di pressione su Bruxelles: la tattica è risultata quasi sempre vincente, perché ha creato divisioni profonde tra i membri dell’Unione, specialmente sulle modalità e quantità di accoglienza. Sicuramente agli strateghi russi non può essere sfuggita questa eventualità, che può diventare un’arma puntata direttamente verso l’Europa, tuttavia le implicazioni vanno oltre le ragioni geopolitiche e contingenti alla guerra stessa: la responsabilità di affamare milioni di persone non deve essere sottovalutata dai nemici di Putin e della Russia, come sta avvenendo attualmente, con questo fattore che sembra sottovalutato e a cui non viene dato il necessario risalto politico e giornalistico. La questione è prima di tutto umanitaria: bloccare le esportazioni del grano ucraino, provoca la privazione degli alimenti di base di gran parte dei paesi poveri, innescando processi di scarsità alimentare, che possono portare alla denutrizione, con il conseguente peggioramento delle condizioni igienico sanitarie, ma anche collegate alla stabilità politica, in molti casi già precaria di diversi paesi poveri. Come se ne deduce le implicazioni hanno una gravità così intensa da non essere da meno della situazione attuale sui campi di battaglia ucraini, con il gran numero di morti e sfollati che l’invasione russa ha generato. Quello che rischia di materializzarsi è un numero di vittime addirittura molto superiore a quelle del computo dell’operazione militare speciale; in questo triste conteggio dovranno, infatti, essere inclusi i deceduti per carenze alimentari, quelli per gli effetti delle condizioni igienico sanitarie conseguenti alla denutrizione, quelli relativi ai probabili moti popolari per la mancanza di cibo ed, infine, le vittime delle migrazioni causate dalla impossibilità di nutrirsi. Quindi se Mosca dovrà rispondere ai tribunali internazionali per le atrocità commesse dai suoi soldati, altresì dovrà rispondere presso le stesse sedi di essere stata la causa di avere affamato milioni di persone, con tutte le conseguenze sopra esposte. Pur comprendendo che le cancellerie mondiali si stanno concentrando sui crimini in territorio ucraino, la questione della responsabilità di affamare i paesi poveri non sembra trattata in maniera adeguata e con la giusta rilevanza. Occorre che i paesi occidentali, parallelamente al necessario aiuto militare a Kiev, inizino a pensare a strategie che possano permettere al paese ucraino di esportare quello che sono riusciti a produrre ed a raccogliere, integrando con aiuti alimentari i paesi che saranno maggiormente colpiti dalla carestia alimentare: questo con il duplice scopo di annullare o almeno attenuare gli effetti della strategia di Putin, scongiurando gli effetti negativi sui paesi europei e di creare le condizioni per combattere in maniera efficace la fame nel mondo. Ciò servirà anche a dare una nuova immagine dell’occidente per contrastare le azioni russe e cinesi nei paesi africani.
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