La dichiarazione del ministro della difesa russo, relativa al contrasto del trasporto delle armi a favore dell’Ucraina, rischia di essere un ulteriore elemento in grado di elevare la tensione tra Mosca e Bruxelles. Il massimo esponente del dicastero della difesa di Mosca ha espressamente dichiarato che ogni mezzo dell’Alleanza Atlantica che trasporterà armi e munizioni per l’esercito ucraino, sarà distrutto; i convogli che arriveranno nel paese ucraino trasportando armamenti saranno considerati obiettivi legittimi. Queste affermazioni, pur non rappresentando una novità, perché alcuni convogli sarebbero già stati colpiti, sono molto gravi perché rivolte direttamente all’Alleanza Atlantica, che non può reagire passivamente alla minaccia di essere diventata un bersaglio esplicito. Per il momento siamo ancora alla fase delle minacce, che, in un certo senso, è una situazione politica, seppure al limite; molto diverso potrebbe essere il caso di un convoglio dell’Alleanza Atlantica colpito dai russi, soprattutto dopo queste minacce. Certamente non è da prefigurare una rinuncia di Bruxelles alle forniture di armi a Kiev, anche in ragione dei sostanziosi stanziamenti già previsti da Biden ed, insieme, non si può certo pensare ad eventuali rappresaglie, nel caso un convoglio venga colpito. Con la situazione attuale l’eventuale rappresaglia sarebbe demandata allo stesso esercito ucraino e non eseguita direttamente dalle forze dell’Alleanza Atlantica, tuttavia è facile individuare, da parte di Mosca, occasioni per minacciare membri della NATO, che confinano con l’Ucraina ed aumentare le possibilità di uno scontro capace di scatenare il terzo conflitto mondiale. Mosca, peraltro, ha già più volte minacciato Polonia, Romania, Bulgaria ed i paesi baltici perché ospitano basi militari americane e la ricerca strumentale di un incidente sarebbe una mossa funzionale per proclamarsi paese aggredito. Nel frattempo Helsinki ha nuovamente denunciato un episodio di sconfinamento di un velivolo militare russo, che si è addentrato nel territorio finlandese per almeno cinque chilometri; questa violazione del confine, rappresenta il secondo episodio in poco meno di un mese e mira a minacciare lo stato nordico per la sua volontà di abbandonare il suo status di paese neutrale per entrare nell’Alleanza Atlantica. Come si vede, anche su questo fronte Mosca è sempre vicino a creare un incidente in grado di fare precipitare lo stato attuale delle cose verso conseguenze ancora più gravi. La tattica russa, probabilmente rientra in un tentativo di logoramento, che pare un calcolo sbagliato, come quello che la NATO e l’Unione Europea si sarebbero divise e che ha portato il paese russo a diventare una sorta di paria internazionale. Dal punto di vista diplomatico si moltiplicano le azioni e le dichiarazioni contro l’aggressione di Mosca: il primo ministro portoghese, annunciando una sua visita a Kiev, ha richiesto una maggiore capacità di reazione all’Unione Europea, soprattutto sul tema delle emergenze che riguardano il popolo ucraino, ma anche per il sostegno finanziario e militare, anche in maniera indipendente dal processo di adesione all’Unione. Durante la visita del primo ministro giapponese a Roma, Giappone ed Italia hanno ribadito la necessità della difesa dell’ordine mondiale, basato sulle regole del diritto internazionale, una implicita condanna per Mosca, ma anche un avvertimento per la Cina, perché le regole internazionali devono valere anche per le questioni marittime, alle quali Tokyo è particolarmente sensibile per le violazioni di Pechino nel mare limitrofo. Il timore del Giappone e di altri soggetti internazionali, è che la violazione del diritto internazionale perpetrata dalla Russia, costituisca un esempio per risolvere altre questioni internazionali con l’utilizzo del mezzo militare, anziché con la diplomazia. Mosca ha violato una consuetudine che potrebbe essere ancora infranta con modalità analoghe ed è un compito della comunità internazionale impegnarsi affinché ciò non si ripeta; questo tema sarà centrale per molto tempo e dovrà riguardare anche una necessaria revisione del funzionamento delle Nazioni Unite, troppo condizionate dai veti dei membri permanenti; un analogo problema che riguarda l’Unione Europea vincolata alla regola dell’unanimità nelle decisioni dei provvedimenti. Il tema delle decisioni degli organismi sovranazionali diventa sempre più centrale nel contrasto di azioni di paesi dove la democrazia è poca o nulla e l’autoritarismo ha il vantaggio della velocità delle decisioni.
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