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venerdì 22 agosto 2025

Cina e India si riavvicinano, grazie alle politiche di Trump

 Uno degli effetti collaterali, in politica estera, dei dazi di Trump è quello di avere provocato l’avvicinamento di nazioni tradizionalmente lontane. Il caso più eclatante è quello dei nuovi rapporti che si stanno instaurando tra India e Cina, finora paesi tradizionalmente avversari. Le due grandi nazioni asiatiche condividono migliaia chilometri di frontiera, lungo la quale le tensioni sono state ripetute nel tempo; anche la questione tibetana ha contribuito a questi attriti e la vicinanza tra India ed USA ha contribuito alla diffidenza della Cina verso il paese indiano. In realtà la questione di contrasto maggiore è stata la lotta per il predominio del continente asiatico tra i due paesi, che il grande progresso cinese ha determinato a proprio favore. Questo finché la variabile Trump non è comparsa sulla scena. Anche se nel primo mandato dell’inquilino della Casa Bianca i rapporti con Nuova Delhi erano del tutto diversi, con il secondo mandato l’India ha rivendicato una maggiore neutralità sulle questioni internazionali, rispetto alla posizione USA, non ha gradito, che in occasione del conflitto tra India e Pakistan Trump si assegnasse il merito della fine dei contrasti ed infine il governo indiano non ha gradito che cittadini del proprio paese siano stati esposti in manette, come veri e propri trofei nella lotta contro gli immigrati irregolari, caposaldo del presidente americano. Se questi argomenti avevano già incrinato i rapporti tra i due paesi, la decisione di applicare dazi del 50% sui prodotti indiani verso gli USA, a causa dell’acquisto del petrolio russo da parte dell’India, ha congelato del tutto le relazioni. Ciò ha provocato un effetto certamente non desiderato, ma fortemente prevedibile, dalla politica estera americana: il riavvicinamento, impensabile fino a poco tempo fa, tra Nuova Delhi e Pechino. Ora fare tornare indietro questo processo risulterà oltremodo difficile per gli strateghi della Casa Bianca. Le relazioni riprese tra i rispettivi ministri degli esteri dei due paesi, si preannunciano soltanto come un punto di partenza dei nuovi rapporti. Il primo passo sarà quello di riaprire gli scambi commerciali su tre valichi himalayani e la ripresa dei voli diretti trai due paesi, non più praticati dal 2020 e, inoltre, il rilascio dei visti per turismo, affari ed informazione. Questi primi sviluppi sono soltanto una piccola parte del potenziale commerciale che i due paesi possono intraprendere, andando almeno in parte, a colmare gli effetti dei dazi americani. Anche all’interno dell’organizzazione dei BRICS, Pechino si è già sbilanciata per il sostegno dell’India ad ospitare il vertice del prossimo anno tra Brasile, Cina, India e Sud Africa, per aumentare le relazioni commerciali tra questi paesi. Una forma di collaborazione più stretta tra questi paesi, in materia di scambi commerciali e finanziari, fono ad arrivare ad una intesa su di una valuta comune alternativa al dollaro, può mettere in seria difficoltà l’economia americana, che sta alienandosi la collaborazione di paesi prima amici, soltanto per ragioni ideologiche o di opportunità relativa, con il risultato di rafforzare la Cina, come prima forza industriale del mondo. Occorre tenere conto che la vicinanza alla Russia, per l’India è quasi una consuetudine, ma l’azione americana la sta rafforzando, diverso è l’avvicinamento alla Cina, che rappresenta una vera e propria novità sullo scacchiere mondiale e che anche dal punto di vista strategico rischia di creare un blocco asiatico molto avverso agli USA. Washington fino dalla presidenza Obama ha messo al centro dei propri interessi politici ed economici il versante asiatico a discapito dell’Europa: lo scopo era quello di isolare la Cina, dottrina in cui si è riconosciuto anche Trump, tuttavia la sua azione sta favorendo un esito ben differente dalle intenzioni originarie. A questo punto la Cina ha dalla propria parte la Russia e l’avvicinamento dell’India, significa togliere un alleato, anche se non così stretto, agli Stati Uniti, che possono contare soltanto su Giappone e Corea del Sud in quell’area del mondo. L’imperizia di Trump e di chi si è circondato sta producendo danni notevoli alla politica estera americana, che non sono ancora del tutto compresi dentro ai centri di potere americani, ormai saldamente in mano ai Repubblicani amici del presidente. Con l’isolamento il programma di rifare grande l’America non può riuscire e si produrranno macerie che sarà difficile ricomporre, non solo sul piano politico ma anche su quello economico. 

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