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venerdì 29 maggio 2015
لاجارد اليونان قد ترك اليورو
كريستين لاجارد قد أعلن صراحة أن خروج اليونان من منطقة اليورو هو فرصة التي قد تواجهك بطريقة ملموسة. نفاد
صبر الدائنين أثينا يتحرك الغلاف الجوي رزين لصندوق النقد الدولي، إلى
إثارة المخاوف الرئيسية هي التكاليف التي خططت الحكومة اليونانية للمعاشات
ورواتب الدولة، وحذر من قبل المجتمع المالي كما أعرب عن الرغبة في عدم
الرغبة في الوفاء الإصلاحات اللازمة لسداد الديون اليونانية. حذرت
لاغارد أن إدارة خروج محتمل في البلاد من منطقة اليورو لن يكون اليونانية
سهلة لإدارة، ولكن سيكون التغلب بالتأكيد من العملة الموحدة. في
المقابل، المفوض الأوروبي للشؤون الاقتصادية بيير موسكوفيتشي، قد تحدث عن
صفقة محتملة مع أثينا، لكنه نفى البيانات التي أدلى بها الحكومة اليونانية،
أن الطريق التي اتخذها الاتحاد الأوروبي قد وصلت بالفعل ثلاثة أرباع
المجموع. على
الجانب الآخر المحيط الأميركيين والكنديين إظهار الخوف معين من العواقب
التي قد تنجم عن خروج اليونان من منطقة اليورو، ورؤية إضعاف كبير من السوق
الأوروبية، فإنه يعتبر أساسيا لبضائعهم. لتم طلب هذا الغرض المزيد من المرونة للسماح اليونان لحل مشاكلها. الخوف
هو أن انهيار اليونانية يمكن أن تجعل الاقتصاد العالمي هشا للغاية، عندما
يرى إمكانية إنشاء منطقة تجارة حرة كبيرة بين أوروبا وأمريكا. إلا
أن صلابة يوضح ألمانيا يبدو أن توجيه نحو الاتجاه المعاكس لذلك موضع تقدير
من الولايات المتحدة الأمريكية، والحل بالنسبة لليونان. للقيام بذلك كنت أعتقد أن مشاركة أكبر من جانب الولايات المتحدة ودول أخرى خارج أوروبا، مع المساعدة العملية في أثينا. هذا
يمكن تجنب المخاطر السياسية للتحرك اليونان من الغرب إلى روسيا، التي
أثبتت مرارا وتكرارا مصلحة في التحالف مع أثينا، على أساس الانتماء الديني
المشترك، ولكن مع آثار واضحة ذات الطابع الاستراتيجي والرغبة في زعزعة
استقرار " الحلف الأطلسي. من
ناحية أخرى فإنه ينبغي لهذه القضايا إقناع الاتحاد الأوروبي نفسه إلى موقف
مختلف، وليس فقط واحدة تستند فقط على البيانات المالية. خروج اليونان يمكن أن تفتح ثقبا في منطقة اليورو أنه قد لا تنعكس أيضا في شكل بروكسل السياسية والمؤسسية. احتمال وجود سيناريو يمكن أن تؤدي إلى تفكك الاتحاد الأوروبي يمكن أن يبدأ الحق من إمكانية استبعاد أثينا من منطقة اليورو. حول
هذه المسائل التي ينبغي توعية عن صندوق النقد الدولي، الذي يتحمل مسؤوليات
محددة بشأن الأزمة اليونانية، التي وفرت أبدا إجابات شاملة. البيانات الخطر من اغارد لم يتم تقييمها بشكل جيد من قبل رئيس صندوق النقد الدولي، ويبدو موقفه للمس المسؤولية. سوف AL العكس يكون من المرغوب فيه أن يكون البحث أكثر فعالية للحلول بدلا من عرضها على البيانات طفح الصحافة.
Birmania: lo strano silenzio di Aung San Suu Kyi sulla questione dei Rohingyas
Agli appelli per la difficile situazione del popolo dei Rohingya, vittime dell’estremismo buddista presente in Birmania, hanno aderito diversi premi Nobel per la pace, tra cui la massima autorità della religione buddista, il Dalai Lama e l’arcivescovo Desmond Tutu, oltre a varie personalità mondiali ed organizzazioni umanitarie. La vicenda del popolo musulmano dei Rohingya è trascurata da anni dalla comunità internazionale, questa popolazione, pur essendo presente da diverso tempo in Birmania e stanziata sul territorio statale è ampiamente discriminata ed esclusa dai più elementari diritti, quali la cittadinanza e, fra gli altri, l’accesso al mondo del lavoro ed alle cure mediche. La situazione insostenibile, anche a causa di recenti scontri religiosi causati dagli estremisti buddisti, che hanno provocato oltre 120 morti, i Rohingya sono stati costretti a fuggire dal paese birmano ed a diventare migranti in ostaggio di organizzazioni criminali. L’accresciuto afflusso dell’immigrazione clandestina, in una sorta di ripetizione della situazione del mediterraneo meridionale, ha costretto i paesi di destinazione dei flussi migratori, quali Malesia, Indonesia e Thailandia a chiudere le proprie frontiere, fornendo soltanto aiuti materiali in alto mare; il risultato è che i cargo mercantili stipati di persone si sono trasformati in veri e propri campi di concentramento galleggianti, dove i migranti sono sottoposti, oltre a ricatti economici, ad ogni forma di violenza, fino all’omicidio. In tutta questa situazione sorprende il silenzio della premio Nobel birmana Aung San Suu Kyi, sollecitata all’intervento in favore dei migranti musulmani, anche dal Dalai Lama. Per ora la premio Nobel birmana ha risposto che solo il governo in carica potrebbe fare qualcosa, nonostante la sua continua partecipazione alle sedute parlamentari, Aung San Suu Kyi, fornisce l’impressione di non volere intervenire nella questione. Secondo diversi analisti il partito della premio Nobel è dato per favorito alle prossime elezioni nazionali ed un suo eventuale pronunciamento in favore dei profughi musulmani, potrebbe costituire l’unico motivo per pregiudicare una vittoria annunciata. Se questo scenario dovesse essere veritiero Aung San Suu Kyi manterrebbe un comportamento speculativo, con il solo scopo di ottenere voti, in netto contrasto con la sua storia personale e politica. Questa impressione è condivisa dal rappresentante di Human Rights Watch, che nutre forti dubbi sulla coerenza della donna che vinse il premio Nobel nel 1991. Aung San Suu Kyi è stata un vero e proprio simbolo per i diritti civili e democratici, è stata per quindici anni agli arresti domiciliari ed ha sacrificato il suo ruolo di madre per la lotta per la democrazia nel suo paese. Aung San Suu Kyi sembra essersi piegata alle esigenze politiche imposte da un ambiente dove il buddismo estremista è sempre più rilevante in una società che è diventata intollerante e che usa la matrice religiosa per risolvere questioni, che andrebbero affrontate nella maniera opposta. Se questa analisi è vera, il mito di Aung San Suu Kyi decade miseramente e le prospettive per un eventuale governo del suo partito non offrono speranze per un processo democratico lungamente atteso dalla comunità internazionale. Non anteporre la protezione delle minoranze, che dovrebbe diventare un punto del programma elettorale di ogni forza politica che si batte per i diritti civili, al mero risultato elettorale, denota una mancanza di personalità politica, che non assicura una garanzia di insediare un percorso democratico in maniera sufficiente. Se Aung San Suu Kyi vincerà le elezioni, potrebbe essere imbarazzante per le nazioni democratiche e le organizzazioni sovranazionali avere rapporti con la maggiore rappresentante di una forza politica che non ha detto, ne fatto nulla per aiutare un popolo perseguitato ed allo stremo.
Burma: the strange silence of Aung San Suu Kyi on the issue of the Rohingyas
Appeals
to the plight of the Rohingya people, victims of extremism present in
Buddhist Burma, joined several Nobel prizes for peace, including the
highest authorities of the Buddhist religion, the Dalai Lama and
Archbishop Desmond Tutu, as well as various world personalities and humanitarian organizations. The
story of the people of the Muslim Rohingya has neglected for years by
the international community, this population, although present for some
time in Burma and allocated on state land is widely discriminated
against and excluded from the most basic rights, such as citizenship
and, among others, access to employment and medical care. The
untenable situation, also because of recent religious clashes caused by
Buddhist extremists, causing over 120 deaths, the Rohingyas have been
forced to flee the country and the Burmese migrants to become hostage of
criminal organizations. The
increased influx of illegal immigration, in a kind of repetition of the
situation in the southern Mediterranean, forced the countries of
destination of migration flows, such as Malaysia, Indonesia and Thailand
to close its borders, providing material aid only on the high seas; the
result is that the merchant freighter crammed of people have become
veritable floating concentration camps, where the migrants are
subjected, as well as economic blackmail, to all forms of violence, to
murder. In
this whole situation surprising silence of the Nobel laureate Aung San
Suu Kyi, urged the intervention in favor of Muslim migrants, including
from the Dalai Lama. For
now, the Burmese Nobel laureate replied that only the incumbent
government could do something, despite his continued participation in
parliamentary sessions, Aung San Suu Kyi, gives the impression of not
wanting to intervene in the matter. According
to several analysts the party of Nobel Prize is given for favorite in
the upcoming national elections and its possible pronouncement in favor
of the Muslim refugees, could be the only reason to prejudice a victory
announced. If
this scenario were to be truthful Aung San Suu Kyi would keep a
speculative behavior, with the sole purpose of obtaining votes, in stark
contrast with his personal history and politics. This
feeling is shared by the representative of Human Rights Watch, which
has serious doubts about the coherence of the woman who won the Nobel
Prize in 1991. Aung San Suu Kyi was a real symbol for the civil and
democratic rights, it has been for fifteen years under house arrest and has sacrificed her role as mother in the fight for democracy in his country. Aung
San Suu Kyi appears to have bowed to political demands imposed by an
environment where Buddhism extremist is increasingly important in a
society that has become intolerant and who uses religious matrix to
resolve issues, which should be addressed in an opposite way. If
this analysis is true, the myth of Aung San Suu Kyi decade miserably
and prospects for an eventual government of his party do not offer hope
for a democratic process, long awaited by the international community. Do
not precede the protection of minorities, which should become a point
of the election program of each political force that fights for civil
rights, the mere outcome of the election, shows a lack of political
personality, which does not assure a guarantee to install a democratic
path in sufficiently. If
Aung San Suu Kyi will win the election, could be embarrassing for the
democratic nations and supranational organizations have relationships
with the major representative of a political force that has not said, he
did nothing to help a persecuted people and its last legs.
Birmania: el extraño silencio de Aung San Suu Kyi en el tema de los rohingyas
Hace
un llamamiento a la difícil situación de los Rohingya, víctimas del
extremismo presente en Birmania budista, se unieron varios premios Nobel
de la paz, incluyendo las más altas autoridades de la religión budista,
el Dalai Lama y el arzobispo Desmond Tutu, así como varias personalidades del mundo y las organizaciones humanitarias. La
historia del pueblo de los rohingya musulmana ha descuidado durante
años por la comunidad internacional, esta población, aunque está
presente desde hace algún tiempo en Birmania y asignado en tierras del
Estado es ampliamente discriminados y excluidos de los derechos más
básicos, como la ciudadanía y, entre otros, el acceso al empleo y la atención médica. La
situación insostenible, también a causa de los enfrentamientos
religiosos recientes causados por los extremistas budistas, causando
más de 120 muertes, los rohingyas han visto obligados a huir del país y
los migrantes birmanos para convertirse en rehén de las organizaciones
criminales. El
aumento de la afluencia de la inmigración ilegal, en una especie de
repetición de la situación en el sur del Mediterráneo, obligó a los
países de destino de los flujos migratorios, como Malasia, Indonesia y
Tailandia para cerrar sus fronteras, proporcionando ayuda material sólo
en alta mar; el
resultado es que el carguero mercante abarrotado de personas que se han
convertido en verdaderos campos flotantes de concentración, donde son
sometidos los migrantes, así como chantaje económico, a todas las formas
de violencia, hasta el asesinato. En
esta situación todo sorprendente silencio de la premio Nobel Aung San
Suu Kyi, instó a la intervención en favor de los inmigrantes musulmanes,
incluyendo desde el Dalai Lama. Por
ahora, el premio Nobel de Birmania respondió que sólo el gobierno de
turno podría hacer algo, a pesar de su continua participación en las
sesiones parlamentarias, Aung San Suu Kyi, da la impresión de no querer
intervenir en el asunto. Según
varios analistas el partido del Premio Nobel se da por favorito en las
próximas elecciones nacionales y su posible pronunciamiento a favor de
los refugiados musulmanes, podría ser la única razón para perjudicar una
victoria anunciada. Si
este escenario fuera a ser veraz, Aung San Suu Kyi iba a mantener un
comportamiento especulativo, con el único propósito de votos que
obtengan, en marcado contraste con su historia personal y política. Este
sentimiento es compartido por el representante de Human Rights Watch,
que tiene serias dudas sobre la coherencia de la mujer que ganó el
Premio Nobel en 1991. Aung San Suu Kyi fue todo un símbolo de los
derechos civiles y democráticos, ha sido durante quince años bajo arresto domiciliario y ha sacrificado su papel de madre en la lucha por la democracia en su país. Aung
San Suu Kyi parece haber cedido a las exigencias políticas impuestas
por un entorno en el budismo extremista es cada vez más importante en
una sociedad que se ha vuelto intolerante y que utiliza la matriz
religiosa para resolver los problemas que deben ser abordados de manera
opuesta. Si
este análisis es verdad, el mito de la década de Aung San Suu Kyi
miserablemente y las perspectivas de un eventual gobierno de su partido
no ofrecen esperanza para un proceso democrático, tan esperado por la
comunidad internacional. No
preceder a la protección de las minorías, que debe convertirse en un
punto del programa electoral de cada fuerza política que lucha por los
derechos civiles, el mero resultado de la elección, muestra una falta de
personalidad política, que no asegura una garantía para instalar un
camino democrático en suficientemente. Si
Aung San Suu Kyi va a ganar las elecciones, podría ser embarazoso para
las naciones democráticas y organizaciones supranacionales tienen
relaciones con el principal representante de una fuerza política que no
ha dicho, no hizo nada para ayudar a un pueblo perseguido y las últimas.
Burma: der seltsame Stille Aung San Suu Kyi in der Frage der Rohingya
Appelliert
an die Not der Rohingya, Opfer in Burma Buddhist vorliegenden
Extremismus, schloss mehrere Nobelpreise für den Frieden, darunter die
höchsten Autoritäten der buddhistischen Religion, der Dalai Lama und
Erzbischof Desmond Tutu sowie verschiedenen Welt Persönlichkeiten und humanitären Organisationen. Die
Geschichte von den Menschen in der muslimischen Rohingya ist seit
Jahren von der internationalen Gemeinschaft vernachlässigt diese
Bevölkerung, wenn auch für einige Zeit in Burma Gegenwart und auf
Staatsland zugewiesen wird weit diskriminiert und aus den Grundrechten,
wie Bürgerschaft und unter anderem ausgeschlossen, Zugang zu Beschäftigung und medizinischer Versorgung. Die
unhaltbare Situation, auch wegen der jüngsten Zusammenstöße von
buddhistischen religiösen Extremisten hervorgerufen, was zu mehr als 120
Todesfällen, die Rohingya wurden gezwungen, das Land und die
birmanische Migranten fliehen, um Geisel krimineller Organisationen
geworden. Die
erhöhte Zustrom von illegalen Einwanderung, in einer Art Wiederholung
der Situation im südlichen Mittelmeerraum, zwang die Bestimmungsländer
der Migrationsströme, wie Malaysia, Indonesien und Thailand, seine
Grenzen zu schließen, die Bereitstellung materieller Hilfe nur auf hoher
See; das
Ergebnis ist, dass der Händler Frachter von Menschen vollgestopft haben
sich zu regelrechten Schwimmkonzentrationslager, in denen die Migranten
ausgesetzt sind, sowie wirtschaftliche Erpressung, um allen Formen der
Gewalt, zum Mord. In
dieser ganzen Situation überraschend Stille der Nobelpreisträger Aung
San Suu Kyi, forderte die Intervention zugunsten der muslimischen
Migranten, darunter von der Dalai Lama. Denn
jetzt, antwortete die birmanische Nobelpreisträger, dass nur der
amtierenden Regierung könnte etwas trotz seiner fortgesetzten Teilnahme
an Parlamentssitzungen dazu, Aung San Suu Kyi, vermittelt den Eindruck
nicht wollen, in dieser Sache zu intervenieren. Laut
mehreren Analysten die Partei der Nobelpreis für die beliebtesten bei
den bevorstehenden Parlamentswahlen und deren mögliche Erklärung
zugunsten der muslimischen Flüchtlingen gegeben, könnte der einzige
Grund, um einen Sieg angekündigt beeinträchtigen könnte. Wenn
dieses Szenario waren ehrlich zu sein Aung San Suu Kyi wäre ein
spekulatives Verhalten zu halten, mit dem alleinigen Zweck der Gewinnung
von Stimmen, in krassem Gegensatz mit seiner persönlichen Geschichte
und Politik. Dieses
Gefühl wird durch die Vertreter von Human Rights Watch, die ernsthafte
Zweifel an der Kohärenz der Frau, die den Nobelpreis im Jahr 1991 Aung
San Suu Kyi ein echtes Symbol für den zivilen und demokratischen Rechte
gewonnen wurde geteilt hat, hat es seit fünfzehn Jahren unter Hausarrest und hat ihre Rolle als Mutter im Kampf für die Demokratie in seinem Land getötet. Aung
San Suu Kyi scheint mit politischen Forderungen nach einer Umgebung
auferlegt gebeugt haben, wo der Buddhismus extremistischen ist in einer
Gesellschaft, die sich intolerant ist und die religiös-Matrix verwendet,
um Probleme, die in einer entgegengesetzten Weise angegangen werden
sollte lösen zunehmend an Bedeutung. Wenn
diese Analyse stimmt, weiß der Mythos von Aung San Suu Kyi Jahrzehnt
kläglich und die Aussichten für eine eventuelle Regierung seiner Partei
nicht bieten Hoffnung auf einen demokratischen Prozess, lange von der
internationalen Gemeinschaft erwartet. Den
Schutz von Minderheiten, die einen Punkt des Wahlprogramms von jeder
politischen Kraft, die für die Bürgerrechte bekämpft werden sollte nicht
vorausgehen, die bloße Ergebnis der Wahl, eine fehlende politische
Persönlichkeit, die nicht gewährleisten, ist eine Garantie, um einen
demokratischen Weg in zu installieren ausreichend. Wenn
Aung San Suu Kyi wird die Wahl gewinnen, könnte peinlich für die
demokratischen Staaten und supranationalen Organisationen haben
Beziehungen mit den wichtigsten Vertreter einer politischen Kraft, die
nicht gesagt hat, er tat nichts, um verfolgten Leute und den letzten
Zügen zu helfen.
Birmanie: l'étrange silence de Aung San Suu Kyi sur la question des Rohingyas
Appels
à la situation des Rohingyas, victimes de l'extrémisme présent dans
bouddhiste en Birmanie, rejoint plusieurs prix Nobel de la paix, y
compris les plus hautes autorités de la religion bouddhiste, le
Dalaï-lama et l'archevêque Desmond Tutu, ainsi que diverses personnalités du monde et les organisations humanitaires. L'histoire
du peuple de la musulmane rohingya a négligé pendant des années par la
communauté internationale, cette population, bien que présent depuis un
certain temps en Birmanie et alloué sur les terres de l'État est
largement victime de discrimination et exclus des droits les plus
fondamentaux, tels que la citoyenneté et, entre autres, accès à l'emploi et aux soins médicaux. La
situation intenable, aussi parce que des affrontements religieux
récents causés par des extrémistes bouddhistes, faisant plus de 120
morts, les Rohingyas ont été contraints de fuir le pays et les migrants
birmans à devenir l'otage des organisations criminelles. L'afflux
croissant de l'immigration illégale, dans une sorte de répétition de la
situation dans le sud de la Méditerranée, a forcé les pays de
destination des flux migratoires, comme la Malaisie, l'Indonésie et la
Thaïlande de fermer ses frontières, en fournissant une aide matérielle
seulement en haute mer; le
résultat est que le cargo marchand bourré de gens sont devenus de
véritables flottants camps de concentration, où les migrants sont
soumis, ainsi que le chantage économique, à toutes les formes de
violence, à assassiner. Dans
toute cette situation de silence surprenant de la lauréate du prix
Nobel Aung San Suu Kyi, a exhorté l'intervention en faveur des migrants
musulmans, y compris du Dalaï Lama. Pour
l'instant, le lauréat du prix Nobel birmane a répondu que seul le
gouvernement en place pourrait faire quelque chose, en dépit de sa
participation continue à des sessions parlementaires, Aung San Suu Kyi,
donne l'impression de ne pas vouloir intervenir dans l'affaire. Selon
plusieurs analystes le parti du prix Nobel est donné pour favori dans
les prochaines élections nationales et de son possible prononcé en
faveur des réfugiés musulmans, pourrait être la seule raison de porter
atteinte à une victoire annoncée. Si
ce scénario devait être véridique Aung San Suu Kyi serait garder un
comportement spéculatif, dans le seul but d'obtenir des suffrages, en
contraste frappant avec son histoire personnelle et politique. Ce
sentiment est partagé par le représentant de Human Rights Watch, qui a
de sérieux doutes quant à la cohérence de la femme qui a gagné le prix
Nobel en 1991. Aung San Suu Kyi a été un véritable symbole pour les
droits civils et démocratiques, il a été pendant quinze ans en résidence surveillée et a sacrifié son rôle de mère dans la lutte pour la démocratie dans son pays. Aung
San Suu Kyi semble avoir cédé aux exigences politiques imposées par un
environnement où le bouddhisme extrémistes est de plus en plus important
dans une société qui est devenue intolérante et qui utilise la matrice
religieuse pour résoudre les questions qui devraient être abordées dans
un sens opposé. Si
cette analyse est vrai, le mythe de Aung San Suu Kyi décennie
lamentablement et les perspectives pour un éventuel gouvernement de son
parti ne offrent l'espoir d'un processus démocratique, tant attendue par
la communauté internationale. Ne
pas précéder la protection des minorités, qui devrait devenir un point
du programme électoral de chaque force politique qui se bat pour les
droits civils, le simple résultat de l'élection, montre un manque de
personnalité politique, qui ne garantit pas une garantie d'installer un
chemin démocratique en suffisamment. Si
Aung San Suu Kyi va gagner l'élection, pourrait être embarrassant pour
les nations démocratiques et des organisations supranationales ont des
relations avec le principal représentant d'une force politique qui n'a
pas dit, il n'a rien fait pour aider un peuple persécuté et ses
dernières jambes.
Birmânia: o estranho silêncio de Aung San Suu Kyi na questão dos Rohingyas
Apela
ao sofrimento do povo Rohingya, vítimas do extremismo presente em
budista da Birmânia, juntou vários prêmios Nobel para a paz, incluindo
as mais altas autoridades da religião budista, o Dalai Lama eo arcebispo
Desmond Tutu, bem como várias personalidades mundiais e organizações humanitárias. A
história dos povos da Rohingya muçulmano tem negligenciado durante anos
pela comunidade internacional, nesta população, embora presente por
algum tempo na Birmânia e alocados em terras do Estado é amplamente
discriminados e excluídos dos direitos mais básicos, tais como a
cidadania e, entre outros, acesso ao emprego e assistência médica. A
situação insustentável, também por causa de confrontos religiosos
recentes causados por extremistas budistas, causando mais de 120
mortes, os rohingyas foram obrigados a fugir do país e os migrantes
birmaneses a tornar-se refém de organizações criminosas. O
aumento do influxo da imigração ilegal, em uma espécie de repetição da
situação no sul do Mediterrâneo, forçaram os países de destino dos
fluxos migratórios, como a Malásia, Indonésia e Tailândia para fechar
suas fronteiras, fornecendo ajuda material só no alto mar; o
resultado é que o cargueiro mercante abarrotadas de pessoas tornaram-se
verdadeiros campos de concentração flutuantes, onde os migrantes são
submetidos, bem como chantagem económica, a todas as formas de
violência, ao assassinato. Em
toda esta situação surpreendente silêncio do prêmio Nobel Aung San Suu
Kyi, pediu a intervenção em favor dos migrantes muçulmanos, inclusive do
Dalai Lama. Por
enquanto, o laureado Nobel birmanês respondeu que só o atual governo
poderia fazer algo, apesar de sua participação contínua nas sessões
parlamentares, Aung San Suu Kyi, dá a impressão de não querer intervir
na questão. De
acordo com vários analistas a festa do Prêmio Nobel é dado para
favorito nas próximas eleições nacionais e sua possível pronunciamento
em favor dos refugiados muçulmanos, poderia ser a única razão para
prejudicar uma vitória anunciada. Se
este cenário eram para ser sincero Aung San Suu Kyi seria manter um
comportamento especulativo, com o único propósito de obtenção de votos,
em contraste gritante com sua história pessoal e política. Este
sentimento é compartilhado pelo representante da Human Rights Watch,
que tem sérias dúvidas sobre a coerência da mulher que ganhou o Prêmio
Nobel em 1991. Aung San Suu Kyi foi um símbolo real para os direitos
civis e democráticos, que tem sido por 15 anos sob prisão domiciliar e sacrificou seu papel como mãe na luta pela democracia no seu país. Aung
San Suu Kyi parece ter cedido às demandas políticas impostas por um
ambiente onde o budismo extremista é cada vez mais importante em uma
sociedade que se tornou intolerante e que usa matriz religiosa para
resolver questões, que devem ser abordados de uma maneira oposta. Se
esta análise é verdade, o mito de Aung San Suu Kyi década
miseravelmente e as perspectivas para um eventual governo de seu partido
não oferecem esperança para um processo democrático, há muito aguardada
pela comunidade internacional. Não
preceder a protecção das minorias, o que deve tornar-se um ponto do
programa eleitoral de cada força política que luta pelos direitos civis,
o simples resultado da eleição, mostra uma falta de personalidade
política, que não assegura uma garantia para instalar um caminho
democrático na suficientemente. Se
Aung San Suu Kyi vai ganhar a eleição, pode ser embaraçoso para as
nações democráticas e organizações supranacionais têm relações com o
principal representante de uma força política que não tenha dito, ele
não fez nada para ajudar um povo perseguido e seus últimos pés.
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