Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

mercoledì 28 settembre 2016

أصدرت المحكمة الجنائية الدولية أول إدانة لتدمير السلع الثقافية

إدانة المحكمة الجنائية الدولية، الصادر ضد أصولي إسلامي لتدمير الآثار المحمية من قبل منظمة اليونسكو، التي وقعت في بلد أفريقي من مالي، هو حجر الزاوية لالسوابق القضائية الدولية ويوفر الأساس لمزيد من أشكال معقدة من الحماية التراث الفني. إذا كان في بعض الدول، وخاصة في الغرب، والتشريعات القائمة حماية التحف التاريخية الهامة والفن، حتى الآن على المحكمة الجنائية الدولية لم يحكم على هذه المسألة، المساواة باعتبارها جرائم حرب وتدمير التراث الفني. يجب أن ينظر إلى أهمية الحكم الصادر عن المحكمة الجنائية الدولية في نظرة أوسع بكثير من واحد المشار إليها من قبل القضاء. في الواقع، أصبحت هذه الممارسة المؤسفة لتدمير المعالم التاريخية ذات القيمة الثقافية الكبيرة العرفي في الجماعات المتطرفة، وليس فقط المسلمين، لتبرير الاستعلاء الديني المزعوم. وبالتوازي مع هذه الظاهرة الدمار، فقد وضعت ما نهب المواقع الأثرية، وفقا لتغذية سوق الممنوعات الفني. في النهاية يتم تقديم التبرير الديني لتأكيد الطفح الجلدي المباشر لتعزيز صورة مجموعة من الكتاب من الدمار، وفي الوقت نفسه، فتحت طريقة جديدة للتمويل. وقد أشار بعض نشطاء حقوق الإنسان بحق إلى أن المتهم تلقى الجملة فقط لتدمير التراث الثقافي، دون دفع أي شيء عن الجرائم ضد الشعب، مثل الاغتصاب والاستعباد لكثير من الناس. هذه الانتقادات صحيحة، لأن المتهم كان لا بد من محاكمته وإدانته لهذه الجرائم، ولكنه أمر يبعث على الارتياح لهذه القضية، والذي لا يؤثر على القيمة التاريخية للحكم، من قيمة الدولية، في الواقع، أنه للمرة الأولى أدان الاعتداء على التراث الثقافي، وتصميم، ليس فقط بوصفها الضرر الواقع في حد ذاته، بقدر الضرر الذي، على حد سواء لمجتمع الدولة التي وقعت، والتي، في أوسع معانيها، والمجتمع الدولي بأسره. ومن خصوصا بسبب هذا الجانب الثاني، ثورة حقيقية، لأنه يفترض فكرة تميز هذا التراث الثقافي، فهم بالمعنى الواسع للتعريف، تنتمي إلى المجتمع الدولي كله. وهذا يعني، من بين أمور أخرى، أن،، ويمكن للمحكمة الجنائية الدولية بالتدخل لتلك الدول التي ليس لديها قانون خاص للدفاع عن التراث الثقافي التالفة. توظيف كمبدأ أساسي أن الفن الجيد على هذا النحو هو التراث الفني للإنسانية جمعاء، ويعترف بأهمية كبيرة من القطع الأثرية التاريخية، وإدخال الشعور القضائي، أن الأضرار التي لحقت تلك الممتلكات الثقافية هو جريمة ضد ' البشرية جمعاء. يمكن أن نطاق هذا القرار، وينبغي أن تكون لها آثار عملية لحماية الآثار، مثل إنشاء هيئات الدولية المسؤولة عن هذه الوظيفة، كما يحدث بالفعل في بعض البلدان، مثل إيطاليا؛ أو على الأقل العمل في هذا المعنى قوات الأمم المتحدة أو لجميع الدول الأخرى، وتعمل في وظائف السلام أو باعتباره النقيض من القوى الإرهابية. حكم يعترف ضمنا إدانة للفساد التراث الفني الخاص بهم من منطقة معينة أو مجموعة عرقية أو دينية بصفتها العنف ضد هذه القضية من قبل أطراف ثالثة، في هذه الحالة المتطرفين الإسلاميين، ذلك بقصد إلغاء شهادات والتاريخ الثقافي، وهذا هو، والجوانب التي تتجاوز النصب واحد، ولكن هذه النتيجة مع تدميرها، شريحة محددة جيدا من أهمية اجتماعية، نظر الجانب الآخر، مقارنة مع أولئك الذين ينفذون الدمار. يبدو محفوفا بالمخاطر، وإن كان ذلك مع كل المحاذير اللازمة، لمقارنة تدمير الذاكرة التاريخية للمجتمع، مع الرغبة في ممارسة التطهير العرقي، والتي، في الواقع، أصبحت على وجه التحديد هذه الممارسة جزء. أهمية قرار المحكمة الجنائية الدولية وبالتالي يصبح نقطة انطلاق لحماية الذاكرة التاريخية وأهميتها، ضمن إطار يعترف بأهمية كل ثقافة واحدة في المجتمع الدولي، لمجرد أن لديها ساهم في تدريب التنمية.

martedì 27 settembre 2016

Migranti: l'Europa non deve chiedere aiuto alle dittature

Esiste una evidente contraddizione, tutt’altro che risolta, nel proponimento di contenere il flusso dei migranti verso l’Europa mediante un accordo con l’Egitto. Questo intendimento, che proviene da Berlino, ricalca lo schema adottato dall’Unione Europea con la Turchia, che tanti dubbi ha suscitato. Appare chiaro che le ragioni morali di stipulare un accordo con una dittatura, un regime che ha perso ogni contatto con la democrazia, e quindi appare la cosa più lontana possibile dall’Europa, siano in contrasto con ogni principio che tutela i diritti civili più elementari e, che dovrebbero essere alla base di ogni scelta politica proveniente dal vecchio continente. La Germania caldeggia questa soluzione perchè teme il disfacimento dell’Unione Europea ed, attraverso di esso, l’ampio mercato che si è ricavata. Ma è una soluzione che può valere soltanto nel breve periodo, in un lasso di tempo maggiore, questa soluzione, potrà rappresentare un elemento di ricatto destinato ad aggravarsi. Del resto l’esperienza con la Turchia non è certo confortante:  la scelta di arrivare a patti con una sorta di dittatura si è rivelata un compromesso, che anche sul lato pratico, non ha permesso di risolvere il problema dei rifugiati. Certo il problema di fondo è che alcuni stati europei, quelli dell’Europa orientale, si rifiutano  di dividere il problema con gli stati del sud; si tratta di un atteggiamento che sfrutta il vuoto legislativo di Bruxelles ed anche il sentire comune delle nazioni del nord Europa. Tuttavia la soluzione di accordarsi con paesi dove sono  in vigore delle dittature diventa soltanto una aggravante della vicenda. Se, storicamente, gli stato occidentali, prima delle primavere arabe, subivano questo problema in maniera limitata e circoscritta, proprio grazie alla presenza di dittature sulla sponda meridionale del Mediterraneo, l’evoluzione attuale non dovrebbe permettere di ripetere questa soluzione, sarebbe come non avere preso atto dei cambiamenti storici in corso e delle nuove sensibilità che dovrebbero essere state recepite. Però, al contrario, si può affermare che le esigenze pratiche rendono non applicabili queste condizioni. Il problema reale è che non si considerano abbastanza le problematiche morali per trattare con una dittatura, non in senso astratto, ma proprio in termini di convenienza. L’atteggiamento di Gheddafi sembra essere stato dimenticato dagli stati europei, ma è stato bene assimilato da alcune dittature come elemento di pressione sugli stati occidentali: attraverso la regolazione dei flussi migratori si riesce a ricattare gli stati più vulnerabili a questo fenomeno. Ma Turchia ed Egitto sembrano avere compiuto un salto di qualità, rispetto ai vecchi dittatori che si accontentavano di strumenti finanziari per fermare, almeno temporaneamente, il traffico delle persone. Ankara, prima, ed ora Il Cairo, hanno compreso che oltre all’aspetto economico, possono ottenere anche forme di vantaggi ben maggiori, attraverso accordi internazionali ufficiali. La prima cosa che viene assicurata è una visibilità internazionale che serve a rompere un isolamento dovuto proprio alle condizioni imposte nei propri paesi. Questo aspetto non è certo secondario, in quanto accresce, sopratutto sul piano interno, il prestigio del dittatore, che si vede riconosciuto da un soggetto internazionale, un ruolo sancito da un trattato. Questo aspetto va a costituire una sorta di complicità con chi ha ridotto i diritti civili ed usa mezzi coercitivi nei confronti degli oppositori ed, in generale, sulla popolazione per affermare il proprio potere. Questo trattamento riservato alla cittadinanza del proprio stato rappresenta una garanzia della mancanza dei requisiti minimi, che dovranno essere offerti ai profughi nelle strutture dove dovranno essere ospitati. In pratica ci  si accorda sulla possibilità concreta che i migranti finiscano in gigantesche prigioni, senza alcuna garanzia sul loro trattamento. Tralasciando le ovvie considerazioni morali su potenziali situazioni che persone che fuggono da condizioni di violenza e miseria, potranno subire, occorre concentrarsi sui reali benefici di questa scelta per gli stati europei. Appare evidente, che l’obiettivo di chi non ha più niente da perdere sarà comunque tentare di arrivare dove si era prefissato. L’approccio con il problema dei flussi migratori si deve risolvere con altri metodi, investendo le somme stanziate per gli accordi con le dittature, essenzialmente in due modi. Il primo è quello di ridurre le migrazioni per mancanza di alimenti e quelle determinate dagli effetti del clima, intervenendo nei paesi di origine, attraverso protocolli rigidi, che assicurino l’effettiva destinazione degli investimenti, mentre la seconda modalità, che riguarda i paesi attraversati da conflitti, deve essere gestita con procedure di accoglimento condiviso, senza costringere i profughi ad essere vittime dei trafficanti di uomini, stabilendo criteri di arrivo il più veloce possibile. In questo modo verrebbero tolte le possibilità di ricatto da parte di paesi con governi non presentabili e si potrebbe anche rinunciare ad avere rapporti con essi.

Migrants: Europe should not ask for help to dictatorships

There is a clear contradiction, far from resolved, in resolve to contain the flow of migrants to Europe through an agreement with Egypt. This understanding, which comes from Berlin, follows the format adopted by the European Union with Turkey, which has raised many doubts. It seems clear that the moral reasons to enter into an agreement with a dictatorship, a regime that has lost all contact with democracy, and then appears the farthest thing possible from Europe, are inconsistent with every principle that protects the most basic civil rights and that should be the basis of every political choice from the old continent. Germany advocates this solution because it fears the disintegration of the European Union and, through it, the broad market which it is derived. But it is a solution that can be applied only in the short term, in a longer time span, this solution will be a element of blackmail to worsen. The rest of the experience with Turkey is certainly not comforting: the choice to come to terms with some sort of dictatorship proved to be a compromise, even on the practical side, it failed to settle the problem of refugees. Of course, the basic problem is that some European countries, those of Eastern Europe, refuse to share the problem with the southern states; it is an attitude that takes advantage of the legal vacuum in Brussels and also the common feeling of the northern European nations. However, the solution to agree with countries where there are dictatorships force becomes only one aggravating circumstance of each other. If, historically, the West was, before the Arab Spring, suffered this problem in a limited way and circumscribed, thanks to the presence of dictatorships on the southern shore of the Mediterranean, the current evolution should not be allowed to repeat this solution, it would be like not to have noted the historic changes under way and the new sensitivity that should have been transposed. But, on the contrary, it can be said that the practical needs make these conditions do not apply. The real problem is that not enough consider the moral issues to deal with a dictatorship, not in an abstract sense, but just in terms of convenience. The Gaddafi's attitude seems to have been forgotten by the European states, but it has been well assimilated by some dictatorships like element of pressure on Western states: through the regulation of migration flows is able to blackmail the states most vulnerable to this phenomenon. But Turkey and Egypt seem to have taken a quantum leap compared to the old dictators who were content to financial instruments to stop, at least temporarily, the trafficking of persons. Ankara before, and now Cairo, have understood that in addition to the economic aspect, may also get forms of far greater advantages, through official international agreements. The first thing that is assured is an international visibility they need to break their isolation due to the conditions imposed in their countries. This is certainly not secondary, since it increases, especially internally, the prestige of the dictator, who sees recognized by an international entity, a role enshrined by treaty. This needs to be a form of complicity with those who have reduced civil rights and use coercive means against the opponents and, in general, on the population to assert its power. This treatment of the citizens of your country is a guarantee of the lack of the minimum requirements that must be offered to refugees in the facilities where they will be accommodated. Basically we agree on the concrete possibility that migrants end up in gigantic prison, with no guarantees on their treatment. Leaving aside the obvious moral considerations of potential situations that people fleeing violence and misery, are subject, one must focus on the real benefits of this choice for the European states. It seems evident that the aim of those who have nothing to lose will still groped to get where he set. The approach to the problem of migration flows must be solved by other methods, investing the sums earmarked for the agreements with the dictatorships, essentially in two ways. The first is to reduce migration due to lack of food and those caused by climate effects, intervening in countries of origin, through strict protocols, which ensure the effective allocation of investments, while the second mode, which concerns the countries crossed by conflicts must be handled with shared acceptance procedures, without forcing the refugees to be victims of human traffickers, establishing criteria of arrival as quickly as possible. In this way the possibilities of blackmail would be taken away from countries with governments not presentable and you might just give up on having relations with them.

Migrantes: Europa no deben pedir ayuda a las dictaduras

Existe una clara contradicción, lejos de resolverse, en la determinación de contener el flujo de inmigrantes a Europa a través de un acuerdo con Egipto. Este entendimiento, que viene de Berlín, sigue el formato adoptado por la Unión Europea con Turquía, que ha levantado muchas dudas. Parece claro que las razones morales para entrar en un acuerdo con una dictadura, un régimen que ha perdido todo contacto con la democracia y, a continuación, aparece lo más lejano posible de Europa, son incompatibles con todos los principios que protege los derechos civiles más básicos y que debe ser la base de toda decisión política del viejo continente. Alemania aboga por esta solución porque teme la desintegración de la Unión Europea y, a través de él, el amplio mercado que se deriva. Pero es una solución que puede ser aplicada sólo a corto plazo, en un lapso de tiempo más largo, esta solución será un elemento de chantaje a empeorar. El resto de la experiencia con Turquía no es ciertamente reconfortante: la opción de llegar a un acuerdo con algún tipo de dictadura resultó ser un compromiso, incluso en el aspecto práctico, no logró resolver el problema de los refugiados. Por supuesto, el problema básico es que algunos países europeos, los de Europa del Este, se niegan a compartir el problema con los estados del sur; es una actitud que se aprovecha del vacío legal en Bruselas y también el sentimiento común de las naciones del norte de Europa. Sin embargo, la solución a un acuerdo con los países donde hay dictaduras fuerza se convierte en una sola circunstancia agravante el uno del otro. Si, históricamente, el Oeste era, antes de la primavera árabe, sufrió este problema de una manera limitada y circunscrita, gracias a la presencia de las dictaduras de la ribera sur del Mediterráneo, la evolución actual no se debe permitir que repetir esta solución, que sería como no tener Toma nota de los cambios históricos en curso y la nueva sensibilidad que debería haber sido transpuesta. Pero, por el contrario, se puede decir que las necesidades prácticas hacen que estas condiciones no se aplican. El verdadero problema es que no considera suficientes las cuestiones morales para hacer frente a una dictadura, no en un sentido abstracto, pero sólo en términos de conveniencia. La actitud de la Gadafi parece haber sido olvidado por los estados europeos, pero ha sido bien asimilado por algunas dictaduras como elemento de presión sobre los estados occidentales: a través de la regulación de los flujos migratorios es capaz de chantajear a los Estados más vulnerables a este fenómeno. Sin embargo, Turquía y Egipto parecen haber dado un salto cualitativo en comparación con los viejos dictadores que estaban contenidos a los instrumentos financieros para detener, al menos temporalmente, el tráfico de personas. Ankara antes, y ahora El Cairo, han entendido que, además del aspecto económico, también puede obtener formularios de ventajas mucho mayores, a través de acuerdos internacionales oficiales. Lo primero que se asegura es una visibilidad internacional que necesitan para romper su aislamiento debido a las condiciones impuestas en sus países. Esto ciertamente no es secundario, ya que aumenta, sobre todo internamente, el prestigio del dictador, que ve reconocido por una entidad internacional, un papel consagrado por un tratado. Esto tiene que ser una forma de complicidad con los que se han reducido los derechos civiles y el uso de medios de coacción contra los oponentes y, en general, sobre la población para afirmar su poder. Este tratamiento de los ciudadanos de su país es una garantía de la falta de los requisitos mínimos que se deben ofrecer a los refugiados en las instalaciones donde se van a alojar. Básicamente estamos de acuerdo en la posibilidad concreta de que los migrantes terminan en prisión gigantesca, sin garantías sobre su tratamiento. Dejando a un lado las consideraciones morales evidentes de posibles situaciones que las personas que huyen de la violencia y la miseria, están sujetos, uno debe centrarse en los beneficios reales de esta elección para los estados europeos. Parece evidente que el objetivo de los que no tienen nada que perder todavía tientas para llegar a donde él establece. El enfoque del problema de los flujos migratorios debe ser resuelto por otros métodos, la inversión de los importes destinados a los acuerdos con las dictaduras, básicamente de dos maneras. La primera consiste en reducir la migración debido a la falta de alimentos y las causadas por los efectos del clima, que interviene en los países de origen, a través de protocolos estrictos, que aseguran la asignación efectiva de las inversiones, mientras que el segundo modo, que se refiere a los países atravesados ​​por conflictos deben ser manejados con procedimientos de aceptación compartidos, sin obligar a los refugiados a ser víctimas de traficantes de seres humanos, el establecimiento de criterios de llegada lo más rápido posible. De esta manera las posibilidades de chantaje serán sacados de países con gobiernos no presentables y que sólo podría renunciar a tener relaciones con ellos.

Migranten: Europa sollte nicht um Hilfe zu bitten Diktaturen

Es gibt einen klaren Widerspruch, bei weitem nicht gelöst, in Entschlossenheit, um den Fluss von Migranten in Europa durch eine Vereinbarung mit Ägypten enthalten. Dieses Verständnis, das aus Berlin kommt, folgt dem Format, das von der Europäischen Union mit der Türkei angenommen, die viele Zweifel geäußert hat. Es scheint klar, dass die moralischen Gründen mit einer Diktatur in eine Vereinbarung zu treffen, ein Regime, das jeden Kontakt mit der Demokratie verloren hat, und erscheint dann am weitesten, was möglich aus Europa, sind unvereinbar mit jedem Prinzip, das die grundlegenden Bürgerrechte schützt und das sollte die Grundlage jeder politischen Wahl aus dem alten Kontinent sein. Deutschland setzt sich diese Lösung, weil sie den Zerfall der Europäischen Union befürchtet, und durch sie der breite Markt, der es stammt. Aber es ist eine Lösung, die nur auf kurze Sicht angewendet werden kann, in einer längeren Zeitspanne, diese Lösung wird ein Element der Erpressung zu verschlechtern. Der Rest der Erfahrung mit der Türkei ist sicherlich nicht beruhigend: die Wahl, sich mit irgendeiner Art von Diktatur zu kommen erwies sich als ein Kompromiss, auch auf der praktischen Seite zu sein, es versäumt, das Problem der Flüchtlinge zu begleichen. Natürlich ist das grundlegende Problem, dass einige europäische Länder, die von Osteuropa, sich weigern, das Problem mit den südlichen Staaten zu teilen; es ist eine Haltung, die die Vorteile der Rechtsvakuum in Brüssel und auch das gemeinsame Gefühl der nordeuropäischen Nationen stattfindet. Um jedoch die Lösung mit den Ländern vereinbaren, wo es Diktaturen Kraft nur ein erschwerender Umstand voneinander wird. Wenn, historisch gesehen, der Westen, vor dem arabischen Frühling, dieses Problem in einer begrenzten Weise gelitten und umschrieben, dank der Anwesenheit von Diktaturen am südlichen Ufer des Mittelmeers, sollte die aktuelle Entwicklung nicht erlaubt werden, diese Lösung zu wiederholen, wäre es wie nicht zu haben sein die historischen Veränderungen im Gange, zur Kenntnis genommen und die neue Sensibilität, die umgesetzt werden sollten. Sondern im Gegenteil, kann gesagt werden, dass die praktischen Bedürfnisse machen diese Bedingungen nicht gelten. Das eigentliche Problem ist, dass nicht genug, um die moralischen Fragen betrachten mit einer Diktatur zu tun, nicht in einem abstrakten Sinn, sondern nur in Bezug auf Komfort. Die Gaddafi-Haltung scheint von den europäischen Staaten vergessen worden zu sein, aber es wurde von einigen Diktaturen wie Element der Druck auf die westlichen Staaten gut assimiliert: durch die Regulierung der Migration ist in der Lage fließt die Zustände besonders anfällig für dieses Phänomen zu erpressen. Aber die Türkei und Ägypten scheinen einen Quantensprung genommen zu haben im Vergleich zu den alten Diktatoren, die Inhalte auf Finanzinstrumente waren zu stoppen, zumindest vorübergehend, dem Menschenhandel. Ankara vor, und jetzt Kairo, haben verstanden, dass neben dem wirtschaftlichen Aspekt auch Formen der weitaus größere Vorteile, durch offizielle internationale Vereinbarungen erhalten können. Das erste, was gewährleistet ist, ist eine internationale Sichtbarkeit, die sie benötigen, um ihre Isolation zu durchbrechen aufgrund der in ihren Ländern auferlegten Bedingungen. Dies ist sicherlich nicht sekundär, da es erhöht, vor allem intern, das Ansehen des Diktators, der von einer internationalen Einrichtung anerkannt sieht, eine Rolle, durch einen Vertrag verankert. Dies muss eine Form der Komplizenschaft mit denen sein, die Bürgerrechte reduziert haben und Zwangsmittel gegen die Gegner nutzen und in der Regel auf die Bevölkerung ihre Macht zu behaupten. Diese Behandlung der Bürger Ihres Landes ist eine Garantie für den Mangel an den Mindestanforderungen, die für die Flüchtlinge in den Einrichtungen angeboten werden müssen, in denen sie untergebracht werden. Grundsätzlich stimmen wir uns auf die konkrete Möglichkeit, dass Migranten in riesigen Gefängnis landen, ohne Garantien auf ihre Behandlung. Abgesehen von den offensichtlichen moralischen Erwägungen der möglichen Situationen, die Menschen Gewalt und Elend fliehen, unterliegen, eine auf die wirklichen Vorteile dieser Wahl für die europäischen Staaten konzentrieren. Es scheint offensichtlich, dass das Ziel derer, die nichts wird immer noch erhalten tastete zu verlieren haben, wo er gesetzt. Die Annäherung an das Problem der Migrationsströme müssen mit anderen Methoden gelöst werden, die Summen vorgesehen für die Vereinbarungen mit den Diktaturen zu investieren, im Wesentlichen auf zwei Arten. Die erste ist die Migration eindämmen wegen des Mangels an Nahrung und diejenigen, die durch Klimaeffekte verursacht werden, in den Herkunftsländern dazwischen, durch strenge Protokolle, die die effektive Verteilung der Investitionen zu gewährleisten, während der zweite Modus, der die durchquerten Länder betrifft durch Konflikte müssen mit gemeinsamen Abnahmeverfahren behandelt werden, ohne dass die Flüchtlinge zwingen, die Opfer von Menschenhändlern zu sein, so schnell wie möglich Kriterien der Ankunft zu etablieren. Auf diese Weise würden die Möglichkeiten der Erpressung aus Ländern mit Regierungen werden weggenommen nicht vorzeigbar und Sie vielleicht aufgeben, nur auf die Beziehungen zu ihnen.

Les migrants: l'Europe ne devraient pas demander de l'aide aux dictatures

Il y a une contradiction évidente, loin d'être résolu, dans la volonté de contenir le flux de migrants vers l'Europe grâce à un accord avec l'Egypte. Cette compréhension, qui vient de Berlin, suit le modèle adopté par l'Union européenne avec la Turquie, qui a soulevé de nombreux doutes. Il semble clair que les raisons morales de conclure un accord avec une dictature, un régime qui a perdu tout contact avec la démocratie, puis apparaît le plus loin chose possible à partir de l'Europe, sont incompatibles avec tout principe qui protège les droits civils les plus élémentaires et qui devrait être la base de tous les choix politiques du vieux continent. Allemagne préconise cette solution car elle craint la désintégration de l'Union européenne et, à travers elle, l'ensemble du marché dont il est dérivé. Mais il est une solution qui peut être appliquée seulement à court terme, à plus long laps de temps, cette solution sera un élément de chantage à empirer. Le reste de l'expérience avec la Turquie est certainement pas rassurant: le choix de se réconcilier avec une sorte de dictature avéré être un compromis, même sur le plan pratique, il n'a pas réussi à régler le problème des réfugiés. Bien sûr, le problème de base est que certains pays européens, ceux de l'Europe de l'Est, refusent de partager le problème avec les États du Sud; il est une attitude qui profite du vide juridique à Bruxelles et aussi le sentiment commun des nations d'Europe du Nord. Cependant, la solution se mettre d'accord avec les pays où il y a des dictatures force devient une seule circonstance aggravante de l'autre. Si, historiquement, l'Occident était, avant le printemps arabe, a subi ce problème d'une manière limitée et circonscrite, grâce à la présence des dictatures sur la rive sud de la Méditerranée, l'évolution actuelle ne devrait pas être autorisé à répéter cette solution, ce serait comme ne pas avoir a noté les changements historiques en cours et la nouvelle sensibilité qui aurait dû être transposée. Mais, au contraire, on peut dire que les besoins pratiques rendent ces conditions ne sont pas applicables. Le vrai problème est que pas assez tenir compte des questions morales pour faire face à une dictature, non pas dans un sens abstrait, mais seulement en termes de commodité. L'attitude de l'Kadhafi semble avoir été oubliée par les Etats européens, mais il a été bien assimilé par certains dictatures comme élément de pression sur les Etats occidentaux: à travers la régulation des flux migratoires est capable de faire chanter les Etats les plus vulnérables à ce phénomène. Mais la Turquie et l'Egypte semblent avoir pris un bond par rapport aux anciens dictateurs qui étaient contenus à des instruments financiers pour arrêter, au moins temporairement, la traite des personnes. Ankara avant, et maintenant du Caire, ont compris que, en plus de l'aspect économique, peut également obtenir des formes de bien plus grands avantages, par le biais d'accords internationaux officiels. La première chose qui est assuré est une visibilité internationale dont ils ont besoin pour briser leur isolement en raison des conditions imposées dans leur pays. Ceci est certainement pas secondaire, car elle augmente, en particulier à l'intérieur, le prestige du dictateur, qui voit reconnu par une entité internationale, un rôle consacré par un traité. Cela doit être une forme de complicité avec ceux qui ont réduit les droits civils et utiliser des moyens coercitifs contre les adversaires et, en général, la population à affirmer son pouvoir. Ce traitement des citoyens de votre pays est une garantie de l'absence des conditions minimales qui doivent être offerts aux réfugiés dans les installations où ils seront hébergés. Fondamentalement, nous sommes d'accord sur la possibilité concrète que les migrants se retrouvent en prison gigantesque, sans aucune garantie sur leur traitement. Laissant de côté les considérations morales évidentes de situations potentielles que les gens qui fuient la violence et de la misère, sont soumis, il faut mettre l'accent sur les avantages réels de ce choix pour les Etats européens. Il semble évident que le but de ceux qui ont rien à perdre sera toujours à tâtons pour arriver là où il partit. L'approche du problème des flux migratoires doit être résolu par d'autres méthodes, en investissant les sommes affectées à des accords avec les dictatures, essentiellement de deux façons. La première consiste à réduire la migration en raison du manque de nourriture et de ceux causés par les effets du climat, intervenant dans les pays d'origine, grâce à des protocoles stricts, qui assurent l'allocation efficace des investissements, tandis que le second mode, qui concerne les pays traversés par les conflits doivent être manipulés avec les procédures d'acceptation partagées, sans forcer les réfugiés à être victimes de trafiquants d'êtres humains, d'établir des critères d'arrivée le plus rapidement possible. De cette façon, les possibilités de chantage seraient prises loin de pays avec les gouvernements non présentables et vous pourriez tout simplement renoncer à avoir des relations avec eux.

Migrantes: a Europa não deve pedir ajuda a ditaduras

Há uma clara contradição, longe de ser resolvido, na decisão de conter o fluxo de migrantes para a Europa através de um acordo com o Egito. Esse entendimento, que vem de Berlim, segue o formato adoptado pela União Europeia com a Turquia, que tem levantado muitas dúvidas. Parece claro que as razões morais para entrar em um acordo com uma ditadura, um regime que perdeu todo o contato com a democracia, e, em seguida, aparece a coisa mais distante possível da Europa, estão em contradição com todos os princípios que protege os direitos civis mais básicos e que deve ser a base de toda escolha política do velho continente. Alemanha defende esta solução porque teme a desintegração da União Europeia e, por isso, o mercado amplo que ele é derivado. Mas é uma solução que pode ser aplicada apenas no curto prazo, em um período de tempo mais longo, esta solução será um elemento de chantagem a piorar. O resto da experiência com a Turquia não é certamente reconfortante: a opção de entrar em acordo com algum tipo de ditadura provou ser um compromisso, mesmo no lado prático, ele não conseguiu resolver o problema dos refugiados. Claro, o problema básico é que alguns países europeus, os da Europa de Leste, se recusam a compartilhar o problema com os estados do sul; é uma atitude que tira proveito do vazio jurídico, em Bruxelas, e também o sentimento comum das nações do norte da Europa. No entanto, a solução para concordar com países onde há ditaduras força torna-se apenas uma circunstância agravante do outro. Se, historicamente, o Ocidente foi, antes da Primavera Árabe, sofreu este problema de uma maneira limitada e circunscrita, graças à presença de ditaduras da margem sul do Mediterrâneo, a evolução atual não deve ser permitido repetir esta solução, que seria como não ter observou as mudanças históricas em curso ea nova sensibilidade que deveria ter sido transposta. Mas, pelo contrário, pode-se dizer que as necessidades práticas tornam estas condições não se aplicam. O verdadeiro problema é que não considerou suficientemente as questões morais que lidar com uma ditadura, não em um sentido abstrato, mas apenas em termos de conveniência. A atitude do Gaddafi parece ter sido esquecida pelos Estados europeus, mas tem sido bem assimilado por algumas ditaduras como elemento de pressão sobre os países ocidentais: por meio da regulação dos fluxos migratórios é capaz de chantagear os Estados mais vulneráveis ​​a este fenómeno. Mas a Turquia e Egito parecem ter tomado um salto quântico em comparação com os velhos ditadores que estavam de conteúdo para instrumentos financeiros para parar, pelo menos temporariamente, o tráfico de pessoas. Ankara antes, e agora Cairo, ter entendido que, para além do aspecto econômico, também pode obter formas de muito maiores vantagens, por meio de acordos internacionais oficiais. A primeira coisa que está garantida é uma visibilidade internacional de que precisam para romper o isolamento devido às condições impostas em seus países. Isto certamente não é secundário, uma vez que aumenta, especialmente a nível interno, o prestígio do ditador, que vê reconhecido por uma entidade internacional, um papel consagrado pelo tratado. Isso precisa ser uma forma de cumplicidade com aqueles que têm reduzido os direitos civis e uso de meios coercivos contra os adversários e, em geral, sobre a população para afirmar seu poder. Este tratamento dos cidadãos de seu país é uma garantia de a falta dos requisitos mínimos que devem ser oferecidos aos refugiados nas instalações onde serão acomodados. Basicamente estamos de acordo sobre a possibilidade concreta de que os migrantes acabam na prisão gigantesca, sem garantias sobre o seu tratamento. Deixando de lado as considerações morais óbvias de situações potenciais que as pessoas que fogem da violência e da miséria, estão sujeitos, deve incidir sobre os benefícios reais desta escolha para os estados europeus. Parece evidente que o objectivo daqueles que não têm nada a perder ainda vai tateou para chegar onde ele partiu. A abordagem ao problema dos fluxos migratórios deve ser resolvido por outros métodos, investir os montantes atribuídos para os contratos com as ditaduras, essencialmente de duas formas. O primeiro é o de reduzir a migração devido à falta de alimentos e aqueles causados ​​por efeitos climáticos, intervindo nos países de origem, através de protocolos rigorosos, que asseguram a alocação efetiva dos investimentos, enquanto o segundo modo, que abrange os países atravessados ​​por conflitos devem ser manuseados com procedimentos de aceitação compartilhados, sem forçar os refugiados a ser vítimas de traficantes de seres humanos, que estabelece os critérios de chegada o mais rápido possível. Desta forma, as possibilidades de chantagem seria tirado de países com governos não apresentável e você pode simplesmente abrir mão de ter relações com eles.