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mercoledì 13 settembre 2017

الاتحاد الأوروبي: يجب أيضا تطبيق الحزم مع تركيا على الدول الأعضاء بالفعل في بروكسل

مزيد من التحركات بعيدا دخول تركيا ممكن إلى أوروبا. ومن المحتمل أن تضع كلمات رئيس المفوضية الأوروبية، جونكر، حدا لمشروع أنقرة للانضمام إلى الاتحاد الأوروبي بسبب القيود المتزايدة على القانون والدكتاتورية الاستبدادية المفروضة على الرئيس أردوغان من قبل البلاد. هذا هو خاتمة على نطاق واسع، والتي لا يبدو أن يترك مجالا للمناورة للطموحات التركية. ويجب أن نحدد أنه إذا لم تتخلى تركيا أبدا عن غرضها من أن تكون جزءا من بروكسل، في واقع الأمور، فإن الحكم الاستبدادي، والحرمان من الحقوق المدنية والاجتماعية، والوجود الطائفي المتزايد على نحو متزايد في السياسة، الوقت التناقض بين جزأين بعيدا جدا. وسيكون من المثير للاهتمام الآن معرفة التطورات التي ستتخذ الوضع التركي نتيجة لهذا الرفض: إذ يمكن أن تستخدم أنقرة أدوات انتقامية مختلفة ضد أوروبا، أولا وقبل كل شيء تنظيم حركة المهاجرين، تليها التعويضات الاقتصادية، ولكن قبل كل شيء وفي أعقاب سياسة خارجية، تتعرض البلاد للعزلة الدولية التي سعت إلى ملاحقة قضية سنية ومقاربة السعودية ومصر. وهذا تعديل وزاري ملحوظ لبلد يريد أن يكون أول دولة إسلامية تدخل أوروبا. بيان جونكر مهم أيضا لأنه يبدو أنه يفتح وسيلة لمزيد من الصلابة في قواعد الانضمام إلى الاتحاد؛ قال رئيس المفوضية الأوروبية إن أوروبا ستزيد من أعضائها، ولكن لن يقبل إلا أولئك الذين سيكونون قادرين على ضمان القواعد اللازمة لضمان سيادة القانون. لم تكن الإشارة الصريحة إلى حرية الصحافة، كشرط للانضمام إلى الاتحاد، موجهة فقط إلى الدولة التركية، ولكن ضمنا أيضا إلى المجر وبولندا. إذا كان الصلابة، التي سيتم تطبيقها لدراسة المتطلبات الديمقراطية للدول التي تنوي الدخول إلى أوروبا، قد تمتد إلى أولئك الذين هم بالفعل جزءا من بروكسل، وسوف تكون أخبارا جيدة وأوروبا سوف تواجه سيناريوهات الجديد. والنقطة الحاسمة هي البقاء داخل اتحاد تلك البلدان التي تنتهك مبادئ وقواعد الجماعة، ولا سيما في مجال الحقوق؛ نحن لا نفهم لماذا الثكنات التي يتم تطبيقها على تركيا لتبرير رفض الدخول إلى أوروبا لا يمكن أن تكون صالحة لتلك الدول التي هي بالفعل أعضاء، ولكنها تتعارض مع المعايير الأوروبية من أجل نقلها من بروكسل. ولا بد من التغلب على قاعدة الشمول بجميع التكاليف، التي تبرر الحصول على الإعجاب ليس فقط بالنسبة للبلدان القادمة، بل أيضا للقوى الاقتصادية، التي زادت من الفرص التجارية وسوق العمل، بمعايير أكثر نوعية ، التي يجب أن تعطي الأولوية لحماس البلدان مقتنعة اقتناعا راسخا بالمشروع الأوروبي المشترك، ومعايير الديمقراطية والمساعدة المتبادلة بين الدول. وإذا لم تكن هذه المتطلبات موجودة أو فشلت، يبدو من غير المجدي أن تحدد نسب الراحة الوحيدة المراد أن تصبح مصادر للصراع والانقسام. إذا كانت هذه المبادئ هي الأساس لإدراجها في أوروبا، يجب أن تكون أيضا في استمرار العلاقة، والتي يجب التحقق منها في الوقت المناسب وبشكل مستمر على مواقف قوانين وسلوكيات حكومات الدول الفردية للمبادئ المكتتب بها بحرية. ولا ينبغي أن يكون توقع مجموعة متزايدة من الجزاءات على أساس شدة الانتهاكات محظورا، بل بعض التدابير الجزائية والمعينة لمن لا يلتزمون بمبادئ الاتحاد الأوروبي؛ يجب أن تشمل هذه العقوبات أيضا، كحد أقصى، الطرد من الاتحاد وجميع مزاياه. وقد أظهرت بروكسل نفسها أن تكون سعيدة جدا مع أولئك الذين يريدون فقط أن يكون لها أشياء إيجابية من الاتحاد: الآن هو الوقت المناسب للتغيير لصالح مزيد من الحزم، كما هو الحال مع تركيا، من أجل تجنب التغييرات الخطيرة في أرصدة المجتمع.

lunedì 11 settembre 2017

Le Nazioni Unite affermano che in Birmania è in corso una pulizia etnica

La questione dei rohingya, la minoranza etnica di religione musulmana, presente in Birmania, sta assumendo contorni gravissimi sempre maggiori. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, il giordano Zeid Ra’ad al –Hussein,  ha parlato espressamente di pulizia etnica e di crimini contro l’umanità, operati dal governo birmano. Nonostante l’ostracismo del governo della Birmania, che non permette l’accesso sul suo territorio  al personale  delle Nazioni Unite, le rilevazioni effettuate grazie ai sistemi satellitari, hanno reso evidenti le violenze perpetrate contro i musulmani birmani, costretti ad una emigrazione forzata e di grandi proporzioni verso il Bangladesh. La situazione è degenerata dalla fine della dittatura militare, grazie all’azione degli estremisti buddisti, che hanno esasperato una situazione già difficile per i musulmani, considerati immigrati irregolari nel paese e quindi privi di cittadinanza regolare, benchè presenti nel paese da molte generazioni. La posizione ufficiale del governo birmano  è che le azione nello stato del Rakhine, quello dove risiede la maggior parte dei rohingya, siano dirette contro elementi che farebbero parte di gruppi terroristici; tuttavia l’incendio dei villaggi dei musulmani è diventato una pratica regolare, che ha obbligato le popolazioni rohingya a fughe di massa. Si calcola che nelle ultime settimane siano più  di 300.000 i profughi rohingya fuggiti verso il Bangladesh, creando una situazione di emergenza, aggravata dalle difficili condizioni igieniche. Ulteriore fattore di accanimento sabbe la presenza di mine disposte dall’esercito birmano ai suoi confini, non si sa se per impedire il ritorno dei rohingya o per completare la pulizia etnica non riuscita completamente. Questi fatti sono denunciati pubblicamente dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ed assumono un valore politico che deve essere preso in considerazione da tutte le nazioni del mondo, ed in particolare dall’occidente e dalle grandi potenze, per sottoporre la Birmania a tutte le ritorsioni possibili contro quegli stati che violano il diritto internazionale e compiono abusi gravi da violare i diritti umani più elementari. Lo stato birmano dovrebbe essere sottoposto a sanzioni economiche ed isolato a livello politico, mentre l’aiuto umanitario si dovrebbe concentrare per alleviare la tragedia dei rohingya e del Bangladesh, che si sta prestando ad accoglierli. In questa tragedia cìè però il caso dell’India, governata da un esecutivo molto vicino agli indù, che votrrebbe allontanare i profughi musulmani provenienti dalla Birmania. I rohingya fuggiti nei paesi stranieri sono impossibilitati a rientrare in Birmania, perchè per fare ciò, viene loro chiesta la prova della cittadinanza, requisito cessato fin dal 1962, quando sono stati privati di tutti i diritti civili. In questa situazione drammatica spicca il silenzio del premio Nobel Aung San Suu Kyi, che ricopre importanti incarichi all’interno del governo e ne è la leader non ufficiale. La San Suu Kyi non si è mai espressa sulla questione dei rohingya, fornendo la percezione di appoggiare la repressione in atto; le uniche dichiarazioni fornite sono state che in Birmania è in corso una lotta contro terroristi apparteneti all’etnia rohingya. Se questi sentimenti della San Suu Kyi, siano veri, obbligati dai militari o soltanto di circostanza per mantenere il potere conquistato non è dato sapere, certo il suo comportamento appare in aperto contrasto con le motivazioni per le quali ha conseguito il Nobel per la pace ed anzi proprio la condotta tenuta nella questione dei rohingya, nel suo importante ruolo ricoperto nel governo dela Birmania, fornirebbe la motivazione per la cancellazione del Premio Nobel, come richiesto da più parti. Questo atto, insieme alla pressione internazionale sulla Birmania da effettuare mediante sanzioni economiche ed isolamento politico, potrebbe attenuare nell’immediato al situazione dei rohingya ed aprire una trattativa per una soluzione della questione. Occorre ricordare che in una condizione di repressione sarebbe facile, per movimenti e gruppi dell’estremismo islamico trovare consensi e, se ciò non è ancora avvenuto è stato soltanto per la grande povertà ed emarginazione in cui sono stati tenuti i rohingya.

The United Nations says that Burma's ethnic cleansing is under way

The question of rohingya, the ethnic minority of Muslim religion, present in Burma, is taking on ever more serious margins. The United Nations High Commission for Human Rights, Jordanian Zeid Ra'ad al-Hussein, specifically spoke about ethnic cleansing and crimes against humanity, operated by the Burmese government. Despite the ostracism of the Burmese government, which does not allow access to its territory to United Nations personnel, surveys carried out by satellite systems have made it clear that the violence perpetrated against Burmese Muslims forced to forced emigration and great proportions towards Bangladesh. The situation has deteriorated since the end of the military dictatorship, thanks to the action of Buddhist extremists, which exacerbated a difficult situation for Muslims, considered illegal immigrants in the country and hence lacking regular citizenship, although present in the country for many generations. The official position of the Burmese government is that actions in the state of Rakhine, the one where most rohingya resides, are directed against elements that would be part of terrorist groups; however, the fire of the Muslim villages has become a regular practice, which forced rohingya populations to mass leaps. It is estimated that over the past few weeks more than 300,000 refugees have fled to Bangladesh, creating an emergency situation, aggravated by difficult hygiene conditions. An additional factor of slandering is the presence of mines placed by the Burmese army at its borders, it is unknown whether to prevent the return of rohingya or to complete ethnic cleansing failed completely. These facts are publicly denounced by the United Nations High Commissioner for Human Rights and take on a political value that must be taken into account by all the nations of the world, and in particular by the West and the Great Powers, to subject Burma to all possible retaliation against those states that violate international law and commit serious abuses to violate the most elementary human rights. Burmese state should be subject to economic sanctions and isolated at the political level, while humanitarian aid should focus on alleviating the tragedy of rohingya and Bangladesh, which is lending them to welcome them. In this tragedy, however, is the case of India, governed by an executive close to the Hindus, who would vote to deport Muslim refugees from Burma. The rohingya escaped in foreign countries are unable to return to Burma, because to do so, they are asked for proof of citizenship, a requirement that has been abolished since 1962, when they were deprived of all civil rights. In this dramatic situation stands out the silence of Nobel Prize Aung San Suu Kyi, who holds important positions within the government and is the unofficial leader. San Suu Kyi has never expressed the question of rohingya, providing the perception of supporting the repression in action; the only statements that have been made are that in Burma there is a fight against terrorists belonging to the rohingya ethnia. If these feelings of San Suu Kyi are true, forced by the military, or only circumstantial to keep the power gained, is not known, its behavior appears to be in conflict with the reasons why the Nobel Peace Prize indeed, the conduct held in the rohingya issue, in its important role in the government of Burma, would provide the motivation for the cancellation of the Nobel Prize, as required by several parties. This act, along with the international pressure on Burma to be carried out through economic sanctions and political isolation, could immediately mitigate the situation of rohingya and open a negotiation for a solution to the issue. It should be remembered that in a state of repression it would be easy for movements and groups of Islamic extremism to find consensus, and if this has not happened, it was only for the great poverty and marginalization in which the rohingya were held.

Las Naciones Unidas dicen que la limpieza étnica de Birmania está en marcha

La cuestión de rohingya, la minoría étnica de la religión musulmana, presente en Birmania, está tomando márgenes cada vez más serios. El Alto Comisionado de la ONU para los Derechos Humanos, el giordano Zeid Ra'ad a -Hussein, ha hablado explícitamente de la limpieza étnica y los crímenes contra la humanidad, operado por el gobierno de Birmania. A pesar del ostracismo del Gobierno de Birmania, que no permite el acceso a su territorio a los funcionarios de las Naciones Unidas, las encuestas realizadas a través de sistemas de satélite, han puesto en evidencia la violencia que se ejerce contra los musulmanes birmanos, obligado a una emigración forzada y grandes proporciones hacia Bangladesh. La situación ha empeorado desde el fin de la dictadura militar, gracias a la acción de los extremistas budistas, que han exacerbado una situación ya difícil para los musulmanes, considerados inmigrantes ilegales en el país y por lo tanto de ningún ciudadano normal, aunque presentes en el país para las generaciones. La posición oficial del gobierno de Birmania es que la acción en el estado de Rakhine, aquel en el que vive la mayor parte de los rohingya, están dirigidos a los elementos que serían parte de grupos terroristas; sin embargo, el fuego de las aldeas musulmanas se ha convertido en una práctica regular, que obligó a las poblaciones de rohingya a saltos en masa. Se estima que en las últimas semanas más de 300.000 refugiados rohingya que huyeron a Bangladesh, creando una situación de emergencia, agravada por las condiciones higiénicas difíciles. Un factor adicional de sabbe agresiva presencia de minas colocadas por el ejército birmano en sus fronteras, no se sabe si se impide el regreso de Rohingya o para completar la limpieza étnica no del todo exitoso. Estos hechos son denunciados públicamente por el Alto Comisionado de los derechos humanos de las Naciones Unidas y cumplen un valor político que debe ser tenido en cuenta por todas las naciones del mundo, sobre todo el Oeste y por las grandes potencias, para presentar la Birmania toda posible represalia contra aquellos estados que violan el derecho internacional y cometen graves abusos para violar los derechos humanos más elementales. El estado de Birmania debe ser sometido a sanciones económicas y aislado políticamente, mientras que la ayuda humanitaria debe centrarse para aliviar la tragedia de rohingya y Bangladesh, que está pagando para recibirlos. En esta tragedia, sin embargo, CIE el caso de la India, gobernado por un ejecutivo muy cerca de los hindúes, que votrrebbe alienar refugiados musulmanes de Birmania. El rohingya han huido a países extranjeros y no puede volver a Birmania, debido a ello, se reclama la prueba de su ciudadanía, requisito cesó desde 1962, cuando fueron privados de todos los derechos civiles. En esta dramática situación se encuentra el silencio del premio Nobel Aung San Suu Kyi, que ocupa posiciones importantes dentro del gobierno y es el líder no oficial. San Suu Kyi nunca ha expresado la cuestión del rohingya, proporcionando la percepción de apoyar la represión en acción; las únicas declaraciones que se han hecho son que en Birmania hay una lucha contra los terroristas pertenecientes a la etnia rohingya. Si estos sentimientos de San Suu Kyi, son ciertos, obligados por los militares o la única condición con el fin de mantener el poder no se conoce logrado, sin duda su comportamiento aparece en agudo contraste con los motivos por los que recibió el Premio Nobel de la Paz y de hecho este fue el enfoque adoptado en la edición de los rohingya, en su importante papel en el gobierno dela Birmania, proporcionaría los motivos de la anulación del Premio Nobel, conforme a lo solicitado por varios partidos. Este acto, junto con la presión internacional sobre Birmania a ser efectuada a través de sanciones económicas y el aislamiento político, podría aliviar la situación inmediata de los rohingya y las negociaciones abiertas para una solución de la cuestión. Recuerde que en una condición de la represión sería fácil para los movimientos y grupos extremistas islámicos para encontrar el consenso y, si esto no ha ocurrido todavía era sólo por la gran pobreza y marginación en la que se llevaron a cabo los rohingya.

Die Vereinten Nationen sagen, dass Burmas ethnische Säuberung im Gange ist

Die Frage nach rohingya, der ethnischen Minderheit der muslimischen Religion, die in Burma anwesend ist, nimmt immer ernstere Margen ein. Die Hochkommissariat der Vereinten Nationen für Menschenrechte, Jordanien Zeid Ra'ad al-Hussein, sprachen speziell über ethnische Säuberungen und Verbrechen gegen die Menschlichkeit, die von der burmesischen Regierung betrieben wurden. Trotz der Ausgrenzung der burmesischen Regierung, die keinen Zugang zu ihrem Territorium für das Personal der Vereinten Nationen zulässt, haben Umfragen, die von Satellitensystemen durchgeführt wurden, deutlich gemacht, dass die Gewalt gegen birmanische Muslime gezwungen war, gezwungen zu emigrieren große Proportionen in Richtung Bangladesch. Die Situation hat sich seit dem Ende der Militärdiktatur verschlechtert, dank der Aktion buddhistischer Extremisten, die eine schwierige Situation für Muslime verschärfte, als illegale Einwanderer im Lande und daher ohne regelmäßige Staatsbürgerschaft, obwohl sie im Land für viele Generationen gegenwärtig waren. Die offizielle Position der burmesischen Regierung ist, dass Aktionen im Staat Rakhine, die, wo die meisten rohingya wohnt, gegen Elemente gerichtet sind, die Teil terroristischer Gruppen sein würden; Allerdings ist das Feuer der muslimischen Dörfer zu einer regelmäßigen Praxis geworden, die rohingya Populationen zu Massensprüngen zwang. Es wird geschätzt, dass in den vergangenen Wochen mehr als 300.000 Flüchtlinge nach Bangladesch geflohen sind und eine Notsituation schaffen, die durch schwierige Hygienebedingungen verschärft wurde. Ein zusätzlicher Faktor der Verleumdung ist die Anwesenheit von Minen, die von der burmesischen Armee an ihren Grenzen platziert werden, es ist unbekannt, ob die Rückkehr von rohingya zu verhindern oder die ethnische Reinigung vollständig zu beenden. Diese Tatsachen werden öffentlich vom Hochkommissar der Vereinten Nationen für Menschenrechte verurteilt und nehmen einen politischen Wert an, der von allen Völkern der Welt und insbesondere vom Westen und den Großmächten berücksichtigt werden muss, um Burma zu unterwerfen alle möglichen Vergeltungsmaßnahmen gegen jene Staaten, die gegen das Völkerrecht verstoßen und schwerwiegende Missbräuche begehen, um die elementarsten Menschenrechte zu verletzen. Der birmanische Staat sollte ökonomischen Sanktionen unterworfen und auf politischer Ebene isoliert werden, während die humanitäre Hilfe sich darauf konzentrieren sollte, die Tragödie von rohingya und Bangladesch zu lindern, was sie dazu verleiht. In dieser Tragödie ist jedoch der Fall von Indien, der von einer Führungskraft in der Nähe der Hindus regiert wird, die stimmen würde, um muslimische Flüchtlinge aus Burma zu vertreiben. Die im Ausland entflohenen rohingya sind nicht in der Lage, nach Birma zurückzukehren, weil sie dazu aufgefordert werden, den Nachweis der Staatsbürgerschaft zu verlangen, die Anforderung seit 1962 eingestellt, als ihnen alle Bürgerrechte entzogen wurden. In dieser dramatischen Situation steht die Stille des Nobelpreises Aung San Suu Kyi, der wichtige Positionen innerhalb der Regierung einnimmt und der inoffizielle Führer ist. San Suu Kyi hat nie die Frage von rohingya ausgedrückt und bietet die Wahrnehmung der Unterstützung der Repression in Aktion; Die einzigen Aussagen, die gemacht worden sind, sind, dass in Burma gibt es einen Kampf gegen Terroristen, die zur rohingya Ethnia gehören. Wenn diese Gefühle von San Suu Kyi wahr sind, von dem Militär gezwungen oder nur umständlich, um die Macht zu gewinnen, ist nicht bekannt, scheint sein Verhalten im Widerspruch zu den Gründen, warum der Friedensnobelpreis In der Tat würde das Verhalten, das in der rohingya-Frage in seiner wichtigen Rolle in der Regierung von Burma stattfand, die Motivation für die Annullierung des Nobelpreises, wie von mehreren Parteien gefordert, zur Verfügung stellen. Dieser Akt, zusammen mit dem internationalen Druck auf Birma, der durch Wirtschaftssanktionen und politische Isolation durchgeführt werden soll, könnte sofort die Situation von rohingya abschwächen und eine Verhandlung für eine Lösung für das Problem öffnen. Es sollte daran erinnert werden, dass es in einem Zustand der Repression einfach für Bewegungen und Gruppen des islamischen Extremismus wäre, Konsens zu finden, und wenn dies nicht geschehen ist, war es nur für die große Armut und Marginalisierung, dass rohingya gehalten wurde.

Les Nations Unies affirment que le nettoyage ethnique de la Birmanie est en cours

La question de rohingya, la minorité ethnique de la religion musulmane, présente en Birmanie, prend des marges de plus en plus sérieuses. Le Haut-Commissariat des Nations Unies aux droits de l'homme, le Jordanien Zeid Ra'ad al-Hussein, a parlé spécifiquement du nettoyage ethnique et des crimes contre l'humanité, opérés par le gouvernement birman. Malgré l'ostracisme du gouvernement birman, qui n'autorise pas l'accès à son territoire au personnel des Nations Unies, les enquêtes menées par des systèmes satellitaires ont permis de préciser que les violences perpétrées contre les musulmans birmans forcés d'emigrer forcés et De bonnes proportions envers le Bangladesh. La situation s'est détériorée depuis la fin de la dictature militaire, grâce à l'action des extrémistes bouddhistes, qui ont exacerbé une situation difficile pour les musulmans, considérés comme des immigrants clandestins dans le pays, et donc sans citoyenneté régulière, bien que présents dans le pays depuis de nombreuses générations. La position officielle du gouvernement birman est que les actions dans l'état de Rakhine, où réside la plupart des rohingya, sont dirigées contre des éléments qui feront partie de groupes terroristes; cependant, le feu des villages musulmans est devenu une pratique régulière, ce qui a poussé les populations de rohingya à des sauts de masse. On estime qu'au cours des dernières semaines, plus de 300 000 réfugiés ont fui vers le Bangladesh, créant une situation d'urgence, aggravée par des conditions d'hygiène difficiles. Un facteur supplémentaire de calomnose est la présence de mines placées par l'armée birmane à ses frontières, il est inconnu de prévenir le retour de rohingya ou de compléter le nettoyage ethnique complètement échoué. Ces faits sont publiquement dénoncés par le Haut Commissaire des Nations Unies aux droits de l'homme et prennent une valeur politique qui doit être prise en compte par toutes les nations du monde et, en particulier, par l'Occident et les grandes puissances, de soumettre la Birmanie à toutes les représailles possibles contre les États qui violent le droit international et commettent de graves abus pour violer les droits humains les plus élémentaires. L'État birman devrait être soumis à des sanctions économiques et isolé au niveau politique, tandis que l'aide humanitaire devrait se concentrer sur l'atténuation de la tragédie du rohingya et du Bangladesh, ce qui les prête. Dans cette tragédie, cependant, c'est le cas de l'Inde, gouverné par un dirigeant proche des Hindous, qui voterait pour expulser les réfugiés musulmans de Birmanie. Les rohingya ont échappé à l'étranger et ne peuvent retourner en Birmanie, car, pour ce faire, on leur demande des preuves de la citoyenneté, une exigence abolie depuis 1962 lorsqu'ils sont privés de tous les droits civils. Dans cette situation dramatique se démarque du silence du prix Nobel Aung San Suu Kyi, qui occupe des postes importants au sein du gouvernement et est le leader non officiel. San Suu Kyi n'a jamais exprimé la question du rohingya, en fournissant la perception de soutenir la répression en action; Les seules déclarations qui ont été faites sont que, en Birmanie, une lutte contre les terroristes appartenant à l'ethnie rohingya. Si ces sentiments de San Suu Kyi sont vrais, forcés par l'armée, ou seulement circonstancielle de garder le pouvoir acquis, n'est pas connu, son comportement semble être en conflit avec les raisons pour lesquelles le prix Nobel de la paix en effet, la conduite menée dans la question rohingya, dans son rôle important dans le gouvernement de la Birmanie, serait motivée pour l'annulation du prix Nobel, comme l'exigent plusieurs parties. Cet acte, conjugué à la pression internationale sur la Birmanie à travers des sanctions économiques et l'isolement politique, pourrait immédiatement atténuer la situation de rohingya et ouvrir une négociation pour une solution à la question. Il faut se rappeler que, dans un état de répression, il serait facile pour les mouvements et les groupes de l'extrémisme islamique de trouver un consensus, et si cela ne s'est pas produit, ce n'était que pour la grande pauvreté et la marginalisation où rohingya se tenait.

As Nações Unidas dizem que a limpeza étnica da Birmânia está em andamento

A questão do rohingya, a minoria étnica da religião muçulmana, presente na Birmânia, está assumindo margens cada vez mais sérias. O Alto Comissariado das Nações Unidas para os Direitos Humanos, o jordano Zeid Ra'ad al-Hussein, falou especificamente sobre a limpeza étnica e crimes contra a humanidade, operados pelo governo birmanês. Apesar do ostracismo do governo birmanês, que não permite o acesso ao seu território ao pessoal das Nações Unidas, pesquisas realizadas por sistemas de satélites deixaram claro que a violência perpetrada contra muçulmanos birmanes forçou a emigrar forçado e grandes proporções em relação ao Bangladesh. A situação deteriorou-se desde o fim da ditadura militar, graças à ação dos extremistas budistas, que agravaram uma situação difícil para os muçulmanos, considerados imigrantes ilegais no país e, portanto, sem cidadania regular, embora presente no país por muitas gerações. A posição oficial do governo birmanês é que as ações no estado de Rakhine, onde reside a maioria dos rohingya, são dirigidas contra elementos que fariam parte de grupos terroristas; no entanto, o fogo das aldeias muçulmanas tornou-se uma prática regular, que forçou as populações rohingya a saltos em massa. Estima-se que, nas últimas semanas, mais de 300 mil refugiados fugiram para Bangladesh, criando uma situação de emergência, agravada por difíceis condições de higiene. Um fator adicional de difamação é a presença de minas colocadas pelo exército birmanês nas suas fronteiras, não se sabe se evitar o retorno da rohingya ou a completa limpeza étnica falhou completamente. Esses fatos são denunciados publicamente pelo Alto Comissariado das Nações Unidas para os Direitos Humanos e assumem um valor político que deve ser levado em consideração por todas as nações do mundo e, em particular, pelo Ocidente e as Grandes Potências, sujeitar a Birmânia a todas as possíveis retaliação contra os estados que violam o direito internacional e cometem sérios abusos para violar os mais elementares direitos humanos. O estado birmanês deve estar sujeito a sanções econômicas e isoladas a nível político, enquanto a ajuda humanitária deve se concentrar em aliviar a tragédia do rohingya e do Bangladesh, o que os empresta para recebê-los. Nesta tragédia, no entanto, é o caso da Índia, governado por um executivo próximo dos hindus, que votariam para expulsar refugiados muçulmanos da Birmânia. Os rohingya escaparam em países estrangeiros não conseguem retornar à Birmânia, pois, para fazê-lo, são solicitados provas de cidadania, um requisito que foi abolido desde 1962 quando foram privados de todos os direitos civis. Nesta situação dramática, destaca-se o silêncio do laureado nobel Aung San Suu Kyi, que detém posições importantes no governo e é o líder não oficial. San Suu Kyi nunca expressou a questão do rohingya, proporcionando a percepção de apoiar a repressão em ação; as únicas declarações que foram feitas são que na Birmânia há uma luta contra terroristas pertencentes à etnia Rohingya. Se esses sentimentos de San Suu Kyi forem verdadeiros, forçados pelas forças armadas, ou apenas circunstanciales para manter o poder adquirido, não é conhecido, seu comportamento parece estar em conflito com as razões pelas quais o Prêmio Nobel da Paz de fato, a conduta realizada na questão rohingya, em seu importante papel no governo da Birmânia, proporcionaria a motivação para o cancelamento do Prêmio Nobel, conforme exigido por várias partes. Este ato, juntamente com a pressão internacional sobre a Birmânia para ser levado a cabo através de sanções econômicas e isolamento político, poderia mitigar imediatamente a situação do rohingya e abrir uma negociação para uma solução para o problema. Deve-se lembrar que, em um estado de repressão, seria fácil para os movimentos e os grupos do extremismo islâmico encontrar consenso e, se isso não aconteceu, foi apenas pela grande pobreza e marginalização onde o rohingya foi realizado.