Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

martedì 21 novembre 2017

阿薩德遇見普京將來的佈局敘利亞

阿薩德訪俄似乎要慶祝莫斯科介入敘利亞戰爭。敘利亞總統親自率領他感謝普京和所有俄羅斯軍方,對於克里姆林宮在大馬士革保證了支持,使其能夠扭轉它已經成為一個明顯不利的情況:無需干預事實上,俄羅斯軍方的命運,可能是阿薩德本人出現的標誌。新的事實是,普京似乎也想採取軍事後政治角色:其實克里姆林宮的頭部已明確說出想佔有,將遵循敵對行動結束的政治進程。事實上,與理解,他們將結束軍事行動,俄羅斯打算成為敘利亞國家的未來秩序的球員。對於普京敘利亞是一個戰略盟友,雙方在地中海,俄羅斯唯一基地,這片海域是正確的,塔爾圖斯,既作為在中東,中亞的前哨重新站上世界舞台。不要低估甚至莫斯科的圖像方面的重要性,因為由於他們在敘利亞的干預,俄羅斯已恢復發揮巨大的力量,其中,蘇聯的結束,不再從事的作用。兩位領導人的講話集中在反對恐怖主義的鬥爭,因為在敘利亞這兩個鎮當地戰鬥,在世界更廣泛的視角。這將使等於恐怖主義所有那些誰對普通敘利亞軍隊也操作工具,它有助於阿薩德,把所有他的對手在一個通用的恐怖主義,而不區分,例如,由伊斯蘭國家的軍隊作戰反對大馬士革或庫爾德人集團的專政。此外,敘利亞政府的戰術一直認為,即使是在戰鬥的最血腥的階段,要突出阿薩德的作用,作為一個屏障,可能改變地區平衡,也像以色列等國家認可的運動控制。這個位置使得隱含不會承認的民主反對派組織,敘利亞社會,這可能是與阿薩德和他的父親面前,他總是消除暴力手段來解決中打開進一步的衝突的情況下政黨和運動要求國家有更大的民主。為了支持這一預測的,我們還應該提到感謝獨裁者普京,對工作的外國人員維護國家的領土完整和獨立。至於伊斯蘭國,外國特工是海灣國家,有關的外國特工是民主對手的美國。然而,平息國內的結構,不能不華盛頓通過,將是有趣的,看看它是如何產生的內部場景敘利亞。但從阿薩德的持久性,在一個完全否定以前看到的美國來看,它已經為爭奪哈里發不同的值,但政府在大馬士革的不受制約的權力將不被接受,特別是對伊朗存在下一獨裁者同樣,海灣君主,甚至埃及,也就是遜尼派國家,不會阻礙敘利亞政府;不同,但是,土耳其位置,這讚揚一個統一敘利亞,特別是作為屏障庫爾德願望上形成安卡拉邊界的狀態的實體。他們將基本上這些方面將塑造敘利亞政治體制的未來,儘管阿薩德的位置,這要歸功於俄羅斯,顯著增強。

アサドはシリアの将来のレイアウトのためにプーチンを満たす

アサドのロシア訪問は、モスクワのシリア戦争への介入を祝いたいと思うようだ。シリア大統領が、それは明らかに不利として浮上していた状況を逆にすることができ、クレムリンはダマスカスに保証していることを支援するために、プーチン大統領に、すべてのロシア軍への感謝の意を個人的にリードしてきました:介入なし実際には、ロシア軍は、政権の運命と、おそらく、アサド自身が印を付けたようだ。新しい事実がプーチン大統領はまた、軍事後の政治的役割を担うたいように見えるということです。実際にはクレムリンの頭は、明示的敵対行為の終了に続く政治プロセスを占有したいと話されました。確かに、彼らは軍事作戦を終了されることを理解した上で、ロシアはシリア国の将来のためのプレーヤーになろうとします。プーチンシリアは戦略的な同盟国であるために、地中海のための両方が、この海で唯一のロシアのベースは、バック世界の舞台で、中東、中央での前哨基地としても、タルトゥースで右です。シリアでの介入のおかげで、ロシアはソ連の終わりで、もはや従事し、偉大な力、の役割を果たして戻ってきたためにも、モスクワのための画像の縦横の重要性を過小評価しません。両首脳の発言は、世界のより広い観点では、シリアの町で地元の戦闘の両方として、テロとの闘いに焦点を当てました。これは、同じテロリズム、通常のシリア軍の操作も、それはイスラム国家の力によって、例えば、区別せずに、一般的なテロで一緒に彼の相手のすべてを持ってアサドに尽力なって戦ったすべての人々を行いますダマスカスやクルド族の独裁政権への反対。また、シリア政府の戦術は常にさえ戦いの流血の段階で、これもイスラエルのような他の状態によって認識されているように、地域のバランスを変える可能性があり動きのバリアとコントロールとしてアサドの役割を強調するために、ということでした。この位置はインクルードは前とアサドと父親の暴力的な方法によって解決することができシリア社会の中で、さらに紛争のシナリオを開いて、民主的な反対グループを認識しません暗黙的になり、彼は常に排除します国民の民主化を求めている政党や政党の動き。この予測のサポートでは、我々はまた、外国人で国の領土保全と独立性を維持するために作業するため、独裁者プーチン大統領への感謝を述べておかなければなりません。民主的な反対のために、当該外国人のエージェントが米国である一方、イスラム国家外国人のエージェントについては、湾岸諸国でした。しかし、平和な国の配置はワシントンからでも失敗することはできず、シリアの内部シナリオがどのように発展するか見ることは興味深いでしょう。アサドの永続性は、以前に完全に負に見られたビューの米国の観点から、それは次の特にイランの存在のため、受け付けられませんカリフ制への戦いのために別の値が、ダマスカスでの政府の未チェックの電源をとっています独裁者。同様に、湾岸君主とエジプト、つまりスンニ派の国々も、シリア政府を妨げることはありません。特にアンカラの境界に状態の実体を形成するために、クルド人の欲望に対する障壁として、統一シリアを表彰異なる、しかし、トルコの位置、。これらは本質的にシリアの将来の政治情勢に影響を及ぼす側面であるが、ロシアのおかげでアサドの立場は大幅に強化されているようだ。

الأسد يلتقي بوتين للتخطيط المستقبلي لسوريا

ويبدو أن زيارة الأسد لروسيا تريد الاحتفال بتدخل موسكو في الحرب السورية. وقدم الرئيس السوري شخصيا شكره الخاص إلى بوتين وجميع الأجهزة العسكرية الروسية للدعم الذي قدمه الكرملين في دمشق، مما سمح له بالإطاحة بحالة برزت بشكل غير مؤات: بدون تدخل الجيش الروسي، في الواقع، مصير النظام، وربما الأسد نفسه يبدو ملحوظا. والحقيقة الجديدة هي أن بوتين يبدو أنه يريد أن يلعب دورا سياسيا بعد الجيش: في الواقع، تحدث رئيس الكرملين صراحة عن الرغبة في احتلال العملية السياسية التي يجب أن تنتهي في نهاية الأعمال القتالية. في الواقع، مع الوعي بأن العمليات العسكرية ستنتهي، تعتزم روسيا أن تكون بطل الرواية للتطورات المستقبلية للبلاد السورية. وبالنسبة إلى سوريا، يمثل بوتين حليفا استراتيجيا، سواء بالنسبة للبحر الأبيض المتوسط، فإن القاعدة الروسية الوحيدة في هذا البحر تقع فقط في طرطوس، وبوصفها مركزا استراتيجيا في الشرق الأوسط، يعود إلى السيناريو العالمي. كما أن أهمية صورة موسكو لا يمكن الاستهانة بها، فبفضل التدخل في سوريا، عادت روسيا للعب دور القوة العظمى، التي لم تعد تمارس من نهاية الاتحاد السوفيتي. وركز الخطبان السياسيان على مكافحة الإرهاب، على أنه صراع محلي داخل البلد السوري وفي رؤية أوسع على الصعيد العالمي. هذه العملية لجعل الإرهاب مساويا لجميع الذين قاتلوا ضد الجيش السوري النظامي، وهو عملية فعالة، يخدم الأسد لتوحيد جميع خصومه في إرهاب عام دون تمييز، على سبيل المثال، الدولة الإسلامية من المعارضة لدكتاتورية دمشق أو الجماعات الكردية. وعلاوة على ذلك، فإن تكتيكات الحكومة السورية كانت دائما، حتى في المراحل الأكثر دموية من المعركة، لتسليط الضوء على دور الأسد كجسر للسيطرة على الحركات التي يمكن أن تغير الموازين الإقليمية، كما تعترف بها دول أخرى مثل إسرائيل. ويعني هذا الموقف إرادة عدم الاعتراف بمجموعات المعارضة الديمقراطية، وفتح سيناريو لمزيد من الجدل داخل المجتمع السوري، والذي يمكن حله عن طريق الأساليب العنيفة التي كان الأسد، وقبل والده، والحركات والحركات المطالبة بمزيد من الديمقراطية في البلاد. ودعما لهذا التنبؤ، ينبغي أيضا ذكر شكر الدكتاتور لبوتين، من أجل التعاون من أجل الحفاظ على سلامة البلد واستقلال البلاد من مواطنين أجانب. أما بالنسبة لتنظيم الدولة الإسلامية، فإن وكلاء الأجانب هم من دول الخليج، في حين أن الوكيل الأجنبي المعني هو الولايات المتحدة للمعارضين الديمقراطيين. ومع ذلك، فإن ترتيب البلد المسالم لا يمكن أن تفشل حتى من واشنطن، وسيكون من المثير للاهتمام أن نرى كيف سيناريو سيناريو الداخلي سوف تتطور. من جهة نظر الولايات المتحدة دوام الأسد كان ينظر مسبقا في سلبية تماما، اتخذت قيمة مختلفة للقتال إلى الخلافة، ولكن السلطة دون رادع من الحكومة في دمشق لن تكون مقبولة، خاصة لوجود الإيراني المقبل الدكتاتور. وبالمثل، فإن الملكيات الخليجية وحتى مصر، أي الدول السنية، لن تعرقل الحكومة السورية. بدلا من ذلك، الموقف التركي، الذي يقيم إيجابيا سوريا موحدة، وقبل كل شيء كعبء على الإرادة الكردية لتشكيل كيان دولة على حدود أنقرة. هذه هي في الأساس تلك الجوانب التي ستؤثر على الوضع السياسي السوري في المستقبل، على الرغم من أن موقف الأسد، بفضل روسيا، يبدو أنه عزز بشكل كبير.

Israele ed Arabia Saudita, alleati ufficiali

Avere reso ufficiale la collaborazione tra Israele ed Arabia Saudita rende visibilie un rapporto che esisteva già in maniera ufficiosa. I due stati hanno come principale nemico l’Iran, di cui temono l’espansionismo regionale, che rischia di alterare gli equilibri del medio oriente. L’Arabia ha dichiarato che l’unico problema che ha con Tel Aviv è la questione palestinese, per il resto ritiene gli israeliani alleati affidabili, del resto la collaborazione in atto era già sia su base militare, che strategica ed era risaputa; il fatto che diventi ufficale, segna, però, una novità nel campo diplomatico, dove l’alleanza tra lo stato ebraico ed il maggiore paese sunnita, quindi musulmano, viene sancita per la prima volta. Sul piano internazionale non si può non notare che questo fatto avviene con la presidenza Trump negli Stati Uniti, nettamente contrario a Teheran, tanto da volere revocare l’accordo sul nucleare, tanto faticosamente raggiunto. La profonda avversione all’Iran, ha quindi facilitato una nuova alleanza, che con Obama probabilmente non sarebbe stata possibile. Per l’Arabia si tratta di supremazia religiosa e concorrenza nel mercato energetico mentre per Israele è predominante la questione della propria sicurezza nazionale. Teheran ha fatto di tutto per conquistare un ruolo di primaria importanza nel medio oriente, nella questione siriana e nella lotta contro lo Stato islamico, peraltro inizialmente finanziato proprio dai sauditi.  Israele, all’interno della nuova coalizione, avrebbe proprio la funzione di impedire che gli iraniani possano usare le milizie Hezbollah come avanguardie della loro strategia, mentre ai sauditi toccherebbe evitare che l’Irak possa svilupparsi un potere sciita troppo radicato. Per L’arabia Saudita potrebbe ripetersi lo schema che ne ha determinato l’intervento nello Yemen, ostacolare, cioè ogni velleità sciita collegata all’Iran. Se una collaborazione ufficiale tra lo stato israeliano ed il principale paese musulmano, potrebbe essere una novità positiva, le ragioni di questo legame non incoraggiano buone  prospettive sul piano internazionale: anche perchè l’Iran si è avvicinato sempre di più alla Russia, con la quale condivide l’interesse per il mantenimento al potere di Assad, mentre i legami commerciali con la Cina si sono fatti più stretti, da quando le sanzioni contro Teheran si sono attenuate. Il medio  oriente, dunque, torna al centro della scena politica mondiale in maniera netta e determinante e concorre ad essere un ulteriore fattore di distanza tra Mosca e Washington. Dal punto di vista della questione palestinese, l’Arabia Saudita ha affermato che il problema è l’unico elemento di divisione da Israele e che si impegnerà a risolverlo. Una azione diplomatica saudita diventa così auspicabile per la soluzione del problema, che non potrà comunque prescindere dalla nascita di uno stato palestinese di fianco a quello israeliano. Se ciò non dovesse accadere i movimenti palestinesi più estremisti, ma non solo quelli, potrebbero entrare nell’orbita iraniana, perchè Teheran avrebbe buone ragioni per ergersi a difensore dei palestinesi ed usare in modo strumentale la questione anche in ottica di legami tra Hezbollah e gruppi palestinesi. Se per i musulmani la questione è ritenuta fondamentale, anche perchè è molto sentita nei paesi arabi, sopratutto negli strati popolari, sembra scontato pensare che l’Arabia non abbia sottovalutato la questione, anche per il ruolo di riferimento che il paese saudita vuole sempre di più ricoprire nel mondo sunnita, non solo a livello religioso, ma anche politico. Una mancata soluzione del problema palestinese costituirebbe un grave danno di immagine per la monarchia saudita. A questo punto occorre, però, valutare la condotta tenuta fino ad ora del governo di Tel Aviv, consistente nel procrastinare in maniera metodica la soluzione del problema, per favorire gli insediamenti delle colonie. Con una alleanza con l’Arabia Saudita questo comportamento continuerà o Israele potrà sacrificare la sua volontà di sottrarre terreno ai palestinesi per tutelarsi contro il paese iraniano? Da Tel Aviv non arrivano rassicurazioni di sorta su di un cambo di rotta nell’atteggiamento tenuto nei confronti dei palestinesi e tutto fa presupporre che la tattica resterà invariata; l’Arabia potrebbe considerare il problema palestinese secondario di fronte alla minaccia iraniana e posticiparne la soluzione ma ciò non farà che aggravare la situazione complessiva della regione: proprio quello che i sauditi volevano evitare.  

Israel and Saudi Arabia, official allies

Having made official the collaboration between Israel and Saudi Arabia makes visible a relationship that already existed in an unofficial manner. The two states have the main enemy Iran, which they fear for regional expansion, which is likely to alter the equilibrium of the Middle East. Arabia has stated that the only problem with Tel Aviv is the Palestinian question, for the rest of the country believes that the allies are reliable allies; furthermore, the ongoing collaboration was already on a military, strategic, and well-known basis; the fact that it becomes more effective marks a novelty in the diplomatic field, where the alliance between the Jewish state and the major Sunni nation, then Muslim, is sanctioned for the first time. On the international level, one can not fail to note that this is the case with Trump's presidency in the United States, clearly opposed to Tehran, so much that it wants to revoke the agreement on nuclear power, so hard-pressed. The deep aversion to Iran has thus facilitated a new alliance, which with Obama probably would not have been possible. For Arabia, this is religious supremacy and competition in the energy market, while Israel's predominance is the question of its national security. Tehran has done everything to gain a leading role in the Middle East, in the Syrian question and in the struggle against the Islamic state, initially funded by the Saudis. Israel, within the new coalition, would have the function of preventing Iranians from using Hezbollah militia as avant-gardes of their strategy, while the Saudis would try to prevent Iraq from developing too much rooted Shiite power. For Saudi Arabia, it might repeat the pattern that led to intervention in Yemen, hindering, that is, every Shiite religion connected with Iran. If an official collaboration between the Israeli state and the main Muslim country could be a positive novelty, the reasons for this link do not encourage good prospects on the international stage: because Iran has come closer and closer to Russia, with which shares the interest in maintaining Assad's power, while trade ties with China have tightened since the sanctions against Tehran have dimmed. The Middle East, therefore, is back in the center of the world political scene in a clear and decisive manner and contributes to be another factor in distance between Moscow and Washington. From the point of view of the Palestinian question, Saudi Arabia has stated that the problem is the only element of division from Israel and that it will strive to resolve it. Saudi diplomatic action is thus desirable for the solution of the problem, which can not be ignored since the birth of a Palestinian state alongside that of Israel. If this does not happen the most extremist Palestinian movements, but not only those, could enter the Iranian orbit, because Tehran had good reasons to stand up as a Palestinian defender and use the instrument in an instrumental way, also in the light of links between Hezbollah and groups Palestinian. If the issue is considered fundamental to Muslims, because it is well felt in the Arab countries, especially in the popular strata, it seems reasonable to assume that Arabia has not underestimated the issue, even for the reference role that the Saudi country always wants to more in the Sunni world, not only religious but also political. A failure to resolve the Palestinian problem would be a serious image damage to the Saudi monarchy. At this point, however, it is necessary to evaluate the conduct of the Tel Aviv government so far, consistently in procrastinating the solution of the problem in a methodological way, in order to favor settlements of the colonies. With an alliance with Saudi Arabia, will this behavior continue, or can Israel sacrifice its will to ground the Palestinians to protect themselves against the Iranian country? From Tel Aviv there is no sort of reassurance on a rogue in the attitude towards the Palestinians, and everything suggests that tactics will remain unchanged; Arabia could consider the secondary Palestinian problem facing the Iranian threat and postpone its solution but this will only aggravate the overall situation in the region - just what the Saudis wanted to avoid.

Israel y Arabia Saudita, aliados oficiales

Habiendo hecho oficial la colaboración entre Israel y Arabia Saudita hace visible una relación que ya existía de manera no oficial. Los dos estados tienen como enemigo principal a Irán, que temen por la expansión regional, lo que probablemente alterará el equilibrio del Medio Oriente. El saudí dijo que el único problema que tiene con Tel Aviv es la cuestión palestina, para el resto mantenga israelíes aliados fiables, el resto de la colaboración ya en marcha era a la vez la base militar, que era estratégica y bien conocida; el hecho de que se convierta en la aprobación oficial, marcas, sin embargo, una novedad en el campo diplomático, donde la alianza entre el Estado judío y el país sunita más grande, por lo tanto, los musulmanes, fue sancionada por primera vez. A nivel internacional, uno no puede dejar de señalar que este hecho ocurre con la Presidencia Trump en los EE.UU., totalmente opuesta a Teherán, mucho que quiere retirar el acuerdo nuclear, por lo conseguido con esmero. La profunda aversión a Irán ha facilitado una nueva alianza, que con Obama probablemente no hubiera sido posible. Para Arabia es la supremacía religiosa y la competencia en el mercado de la energía, mientras que el predominio de Israel es la cuestión de su seguridad nacional. Teherán ha hecho todo lo posible para conquistar un papel importante en el Medio Oriente, el tema sirio y la lucha contra el Estado islámico, sin embargo, inicialmente financiado por los sauditas poseen. Israel, dentro de la nueva coalición, tendría precisamente la función de impedir que los iraníes utilizar Hezbollah como precursores de su estrategia, mientras que los saudíes táctil de modo que Irak puede desarrollar una potencia chií demasiado arraigada. Para Arabia Saudita, podría repetir el patrón que condujo a la intervención en Yemen, obstaculizando, es decir, cada virtud chiita vinculada a Irán. Si una colaboración formal entre el estado de Israel y el país musulmán principal, sería un hecho positivo, las razones de este vínculo no propicia buenas perspectivas a nivel internacional: también porque Irán siempre se ha acercado más a Rusia, con el cual comparte el interés en mantener el poder de Assad, mientras que las relaciones comerciales con China se han reducido desde que las sanciones contra Teherán se han atenuado. Oriente Medio, a continuación, de nuevo al centro de la escena política mundial y muy crítico y contribuye a ser un factor adicional de la distancia entre Moscú y Washington. Desde el punto de vista de la cuestión de Palestina, Arabia Saudita dijo que el problema es el único elemento de la división de Israel y hará todo lo posible para resolverlo. La acción diplomática saudí es deseable para la solución del problema, que no puede ignorarse desde el nacimiento de un estado palestino junto con el de Israel. Si esto no sucede movimientos palestinos más extremo, pero no sólo ellos, podían entrar en la órbita de Irán, porque Teherán tendría buenas razones para presentarse como un defensor de los palestinos y utilizar instrumentalmente el tema y dirigida a los vínculos entre Hezbolá y los grupos palestina. Si la pregunta para los musulmanes se considera esencial, también porque está muy sentida en los países árabes, especialmente en las clases trabajadoras, parece obvio pensar que Arabia no ha subestimado la cuestión, incluso para el papel clave del país Arabia quiere más más en el mundo sunita, no solo religioso sino también político. Una falla para resolver el problema palestino sería un grave daño a la imagen de la monarquía saudita. En este punto es necesario, sin embargo, para evaluar la conducta realizada hasta ahora el gobierno de Tel Aviv, que consiste en una forma metódica en el retraso de la solución del problema, para favorecer los asentamientos de las colonias. Con una alianza con Arabia Saudita, ¿continuará este comportamiento o puede Israel sacrificar su voluntad de castigar a los palestinos para protegerse contra el país iraní? De Tel Aviv no recibe garantías de ningún tipo en un curso cambo celebrada en la actitud hacia los palestinos y todo es asumir que la táctica se mantendrá sin cambios; Arabia podría considerar el problema palestino secundaria frente a la amenaza iraní y posponer la solución, pero esto sólo empeorará la situación general de la región: justo lo que los saudíes querían evitar.

Israel und Saudi-Arabien, offizielle Verbündete

Die offizielle Zusammenarbeit zwischen Israel und Saudi-Arabien macht eine Beziehung sichtbar, die bereits inoffiziell existierte. Die beiden Staaten haben den Hauptfeind Iran, den sie um eine regionale Expansion fürchten, der das Gleichgewicht des Nahen Ostens wahrscheinlich verändern wird. Die saudische sagte, dass das einzige Problem, das er mit Tel Aviv hat, ist die palästinensische Frage, für die übrigen Israelis zuverlässig Verbündete halten, der Rest der Zusammenarbeit bereits im Gang war sowohl Militärbasis, die und bekannte strategischen war; die Tatsache, dass es offizielle Genehmigung, Marken jedoch ein Novum im diplomatischen Bereich, in dem die Verbindung zwischen dem jüdischen Staat und dem größten sunnitischen Land daher Muslime wurde sanktioniert zum ersten Mal wird. Auf internationaler Ebene kann man nicht, aber beachten Sie, dass diese Tatsache mit dem Vorsitz Trump, ganz nach Teheran gegen in den USA der Fall ist, viel zu wollen, das Atomabkommen zurückzuziehen, so mühsam erreicht. Die tiefe Aversion gegen den Iran hat somit ein neues Bündnis ermöglicht, das mit Obama wahrscheinlich nicht möglich gewesen wäre. Für Arabien ist es religiöse Vorherrschaft und Konkurrenz auf dem Energiemarkt, während Israels Vorherrschaft die Frage seiner nationalen Sicherheit ist. Teheran hat alles getan, eine wichtige Rolle im Nahen Osten, die syrischen Frage und der Kampf gegen den islamischen Staat zu erobern, jedoch zunächst finanziert durch die Saudis besitzen. Israel, innerhalb der neuen Koalition, würde genau die Funktion des Verhinderns, dass die Iraner die Hisbollah als Vorläufer ihrer Strategie nutzen wird, während die Saudis berühren würde, so dass der Irak eine schiitische Macht zu fest verwurzelt entwickeln können. Für Saudi-Arabien könnte es das Muster wiederholen, das zu einer Intervention im Jemen führte, was jede schiitische Religion, die mit dem Iran verbunden ist, behindert. Wenn eine formelle Zusammenarbeit zwischen dem israelischen Staat und dem Haupt muslimischen Land, eine willkommene Entwicklung sein würde, nicht die Gründe für diese Bindung fördern nicht gute Aussichten international: auch, weil der Iran immer mehr nach Russland kam, mit denen teilt das Interesse an der Aufrechterhaltung der Macht von Assad, während die Handelsbeziehungen mit China sich verengt haben, seit die Sanktionen gegen Teheran gedämpft haben. Der Nahe Osten, dann zurück zum Zentrum der Weltpolitik und scharf kritisch und trägt ein zusätzlicher Faktor Abstand zwischen Moskau und Washington zu sein. Aus der Sicht der palästinensischen Frage hat Saudi-Arabien erklärt, dass das Problem das einzige Element der Spaltung von Israel ist und dass es sich bemühen wird, es zu lösen. Saudische diplomatische Maßnahmen sind daher wünschenswert, um das Problem zu lösen, das nicht von der Geburt eines palästinensischen Staates neben der israelischen Seite zurückgelassen werden darf. Wenn diese palästinensischen Bewegungen geschieht nicht mehr extreme, aber nicht nur diejenigen, könnte die Umlaufbahn des Iran geben, weil Teheran gutem Grund als Verteidiger der Palästinenser stehen würde und instrumentell die Frage verwenden und adressiert an Verbindungen zwischen der Hisbollah und Gruppen Palästinenser. Wenn die Frage für Muslime unbedingt notwendig erachtet wird, auch, weil es sehr viel in den arabischen Ländern zu spüren ist, vor allem in der Arbeiterklasse, scheint es offensichtlich zu glauben, dass Saudi sich die Frage nicht unterschätzt hat, auch für die Schlüsselrolle des Saudi-Land will mehr mehr in der sunnitischen Welt, nicht nur religiös, sondern auch politisch. Ein Versäumnis, das palästinensische Problem zu lösen, wäre ein schwerer Image-Schaden für die saudische Monarchie. An dieser Stelle ist es jedoch notwendig, um das Verhalten zu bewerten, um jetzt die Regierung von Tel Aviv statt, der sich aus in einer methodischen Weise in die Lösung des Problems zu verzögern, um die Siedlungen der Kolonien zu begünstigen. Wird sich dieses Verhalten mit einer Allianz mit Saudi-Arabien fortsetzen, oder kann Israel seinen Willen opfern, um die Palästinenser dazu zu bringen, sich gegen das iranische Land zu schützen? Von Tel Aviv auch immer auf einem cambo Kurs in der Haltung gegenüber den Palästinensern und alle gehalten keine Zusicherungen erhält, ist anzunehmen, dass die Taktik bleibt unverändert; Saudi könnte das sekundäre palästinensische Problem mit Blick auf die iranische Bedrohung betrachten und die Lösung verschieben, aber das wird nur die Gesamtsituation in der Region verschlechtern: genau das, was die Saudis vermeiden wollten.