Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
lunedì 3 giugno 2019
La Cina attuale si fonda anche sulla repressione di Tienanmen
L’anniversario dei trenta anni dai fatti di Tienanmen si inserisce in un momento di particolare difficoltà per la Cina, dovuta alla questione dei dazi americani. L’analisi di quei fatti, dopo tre decenni è stata fatta sotto diverse forme, ma, pubblicamente soltanto all’estero; per i media cinesi ricordare la rivolta studentesca è ancora tabù. Si tratta di un argomento che non viene trattato perchè c’è l’evidente timore di un ritorno di quel sentimento in un momento dove i problemi dei diritti civili non sono evidenziati ma esistono concretamente. Soltanto per la questione del lavoro, gli scioperi sono sempre più frequenti per le condizioni con cui sono trattati i lavoratori e per troppo spesso mancata corresponsione dei salari. La corruzione è un autentico punto debole del paese, che crea il malfunzionamento della cosa pubblica e genera parecchia diffidenza verso i poteri centrali, che non forniscono la percezione di combattere adeguatamente il fenomeno. Anche la politica finanziaria del governo, che continua ad investire all’estero per ribadire la propria leadership mondiale è vista con contrarietà perchè ad essa non corrisponde una uguale mole di investimenti destinate alle campagne ed ai territori più sottosviluppati del paese. Ci sono, quindi, evidenti motivi di prreoccupazione, tali da non indugiare nel ricordo di quei fatti. Dalla repressione di trenta anni fa è partita la strategia cinese di sacrificare le libertà individuali a favore dello sviluppo economico: Tienanmen è stata la base pratica da cui è partita la Cina odierna. Apparentemente i cinesi hanno barattato il benessere economico con i diritti civili, ma questa non è stata una scelta, è stata una imposizione per impiegare la forza lavoro senza vincoli di controllo, se non quelli che rientrano nelle elaborazioni finanziarie del partito. Il comunismo cinese ha completamente deviato dalle dottrine di Marx, creando profonda ineguaglianza, tanto che i suoi metodi nei confronti dei lavoratori sono invidiati dai capitalisti e dagli industriali occidentali, che devono trattare con sindacati e partiti. Se in patria si continua a mantenere il silenzio su Tienanmen, l’idea dei politici cinesi è chiara: la repressione è stata funzionale al mantenimento degli equilibri interni, sopratutto funzionale agli interessi dei burocrati del partito. Ma se in Cina l’assenza di dichiarazioni ufficiali è la regola, all’estero esponenti del governo di Pechino, come il ministro della difesa a Singapore, hanno dichiarato che la repressione è servita per portare il paese all’attuale stato di sviluppo. Queste convinzioni rivelano, se ce ne fosse bisogno, come i responsabili della politica cinese tengano in conto gli argomenti dei diritti e delle libertà civili; il fatto che considerino un aspetto positivo la repressione, perchè funzionale a permettere al paese di essere diventato la seconda potenza economica mondiale, deve imporre ia paesi occidentali delle serie riflessioni sull’impiego di capitali cinesi all’interno dei propri confini. L’attuale espansionismo cinese ha rivelato aspetti non proprio positivi già in Africa sui quali l’Europa deve porsi interrogativi molto chiari. D’altronde un paese che non riesce a compiere una riflessione su di un fatto così grave evidenzia problemi molto chiari ed un atteggiamento che dovrebbe essere inconciliabile con le democrazie occidentali. La questione dei diritti dovrebbe essere un argomento di valutazione delle relazioni internazionali tra paesi diversi, purtroppo ora si preferisce la liquidità finanziaria credendo che le nostre conquiste su questi temi siano inviolabili. La precezione di pericolosità di trattare con il regime cinese, con il quale, peraltro, è impossibile non trattare, è attenuata dalle possibili opportunità economiche, ma ciò non fa che aumentare l’insidia di Pechino, che sembra volere trattare gli stati come tratta i suoi cittadini, cioè dando loro l’illusione di un maggiore benessere pagato, però, a prezzo carissimo.
Present-day China is also based on the repression of Tiananmen
The thirty-year anniversary of the events of Tienanmen fits into a time of particular difficulty for China, due to the issue of American duties. The analysis of those facts, after three decades, was done in different forms, but, publicly only abroad; for the Chinese media, remembering the student revolt is still taboo. This is a subject that is not dealt with because there is the obvious fear of a return of that feeling at a time when the problems of civil rights are not highlighted but actually exist. Only in the matter of work, strikes are more and more frequent due to the conditions under which workers are treated and for too often no payment of wages. Corruption is a genuine weak point of the country, which creates the malfunctioning of public affairs and generates a great deal of mistrust towards the central powers, which do not provide the perception of adequately fighting the phenomenon. The government's financial policy, which continues to invest abroad to reaffirm its world leadership, is also viewed with opposition because it does not correspond to an equal amount of investment destined for the most underdeveloped countryside and territories of the country. There are, therefore, obvious reasons for unemployment, such as not to linger in the memory of those facts. From the repression of thirty years ago the Chinese strategy to sacrifice individual freedoms in favor of economic development started: Tienanmen was the practical base from which China today started. Apparently the Chinese traded economic welfare for civil rights, but this was not a choice, it was an imposition to employ the workforce without control constraints, if not those that are part of the party's financial calculations. Chinese communism has completely deviated from the doctrines of Marx, creating profound inequality, so much so that its methods towards workers are envied by Western capitalists and industrialists, who must deal with unions and parties. If silence is maintained on Tienanmen at home, the idea of Chinese politicians is clear: repression has been functional to maintaining internal balances, above all functional to the interests of party bureaucrats. But if in China the absence of official statements is the rule, exponents of the Beijing government, such as the defense minister in Singapore, declared that the repression served to bring the country to its current state of development. These convictions reveal, if any were needed, how Chinese policy makers take into account the arguments of civil rights and civil liberties; the fact that they consider repression a positive aspect, because it is functional in allowing the country to have become the second world economic power, must impose on Western countries serious reflections on the use of Chinese capital within its own borders. The current Chinese expansionism has revealed not really positive aspects already in Africa on which Europe must ask itself very clear questions. On the other hand, a country that fails to reflect on such a serious fact has very clear problems and an attitude that should be irreconcilable with Western democracies. The issue of rights should be a topic of evaluation of international relations between different countries, unfortunately now we prefer financial liquidity believing that our achievements on these issues are inviolable. The precautions of dealing with the Chinese regime, with which, however, it is impossible not to treat, is attenuated by possible economic opportunities, but this only adds to the pitfall of Beijing, which seems to want to treat states as it treats its citizens, that is giving them the illusion of a greater well-being paid, however, at a very high price.
La China actual también se basa en la represión de Tiananmen.
El aniversario de treinta años de los acontecimientos de Tienanmen encaja en un momento de particular dificultad para China, debido a la cuestión de los derechos estadounidenses. El análisis de esos hechos, después de tres décadas, se realizó en diferentes formas, pero, públicamente, solo en el extranjero; para los medios chinos, recordar la revuelta estudiantil sigue siendo un tabú. Este es un tema que no se aborda porque existe el temor obvio de que se recupere ese sentimiento en un momento en que los problemas de los derechos civiles no se resaltan sino que realmente existen. Solo en materia de trabajo, las huelgas son cada vez más frecuentes debido a las condiciones en las que se trata a los trabajadores y, con demasiada frecuencia, a la falta de pago de salarios. La corrupción es un verdadero punto débil del país, que crea el mal funcionamiento de los asuntos públicos y genera una gran desconfianza hacia los poderes centrales, que no proporcionan la percepción de combatir adecuadamente el fenómeno. La política financiera del gobierno, que continúa invirtiendo en el exterior para reafirmar su liderazgo mundial, también se ve con oposición porque no corresponde a una cantidad igual de inversión destinada a los campos y territorios más subdesarrollados del país. Hay, por lo tanto, razones obvias para el desempleo, como no quedarse en la memoria de esos hechos. Desde la represión de hace treinta años, comenzó la estrategia china de sacrificar las libertades individuales en favor del desarrollo económico: Tienanmen fue la base práctica desde la cual China comenzó hoy. Al parecer, los chinos cambiaron el bienestar económico por los derechos civiles, pero esto no fue una opción, fue una imposición de emplear la fuerza laboral sin restricciones de control, si no las que forman parte de los cálculos financieros del partido. El comunismo chino se ha desviado completamente de las doctrinas de Marx, creando una profunda desigualdad, tanto que sus métodos hacia los trabajadores son envidiados por los capitalistas e industriales occidentales, que deben tratar con los sindicatos y los partidos. Si se mantiene el silencio en Tienanmen en casa, la idea de los políticos chinos es clara: la represión ha sido funcional para mantener los equilibrios internos, sobre todo funcional para los intereses de los burócratas del partido. Pero si en China la ausencia de declaraciones oficiales es la regla, los exponentes del gobierno de Beijing, como el ministro de defensa en Singapur, declararon que la represión sirvió para llevar al país a su estado actual de desarrollo. Estas convicciones revelan, si fuera necesario, cómo los responsables políticos chinos toman en cuenta los argumentos de los derechos civiles y las libertades civiles; El hecho de que consideren la represión como un aspecto positivo, ya que es funcional para permitir que el país se haya convertido en la segunda potencia económica mundial, debe imponer a los países occidentales serias reflexiones sobre el uso del capital chino dentro de sus propias fronteras. El actual expansionismo chino no ha revelado aspectos realmente positivos en África sobre los cuales Europa debe hacerse preguntas muy claras. Por otro lado, un país que no reflexiona sobre un hecho tan grave tiene problemas muy claros y una actitud que debería ser incompatible con las democracias occidentales. El tema de los derechos debe ser un tema de evaluación de las relaciones internacionales entre diferentes países. Desafortunadamente, ahora preferimos la liquidez financiera porque creemos que nuestros logros en estos temas son inviolables. Las precauciones de tratar con el régimen chino, con las cuales, sin embargo, es imposible no tratarlas, se ven atenuadas por posibles oportunidades económicas, pero esto solo se suma a la trampa de Beijing, que parece querer tratar a los estados como se trata. sus ciudadanos, que les está dando la ilusión de un mayor bienestar pagado, sin embargo, a un precio muy alto.
Das heutige China basiert auch auf der Unterdrückung des Himmlischen Friedens
Das 30-jährige Jubiläum der Ereignisse von Tienanmen fällt für China aufgrund der amerikanischen Zölle besonders schwer. Die Analyse dieser Tatsachen erfolgte nach drei Jahrzehnten in unterschiedlicher Form, jedoch öffentlich nur im Ausland. Für die chinesischen Medien ist es immer noch tabu, sich an den Studentenaufstand zu erinnern. Dies ist ein Thema, das nicht behandelt wird, da die offensichtliche Angst vor einer Rückkehr dieses Gefühls zu einer Zeit besteht, in der die Probleme der Bürgerrechte nicht hervorgehoben werden, sondern tatsächlich existieren. Lediglich in Bezug auf die Arbeit kommt es aufgrund der Bedingungen, unter denen die Arbeitnehmer behandelt werden, und aufgrund der allzu häufigen Nichtzahlung von Löhnen immer häufiger zu Streiks. Korruption ist eine echte Schwachstelle des Landes, die zu Fehlfunktionen der öffentlichen Angelegenheiten führt und großes Misstrauen gegenüber den Zentralmächten hervorruft, die nicht den Eindruck erwecken, das Phänomen angemessen zu bekämpfen. Die Finanzpolitik der Regierung, die weiterhin im Ausland investiert, um ihre weltweite Führungsrolle zu bekräftigen, wird ebenfalls als ablehnend angesehen, da sie nicht dem gleichen Investitionsbetrag entspricht, der für die am wenigsten entwickelten Gebiete des Landes bestimmt ist. Es gibt daher offensichtliche Gründe für die Arbeitslosigkeit, zum Beispiel, sich nicht an diese Tatsachen zu erinnern. Nach der Unterdrückung vor dreißig Jahren begann die chinesische Strategie, die individuellen Freiheiten zugunsten der wirtschaftlichen Entwicklung zu opfern: Tienanmen war die praktische Basis, von der China heute ausging. Anscheinend tauschten die Chinesen wirtschaftliche Wohlfahrt gegen Bürgerrechte ein, aber dies war keine Wahl, sondern eine Vorgabe, die Belegschaft ohne Kontrolleinschränkungen zu beschäftigen, wenn nicht diejenigen, die Teil der finanziellen Berechnungen der Partei sind. Der chinesische Kommunismus ist völlig von den Lehren von Marx abgewichen und hat eine tiefgreifende Ungleichheit geschaffen, so dass westliche Kapitalisten und Industrielle, die mit Gewerkschaften und Parteien zu tun haben, ihn um seine Methoden gegenüber Arbeitern beneiden. Wenn zu Hause auf Tienanmen geschwiegen wird, ist die Idee der chinesischen Politiker klar: Die Unterdrückung diente der Aufrechterhaltung des inneren Gleichgewichts, vor allem den Interessen der Parteibürokraten. Wenn jedoch in China das Fehlen offizieller Erklärungen die Regel ist, erklärten Vertreter der Regierung von Peking wie der Verteidigungsminister in Singapur, dass die Repression dazu gedient habe, das Land auf den aktuellen Entwicklungsstand zu bringen. Diese Überzeugungen zeigen, falls erforderlich, wie die chinesischen politischen Entscheidungsträger die Argumente der Bürgerrechte und bürgerlichen Freiheiten berücksichtigen; Die Tatsache, dass sie die Unterdrückung als positiven Aspekt betrachten, weil sie dazu beiträgt, dass das Land zur zweiten Weltwirtschaftsmacht wird, muss den westlichen Ländern ernsthafte Überlegungen über die Verwendung des chinesischen Kapitals innerhalb seiner eigenen Grenzen aufzwingen. Der derzeitige chinesische Expansionismus hat in Afrika noch nicht wirklich positive Aspekte zutage gefördert, zu denen sich Europa ganz klare Fragen stellen muss. Andererseits hat ein Land, das eine so ernste Tatsache nicht berücksichtigt, sehr klare Probleme und eine Haltung, die mit westlichen Demokratien unvereinbar sein sollte. Die Frage der Rechte sollte ein Thema der Bewertung der internationalen Beziehungen zwischen verschiedenen Ländern sein. Leider bevorzugen wir jetzt die finanzielle Liquidität, da wir glauben, dass unsere Erfolge in diesen Fragen unantastbar sind. Die Vorsichtsmaßnahmen im Umgang mit dem chinesischen Regime, mit denen es jedoch unmöglich ist, nicht umzugehen, werden durch mögliche wirtschaftliche Chancen gemindert, aber dies trägt nur zur Gefahr für Peking bei, das offenbar die Staaten so behandeln will, wie es behandelt ihre Bürger, das gibt ihnen die Illusion eines größeren Wohlbefindens, jedoch zu einem sehr hohen Preis.
La Chine actuelle est également basée sur la répression de Tiananmen
Le trentième anniversaire des événements de Tienanmen s'inscrit dans une période de difficultés particulières pour la Chine, en raison de la question des obligations américaines. Après trois décennies, l’analyse de ces faits s’est faite sous différentes formes, mais publiquement seulement à l’étranger; pour les médias chinois, se souvenir de la révolte des étudiants est encore tabou. C’est un sujet qui n’est pas traité car la crainte d’un retour de ce sentiment est évidente à un moment où les problèmes de droits civils ne sont pas mis en exergue mais existent réellement. Seulement en matière de travail, les grèves sont de plus en plus fréquentes en raison des conditions dans lesquelles les travailleurs sont traités et pour le non paiement du salaire trop souvent. La corruption est un véritable point faible du pays, qui crée un dysfonctionnement des affaires publiques et génère une grande méfiance envers les pouvoirs centraux, qui ne donnent pas l'impression de lutter efficacement contre le phénomène. La politique financière du gouvernement, qui continue d'investir à l'étranger pour réaffirmer son leadership mondial, est également perçue avec opposition, car elle ne correspond pas à un montant équivalent d'investissements destinés aux régions et territoires les plus sous-développés du pays. Il existe donc des raisons évidentes de chômage, notamment pour ne pas rester en mémoire de ces faits. Depuis la répression d'il y a trente ans, la stratégie chinoise visant à sacrifier les libertés individuelles au profit du développement économique a été lancée: Tienanmen était la base pratique à partir de laquelle la Chine a commencé aujourd'hui. Il semble que les Chinois aient échangé leur bien-être économique contre des droits civils, mais ce n’était pas un choix, c’était une imposition d’employer la main-d’œuvre sans contraintes de contrôle, sinon celles qui font partie des calculs financiers du parti. Le communisme chinois s'est complètement écarté des doctrines de Marx, créant une profonde inégalité, à tel point que ses méthodes à l'égard des travailleurs sont enviées des capitalistes et des industriels occidentaux, qui doivent traiter avec les syndicats et les partis. Si le silence est maintenu chez Tienanmen chez lui, l’idée des politiciens chinois est claire: la répression a fonctionné pour maintenir les équilibres internes, avant tout au service des intérêts des bureaucrates du parti. Mais si en Chine, l’absence de déclarations officielles est la règle, les représentants du gouvernement de Beijing, comme le ministre de la Défense à Singapour, ont déclaré que la répression servait à amener le pays à son état de développement actuel. Ces condamnations révèlent, s'il en était besoin, comment les décideurs chinois prennent en compte les arguments des droits et des libertés civils; le fait qu'ils considèrent la répression comme un aspect positif, car elle permet au pays de devenir la deuxième puissance économique mondiale, doit imposer aux pays occidentaux de sérieuses réflexions sur l'utilisation du capital chinois à l'intérieur de ses propres frontières. L'expansionnisme chinois actuel n'a pas encore révélé d'aspects vraiment positifs en Afrique sur lesquels l'Europe doit se poser des questions très claires. D'autre part, un pays qui ne réfléchit pas à un fait aussi grave a des problèmes très clairs et une attitude qui devrait être inconciliable avec les démocraties occidentales. La question des droits devrait faire l’objet d’une évaluation des relations internationales entre différents pays; malheureusement, nous préférons à présent la liquidité financière car nous estimons que nos réalisations sur ces questions sont inviolables. Les précautions à prendre vis-à-vis du régime chinois, qu'il est impossible de ne pas traiter, sont atténuées par d'éventuelles opportunités économiques, mais cela ne fait qu'ajouter au piège de Pékin, qui semble vouloir traiter les États comme il le fait ses citoyens, cela leur donne l’illusion d’un plus grand bien-être payé, cependant, à un prix très élevé.
A China atual também é baseada na repressão da Tiananmen
O trigésimo aniversário dos eventos de Tienanmen se encaixa em um momento de particular dificuldade para a China, devido à questão dos deveres americanos. A análise desses fatos, após três décadas, foi feita em diferentes formas, mas, publicamente, apenas no exterior; para a mídia chinesa, lembrar a revolta estudantil ainda é um tabu. Este é um assunto que não é tratado porque existe o medo óbvio de um retorno desse sentimento em um momento em que os problemas dos direitos civis não são realçados, mas realmente existem. Apenas em matéria de trabalho, as greves são cada vez mais frequentes devido às condições em que os trabalhadores são tratados e, com demasiada frequência, ao não pagamento de salários. A corrupção é um verdadeiro ponto fraco do país, que cria o mau funcionamento dos assuntos públicos e gera uma grande desconfiança em relação às potências centrais, que não proporcionam a percepção de um combate adequado ao fenômeno. A política financeira do governo, que continua a investir no exterior para reafirmar sua liderança mundial, também é vista com oposição porque não corresponde a uma quantidade igual de investimento destinado ao campo e territórios mais subdesenvolvidos do país. Existem, portanto, razões óbvias para o desemprego, como não se demorar na memória desses fatos. A partir da repressão de trinta anos atrás, começou a estratégia chinesa de sacrificar as liberdades individuais em favor do desenvolvimento econômico: Tienanmen era a base prática da qual a China começou hoje. Aparentemente, os chineses negociavam o bem-estar econômico pelos direitos civis, mas isso não era uma escolha, era uma imposição para empregar a força de trabalho sem restrições de controle, se não aquelas que fazem parte dos cálculos financeiros do partido. O comunismo chinês desviou-se completamente das doutrinas de Marx, criando profundas desigualdades, tanto que seus métodos em relação aos trabalhadores são invejados pelos capitalistas e industriais ocidentais, que precisam lidar com sindicatos e partidos. Se o silêncio é mantido em Tienanmen em casa, a idéia dos políticos chineses é clara: a repressão tem sido funcional para manter os equilíbrios internos, acima de tudo funcionais aos interesses dos burocratas partidários. Mas se na China a ausência de declarações oficiais é a regra, expoentes do governo de Pequim, como o ministro da Defesa de Cingapura, declararam que a repressão serviu para levar o país ao seu estado atual de desenvolvimento. Essas convicções revelam, se necessário, como os formuladores de políticas chinesas levam em conta os argumentos dos direitos civis e das liberdades civis; o fato de considerarem a repressão um aspecto positivo, por ser funcional ao permitir que o país se torne a segunda potência econômica mundial, deve impor aos países ocidentais reflexões sérias sobre o uso do capital chinês dentro de suas próprias fronteiras. O atual expansionismo chinês revelou aspectos não realmente positivos já na África, sobre os quais a Europa deve se fazer perguntas muito claras. Por outro lado, um país que não consegue refletir sobre um fato tão sério tem problemas muito claros e uma atitude que deve ser irreconciliável com as democracias ocidentais. A questão dos direitos deve ser um tema de avaliação das relações internacionais entre os diferentes países, infelizmente agora preferimos a liquidez financeira acreditando que nossas conquistas nessas questões são invioláveis. As precauções de lidar com o regime chinês, com as quais, no entanto, é impossível não tratar, são atenuadas por possíveis oportunidades econômicas, mas isso só aumenta a armadilha de Pequim, que parece querer tratar os estados enquanto trata seus cidadãos, isto é, dando-lhes a ilusão de um maior bem-estar pago, no entanto, a um preço muito alto.
Современный Китай также основан на репрессиях на площади
Тридцатилетняя годовщина событий Тяньаньмэнь вписывается в период особых трудностей для Китая из-за вопроса об американских пошлинах. Анализ этих фактов после трех десятилетий проводился в разных формах, но публично только за рубежом; для китайских СМИ помнить о студенческом восстании все еще запрещено. Этот вопрос не рассматривается, потому что существует явный страх возвращения этого чувства в то время, когда проблемы гражданских прав не выделены, а фактически существуют. Только в отношении работы забастовки становятся все более частыми из-за условий, в которых лечат рабочих, и слишком часто без выплаты заработной платы. Коррупция является подлинным слабым местом страны, которая порождает сбои в государственных делах и порождает сильное недоверие к центральным державам, которые не дают ощущения адекватной борьбы с этим явлением. Финансовая политика правительства, которая продолжает инвестировать за рубежом, чтобы подтвердить свое мировое лидерство, также рассматривается оппозицией, поскольку она не соответствует равному количеству инвестиций, предназначенных для наиболее слаборазвитых сельской местности и территорий страны. Следовательно, существуют очевидные причины безработицы, например, чтобы не задерживаться в памяти этих фактов. С репрессий тридцатилетней давности началась китайская стратегия пожертвования индивидуальными свободами в пользу экономического развития: Тяньаньмэнь был практической базой, с которой сегодня начал Китай. Очевидно, китайцы обменяли экономическое благосостояние на гражданские права, но это был не выбор, а навязывание рабочей силы без ограничений контроля, если не тех, которые являются частью финансовых расчетов партии. Китайский коммунизм полностью отклонился от доктрины Маркса, создав глубокое неравенство настолько, что его методам по отношению к рабочим завидуют западные капиталисты и промышленники, которые должны иметь дело с профсоюзами и партиями. Если дома на Тяньаньмэнь сохраняется молчание, идея китайских политиков ясна: репрессии были функциональными для поддержания внутреннего равновесия, прежде всего функциональными в интересах партийных бюрократов. Но если в Китае отсутствие официальных заявлений является правилом, представители пекинского правительства, такие как министр обороны в Сингапуре, заявили, что репрессии привели страну к ее нынешнему состоянию развития. Эти убеждения показывают, если таковые были необходимы, как китайские политики принимают во внимание аргументы гражданских прав и гражданских свобод; тот факт, что они считают репрессии позитивным аспектом, поскольку он позволяет стране стать второй мировой экономической державой, должен навязать западным странам серьезные размышления об использовании китайского капитала в пределах своих границ. Нынешний китайский экспансионизм уже выявил в Африке не очень позитивные аспекты, по которым Европа должна задать себе очень четкие вопросы. С другой стороны, у страны, которая не может осмыслить такой серьезный факт, есть очень четкие проблемы и отношение, которое должно быть несовместимым с западными демократиями. Вопрос прав должен быть темой оценки международных отношений между разными странами, к сожалению, сейчас мы предпочитаем финансовую ликвидность, полагая, что наши достижения в этих вопросах нерушимы. Меры предосторожности, связанные с китайским режимом, с которым, однако, невозможно обойтись, ослабляются возможными экономическими возможностями, но это только добавляет к ловушке Пекина, который, похоже, хочет относиться к государствам так же, как он относится к ним. его граждане, что создает им иллюзию более высокого уровня благосостояния, но по очень высокой цене.
Iscriviti a:
Post (Atom)