Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
lunedì 7 ottobre 2019
La Turchia attaccherà i curdi siriani
L’intenzione della Turchia rimane quella di avere le frontiere con la Siria libere dalle forze curde, che occupano i territori conquistati allo Stato islamico. La presenza delle forze americane, delle quali i curdi sono stati gli alleati più impegnati sul terreno, ha, finora, frenato le intenzioni di Ankara. Ma l’amministrazione della Casa Bianca ritiene il califfato sconfitto in queste zone ed il presidente Trump, concetrato su altri aspetti interni ed internazionali, sarebbe intenzionato a ritirare le truppe dal confine tra Siria e Turchia. Ciò favorisce l’imminente operazione militare turca contro i curdi , che Ankara starebbe per fare partire. L’intenzione dichiarata degli Stati Uniti èquella di non ostacolare i militari turchi, schierandosi insieme alle forze curde. Si tratterebbe di una risoluzione molto temuta e capace di compromettere il fragile equilibrio regionale, che è seguito dalla sconfitta dello Stato islamico. Se, come pare, la Turchia attaccherà le milizie curde presenti in Siria, quindi operando su territorio straniero, provocherà la reazione di Damasco e dei suoi alleati russi e forse anche degli iraniani, che hanno, anch’essi, combattuto al fianco dei curdi contro il califfato. L’astensione degli Stati Uniti può causare un grave motivo di conflitto internazionale a causa della volontà espansionistica turca. Occorre ricordare i sospetti che tra i finanziatori del califfato, oltre ai sauditi, ci fosse proprio anche la Turchia, che sperava di manovrare gli estremisti islamici proprio in funzione anti curda. Le milizie curde hanno avuto una lunga collaborazione con gli americani ed il tradimento di Washington potrebbe spostare la posizione curda verso il regime di Assad, che ha comunque collaborato con le milizie curde ed ha assicurato ai curdi una certa autonomia all’interno dello stato siriano. Ciò significherebbe anche un avvicinamento ai russi, che guadagnerebbero un alleato prezioso all’interno del quadro regionale. La possibile causa del comportamento americano, oltre al già citato disimpegno più volte annunciato e mai attuato, potrebbe essere la volontà di recuperare il rapporto con Ankara, che resta un membro importante dell’Alleanza atlantica. La questione vera è, però, se la Turchia può essere considerata un alleato ancora affidabile. L’impressione è che il governo turco, in grande difficoltà con la situazione interna del paese, utilizzi la questione curda per distrarre l’attenzione popolare dalla sua incapacità della gestione della cosa pubblica, con un’economia in grave difficoltà e senza più la centralità regionale per il fallimento del progetto di estendere l’influenza del paese turco all’area corrispondente all’ex impero ottomano. Per combattere questa crisi di credibilità interna, il governo di Ankara non trova di meglio che insistere sulla questione terroristica curda, sacrificando una pace regionale, che, seppure fragile, rappresenta un obiettivo per gli obiettivi statunitensi. Washington, sacrificando i curdi può perdere una quota consistente di credibilità internazionale, una perdita molto più grave rispetto all’impegno di impedire un attacco ad alleati fondamentali per la lotta allo Stato islamico, la cui sconfitta è stata a lungo uno degli obiettivi principali della politica estera statunitense. Non si sa se l’atteggiamento della Casa Bianca derivi da un calcolo forse sbagliato o dall’ennesima improvvisazione di una classe politica impreparata e poco lungimirante nelle sue decisioni, ma le conseguenze di lascare via libera ai turchi rischiano di essere molto pesanti per la politica estera degli USA. Per la Turchia, invece, si prevede una battaglia dura e cruenta contro i curdi, malgrado la maggiore forza militare e la ripresa degli attentati all’interno del territorio nazionale, con la popolazione messa a rischio, ancora una volta, per l’azione militare messa in atto soltanto per soddisfare le ambizioni di grandezza del presidente turco e per nascondere le sue inefficienze.
Turkey will attack the Syrian Kurds
Turkey's intention remains to have the borders with Syria free from Kurdish forces, which occupy the territories conquered by the Islamic State. The presence of American forces, of which the Kurds were the most committed allies on the ground, has so far held back Ankara's intentions. But the White House administration considers the caliphate defeated in these areas and President Trump, focused on other internal and international aspects, would be willing to withdraw troops from the border between Syria and Turkey. This favors the imminent Turkish military operation against the Kurds, which Ankara is about to start. The declared intention of the United States is not to hinder the Turkish military, siding with the Kurdish forces. It would be a very dreaded resolution capable of compromising the fragile regional balance, which is followed by the defeat of the Islamic State. If, as it seems, Turkey will attack the Kurdish militias present in Syria, then operating on foreign territory, it will provoke the reaction of Damascus and its Russian allies and perhaps also the Iranians, who have also fought alongside the Kurds against the caliphate. The abstention of the United States can cause a serious cause of international conflict due to the Turkish expansionist will. We must remember the suspicions that among the funders of the caliphate, in addition to the Saudis, there was also Turkey, which hoped to maneuver Islamic extremists in its anti-Kurdish function. The Kurdish militias have had a long collaboration with the Americans and Washington's betrayal could shift the Kurdish position towards the Assad regime, which has nonetheless collaborated with the Kurdish militias and assured the Kurds a certain autonomy within the Syrian state. This would also mean an approach to the Russians, who would gain a valuable ally within the regional framework. The possible cause of American behavior, in addition to the previously mentioned disengagement announced and never implemented, could be the desire to recover the relationship with Ankara, which remains an important member of the Atlantic Alliance. The real question is, however, if Turkey can be considered a still reliable ally. The impression is that the Turkish government, in great difficulty with the internal situation of the country, uses the Kurdish question to distract popular attention from its inability to manage public affairs, with an economy in serious difficulty and without centrality anymore regional for the failure of the project to extend the influence of the Turkish country to the area corresponding to the former Ottoman empire. To combat this crisis of internal credibility, the Ankara government finds nothing better than to insist on the Kurdish terrorist issue, sacrificing a regional peace, which, while fragile, represents a goal for US objectives. Washington, by sacrificing the Kurds, can lose a substantial share of international credibility, a far more serious loss than the commitment to prevent an attack on fundamental allies for the fight against the Islamic State, whose defeat has long been one of the main objectives of the policy US foreign. We do not know if the White House's attitude derives from a calculation that is perhaps wrong or from the umpteenth improvisation of a political class unprepared and short-sighted in its decisions, but the consequences of leaving the go-ahead to the Turks are likely to be very heavy for politics foreign trade. For Turkey, on the other hand, a tough and bloody battle is expected against the Kurds, despite the increased military strength and the resumption of attacks within the national territory, with the population once again threatened by military action implemented only to satisfy the ambitions of greatness of the Turkish president and to hide his inefficiencies.
Turquía atacará a los kurdos sirios
La intención de Turquía sigue siendo tener las fronteras con Siria libres de las fuerzas kurdas, que ocupan los territorios conquistados por el Estado Islámico. La presencia de las fuerzas estadounidenses, de las cuales los kurdos eran los aliados más comprometidos en el terreno, hasta ahora ha frenado las intenciones de Ankara. Pero la administración de la Casa Blanca considera que el califato derrotado en estas áreas y el presidente Trump, centrado en otros aspectos internos e internacionales, estaría dispuesto a retirar las tropas de la frontera entre Siria y Turquía. Esto favorece la inminente operación militar turca contra los kurdos, que Ankara está a punto de comenzar. La intención declarada de los Estados Unidos no es obstaculizar al ejército turco, alineándose con las fuerzas kurdas. Sería una resolución muy temida capaz de comprometer el frágil equilibrio regional, seguido de la derrota del Estado Islámico. Si, como parece, Turquía atacará a las milicias kurdas presentes en Siria, y luego operará en territorio extranjero, provocará la reacción de Damasco y sus aliados rusos y quizás también a los iraníes, que también han luchado junto a los kurdos contra el califato La abstención de Estados Unidos puede causar una causa grave de conflicto internacional debido a la voluntad expansionista turca. Debemos recordar las sospechas de que entre los financiadores del califato, además de los sauditas, también estaba Turquía, que esperaba maniobrar a los extremistas islámicos en su función anti-kurda. Las milicias kurdas han tenido una larga colaboración con los estadounidenses y la traición de Washington podría cambiar la posición kurda hacia el régimen de Assad, que sin embargo ha colaborado con las milicias kurdas y les ha garantizado a los kurdos una cierta autonomía dentro del estado sirio. Esto también significaría un acercamiento a los rusos, quienes obtendrían un valioso aliado dentro del marco regional. La posible causa del comportamiento estadounidense, además de la retirada mencionada anteriormente anunciada y nunca implementada, podría ser el deseo de recuperar la relación con Ankara, que sigue siendo un miembro importante de la Alianza Atlántica. Sin embargo, la verdadera pregunta es si Turquía puede considerarse un aliado aún confiable. La impresión es que el gobierno turco, en gran dificultad con la situación interna del país, utiliza la cuestión kurda para distraer la atención popular de su incapacidad para administrar los asuntos públicos, con una economía en grave dificultad y sin centralidad. regional por el fracaso del proyecto para extender la influencia del país turco al área correspondiente al antiguo imperio otomano. Para combatir esta crisis de credibilidad interna, el gobierno de Ankara no encuentra nada mejor que insistir en el tema terrorista kurdo, sacrificando una paz regional que, aunque frágil, representa una meta para los objetivos de Estados Unidos. Washington, al sacrificar a los kurdos, puede perder una parte sustancial de la credibilidad internacional, una pérdida mucho más grave que el compromiso de evitar un ataque contra aliados fundamentales para la lucha contra el Estado Islámico, cuya derrota ha sido uno de los objetivos principales de la política. Estados Unidos extranjero. No sabemos si la actitud de la Casa Blanca se deriva de un cálculo que tal vez sea incorrecto o de la enésima improvisación de una clase política no preparada y miope en sus decisiones, pero las consecuencias de dejar el visto bueno a los turcos probablemente sean muy pesadas para la política. comercio exterior Para Turquía, por otro lado, se espera una batalla dura y sangrienta contra los kurdos, a pesar del aumento de la fuerza militar y la reanudación de los ataques dentro del territorio nacional, con la población nuevamente amenazada por la acción militar. implementado solo para satisfacer las ambiciones de grandeza del presidente turco y para ocultar sus ineficiencias.
Die Türkei wird die syrischen Kurden angreifen
Die Absicht der Türkei bleibt, die Grenzen zu Syrien frei von kurdischen Kräften zu halten, die die vom Islamischen Staat eroberten Gebiete besetzen. Die Anwesenheit amerikanischer Streitkräfte, von denen die Kurden die engagiertesten Verbündeten vor Ort waren, hat Ankaras Absichten bislang zurückgehalten. Die Regierung des Weißen Hauses hält das Kalifat jedoch für besiegt, und Präsident Trump, der sich auf andere interne und internationale Aspekte konzentriert, wäre bereit, Truppen von der Grenze zwischen Syrien und der Türkei abzuziehen. Dies begünstigt die bevorstehende türkische Militäroperation gegen die Kurden, mit der Ankara beginnen wird. Die erklärte Absicht der Vereinigten Staaten ist es, das türkische Militär nicht daran zu hindern, sich den kurdischen Kräften anzuschließen. Es wäre eine sehr gefürchtete Resolution, die das fragile regionale Gleichgewicht gefährden könnte, worauf die Niederlage des Islamischen Staates folgt. Wenn die Türkei, wie es scheint, die in Syrien anwesenden kurdischen Milizen angreift, die dann auf fremdem Territorium operieren, wird dies die Reaktion von Damaskus und seinen russischen Verbündeten und vielleicht auch von den Iranern provozieren, die sich ebenfalls gegen die Kurden eingesetzt haben das Kalifat. Die Stimmenthaltung der Vereinigten Staaten kann aufgrund des türkischen Expansionswillens zu ernsthaften internationalen Konflikten führen. Wir müssen uns an den Verdacht erinnern, dass es unter den Geldgebern des Kalifats neben den Saudis auch die Türkei gab, die darauf hoffte, islamische Extremisten in ihrer antikurdischen Funktion zu manövrieren. Die kurdischen Milizen haben lange mit den Amerikanern zusammengearbeitet, und der Verrat Washingtons könnte die Position der Kurden zum Assad-Regime verlagern, das dennoch mit den kurdischen Milizen zusammengearbeitet und den Kurden eine gewisse Autonomie innerhalb des syrischen Staates zugesichert hat. Dies würde auch eine Annäherung an die Russen bedeuten, die im regionalen Rahmen einen wertvollen Verbündeten gewinnen würden. Die mögliche Ursache für amerikanisches Verhalten, zusätzlich zu dem zuvor erwähnten Abzug, der angekündigt und nie umgesetzt wurde, könnte der Wunsch sein, die Beziehung zu Ankara wiederherzustellen, das weiterhin ein wichtiges Mitglied der Atlantischen Allianz ist. Die eigentliche Frage ist jedoch, ob die Türkei als noch zuverlässiger Verbündeter angesehen werden kann. Der Eindruck ist, dass die türkische Regierung in großen Schwierigkeiten mit der inneren Situation des Landes die Kurdenfrage benutzt, um die Aufmerksamkeit der Bevölkerung von ihrer Unfähigkeit abzulenken, öffentliche Angelegenheiten zu regeln, mit einer Wirtschaft in ernsthaften Schwierigkeiten und ohne Zentralität regional für das Scheitern des Projekts, den Einfluss des türkischen Landes auf das Gebiet entsprechend dem ehemaligen Osmanischen Reich auszudehnen. Um diese Krise der internen Glaubwürdigkeit zu bekämpfen, hält die Regierung von Ankara nichts anderes für angebracht, als auf dem kurdischen Terrorismus zu bestehen und einen regionalen Frieden zu opfern, der zwar fragil ist, aber ein Ziel für die Ziele der USA darstellt. Wenn Washington die Kurden opfert, kann es einen erheblichen Teil der internationalen Glaubwürdigkeit verlieren, ein weitaus schwerwiegenderer Verlust als die Verpflichtung, einen Angriff auf grundlegende Verbündete für den Kampf gegen den Islamischen Staat zu verhindern, dessen Niederlage seit langem eines der Hauptziele der Politik ist US-Ausländer. Wir wissen nicht, ob sich die Haltung des Weißen Hauses aus einer möglicherweise falschen Berechnung oder aus der x-ten Improvisation einer politischen Klasse ergibt, die in ihren Entscheidungen nicht vorbereitet und kurzsichtig ist, aber die Konsequenzen einer Freigabe für die Türken dürften für die Politik sehr schwerwiegend sein Außenhandel. Für die Türkei hingegen wird trotz der gestiegenen militärischen Stärke und der Wiederaufnahme der Angriffe im Inland ein harter und blutiger Kampf gegen die Kurden erwartet, bei dem die Bevölkerung erneut von Militäraktionen bedroht ist umgesetzt, nur um die Ambitionen der Größe des türkischen Präsidenten zu befriedigen und seine Ineffizienzen zu verbergen.
La Turquie va attaquer les Kurdes syriens
L'intention de la Turquie reste de libérer les frontières avec la Syrie des forces kurdes, qui occupent les territoires conquis par l'État islamique. La présence des forces américaines, dont les Kurdes étaient les alliés les plus engagés sur le terrain, a jusqu'à présent freiné les intentions d'Ankara. Mais l'administration de la Maison Blanche estime que le califat défait dans ces régions et que le président Trump, concentré sur d'autres aspects internes et internationaux, serait disposé à retirer ses troupes de la frontière entre la Syrie et la Turquie. Cela favorise l'opération militaire turque imminente contre les Kurdes, qu'Ankara est sur le point de commencer. L’intention déclarée des États-Unis n’est pas d’empêcher l’armée turque de se ranger du côté des forces kurdes. Ce serait une résolution très redoutable capable de compromettre le fragile équilibre régional, qui est suivi par la défaite de l’État islamique. Si, semble-t-il, la Turquie attaquerait les milices kurdes présentes en Syrie et opérant alors en territoire étranger, elle provoquerait la réaction de Damas et de ses alliés russes et peut-être aussi des Iraniens, qui se sont également battus aux côtés des Kurdes le califat. L'abstention des États-Unis peut être une cause sérieuse de conflit international en raison de la volonté expansionniste turque. Nous devons nous souvenir des soupçons selon lesquels, parmi les bailleurs de fonds du califat, il y avait, outre les Saoudiens, la Turquie, qui espérait manœuvrer les extrémistes islamistes dans sa fonction anti-kurde. Les milices kurdes ont une longue collaboration avec les Américains et la trahison de Washington pourrait faire basculer la position kurde vers le régime d'Assad, qui a néanmoins collaboré avec les milices kurdes et assuré aux Kurdes une certaine autonomie au sein de l'État syrien. Cela impliquerait également une approche des Russes, qui gagneraient un allié précieux dans le cadre régional. Outre le désengagement annoncé précédemment et jamais appliqué, le comportement américain pourrait bien être la volonté de rétablir la relation avec Ankara, qui reste un membre important de l'Alliance atlantique. La vraie question est toutefois de savoir si la Turquie peut être considérée comme un allié toujours fiable. L'impression est que le gouvernement turc, en grande difficulté avec la situation intérieure du pays, utilise la question kurde pour détourner l'attention de la population de son incapacité à gérer les affaires publiques, alors que l'économie est sérieusement en difficulté et centrale. régional pour l'échec du projet d'étendre l'influence du pays turc à la zone correspondant à l'ancien empire ottoman. Pour lutter contre cette crise de crédibilité interne, le gouvernement d'Ankara ne trouve rien de mieux que d'insister sur la question du terrorisme kurde, en sacrifiant une paix régionale qui, bien que fragile, représente un objectif pour les objectifs américains. Washington, en sacrifiant les Kurdes, peut perdre une part substantielle de la crédibilité internationale, une perte bien plus sérieuse que l'engagement d'empêcher une attaque contre des alliés fondamentaux pour la lutte contre l'État islamique, dont la défaite est depuis longtemps l'un des principaux objectifs. Étranger américain. Nous ne savons pas si l'attitude de la Maison-Blanche découle d'un calcul qui est peut-être erroné ou de la énième improvisation d'une classe politique mal préparée et à courte vue dans ses décisions, mais les conséquences de laisser aux Turcs le feu vert seront probablement très lourdes pour la politique commerce extérieur. Pour la Turquie, en revanche, une bataille dure et sanglante est à prévoir contre les Kurdes, malgré le renforcement de la puissance militaire et la reprise des attaques sur le territoire national, la population étant à nouveau menacée par une action militaire. mis en œuvre uniquement pour satisfaire les ambitions de grandeur du président turc et pour masquer ses inefficacités.
A Turquia atacará os curdos sírios
A intenção da Turquia continua sendo manter as fronteiras com a Síria livres das forças curdas, que ocupam os territórios conquistados pelo Estado Islâmico. A presença de forças americanas, das quais os curdos eram os aliados mais comprometidos no campo, até agora reteve as intenções de Ancara. Mas a administração da Casa Branca considera o califado derrotado nessas áreas e o presidente Trump, focado em outros aspectos internos e internacionais, estaria disposto a retirar tropas da fronteira entre Síria e Turquia. Isso favorece a iminente operação militar turca contra os curdos, que Ancara está prestes a iniciar. A intenção declarada dos Estados Unidos não é impedir as forças armadas turcas, apoiando-se nas forças curdas. Seria uma resolução muito temida, capaz de comprometer o frágil equilíbrio regional, seguido pela derrota do Estado Islâmico. Se, ao que parece, a Turquia atacar as milícias curdas presentes na Síria, operando em território estrangeiro, provocará a reação de Damasco e seus aliados russos e talvez também os iranianos, que também lutaram ao lado dos curdos contra o califado. A abstenção dos Estados Unidos pode causar séria causa de conflito internacional devido à vontade expansionista turca. Devemos lembrar as suspeitas de que entre os financiadores do califado, além dos sauditas, havia também a Turquia, que esperava manobrar extremistas islâmicos em sua função anti-curda. As milícias curdas tiveram uma longa colaboração com os americanos e a traição de Washington poderia mudar a posição curda em direção ao regime de Assad, que, no entanto, colaborou com as milícias curdas e garantiu aos curdos uma certa autonomia dentro do estado sírio. Isso também significaria uma abordagem para os russos, que ganhariam um aliado valioso dentro da estrutura regional. A possível causa do comportamento americano, além do desmembramento mencionado anteriormente e nunca implementado, poderia ser o desejo de recuperar o relacionamento com Ancara, que continua sendo um importante membro da Aliança Atlântica. A verdadeira questão é, no entanto, se a Turquia pode ser considerada um aliado ainda confiável. A impressão é que o governo turco, em grande dificuldade com a situação interna do país, usa a questão curda para desviar a atenção popular de sua incapacidade de administrar assuntos públicos, com uma economia em séria dificuldade e sem centralidade. regional pelo fracasso do projeto em estender a influência do país turco à área correspondente ao antigo império otomano. Para combater essa crise de credibilidade interna, o governo de Ancara não encontra nada melhor do que insistir na questão terrorista curda, sacrificando uma paz regional que, embora frágil, representa uma meta para os objetivos dos EUA. Washington, sacrificando os curdos, pode perder uma parte substancial da credibilidade internacional, uma perda muito mais séria do que o compromisso de impedir um ataque a aliados fundamentais na luta contra o Estado Islâmico, cuja derrota há muito tempo é um dos principais objetivos da política. Estrangeiros dos EUA. Não sabemos se a atitude da Casa Branca deriva de um cálculo que talvez esteja errado ou da improvável improvisação de uma classe política despreparada e míope em suas decisões, mas as conseqüências de deixar o aval para os turcos provavelmente serão muito pesadas para a política comércio exterior. Para a Turquia, por outro lado, espera-se uma batalha dura e sangrenta contra os curdos, apesar do aumento da força militar e da retomada dos ataques no território nacional, com a população novamente ameaçada por ação militar implementado apenas para satisfazer as ambições de grandeza do presidente turco e ocultar suas ineficiências.
Турция нападет на сирийских курдов
Турция по-прежнему намерена освободить границы с Сирией от курдских сил, которые оккупируют территории, завоеванные Исламским государством. Присутствие американских сил, из которых курды были наиболее преданными союзниками на местах, до сих пор сдерживало намерения Анкары. Но администрация Белого дома считает, что халифат побежден в этих областях, и президент Трамп, сосредоточенный на других внутренних и международных аспектах, будет готов вывести войска с границы между Сирией и Турцией. Это благоприятствует предстоящей турецкой военной операции против курдов, которую собирается начать Анкара. Заявленное намерение США не препятствовать турецким военным, примкнувшим к курдским силам. Это была бы очень страшная резолюция, способная поставить под угрозу хрупкое региональное равновесие, за которым следует поражение Исламского государства. Если, как представляется, Турция нападет на курдских ополченцев, присутствующих в Сирии, а затем будет действовать на чужой территории, это вызовет реакцию Дамаска и его российских союзников, а также, возможно, и иранцев, которые также сражались вместе с курдами против халифат. Воздержание Соединенных Штатов может вызвать серьезную причину международного конфликта из-за турецкой экспансионистской воли. Мы должны помнить подозрения, что среди спонсоров халифата, помимо саудовцев, была и Турция, которая надеялась маневрировать исламскими экстремистами в своей антикурдской функции. Курдские ополченцы давно сотрудничают с американцами, и предательство Вашингтона может сместить курдскую позицию в сторону режима Асада, который, тем не менее, сотрудничал с курдскими ополченцами и обеспечил курдам определенную автономию в рамках сирийского государства. Это также будет означать подход к русским, которые получат ценного союзника в региональных рамках. Возможной причиной поведения Америки, в дополнение к ранее упомянутому разъединению, объявленному и никогда не выполняемому, может быть желание восстановить отношения с Анкарой, которая остается важным членом Атлантического альянса. Однако реальный вопрос заключается в том, можно ли считать Турцию все еще надежным союзником. Создается впечатление, что турецкое правительство, испытывающее большие трудности с внутренним положением в стране, использует курдский вопрос, чтобы отвлечь внимание населения от его неспособности управлять государственными делами, когда экономика находится в серьезном затруднении и больше не имеет централизованности региональный за провал проекта по распространению влияния турецкой страны на территорию, соответствующую бывшей Османской империи. Чтобы бороться с этим кризисом внутреннего доверия, правительство Анкары не находит ничего лучше, чем настаивать на проблеме курдских террористов, жертвуя региональным миром, который, хотя и хрупок, представляет собой цель для целей США. Вашингтон, пожертвовав курдами, может потерять значительную долю международного авторитета, гораздо большую потерю, чем приверженность предотвращению нападения на фундаментальных союзников в борьбе против Исламского государства, поражение которого долгое время было одной из основных целей политики. США иностранные. Мы не знаем, вытекает ли позиция Белого дома из расчета, который, возможно, ошибочен, или из-за сотой импровизации политического класса, неподготовленного и недальновидного в своих решениях, но последствия того, что туркам дадут добро, скорее всего, будут очень тяжелыми для политики внешняя торговля. Для Турции, с другой стороны, ожидается жесткая и кровопролитная битва против курдов, несмотря на возросшую военную мощь и возобновление нападений на национальной территории, когда население вновь подвергается угрозе военных действий. осуществляется только для того, чтобы удовлетворить амбиции великого президента Турции и скрыть его неэффективность.
Iscriviti a:
Post (Atom)