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Politica Internazionale
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venerdì 6 dicembre 2019
Gli interrogativi rimasti nel vertice dell'Alleanza Atlantica
Il recente vertice dell’Alleanza Atlantica ha messo in rilievo parecchie differenze di opinione tra i membri ed ha lasciato in sospeso più di una questione. Se, da una parte gli USA continuano a focalizzarsi sull’aspetto economico, tralasciando in modo colpevole i temi strategici e geopolitici, gli altri membri sembrano impegnati in una diatriba sulla reale funzionalità dell’alleanza, la Francia, o su aspetti troppo peculiari di interesse singolo, la Turchia, o, ancora di natura troppo particolare, come i paesi dell’ex blocco sovietico. Quella che è mancata è stata una visione comune capace di rispondere alle rinnovate esigenze del panorama internazionale, quindi con qualche ragione francese, e di intraprendere una direzione condivisa in grado di focalizzare gli interessi comuni. Definire genericamente come nemico il pericolo del terrorismo, sotto il quale ricadono diverse istanze, anche contrapposte, non pare sufficiente ad una azione condivisa contro i reali pericoli, chesono l’instabilità mondiale sempre più diffusa e l’insorgenza della Cina. Sopratutto nei confronti di Pechino andrebbe adottato un atteggiamento maggiormente guardingo in virtù di considerazioni che sono oggettive. Washington non condivide l’impostazione di Pechino di volere coinvolgere sempre più le Nazion Unite nelle risoluzioni delle crisi, ma, sopratutto con la presidenza Trump, ha optato per un isolamento, che non la pone più al centro della scena internazionale. Questo perchè ha voluto inseguire la Cina sulla strada degli interessi economici prioritari, ingaggiando battaglie commerciali, che hanno provocato una distrazione, anche voluta dal suo ruolo internazionale. Ciò ha lasciato un margnie di manovra molto ampio alla Cina, che grazie alla sua liquidità ha saputo sfruttare e creare occasioni ci contatto sempre più ravvicinato con i paesi dell’Alleanza Atlantica. Se, in via di principio, si possono anche condividere le intenzioni di coinvolgere maggiormente le Nazioni Unite nelle gestioni delle crisi internazionali, occorre sempre tenere presente che l’interlocutore cinese non è una democrazia, ma come dimostra il comportamento con i musulmani cinesi, è una dittatura delle più dure. Purtroppo il modello cinese affascina diversi leader politici occidentali: una riduzione democratica consente una maggiore libertà di governo e permette una azione politica più incisiva perchè meno limitata. Inoltre alla popolazione viene offerto in cambio della rinuncia ai diritti politici un maggiore accesso alle merci ed anche una sicurezza più garantita, che sono temi funzionali e condivisi dagli ambienti economici e finanziari. Questa direzione, come dimostrano le proteste mondiali nei sistemi politici non democratici, favorisce soltanto l’instabilità e, proprio per questo dovrebbe essere osteggiata nell’Alleanza Atlantica, per prima cosa anche nei confronti dei suoi stessi membri come la Turchia ed anche la Polonia. In più la condizione marginale in cui si è relegata l’Unione Europea, per l’assenza di un progetto politico, non favorisce un dibattito necessario capace di fornire il necessario indirizzo all’interno dell’Alleanza Atlantica. Soltanto il presidente francese, con tutti i suoi difetti, ha provato a scuotere l’alleanza chiedendo una maggiore integrazione ed un maggiore rispetto delle regole (come ha fatto nei confronti della Turchia, biasimata per avere colpito i curdi, alleati dell’occidente nella lotta contro lo Stato islamico). Il vertice di Londra si è concluso in maniera equivoca e, sostanzialmente, con un nulla di fatto ed ha lasciato molti interogativi sul futuro di un’alleanza che ha senz’altro perso molta della sua capacità di manovra, prima di tutto politica, ma anche geostrategica. Resta la potenza militare, necessaria, certo, ma che è poca cosa senza un progetto cpace di proiettare, non solo nel futuro, ma sopratutto nel presente gli ideali occidentali. DI interessi non si può parlare perchè all’interno dell’Allenza Atlantica ce ne sono troppi e che sono spesso in contrasto tra di loro ed è proprio su questo che dovrebbe essere avviato un vero processo di revisione dello stesso trattato che dovrebbe essere basato su di una visione strategica improntata sui valori occidentali ed alla reale collaborazione, con l’obiettivo principale di mantenere la pace. Tutto il resto poi potrà venire di conseguenza.
The questions left at the summit of the Atlantic Alliance
The recent Atlantic Alliance summit highlighted several differences of opinion among members and left more than one issue pending. If, on the one hand, the US continues to focus on the economic aspect, leaving the strategic and geopolitical issues in a guilty manner, the other members seem to be engaged in a diatribe on the real functionality of the alliance, France, or on aspects that are too peculiar to interest single, Turkey, or, still too peculiar in nature, like the countries of the former Soviet bloc. What was missing was a common vision capable of responding to the renewed demands of the international scene, therefore with some French reason, and to undertake a shared direction able to focus on common interests. Defining generically as an enemy the danger of terrorism, under which several instances, even opposing ones, fall, does not seem sufficient to a shared action against the real dangers, which are the increasingly widespread world instability and the emergence of China. Above all, a more cautious attitude should be adopted towards Beijing because of considerations that are objective. Washington does not share Beijing's approach of wanting to increasingly involve the United Nations in resolving crises, but, especially with the Trump presidency, has opted for isolation, which no longer puts it at the center of the international scene. This is because he wanted to pursue China on the road of priority economic interests, engaging in commercial battles, which caused a distraction, also wanted by his international role. This has left a very wide margin of maneuver to China, which thanks to its liquidity has been able to exploit and create opportunities for closer contact with the countries of the Atlantic Alliance. If, in principle, one can also share the intentions to involve the United Nations more in international crisis management, it must always be kept in mind that the Chinese interlocutor is not a democracy, but as demonstrated by the behavior with Chinese Muslims, it is a dictatorship of the hardest. Unfortunately, the Chinese model fascinates various Western political leaders: a democratic reduction allows greater freedom of government and allows a more incisive political action because it is less limited. Furthermore, in exchange for the renunciation of political rights, the population is offered greater access to goods and also a more guaranteed security, which are functional themes shared by economic and financial circles. This direction, as shown by the global protests in non-democratic political systems, only favors instability and, precisely for this reason it should be opposed in the Atlantic Alliance, first of all also against its own members like Turkey and also Poland. In addition, the marginal condition in which the European Union has relegated itself, due to the absence of a political project, does not favor a necessary debate capable of providing the necessary guidance within the Atlantic Alliance. Only the French president, with all his faults, tried to shake the alliance by asking for greater integration and greater respect for the rules (as he did against Turkey, blamed for having hit the Kurds, allies of the West in the struggle against the Islamic State). The London summit ended in an equivocal and, essentially, with nothing, and left many questions about the future of an alliance that has undoubtedly lost much of its capacity to maneuver, first of all political, but also geostrategic. The military power remains, necessary, of course, but that is little thing without a space project to project, not only in the future, but above all in the present Western ideals. We cannot speak of interests because there are too many inside the Atlantic Alliance and they are often in conflict with each other and it is precisely on this that a real process of revision of the same treaty that should be based on a strategic vision based on Western values and real collaboration, with the main objective of maintaining peace. Everything else can then come as a result.
Las preguntas dejadas en la cumbre de la Alianza Atlántica
La reciente cumbre de la Alianza Atlántica destacó varias diferencias de opinión entre los miembros y dejó más de un tema pendiente. Si, por un lado, Estados Unidos continúa enfocándose en el aspecto económico, dejando culpables los temas estratégicos y geopolíticos, los otros miembros parecen estar involucrados en una diatriba sobre la funcionalidad real de la alianza, Francia, o en aspectos que son demasiado peculiares. soltero, Turquía, o, todavía de naturaleza demasiado peculiar, como los países del antiguo bloque soviético. Lo que faltaba era una visión común capaz de responder a las demandas renovadas de la escena internacional, por lo tanto con alguna razón francesa, y emprender una dirección compartida capaz de centrarse en intereses comunes. Definir genéricamente como enemigo el peligro del terrorismo, en virtud del cual caen varios casos, incluso los opuestos, no parece suficiente para una acción compartida contra los peligros reales, que son la inestabilidad mundial cada vez más extendida y el surgimiento de China. Sobre todo, se debe adoptar una actitud más cautelosa hacia Beijing debido a consideraciones objetivas. Washington no comparte el enfoque de Beijing de querer involucrar cada vez más a las Naciones Unidas en la resolución de crisis, pero, especialmente con la presidencia de Trump, ha optado por el aislamiento, que ya no lo coloca en el centro de la escena internacional. Esto se debe a que quería perseguir a China en el camino de los intereses económicos prioritarios, participar en batallas comerciales, lo que causó una distracción, también deseada por su papel internacional. Esto ha dejado un amplio margen de maniobra a China, que gracias a su liquidez ha sido capaz de explotar y crear oportunidades para un contacto más cercano con los países de la Alianza Atlántica. Si, en principio, también se pueden compartir las intenciones de involucrar más a las Naciones Unidas en la gestión internacional de crisis, siempre se debe tener en cuenta que el interlocutor chino no es una democracia, pero como lo demuestra el comportamiento con los musulmanes chinos, es una dictadura de los más duros. Desafortunadamente, el modelo chino fascina a varios líderes políticos occidentales: una reducción democrática permite una mayor libertad de gobierno y permite una acción política más incisiva porque es menos limitada. Además, a cambio de la renuncia a los derechos políticos, se ofrece a la población un mayor acceso a los bienes y también una seguridad más garantizada, que son temas funcionales compartidos por los círculos económicos y financieros. Esta dirección, como lo demuestran las protestas globales en sistemas políticos no democráticos, solo favorece la inestabilidad y, precisamente por esta razón, debería oponerse en la Alianza Atlántica, en primer lugar también contra sus propios miembros, como Turquía y Polonia. Además, la condición marginal en la que la Unión Europea se ha relegado, debido a la ausencia de un proyecto político, no favorece un debate necesario capaz de proporcionar la orientación necesaria dentro de la Alianza Atlántica. Solo el presidente francés, con todas sus fallas, trató de sacudir la alianza pidiendo una mayor integración y un mayor respeto por las reglas (como lo hizo contra Turquía, acusado de haber golpeado a los kurdos, aliados de Occidente en la lucha). contra el Estado Islámico). La cumbre de Londres terminó en una situación equívoca y, esencialmente, sin nada, y dejó muchas preguntas sobre el futuro de una alianza que sin duda ha perdido gran parte de su capacidad de maniobra, en primer lugar política, pero también geoestratégica. El poder militar sigue siendo necesario, por supuesto, pero eso es poco sin un proyecto espacial para proyectar, no solo en el futuro, sino sobre todo en los ideales occidentales actuales. No podemos hablar de intereses porque hay demasiados dentro de la Alianza Atlántica y a menudo están en conflicto entre sí y es precisamente en esto que se debe basar un verdadero proceso de revisión del mismo tratado. Una visión estratégica basada en los valores occidentales y la colaboración real, con el objetivo principal de mantener la paz. Todo lo demás puede venir como resultado.
Die Fragen auf dem Gipfel des Atlantischen Bündnisses
Auf dem jüngsten Gipfeltreffen des Atlantischen Bündnisses wurden verschiedene Meinungsverschiedenheiten zwischen den Mitgliedern hervorgehoben, und mehr als eine Frage stand noch aus. Wenn sich die USA auf der einen Seite weiterhin auf den wirtschaftlichen Aspekt konzentrieren und die strategischen und geopolitischen Themen für schuldig erklären, scheinen sich die anderen Mitglieder mit einer Schande über die tatsächliche Funktionsweise des Bündnisses, Frankreich, oder über Aspekte zu befassen, die zu eigen sind Single, Türkei, oder, noch zu eigenartig in der Natur, wie die Länder des ehemaligen Sowjetblocks. Was fehlte, war eine gemeinsame Vision, die in der Lage war, auf die erneuerten Anforderungen der internationalen Szene mit französischen Gründen zu reagieren und eine gemeinsame Richtung einzuschlagen, die sich auf gemeinsame Interessen konzentriert. Die allgemeine Definition der Gefahr des Terrorismus als Feind, unter die mehrere, auch gegnerische, Fälle fallen, reicht für ein gemeinsames Vorgehen gegen die realen Gefahren, die die zunehmend verbreitete weltweite Instabilität und die Entstehung Chinas sind, nicht aus. Vor allem in Bezug auf Peking sollte aus objektiven Erwägungen eine vorsichtigere Haltung eingenommen werden. Washington teilt nicht Pekings Ansatz, die Vereinten Nationen verstärkt in die Krisenbewältigung einbeziehen zu wollen, sondern hat sich insbesondere mit der Präsidentschaft von Trump für die Isolation entschieden, die sie nicht mehr in den Mittelpunkt der internationalen Szene rückt. Dies ist darauf zurückzuführen, dass er China auf dem Weg vorrangiger wirtschaftlicher Interessen verfolgen und sich auf Handelskämpfe einlassen wollte, die eine Ablenkung verursachten, die auch von seiner internationalen Rolle gewollt war. Dies hat China einen sehr großen Handlungsspielraum gelassen, der es dank seiner Liquidität ermöglicht hat, Möglichkeiten für einen engeren Kontakt mit den Ländern des Atlantischen Bündnisses zu nutzen und zu schaffen. Wenn man im Prinzip auch die Absicht teilen kann, die Vereinten Nationen stärker in das internationale Krisenmanagement einzubeziehen, muss man immer bedenken, dass der chinesische Gesprächspartner keine Demokratie ist, aber wie das Verhalten gegenüber chinesischen Muslimen zeigt, ist es dies eine diktatur der schwersten. Leider fasziniert das chinesische Modell verschiedene westliche Politiker: Eine demokratische Reduktion ermöglicht eine größere Regierungsfreiheit und ermöglicht ein prägnanteres politisches Handeln, da es weniger begrenzt ist. Darüber hinaus wird der Bevölkerung im Gegenzug zum Verzicht auf politische Rechte ein besserer Zugang zu Gütern und eine mehr garantierte Sicherheit geboten, die funktionale Themen sind, die Wirtschafts- und Finanzkreise gemeinsam haben. Diese Richtung begünstigt, wie die weltweiten Proteste in nichtdemokratischen politischen Systemen zeigen, nur die Instabilität, und genau aus diesem Grund sollte sie im Atlantischen Bündnis vor allem auch gegen ihre eigenen Mitglieder wie die Türkei und auch Polen abgelehnt werden. Darüber hinaus spricht die Randbedingung, in der sich die Europäische Union aufgrund des Fehlens eines politischen Projekts selbst abgesetzt hat, nicht für eine notwendige Debatte, die die notwendigen Leitlinien innerhalb des Atlantischen Bündnisses liefern kann. Nur der französische Präsident versuchte mit all seinen Fehlern, das Bündnis zu erschüttern, indem er eine stärkere Integration und mehr Respekt für die Regeln forderte (wie er es auch gegen die Türkei tat, die im Kampf die Kurden, die Verbündeten des Westens, getroffen hatte) gegen den Islamischen Staat). Der Londoner Gipfel endete zweideutig und im Grunde genommen ohne Ergebnis und hinterließ viele Fragen zur Zukunft eines Bündnisses, das zweifellos einen großen Teil seiner Manövrierfähigkeit eingebüßt hat, vor allem politisch, aber auch geostrategischen. Die Militärmacht bleibt natürlich notwendig, aber das ist keine Kleinigkeit, ohne dass ein Raumfahrtprojekt projiziert werden muss, nicht nur in der Zukunft, sondern vor allem in den gegenwärtigen westlichen Idealen. Wir können nicht von Interessen sprechen, weil es zu viele innerhalb des Atlantischen Bündnisses gibt und sie oft in Konflikt miteinander stehen, und genau darauf sollte ein wirklicher Prozess der Überarbeitung desselben Vertrags beruhen Eine strategische Vision, die auf westlichen Werten und einer echten Zusammenarbeit basiert, mit dem Hauptziel, den Frieden zu wahren. Alles andere kann dann daraus resultieren.
Les questions laissées au sommet de l'Alliance atlantique
Le récent sommet de l'Alliance atlantique a mis en évidence plusieurs divergences d'opinions parmi les membres et laissé plus d'une question en suspens. Si, d'une part, les États-Unis continuent de se focaliser sur l'aspect économique, laissant de côté les questions stratégiques et géopolitiques de manière coupable, les autres membres semblent se livrer à une diatribe sur la fonctionnalité réelle de l'alliance, la France, ou sur des aspects présentant un intérêt trop particulier unique, la Turquie, ou encore de nature encore trop particulière, comme les pays de l’ancien bloc soviétique. Ce qui manquait, c’était une vision commune capable de répondre aux demandes renouvelées de la scène internationale, donc avec une raison française, et d’engager une direction commune capable de se concentrer sur des intérêts communs. Définir génériquement comme un ennemi le danger du terrorisme, où tombent plusieurs instances, même opposées, ne semble pas suffisant pour une action commune contre les dangers réels que sont l'instabilité croissante et la montée de la Chine dans le monde. Avant tout, il convient d'adopter une attitude plus prudente à l'égard de Pékin en raison de considérations objectives. Washington ne partage pas l'approche de Pékin consistant à impliquer de plus en plus les Nations Unies dans la résolution des crises, mais a surtout opté pour la présidence Trump, optant pour l'isolement, qui ne le place plus au centre de la scène internationale. En effet, il souhaitait poursuivre la Chine sur la voie des intérêts économiques prioritaires, en se lançant dans des batailles commerciales, ce qui provoquait une distraction, également souhaitée par son rôle international. Cela a laissé une marge de manœuvre très large à la Chine qui, grâce à sa liquidité, a pu exploiter et créer des opportunités de contact plus étroit avec les pays de l'Alliance atlantique. Si, en principe, on peut également partager l’intention d’associer davantage les Nations Unies à la gestion des crises internationales, il faut toujours garder à l’esprit que l’interlocuteur chinois n’est pas une démocratie, mais comme en témoigne le comportement des musulmans chinois, une dictature des plus difficiles. Malheureusement, le modèle chinois fascine divers dirigeants politiques occidentaux: une réduction démocratique permet une plus grande liberté de gouvernement et une action politique plus incisive, car moins restrictive. En outre, en échange de la renonciation aux droits politiques, la population se voit offrir un meilleur accès aux biens ainsi qu'une sécurité plus garantie, thèmes fonctionnels partagés par les milieux économiques et financiers. Comme le montrent les manifestations globales dans les systèmes politiques non démocratiques, cela ne favorise que l’instabilité et c’est précisément pour cette raison que l’Alliance atlantique devrait s’y opposer, en premier lieu aussi contre ses propres membres comme la Turquie et la Pologne. En outre, la condition marginale dans laquelle l'Union européenne s'est reléguée, en raison de l'absence de projet politique, ne favorise pas un débat nécessaire capable de fournir les orientations nécessaires au sein de l'Alliance atlantique. Seul le président français, avec toutes ses fautes, a tenté de bouleverser l’alliance en demandant une plus grande intégration et un plus grand respect des règles (comme il l’a fait contre la Turquie, accusé d’avoir frappé les Kurdes, alliés de l’Occident dans la lutte). contre l'État islamique). Le sommet de Londres a abouti à une conclusion équivoque et pratiquement sans rien, laissant de nombreuses questions sur l'avenir d'une alliance qui a sans aucun doute perdu une grande partie de sa capacité de manœuvre, d'abord politique, mais aussi géostratégique. La puissance militaire reste nécessaire, bien sûr, mais ce n’est rien sans un projet spatial à projeter, non seulement dans le futur, mais surtout dans les idéaux occidentaux actuels. Nous ne pouvons pas parler d’intérêts parce qu’il y en a trop au sein de l’Alliance atlantique et qu’ils sont souvent en conflit les uns avec les autres et c’est précisément sur ce point qu’un véritable processus de révision du même traité devrait être fondé une vision stratégique basée sur les valeurs occidentales et une réelle collaboration, avec pour objectif principal le maintien de la paix. Tout le reste peut alors en résulter.
As perguntas deixadas na cúpula da Aliança Atlântica
A recente cúpula da Aliança Atlântica destacou várias diferenças de opinião entre os membros e deixou mais de uma questão pendente. Se, por um lado, os EUA continuam a se concentrar no aspecto econômico, deixando as questões estratégicas e geopolíticas de maneira culpada, os outros membros parecem estar envolvidos em uma discussão sobre a real funcionalidade da aliança, a França, ou sobre aspectos que são muito peculiares para o interesse. solteiro, na Turquia, ou ainda de natureza muito peculiar, como os países do antigo bloco soviético. O que faltava era uma visão comum capaz de responder às renovadas demandas do cenário internacional, portanto, por alguma razão francesa, e adotar uma direção compartilhada, capaz de focalizar interesses comuns. Definir genericamente como inimigo o perigo do terrorismo, sob o qual caem vários casos, mesmo os opostos, não parece suficiente para uma ação compartilhada contra os perigos reais, que são a instabilidade mundial cada vez mais difundida e o surgimento da China. Acima de tudo, uma atitude mais cautelosa deve ser adotada em relação a Pequim devido a considerações objetivas. Washington não compartilha da abordagem de Pequim de querer envolver cada vez mais as Nações Unidas na resolução de crises, mas, especialmente com a presidência de Trump, optou pelo isolamento, o que não o coloca mais no centro do cenário internacional. Isso porque ele queria seguir a China no caminho de interesses econômicos prioritários, participando de batalhas comerciais, o que causou uma distração, também desejada por seu papel internacional. Isso deixou uma margem de manobra muito ampla para a China, que, graças à sua liquidez, conseguiu explorar e criar oportunidades para um contato mais próximo com os países da Aliança Atlântica. Se, em princípio, também se pode compartilhar as intenções de envolver mais as Nações Unidas no gerenciamento internacional de crises, deve-se sempre ter em mente que o interlocutor chinês não é uma democracia, mas, como demonstrado pelo comportamento dos muçulmanos chineses, é uma ditadura dos mais difíceis. Infelizmente, o modelo chinês fascina vários líderes políticos ocidentais: uma redução democrática permite maior liberdade de governo e permite uma ação política mais incisiva, porque é menos limitada. Além disso, em troca da renúncia aos direitos políticos, é oferecido à população maior acesso a bens e também uma segurança mais garantida, temas funcionais compartilhados pelos círculos econômico e financeiro. Essa direção, como mostra os protestos globais em sistemas políticos não democráticos, apenas favorece a instabilidade e, justamente por isso, deve ser combatida na Aliança Atlântica, antes de tudo também contra seus próprios membros como a Turquia e também a Polônia. Além disso, a condição marginal em que a União Europeia se rebaixou, devido à ausência de um projeto político, não favorece um debate necessário capaz de fornecer as orientações necessárias dentro da Aliança Atlântica. Somente o presidente francês, com todas as suas falhas, tentou abalar a aliança, pedindo maior integração e maior respeito pelas regras (como fez contra a Turquia, culpado por ter atingido os curdos, aliados do Ocidente na luta). contra o Estado Islâmico). A cúpula de Londres terminou de maneira ambígua e, essencialmente, sem nada, e deixou muitas perguntas sobre o futuro de uma aliança que, sem dúvida, perdeu grande parte de sua capacidade de manobra, antes de tudo política, mas também geoestratégica. O poder militar continua sendo necessário, é claro, mas isso é uma coisa pequena sem um projeto espacial a ser projetado, não apenas no futuro, mas, sobretudo, nos ideais ocidentais atuais. Não podemos falar de interesses, porque há muitos dentro da Aliança Atlântica e eles freqüentemente estão em conflito entre si, e é justamente nisso que um processo real de revisão do mesmo tratado deve se basear. uma visão estratégica baseada em valores ocidentais e colaboração real, com o objetivo principal de manter a paz. Tudo o resto pode vir como resultado.
Вопросы, оставленные на саммите Атлантического альянса
Недавний саммит Атлантического альянса выявил несколько расхождений во мнениях среди членов и оставил нерешенным более одного вопроса. Если, с одной стороны, США продолжают концентрироваться на экономическом аспекте, оставляя виновными стратегические и геополитические темы, другие члены, похоже, вступают в диатрибу о реальной функциональности альянса, Франции или слишком необычных аспектах. единой, турции или, все еще слишком своеобразной по природе, как страны бывшего советского блока. Чего не хватало, так это общего видения, способного отреагировать на новые требования международной арене, следовательно, по какой-то французской причине, и принять общее направление, способное сосредоточиться на общих интересах. Общее определение в качестве врага угрозы терроризма, при которой происходит падение нескольких случаев, даже противоположных, не представляется достаточным для совместных действий против реальных опасностей, которые являются все более распространенной нестабильностью в мире и появлением Китая. Прежде всего, следует принять более осторожное отношение к Пекину из соображений, которые являются объективными. Вашингтон не разделяет подхода Пекина, направленного на то, чтобы все активнее привлекать Организацию Объединенных Наций к урегулированию кризисов, но, особенно с президентством Трампа, сделал выбор в пользу изоляции, которая больше не ставит его в центр международной жизни. Это потому, что он хотел преследовать Китай по пути приоритетных экономических интересов, участвуя в коммерческих битвах, что вызвало отвлечение, также желанное его международной ролью. Это оставило очень широкие возможности для маневра Китаю, который благодаря своей ликвидности смог использовать и создать возможности для более тесного контакта со странами Атлантического альянса. Если, в принципе, можно также разделить намерения более активно привлекать Организацию Объединенных Наций к международному урегулированию кризисов, всегда следует помнить, что китайский собеседник - это не демократия, а, как показывает поведение мусульман-китайцев, это самая жесткая диктатура. К сожалению, китайская модель очаровывает различных западных политических лидеров: демократическое сокращение дает большую свободу правительства и позволяет более резкие политические действия, потому что оно менее ограничено. Кроме того, в обмен на отказ от политических прав населению предлагается более широкий доступ к товарам, а также более гарантированная безопасность, которые являются функциональными темами, разделяемыми экономическими и финансовыми кругами. Это направление, как показывают глобальные протесты в недемократических политических системах, только способствует нестабильности и именно по этой причине ему следует противостоять в Атлантическом альянсе, прежде всего также против его собственных членов, таких как Турция, а также Польша. Кроме того, предельные условия, в которых Европейский Союз отошел от себя из-за отсутствия политического проекта, не способствуют необходимым дебатам, способным обеспечить необходимые ориентиры в Атлантическом альянсе. Только президент Франции, со всеми его ошибками, пытался поколебать альянс, требуя большей интеграции и большего уважения к правилам (как он это сделал против Турции, обвиняемой в том, что она ударила по курдам, союзникам Запада в борьбе против исламского государства). Лондонский саммит завершился двусмысленно и, по сути, ни с чем, и оставил много вопросов о будущем альянса, который, несомненно, потерял большую часть своей способности маневрировать, прежде всего политическим, но также геостратегическое. Конечно, военная мощь остается, конечно, необходимой, но без космического проекта это ничтожно мало, и не только в будущем, но, прежде всего, в нынешних западных идеалах. Мы не можем говорить об интересах, потому что внутри Атлантического альянса их слишком много, и они часто конфликтуют друг с другом, и именно на этом основывается реальный процесс пересмотра того же договора, который должен основываться на стратегическое видение, основанное на западных ценностях и реальном сотрудничестве, с главной целью поддержания мира. Все остальное может прийти в результате.
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