Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
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mercoledì 1 luglio 2020
تصدر الصين قانونًا غير ليبرالي ضد هونغ كونغ
تخشى الصين من الضغوط الديمقراطية في هونغ كونغ ، وهو الخوف الذي يؤثر على كل من المستعمرة البريطانية السابقة وبقية البلاد. بالنسبة لبكين ، من الضروري أن تكون قادرة على تحقيق الاستقرار السياسي حتى لا يكون لها تداعيات على المستويين الاقتصادي والاجتماعي. أدى الخوف من المحاكاة على أرض تتصارع فيها مساحات شاسعة من الانشقاق إلى تسريع الموافقة على قانون الأمن القومي الجديد ، الذي أصبح ساري المفعول تقريبًا بمناسبة الذكرى الثالثة والعشرين لمرور المستعمرة السابقة تحت سيادة بكين. لا يهم كثيرًا إذا كانت الاتفاقيات مع لندن مختلفة: فالصيغة التي تتبجح بها دولة واحدة ، ونظامان ، تنتهي بإصدار هذا القانون. في مقالاتها السبعين هناك جميع الصيغ القانونية لسحق أي طموح ديمقراطي. وافق أعضاء المجلس التشريعي الوطني البالغ عددهم 162 عضوا في البرلمان الصيني ، بالإجماع على القانون تكريما لرغبات زعيم الصين ، الذي لديه الآن كل التغطية القانونية ليكون قادرا على العمل ضد أولئك الذين يطالبون بإصلاحات ديمقراطية والذين ضدهم تعارض الحكومة المسؤولة ، من الواضح أنها موالية للصين. يعبر القانون عن عقوبة السجن مدى الحياة وأيضاً إمكانية الحكم عليه لم يعد في هونغ كونغ بل في الأراضي الصينية. من الواضح كيف النية لفرض ردع وقائي ضد المعارضة. تواصل الصين اعتبار قضية هونغ كونغ عاملاً داخليًا حصريًا ، تقارن وضع المستعمرة البريطانية السابقة بنفس الحاجة لسحق مقاومة السكان المسلمين الصينيين أو حتى قضية التبت. يجب أن ندرك ما هو واضح: إن خطورة عدم وجود ضمانات لحقوق الإنسان هي الحقيقة المشتركة المحزنة ، والتي يجب على العديد من الدول التفكير فيها ، قبل قبول التمويل الصيني بسهولة بالغة ، ولكن هونج كونج ليست بعيدة عن مجرد مسألة داخليًا كما تدعي بكين ، فإن معاهدة التنازل ، التي وقعتها الصين ، حتى عام 2047 نصت على تطبيق نموذج الدولتين لنظام الدولتين ، مما يخالف ذلك يؤدي أيضًا إلى حدوث خلل تجاه المملكة المتحدة ، الدولة الأخرى الموقعة على الاتفاقية. كان التأثير الأول ، الذي يجب أن يتم تأطيره في خطوة انتقامية تجاه بكين ، هو عمل الولايات المتحدة ، التي بدأت في سحب الوضع الخاص الذي تتمتع به هونغ كونغ منذ عام 1992 ومنحته واشنطن لتعزيز التجارة ، خاصة الأمور المالية. لطالما استخدمت الدولة الصينية المستعمرة السابقة ، على وجه التحديد بحكم هذا الوضع ، لإجراء معاملاتها التجارية والمالية في الخارج ، وتؤثر هذه المحظورات على بكين في قطاع دقيق للغاية في لحظة صعبة. وقد زاد ذلك من التوتر بين الصين والولايات المتحدة ، بينما حثت عدة أطراف الدولة الصينية على إيجاد حل قادر على الحفاظ على التزاماتها الدولية. بينما أعربت الأمم المتحدة عن قلقها بشأن انتهاك حقوق الإنسان. تقوم المملكة المتحدة منذ فترة طويلة بتقييم منح ثلاثة ملايين جواز سفر بريطاني لمواطني هونغ كونغ المؤهلين للحصول عليها ؛ كما تم الحفاظ على إمكانية أن يصبحوا مواطنين بريطانيين مع مرور المستعمرة السابقة ، وذلك بفضل الاعتراف بوضع المواطن من التبعيات البريطانية. ينص المسار القانوني الجديد ، الذي طوره رئيس الوزراء الإنجليزي ، على أنه يمكن تمديد التأشيرة من ستة إلى اثني عشر شهرًا. من المحتمل أن هذا يعني أن السلطات الصينية يمكنها اعتقال المواطنين البريطانيين وإخضاعهم لإجراءات وعقوبات قانونية حتى خارج هونج كونج. يمكن أن يؤدي هذا إلى نزاعات دولية قادرة على تطوير صراعات دبلوماسية خطيرة للغاية وعواقب يصعب التنبؤ بها. وجاءت ردود فعل قاسية أخرى من تايوان ، وهي طرف لأن الصين تعتبر فورموزا جزءًا من أراضيها ، واليابان ، وكوريا الجنوبية ، والاتحاد الأوروبي. وعلى الرغم من ذلك ، فإن الصين مستعدة للتضحية بالمزايا المالية ومخاطرة العلاقات الصعبة مع لندن ، للقضاء على المعارضة وضمان الاستقرار السياسي الاستبدادي. هذا مثال آخر على كيفية تحرك الصين ، وهو مثال يجب ألا تضعه أي دولة غربية ، بل وأفريقية في الاعتبار عند إبرام عقود مع بكين. القدر هو التعامل بشكل أوثق مع دولة لا يتم التفكير فيها باحترام الحقوق والديمقراطية: إنه محاور غير موثوق به.
Israele ritarda l'annessione
La questione dell’annessione di alcuni territori palestinesi entra in una fase molto delicata e rischia di diventare una trappola per il suo principale sostenitore, il premier israeliano Netanyahu. Le implicazioni sono, come è ovvio, di carattere interno, ma la rilevanza internazionale, già molto importante è destinata a crescere, mentre esistono anche possibili ricadute sociali sugli abitanti palestinesi delle zone oggetto di annessione. Sul piano internazionale il rischio maggiore è che i rapporti, ancorché ufficiosi, faticosamente costruiti con i paesi sunniti subiscano una svolta negativa, uno sviluppo fortemente pericoloso per la tenuta dell’alleanza non ufficiale costruita contro l’Iran. Teheran rimane il pericolo principale per Israele ed il sostegno delle monarchie del Golfo è necessario non solo dal punto di vista politico ma anche da quello militare. Tuttavia la contrarietà internazionale non è limitata ai paesi sunniti, anche gli ambasciatori alle Nazioni Unite di Cina e Russia hanno manifestato la loro contrarietà all’eventuale annessione, ribadendo così la vicinanza ai palestinesi. Certamente si tratta anche di un calcolo politico che comprende l’avversione agli Stati Uniti, ma, non solo. Per Mosca, vicina alla Siria e quindi all’Iran si tratta di rendere complicata la scena internazionale per Tel Aviv. La posizione dell’Unione Europea, salvo qualche eccezione, è poi risaputa e per Israele la politica dell’annessione potrebbe significare soltanto censure politiche e sanzioni commerciali. D’altro canto il paese israeliano non si presenta compatto a questo appuntamento: se i partiti di destra ed i movimenti vicini ai coloni appoggiano il piano di Netanyahu, esiste un vasto fronte di contrari presente nella società civile di Israele a causa della valutazione delle ragioni di opportunità e convenienza, che di dichiarata contrarietà politica. Una necessità di fare in fretta le annessioni sarebbe anche dettata dalla incerta permanenza di Trump alla Casa Bianca, infatti in caso di sconfitta del presidente uscente, viene considerato altamente probabile una considerazione totalmente opposta del problema da parte dei democratici. Sul versante palestinese, a parte le ovvie minacce provenienti da Gaza, che vedrebbero un maggiore impegno dell’esercito nella repressione, con una ulteriore ricaduta negativa dell’immagine del paese, il vero rischio è l’implosione dell’Autorità palestinese, provocata dall’incapacità di difendere i territori dall’annessione; una perdita di autorevolezza, che può determinare anche la perdita di un interlocutore, che nonostante la distanza, può garantire ancora una opera di mediazione fondamentale in un momento in cui c’è forte risentimento da gran parte della società palestinese, ma anche dove si registra il possibile gradimento dei palestinesi residenti nelle colonie oggetto dell’annessione ad assumere la cittadinanza israeliana. In realtà questa eventualità non è affatto assicurata, soprattutto se la linea di creare un paese fortemente identificato con i valori ebraici dovesse avere il sopravvento. Per tutti questi motivi rispettare la data prefissata è diventato difficile, anche se sono state pensate soluzioni ad impatto minore, come una annessione di tipo simbolico in grado di ribadire la sovranità, già di fatto garantita dalla presenza dell’esercito, sui territori colonizzati. In accordo con gli Stati Uniti, Netanyahu ha deciso di sospendere l’annessione delle colonie per avere un momento più favorevole. Il rallentamento della questione pare condiviso anche dall’ambasciatore americano e quindi dall’amministrazione Trump, che ha promosso un riavvicinamento tra il premier israeliano ed il ministro della difesa, il leader del partito blu bianco, che tra due anni prenderà il posto del capo del governo. Le recenti affermazioni del capo del ministero della difesa hanno manifestato la volontà di una dilazione della data dell’annessione con la motivazione dello stato di pandemia, che sta attraversando il paese israeliano; queste affermazioni avevano irritato Netanyahu che aveva definito il ministro della difesa senza alcuna voce in capitolo sulla questione. Si comprende come il leader israeliano voglia intestarsi l’annessione, anche come motivo di distrazione dalle sue disavventure giudiziarie, tuttavia il pericolo di una nuova instabilità politica ha allertato gli USA, che ha favorito la dilazione della scadenza ed un incontro tra i due leader dei partiti di governo. Al momento sembra che i peggiori nemici dell’annessione non siano i palestinesi ma gli stessi israeliani.
Israel delays annexation
The question of annexation of some Palestinian territories enters a very delicate phase and risks becoming a trap for its main supporter, the Israeli Prime Minister Netanyahu. The implications are, of course, of an internal nature, but the already very important international relevance is destined to grow, while there are also possible social repercussions on the Palestinian inhabitants of the annexed areas. Internationally, the greatest risk is that relations, albeit unofficial, laboriously built with Sunni countries, will undergo a negative turn, a development that is highly dangerous for the maintenance of the unofficial alliance built against Iran. Tehran remains the main danger for Israel and the support of the Gulf monarchies is necessary not only from a political point of view but also from a military one. However, international opposition is not limited to Sunni countries, even the ambassadors to the United Nations of China and Russia have expressed their opposition to the possible annexation, thus reaffirming their closeness to the Palestinians. Of course, it is also a political calculation that includes aversion to the United States, but not only. For Moscow, close to Syria and therefore Iran, it is a question of making the international scene complicated for Tel Aviv. The position of the European Union, with some exceptions, is then well known and for Israel the policy of annexation could only mean political censorship and trade sanctions. On the other hand, the Israeli country does not appear compact at this appointment: if the right-wing parties and the movements close to the settlers support the Netanyahu plan, there is a vast front of opposites present in the civil society of Israel due to the evaluation of the reasons of opportunity and convenience, which of declared political opposition. A need to hurry the annexations would also be dictated by Trump's uncertain stay in the White House, in fact in case of defeat of the outgoing president, a totally opposite consideration of the problem by the Democrats is considered highly probable. On the Palestinian side, apart from the obvious threats from Gaza, which would see a greater commitment of the army in the repression, with a further negative impact on the image of the country, the real risk is the implosion of the Palestinian Authority, caused by the inability to defend territories from annexation; a loss of authority, which can also result in the loss of an interlocutor, who despite the distance, can still guarantee a work of fundamental mediation at a time when there is strong resentment from a large part of Palestinian society, but also where it is registered the possible liking of the Palestinians residing in the annexed colonies to take on Israeli citizenship. In reality, this possibility is not at all guaranteed, especially if the line of creating a country strongly identified with Jewish values should prevail. For all these reasons, respecting the set date has become difficult, even if solutions with less impact have been thought of, such as a symbolic annexation capable of reaffirming sovereignty, already effectively guaranteed by the presence of the army, on the colonized territories. In agreement with the United States, Netanyahu has decided to suspend the annexation of the colonies to have a more favorable moment. The slowdown of the issue seems to be shared also by the American ambassador and therefore by the Trump administration, which has promoted a rapprochement between the Israeli premier and the defense minister, the leader of the white blue party, who in two years will take the place of the head of the government. The recent statements by the head of the ministry of defense have expressed their willingness to postpone the date of annexation on the grounds of the pandemic state that is passing through the Israeli country; these claims irritated Netanyahu who had called the defense minister with no say in the matter. It is understandable how the Israeli leader wants to make the annexation, also as a reason for distraction from his judicial misadventures, however the danger of a new political instability has alerted the USA, which has favored the extension of the deadline and a meeting between the two leaders of the government parties. At the moment it seems that the worst enemies of the annexation are not the Palestinians but the Israelis themselves.
Israel retrasa la anexión
La cuestión de la anexión de algunos territorios palestinos entra en una fase muy delicada y corre el riesgo de convertirse en una trampa para su principal partidario, el primer ministro israelí Netanyahu. Las implicaciones son, por supuesto, de naturaleza interna, pero la relevancia internacional ya muy importante está destinada a crecer, mientras que también hay posibles repercusiones sociales en los habitantes palestinos de las áreas anexas. Internacionalmente, el mayor riesgo es que las relaciones, aunque no oficiales, laboriosamente construidas con países sunitas, sufrirán un giro negativo, un desarrollo que es muy peligroso para el mantenimiento de la alianza no oficial construida contra Irán. Teherán sigue siendo el principal peligro para Israel y el apoyo de las monarquías del Golfo es necesario no solo desde un punto de vista político sino también militar. Sin embargo, la oposición internacional no se limita a los países sunitas, incluso los embajadores ante las Naciones Unidas de China y Rusia han expresado su oposición a la posible anexión, reafirmando así su cercanía con los palestinos. Por supuesto, también es un cálculo político que incluye aversión a los Estados Unidos, pero no solo. Para Moscú, cerca de Siria y, por lo tanto, de Irán, se trata de complicar la escena internacional de Tel Aviv. La posición de la Unión Europea, con algunas excepciones, es bien conocida y para Israel la política de anexión solo podría significar censura política y sanciones comerciales. Por otro lado, el país israelí no parece compacto en esta cita: si los partidos de derecha y los movimientos cercanos a los colonos apoyan el plan de Netanyahu, existe un vasto frente de opuestos presente en la sociedad civil de Israel debido a la evaluación de las razones. de oportunidad y conveniencia, que de oposición política declarada. La necesidad de apresurar las anexiones también estaría dictada por la incierta permanencia de Trump en la Casa Blanca, de hecho, en caso de derrota del presidente saliente, una consideración totalmente opuesta del problema por parte de los demócratas se considera altamente probable. Del lado palestino, aparte de las amenazas obvias de Gaza, que verían un mayor compromiso del ejército en la represión, con un impacto negativo adicional en la imagen del país, el riesgo real es la implosión de la Autoridad Palestina, causada por el incapacidad para defender territorios de la anexión; una pérdida de autoridad, que también puede resultar en la pérdida de un interlocutor, que a pesar de la distancia, aún puede garantizar un trabajo de mediación fundamental en un momento en que existe un fuerte resentimiento por parte de una gran parte de la sociedad palestina, pero también donde está registrado la posible afición de los palestinos que residen en las colonias anexas para adquirir la ciudadanía israelí. En realidad, esta eventualidad no está garantizada, especialmente si la línea de crear un país fuertemente identificado con los valores judíos debería prevalecer. Por todas estas razones, respetar la fecha establecida se ha vuelto difícil, incluso si se han pensado soluciones con menos impacto, como una anexión simbólica capaz de reafirmar la soberanía, ya efectivamente garantizada por la presencia del ejército, en los territorios colonizados. De acuerdo con los Estados Unidos, Netanyahu ha decidido suspender la anexión de las colonias para tener un momento más favorable. La desaceleración en el tema parece ser compartida también por el embajador estadounidense y, por lo tanto, por la administración Trump, que ha promovido un acercamiento entre el primer ministro israelí y el ministro de defensa, el líder del partido blanco azul, que en dos años tomará el lugar del jefe del gobierno. Las recientes declaraciones del jefe del ministerio de defensa han expresado su voluntad de posponer la fecha de anexión debido al estado pandémico que está pasando por el país israelí; Estos reclamos irritaron a Netanyahu, que había llamado al ministro de Defensa sin tener voz en el asunto. Es comprensible cómo el líder israelí quiere hacer la anexión, también como una razón para distraerse de sus desventuras judiciales, sin embargo, el peligro de una nueva inestabilidad política ha alertado a los EE. UU., Lo que ha favorecido la extensión del plazo y una reunión entre los dos líderes del partidos gubernamentales Por el momento parece que los peores enemigos de la anexión no son los palestinos sino los propios israelíes.
Israel verzögert die Annexion
Die Frage der Annexion einiger palästinensischer Gebiete tritt in eine sehr heikle Phase ein und könnte zu einer Falle für seinen wichtigsten Unterstützer, den israelischen Premierminister Netanjahu, werden. Die Auswirkungen sind natürlich interner Natur, aber die ohnehin schon sehr wichtige internationale Bedeutung wird zunehmen, und es gibt auch mögliche soziale Auswirkungen auf die palästinensischen Bewohner der annektierten Gebiete. International besteht das größte Risiko darin, dass die Beziehungen zu sunnitischen Ländern, wenn auch inoffiziell, akribisch aufgebaut werden, eine negative Wendung erfahren, eine Entwicklung, die für die Abhaltung des inoffiziellen Bündnisses gegen den Iran äußerst gefährlich ist. Teheran bleibt die Hauptgefahr für Israel und die Unterstützung der Golfmonarchien ist nicht nur aus politischer, sondern auch aus militärischer Sicht notwendig. Die internationale Opposition ist jedoch nicht auf sunnitische Länder beschränkt, auch die Botschafter bei den Vereinten Nationen von China und Russland haben ihre Opposition gegen die mögliche Annexion zum Ausdruck gebracht und damit ihre Nähe zu den Palästinensern bekräftigt. Natürlich ist es auch eine politische Berechnung, die Abneigung gegen die Vereinigten Staaten beinhaltet, aber nicht nur. Für Moskau in der Nähe von Syrien und damit des Iran geht es darum, die internationale Szene für Tel Aviv zu komplizieren. Die Position der Europäischen Union ist dann mit einigen Ausnahmen bekannt, und für Israel könnte die Annexionspolitik nur politische Zensur und Handelssanktionen bedeuten. Andererseits erscheint das israelische Land bei dieser Ernennung nicht kompakt: Wenn die rechten Parteien und die Bewegungen in der Nähe der Siedler den Netanjahu-Plan unterstützen, gibt es in der Zivilgesellschaft Israels aufgrund der Bewertung der Gründe eine große Front von Gegensätzen der Gelegenheit und Bequemlichkeit, die der erklärten politischen Opposition. Die Notwendigkeit, die Annexionen zu beschleunigen, würde auch durch Trumps unsicheren Aufenthalt im Weißen Haus diktiert. Im Falle einer Niederlage des scheidenden Präsidenten wird eine völlig entgegengesetzte Betrachtung des Problems durch die Demokraten als sehr wahrscheinlich angesehen. Auf palästinensischer Seite besteht neben den offensichtlichen Bedrohungen aus dem Gazastreifen, die ein größeres Engagement der Armee bei der Unterdrückung mit weiteren negativen Auswirkungen auf das Image des Landes zur Folge hätten, das reale Risiko in der Implosion der Palästinensischen Autonomiebehörde, die durch die USA verursacht wird Unfähigkeit, Gebiete vor der Annexion zu verteidigen; Ein Verlust der Autorität, der auch zum Verlust eines Gesprächspartners führen kann, der trotz der Entfernung in einer Zeit, in der ein großer Teil der palästinensischen Gesellschaft, aber auch dort, wo er registriert ist, starke Ressentiments garantiert, immer noch eine grundlegende Vermittlungsarbeit garantieren kann die mögliche Vorliebe der Palästinenser, die in den annektierten Kolonien leben, die israelische Staatsbürgerschaft anzunehmen. In Wirklichkeit ist diese Möglichkeit überhaupt nicht garantiert, insbesondere wenn die Linie der Schaffung eines Landes, das stark mit jüdischen Werten identifiziert ist, Vorrang haben sollte. Aus all diesen Gründen ist es schwierig geworden, das festgelegte Datum einzuhalten, selbst wenn Lösungen mit geringeren Auswirkungen in Betracht gezogen wurden, wie beispielsweise eine symbolische Annexion, die die Souveränität in den kolonisierten Gebieten bekräftigen kann, die bereits durch die Anwesenheit der Armee wirksam garantiert wird. In Übereinstimmung mit den Vereinigten Staaten hat Netanjahu beschlossen, die Annexion der Kolonien auszusetzen, um einen günstigeren Zeitpunkt zu haben. Die Verlangsamung des Themas scheint auch vom amerikanischen Botschafter und damit von der Trump-Regierung geteilt zu werden, die eine Annäherung zwischen dem israelischen Ministerpräsidenten und dem Verteidigungsminister, dem Führer der weißblauen Partei, gefördert hat, der in zwei Jahren den Platz des Chefs der Partei einnehmen wird Regierung. Die jüngsten Erklärungen des Leiters des Verteidigungsministeriums haben ihre Bereitschaft zum Ausdruck gebracht, das Datum der Annexion aufgrund des Pandemiestaates, der das israelische Land durchquert, zu verschieben. Diese Behauptungen irritierten Netanjahu, der den Verteidigungsminister ohne Mitsprache angerufen hatte. Es ist verständlich, wie der israelische Führer die Annexion vornehmen will, auch als Grund für die Ablenkung von seinen Missgeschicken in der Justiz. Die Gefahr einer neuen politischen Instabilität hat die USA jedoch alarmiert, was die Verlängerung der Frist und ein Treffen zwischen den beiden Führern der Regierungsparteien. Im Moment scheinen die schlimmsten Feinde der Annexion nicht die Palästinenser zu sein, sondern die Israelis selbst.
Israël retarde l'annexion
La question de l'annexion de certains territoires palestiniens entre dans une phase très délicate et risque de devenir un piège pour son principal supporter, le Premier ministre israélien Netanyahu. Les implications sont, bien entendu, de nature interne, mais l’importance internationale déjà très importante est appelée à s’accroître, tandis que des répercussions sociales sont également possibles sur les habitants palestiniens des zones annexées. Sur le plan international, le plus grand risque est que les relations, quoique non officielles, soigneusement établies avec les pays sunnites, subissent un virage négatif, une évolution très dangereuse pour la tenue de l'alliance officieuse construite contre l'Iran. Téhéran reste le principal danger pour Israël et le soutien des monarchies du Golfe est nécessaire non seulement d'un point de vue politique mais aussi militaire. Cependant, l'opposition internationale ne se limite pas aux pays sunnites, même les ambassadeurs auprès des Nations Unies de Chine et de Russie ont exprimé leur opposition à une éventuelle annexion, réaffirmant ainsi leur proximité avec les Palestiniens. Bien sûr, c'est aussi un calcul politique qui inclut l'aversion pour les États-Unis, mais pas seulement. Pour Moscou, proche de la Syrie et donc de l'Iran, il s'agit de compliquer la scène internationale pour Tel Aviv. La position de l'Union européenne, à quelques exceptions près, est alors bien connue et pour Israël, la politique d'annexion ne peut signifier que censure politique et sanctions commerciales. En revanche, le pays israélien ne semble pas compact à ce rendez-vous: si les partis de droite et les mouvements proches des colons soutiennent le plan Netanyahu, il y a un vaste front d'opposés présents dans la société civile d'Israël du fait de l'évaluation des raisons d'opportunité et de commodité, qui de l'opposition politique déclarée. La nécessité de hâter les annexions serait également dictée par le séjour incertain de Trump à la Maison Blanche, en fait en cas de défaite du président sortant, une considération totalement opposée du problème par les démocrates est considérée comme hautement probable. Du côté palestinien, outre les menaces évidentes de Gaza, qui verraient un plus grand engagement de l'armée dans la répression, avec un impact négatif supplémentaire sur l'image du pays, le vrai risque est l'implosion de l'Autorité palestinienne, causée par la incapacité à défendre des territoires contre l'annexion; une perte d'autorité, qui peut également entraîner la perte d'un interlocuteur qui, malgré la distance, peut encore garantir un travail de médiation fondamentale à un moment où il existe un fort ressentiment d'une grande partie de la société palestinienne, mais aussi là où il est enregistré l'approbation éventuelle de Palestiniens résidant dans les colonies annexées pour acquérir la citoyenneté israélienne. En réalité, cette possibilité n'est pas du tout garantie, surtout si la ligne de création d'un pays fortement identifié aux valeurs juives devait prévaloir. Pour toutes ces raisons, le respect de la date fixée est devenu difficile, même si des solutions moins impactantes ont été envisagées, comme une annexion symbolique capable de réaffirmer la souveraineté, déjà effectivement garantie par la présence de l'armée, sur les territoires colonisés. En accord avec les Etats-Unis, Netanyahu a décidé de suspendre l'annexion des colonies pour avoir un moment plus favorable. Le ralentissement de la question semble également partagé par l'ambassadeur américain et donc par l'administration Trump, qui a favorisé un rapprochement entre le Premier ministre israélien et le ministre de la Défense, le chef du parti blanc bleu, qui dans deux ans prendra la place du chef de la gouvernement. Les récentes déclarations du chef du ministère de la défense ont exprimé leur volonté de reporter la date de l'annexion en raison de l'état pandémique qui traverse le pays israélien; ces affirmations ont irrité Netanyahu qui avait appelé le ministre de la Défense sans rien dire sur la question. Il est compréhensible que le dirigeant israélien veuille faire l'annexion, également comme motif de distraction de ses mésaventures judiciaires, mais le danger d'une nouvelle instabilité politique a alerté les États-Unis, qui ont favorisé la prolongation du délai et une rencontre entre les deux dirigeants de la partis gouvernementaux. Pour le moment, il semble que les pires ennemis de l'annexion ne soient pas les Palestiniens mais les Israéliens eux-mêmes.
Israel adia anexação
A questão da anexação de alguns territórios palestinos entra em uma fase muito delicada e corre o risco de se tornar uma armadilha para seu principal apoiador, o primeiro-ministro israelense Netanyahu. As implicações são, naturalmente, de natureza interna, mas a importância internacional já muito importante está destinada a crescer, enquanto também há possíveis repercussões sociais nos habitantes palestinos das áreas anexas. Internacionalmente, o maior risco é que as relações, embora não oficiais, minuciosamente construídas com os países sunitas, passem por uma virada negativa, um desenvolvimento altamente perigoso para a manutenção da aliança não oficial construída contra o Irã. Teerã continua sendo o principal perigo para Israel e o apoio das monarquias do Golfo é necessário não apenas do ponto de vista político, mas também militar. No entanto, a oposição internacional não se limita aos países sunitas, mesmo os embaixadores das Nações Unidas da China e da Rússia manifestaram sua oposição à possível anexação, reafirmando sua proximidade com os palestinos. Obviamente, é também um cálculo político que inclui aversão aos Estados Unidos, mas não apenas. Para Moscou, perto da Síria e, portanto, do Irã, é uma questão de complicar o cenário internacional para Tel Aviv. A posição da União Europeia, com algumas exceções, é então bem conhecida e, para Israel, a política de anexação só poderia significar censura política e sanções comerciais. Por outro lado, o país israelense não parece compacto neste momento: se os partidos de direita e os movimentos próximos aos colonos apóiam o plano Netanyahu, há uma vasta frente de opostos presentes na sociedade civil de Israel devido à avaliação das razões. de oportunidade e conveniência, que declarou oposição política. A necessidade de apressar as anexações também seria ditada pela incerta permanência de Trump na Casa Branca; de fato, em caso de derrota do presidente cessante, uma consideração totalmente oposta ao problema pelos democratas é considerada altamente provável. Do lado palestino, além das ameaças óbvias de Gaza, que teriam um maior comprometimento do exército na repressão, com um impacto negativo adicional na imagem do país, o risco real é a implosão da Autoridade Palestina, causada pela incapacidade de defender territórios da anexação; uma perda de autoridade, que também pode resultar na perda de um interlocutor, que, apesar da distância, ainda pode garantir um trabalho de mediação fundamental no momento em que há um forte ressentimento de grande parte da sociedade palestina, mas também onde está registrado o possível gosto dos palestinos residentes nas colônias anexas em assumir a cidadania israelense. Na realidade, essa eventualidade não é de todo garantida, especialmente se a linha de criação de um país fortemente identificado com os valores judaicos deve prevalecer. Por todas essas razões, tornou-se difícil respeitar a data fixada, ainda que se pensem em soluções de menor impacto, como uma anexação simbólica capaz de reafirmar a soberania, já efetivamente garantida pela presença do exército, nos territórios colonizados. De acordo com os Estados Unidos, Netanyahu decidiu suspender a anexação das colônias para ter um momento mais favorável. A desaceleração na questão parece ser compartilhada também pelo embaixador americano e, portanto, pelo governo Trump, que promoveu uma aproximação entre o primeiro-ministro israelense e o ministro da Defesa, líder do partido azul branco, que em dois anos ocupará o lugar de chefe do partido. governo. As recentes declarações do chefe do ministério da defesa expressaram sua disposição de adiar a data da anexação com base no estado de pandemia que está passando pelo país israelense; essas alegações irritaram Netanyahu, que telefonou para o ministro da Defesa sem dizer nada a respeito. É compreensível como o líder israelense deseja fazer a anexação, também como motivo para se distrair de suas desventuras judiciais, mas o perigo de uma nova instabilidade política alertou os EUA, o que favoreceu a extensão do prazo e a reunião entre os dois líderes da partidos do governo. No momento, parece que os piores inimigos da anexação não são os palestinos, mas os próprios israelenses.
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