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venerdì 3 luglio 2020

يزيد الوباء من المجاعة الغذائية العالمية

من آثار الفيروس التاجي ، بالإضافة إلى حالة الطوارئ الصحية ، زيادة الفقر وما يترتب على ذلك من نقص في الغذاء في العديد من البلدان ، والتي ، على الرغم من حالة الفقر ، لم تتأثر بعد بنقص الغذاء. يتعلق حجم المشكلة بعدد الأشخاص المتضررين من نقص الغذاء: وهو عدد متزايد يصل بالفعل إلى عدة ملايين من الناس. تخطط وكالة الأمم المتحدة للأغذية ، التي ساعدت 97 مليون شخص في عام 2019 ، لمساعدة 138 مليون شخص بحلول عام 2020. كما نرى ، إنه بُعد كبير ، تزامن نموه مع تحول الوباء من الدول الغنية إلى الدول الفقيرة في العالم. يمنعنا الغياب الحالي للقاح من إدارة وضع يحد من الفوضى ويمكن أن يتدهور ، على المستوى المحلي ، إلى اضطرابات ولكن يمكن أن يؤثر على العالم على الصعيد العالمي من خلال زيادة هائلة في الهجرة. خاصة في هذه الحالة الثانية ، سيتم استثمار الدول الغنية ، والتي أظهرت استعدادًا ضعيفًا لإدارة المشكلة أيضًا بسبب ظهور الحركات القومية ، التي كان هدفها الرئيسي هو رفض المهاجرين على وجه التحديد. يتسبب الانكماش العالمي للثروة في إغلاق تدريجي يغذي زيادة التفاوتات ، وهي ظاهرة تؤثر أيضًا على الدول الغنية ، ولكن لها أكبر عواقبها على الدول الفقيرة. لم تعد المساعدة الغذائية تشمل فقط الدول الأكثر فقراً ، حيث كان السكان بالفعل ضحايا المجاعات الغذائية لأسباب مناخية وبسبب وجود النزاعات المسلحة ، ولكنها الآن تتعلق أيضًا بالدول التي كانت اقتصاداتها أعلى قليلاً من اقتصادات الكفاف أو التي كانوا يمرون بمرحلة تصنيع مبكرة. أدى الحصار الاقتصادي الذي يفرضه الوباء إلى تقلص القدرة على العثور على السلع الأساسية والغذاء ، مما يتسبب في زيادة سوء التغذية ، والذي يجب مكافحته أولاً لأسباب صحية ومن ثم لأسباب اجتماعية وسياسية ، بما في ذلك السياسات الدولية ، مثل انه مرئي. تعمل وكالة الأمم المتحدة ، من خلال مشاريعها الداعمة ، في 83 دولة ، ولكنها تحتاج إلى تمويل مستمر تتزايد احتياجاته جنبًا إلى جنب مع زيادة حالات العدوى. وفي هذا الوقت ، لدعم جهود وكالة الأمم المتحدة ، هناك حاجة إلى تمويل 4.9 مليار دولار فقط للأشهر الستة المقبلة ؛ تم إطلاق النداء من أجل جمع هذا المبلغ قبل كل شيء نحو الدول الغنية ، التي سيكون لديها كل الراحة السياسية لدعم هذه المبادرة ، ولكن من الذي سيتعين عليه التغلب على المقاومة الداخلية التي غالباً ما تمثلها التشكيلات اليمينية والشعبية. البيانات التي يجب التفكير فيها هي أنه بحلول نهاية العام ، قد يصل الأشخاص الذين سيحتاجون إلى دعم غذائي إلى 270 مليون شخص ، بزيادة قدرها اثنان وثمانون بالمائة مقارنة بالفترة التي سبقت ظهور الوباء ؛ علاوة على ذلك ، منذ عام 2016 ، سجلت تداعيات الأزمات الاقتصادية وتغير المناخ والحروب زيادة بنسبة 70 ٪ في أولئك الذين يعانون ماديًا من آثار انخفاض أو عدم توفر الغذاء. ومن المفهوم أنه في مثل هذا السيناريو ، أدت تداعيات الوباء إلى تسارع نمو الجوع في العالم. وفي الوقت الحالي ، فإن العواقب الصحية للوباء لها أكبر الأثر على موضوع نقص الغذاء في أقاليم أمريكا اللاتينية ، حيث أدى فقدان عدد كبير من الوظائف في المناطق الحضرية ، وليس في الريف ، إلى جانب انخفاض التحويلات المالية من المهاجرين إلى حاجة عالية للمساعدة الغذائية. يمكن أن نفهم كيف أن الاقتصاد الذي يميل إلى الكفاف يطرح مشاكل مستقبلية أيضًا للدول الغنية التي لديها حصص كبيرة في السوق في هذه المناطق ، لمنتجاتها التجارية. ولكن ، بالنسبة للمستقبل ، فإن القارة الأفريقية تثير القلق ، عشية موسم الرياح الموسمية ، فإن القطاع الزراعي مهدد بالفعل بسبب غزو الجراد ويبدو أن حالة الوباء تتزايد ، على الرغم من مشكلة العثور على بيانات رسمية آمنة. تتطلب زيادة 135٪ من الأفارقة الذين يعانون من حالة غذائية حرجة بذل جهود من قبل الدول الغربية التي لم يعد من الممكن تأجيلها ، ولكن لكي تكون فعالة ، يجب أن تكون فقط الخطوة الأولى في مشروع أكبر ، بناءً على التعاون الدولي من أجل ضمان الاستقلال الغذائي الفعال للبلدان الأفريقية.

mercoledì 1 luglio 2020

La Cina promulga la legge illiberale contro Hong Kong

La Cina ha paura delle spinte democratiche di Hong Kong, paura che riguarda sia la ex colonia britannica, che il resto del paese. Per Pechino è fondamentale potere disporre di una stabilità politica per non avere ripercussioni sul piano economico e su quello sociale. Il timore di emulazioni su di un territorio alle prese con vaste aree di dissidenza, ha accelerato l’approvazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale, che entra così in vigore quasi in occasione del ventitreesimo anniversario del passaggio della ex colonia sotto la sovranità di Pechino. Poco importa se i patti con Londra erano differenti: la tanto decantata formula un paese, due sistemi, finisce con la promulgazione di questa legge. Nei suoi circa settanta articoli ci sono tutte le formule legali per stroncare ogni velleità democratica. I 162 membri della parte legislativa del parlamento cinese, il Congresso nazionale del popolo, hanno approvato all’unanimità la legge in omaggio ai voleri del leader della Cina, che ora ha tutte le coperture legali per potere agire contro chi reclama riforme democratiche e contro chi si oppone al governo in carica, palesemente filocinese. Nella legge viene espressamente la pena dell’ergastolo ed anche la possibilità di essere giudicati non più ad Hong Kong ma sul territorio cinese. Si comprende come l’intenzione sia quella di imporre una deterrenza preventiva contro il dissenso. La Cina continua a considerare la questione di Hong Kong come un fattore esclusivamente interno, paragonando la situazione dell’ex colonia inglese alla medesima necessità di stroncare le resistenze delle popolazioni islamiche cinesi o anche la questione tibetana. Occorre riconoscere quello che è ovvio: la gravità della mancanza delle garanzie dei diritti umani è il triste dato comune, su cui dovrebbero riflettere molti stati, prima di accettare con troppa facilità i finanziamenti cinesi, tuttavia Hong Kong è tutt’altro che una mera questione interna come afferma Pechino, il trattato di cessione, che la Cina ha firmato, prevedeva fino al 2047 l’applicazione del modello uno stato due sistemi, contravvenire a ciò comporta un difetto anche verso il Regno Unito, l’altro firmatario dell’accordo. Il primo effetto, che deve essere inquadrato in una manovra di ritorsione verso Pechino, è stata l’azione degli Stati Uniti, che hanno iniziato a revocare lo status speciale di cui Hong Kong gode dal 1992 e concesso da Washington per favorire il commercio, specialmente finanziario. Lo stato cinese ha sempre usato l’ex colonia, proprio in virtù di questo status, per effettuare le proprie transazioni commerciali e finanziarie verso l’estero e questi divieti colpiscono Pechino in un settore particolarmente delicato in un momento difficile. Ciò ha aumentato la tensione tra Cina ed USA, mentre il paese cinese è stato sollecitato da più parti a trovare una soluzione in grado di mantenere gli impegni internazionali presi; mentre le Nazioni Unite hanno manifestato preoccupazione per la violazione dei diritti umani. Il Regno Unito valuta da tempo la concessione di tre milioni di passaporti inglesi a cittadini di Hong Kong che hanno i requisiti per richiederli; la possibilità di diventare cittadini inglesi è stata mantenuta anche con il passaggio dell’ex colonia, grazie al riconoscimento dello status di cittadino delle dipendenze britanniche. Il nuovo percorso legale, elaborato dal premier inglese, prevede che il visto possa essere esteso da sei a dodici mesi. Potenzialmente ciò significa che le autorità cinesi potrebbero arrestare cittadini britannici e sottoporli a procedimenti legali e pene anche al di fuori di Hong Kong. Ciò potrebbe innescare contenziosi internazionali in grado di sviluppare conflitti diplomatici molto pesanti e con conseguenze difficili da prevedere. Altre reazioni molto dure sono arrivate da Taiwan, che è parte in causa perché la Cina considera Formosa parte del proprio territorio, Giappone, Corea del Sud ed Unione Europea. Nonostante ciò la Cina è disposta a sacrificare i vantaggi finanziari e correre il rischio di difficili rapporti con Londra, per estirpare il dissenso e garantire la stabilità politica autoritaria. Si tratta di un altro esempio di come si muove la Cina, un esempio che nessun stato occidentale, ma anche africano dovrebbe tenere bene presente quando stipula contratti con Pechino. Il destino è di avere a che fare in maniera sempre più stretta con un paese dove il rispetto dei diritti e della democrazia non è contemplato: si tratta di un interlocutore che non è affidabile. 

China promulgates illiberal law against Hong Kong

China is afraid of Hong Kong's democratic pressures, a fear that affects both the former British colony and the rest of the country. For Beijing it is essential to be able to have political stability in order not to have repercussions on the economic and social levels. The fear of emulations over a territory grappling with vast areas of dissidence, has accelerated the approval of the new national security law, which thus comes into force almost on the occasion of the twenty-third anniversary of the passage of the former colony under the sovereignty of Beijing. It matters little if the pacts with London were different: the much vaunted formula of one country, two systems, ends with the promulgation of this law. In its about seventy articles there are all the legal formulas to crush any democratic ambition. The 162 members of the legislative part of the Chinese parliament, the National People's Congress, have unanimously approved the law in tribute to the wishes of the leader of China, who now has all the legal coverage to be able to act against those who demand democratic reforms and against whom is opposed to the government in charge, clearly pro-Chinese. The law expresses the sentence of life imprisonment and also the possibility of being judged no longer in Hong Kong but on Chinese territory. It is clear how the intention is to impose a preventive deterrence against dissent. China continues to consider the Hong Kong issue as an exclusively internal factor, comparing the situation of the former British colony with the same need to crush the resistance of the Chinese Islamic populations or even the Tibetan issue. We must recognize what is obvious: the seriousness of the lack of human rights guarantees is the sad common fact, which many states should reflect on, before accepting Chinese funding too easily, however Hong Kong is far from a mere matter internal as Beijing claims, the cession treaty, which China signed, until 2047 provided for the application of the one-state two-system model, contravening this also leads to a defect towards the United Kingdom, the other signatory to the agreement. The first effect, which must be framed in a retaliatory move towards Beijing, was the action of the United States, which began to withdraw the special status that Hong Kong has enjoyed since 1992 and was granted by Washington to promote trade, especially financial. The Chinese state has always used the former colony, precisely by virtue of this status, to carry out its commercial and financial transactions abroad and these prohibitions affect Beijing in a particularly delicate sector in a difficult moment. This has increased the tension between China and the USA, while the Chinese country has been urged by several parties to find a solution capable of maintaining its international commitments; while the United Nations has expressed concern about the violation of human rights. The United Kingdom has long been assessing the granting of three million British passports to Hong Kong citizens who qualify for them; the possibility of becoming British citizens has also been maintained with the passage of the former colony, thanks to the recognition of the status of citizen of British dependencies. The new legal path, developed by the English premier, provides that the visa can be extended from six to twelve months. Potentially this means that Chinese authorities could arrest British citizens and subject them to legal proceedings and penalties even outside of Hong Kong. This could trigger international disputes capable of developing very serious diplomatic conflicts and with consequences that are difficult to predict. Other very harsh reactions have come from Taiwan, which is a party because China considers Formosa to be part of its territory, Japan, South Korea and the European Union. Despite this, China is willing to sacrifice financial advantages and run the risk of difficult relations with London, to eradicate dissent and guarantee authoritarian political stability. It is another example of how China is moving, an example that no western but also African state should keep in mind when entering into contracts with Beijing. The fate is to deal more and more closely with a country where respect for rights and democracy is not contemplated: it is an interlocutor who is not reliable.

China promulga ley iliberal contra Hong Kong

China teme las presiones democráticas de Hong Kong, un temor que afecta tanto a la antigua colonia británica como al resto del país. Para Beijing es esencial poder tener estabilidad política para no tener repercusiones en los niveles económico y social. El miedo a las emulaciones sobre un territorio que lidia con vastas áreas de disidencia ha acelerado la aprobación de la nueva ley de seguridad nacional, que entra en vigencia casi con ocasión del vigésimo tercer aniversario del paso de la antigua colonia bajo la soberanía de Beijing. Poco importa si los pactos con Londres fueran diferentes: la fórmula tan preciada de un país, dos sistemas, termina con la promulgación de esta ley. En sus setenta artículos hay todas las fórmulas legales para aplastar cualquier ambición democrática. Los 162 miembros de la parte legislativa del parlamento chino, el Congreso Nacional del Pueblo, aprobaron por unanimidad la ley en homenaje a los deseos del líder de China, que ahora tiene toda la cobertura legal para poder actuar contra aquellos que demandan reformas democráticas y contra quienes se opone al gobierno a cargo, claramente pro-chino. La ley expresa la sentencia de cadena perpetua y también la posibilidad de ser juzgado ya no en Hong Kong sino en territorio chino. Está claro cómo la intención es imponer una disuasión preventiva contra la disidencia. China continúa considerando el problema de Hong Kong como un factor exclusivamente interno, comparando la situación de la antigua colonia británica con la misma necesidad de aplastar la resistencia de las poblaciones islámicas chinas o incluso el problema tibetano. Debemos reconocer lo que es obvio: la gravedad de la falta de garantías de derechos humanos es el triste hecho común, sobre el que muchos estados deberían reflexionar, antes de aceptar la financiación china con demasiada facilidad, sin embargo, Hong Kong está lejos de ser un mero asunto. interno como afirma Beijing, el tratado de cesión, que China firmó, hasta 2047 preveía la aplicación del modelo de un sistema de dos estados, lo que contraviene esto también conduce a un defecto hacia el Reino Unido, el otro signatario del acuerdo. El primer efecto, que debe enmarcarse en un movimiento de represalia hacia Beijing, fue la acción de Estados Unidos, que comenzó a retirar el estatus especial que Hong Kong ha disfrutado desde 1992 y fue otorgado por Washington para promover el comercio, especialmente financiero. El estado chino siempre ha utilizado la antigua colonia, precisamente en virtud de este estado, para llevar a cabo sus transacciones comerciales y financieras en el extranjero y estas prohibiciones afectan a Beijing en un sector particularmente delicado en un momento difícil. Esto ha aumentado la tensión entre China y los Estados Unidos, mientras que varias partes han instado al país chino a encontrar una solución capaz de mantener sus compromisos internacionales; mientras que las Naciones Unidas han expresado su preocupación por la violación de los derechos humanos. El Reino Unido ha evaluado durante mucho tiempo la concesión de tres millones de pasaportes británicos a ciudadanos de Hong Kong que califican para ellos; La posibilidad de convertirse en ciudadanos británicos también se ha mantenido con el paso de la antigua colonia, gracias al reconocimiento del estatus de ciudadano de las dependencias británicas. La nueva vía legal, desarrollada por el primer ministro inglés, establece que la visa puede extenderse de seis a doce meses. Potencialmente, esto significa que las autoridades chinas podrían arrestar a ciudadanos británicos y someterlos a procedimientos legales y sanciones incluso fuera de Hong Kong. Esto podría desencadenar disputas internacionales capaces de desarrollar conflictos diplomáticos muy graves y con consecuencias difíciles de predecir. Otras reacciones muy duras han venido de Taiwán, que es una de las partes porque China considera que Formosa es parte de su territorio, Japón, Corea del Sur y la Unión Europea. A pesar de esto, China está dispuesta a sacrificar ventajas financieras y correr el riesgo de tener relaciones difíciles con Londres, para erradicar el disenso y garantizar la estabilidad política autoritaria. Este es otro ejemplo de cómo se está moviendo China, un ejemplo que ningún estado occidental sino también africano debería tener en cuenta al firmar contratos con Beijing. El destino es tratar cada vez más estrechamente con un país donde no se contempla el respeto de los derechos y la democracia: es un interlocutor que no es confiable.

China verkündet illiberales Recht gegen Hongkong

China hat Angst vor dem demokratischen Druck in Hongkong, der sowohl die ehemalige britische Kolonie als auch den Rest des Landes betrifft. Für Peking ist es wichtig, politische Stabilität zu haben, um keine Auswirkungen auf die wirtschaftliche und soziale Ebene zu haben. Die Angst vor Nachahmungen über ein Gebiet, das sich mit weiten Dissidenzgebieten auseinandersetzt, hat die Verabschiedung des neuen nationalen Sicherheitsgesetzes beschleunigt, das fast anlässlich des dreiundzwanzigsten Jahrestages des Übergangs der ehemaligen Kolonie unter der Souveränität Pekings in Kraft tritt. Es spielt keine Rolle, ob die Pakte mit London anders waren: Die viel gepriesene Formel eines Landes, zweier Systeme, endet mit der Verkündung dieses Gesetzes. In seinen etwa siebzig Artikeln finden sich alle Rechtsformeln, um demokratische Ambitionen zu zerstören. Die 162 Mitglieder des gesetzgebenden Teils des chinesischen Parlaments, des Nationalen Volkskongresses, haben das Gesetz einstimmig gebilligt, um den Wünschen des Führers Chinas Rechnung zu tragen, der nun über die gesamte rechtliche Deckung verfügt, um gegen diejenigen vorgehen zu können, die demokratische Reformen fordern und gegen wen ist gegen die zuständige Regierung, eindeutig pro-chinesisch. Das Gesetz drückt die lebenslange Haftstrafe und auch die Möglichkeit aus, nicht mehr in Hongkong, sondern auf chinesischem Territorium verurteilt zu werden. Es ist klar, wie beabsichtigt ist, eine vorbeugende Abschreckung gegen Dissens durchzusetzen. China betrachtet die Hongkong-Frage weiterhin als einen ausschließlich internen Faktor und vergleicht die Situation der ehemaligen britischen Kolonie mit der gleichen Notwendigkeit, den Widerstand der chinesischen islamischen Bevölkerung oder sogar der tibetischen Frage zu zerschlagen. Wir müssen erkennen, was offensichtlich ist: Die Schwere des Mangels an Menschenrechtsgarantien ist die traurige gemeinsame Tatsache, über die viele Staaten nachdenken sollten, bevor sie chinesische Mittel zu leicht akzeptieren, aber Hongkong ist alles andere als eine bloße Angelegenheit Wie Peking behauptet, sah der von China unterzeichnete Abtretungsvertrag, den China bis 2047 unterzeichnete, die Anwendung des Ein-Staaten-Zwei-System-Modells vor, was dagegen auch zu einem Defekt gegenüber dem Vereinigten Königreich führt, dem anderen Unterzeichner des Abkommens. Der erste Effekt, der in einer Vergeltungsmaßnahme in Richtung Peking verankert werden muss, war die Aktion der Vereinigten Staaten, die damit begann, den Sonderstatus zurückzuziehen, den Hongkong seit 1992 genießt und der Washington insbesondere zur Förderung des Handels gewährt wurde finanziell. Der chinesische Staat hat die ehemalige Kolonie immer genutzt, gerade aufgrund dieses Status, um seine Handels- und Finanztransaktionen im Ausland durchzuführen, und diese Verbote betreffen Peking in einem besonders heiklen Sektor in einem schwierigen Moment. Dies hat die Spannungen zwischen China und den USA verstärkt, während das chinesische Land von mehreren Parteien aufgefordert wurde, eine Lösung zu finden, mit der seine internationalen Verpflichtungen eingehalten werden können. Die Vereinten Nationen haben Bedenken hinsichtlich der Verletzung der Menschenrechte geäußert. Das Vereinigte Königreich prüft seit langem die Gewährung von drei Millionen britischen Pässen an Bürger von Hongkong, die sich für diese qualifizieren. Die Möglichkeit, britische Staatsbürger zu werden, wurde auch durch den Übergang der ehemaligen Kolonie dank der Anerkennung des Status eines Bürgers britischer Abhängigkeiten aufrechterhalten. Der neue Rechtsweg, der vom englischen Ministerpräsidenten entwickelt wurde, sieht vor, dass das Visum von sechs auf zwölf Monate verlängert werden kann. Möglicherweise bedeutet dies, dass chinesische Behörden britische Staatsbürger verhaften und sie auch außerhalb von Hongkong vor Gericht stellen und mit Strafen belegen könnten. Dies könnte internationale Streitigkeiten auslösen, die zu sehr schwerwiegenden diplomatischen Konflikten führen können und schwer vorhersehbare Folgen haben. Andere sehr harte Reaktionen kamen aus Taiwan, einer Partei, weil China Formosa als Teil seines Territoriums betrachtet, Japan, Südkorea und die Europäische Union. Trotzdem ist China bereit, finanzielle Vorteile zu opfern und das Risiko schwieriger Beziehungen zu London einzugehen, um Dissens auszurotten und autoritäre politische Stabilität zu gewährleisten. Dies ist ein weiteres Beispiel dafür, wie sich China bewegt, ein Beispiel, das kein westlicher, sondern auch afrikanischer Staat bei Vertragsabschlüssen mit Peking berücksichtigen sollte. Das Schicksal besteht darin, immer enger mit einem Land zusammenzuarbeiten, in dem die Achtung der Rechte und der Demokratie nicht in Betracht gezogen wird: Es ist ein Gesprächspartner, der nicht zuverlässig ist.

La Chine promulgue une loi non libérale contre Hong Kong

La Chine a peur des pressions démocratiques de Hong Kong, une peur qui affecte à la fois l'ancienne colonie britannique et le reste du pays. Pour Pékin, il est essentiel de pouvoir avoir une stabilité politique afin de ne pas avoir de répercussions sur les plans économique et social. La crainte d'émulations sur un territoire aux prises avec de vastes zones de dissidence, a accéléré l'approbation de la nouvelle loi sur la sécurité nationale, qui entre ainsi en vigueur presque à l'occasion du vingt-troisième anniversaire du passage de l'ancienne colonie sous la souveraineté de Pékin. Peu importe si les pactes avec Londres étaient différents: la formule tant vantée d'un pays, de deux systèmes, se termine par la promulgation de cette loi. Dans ses soixante-dix articles, il y a toutes les formules juridiques pour écraser toute ambition démocratique. Les 162 membres de la partie législative du parlement chinois, le Congrès national du peuple, ont approuvé à l'unanimité la loi en hommage aux vœux du chef de la Chine, qui a désormais toute la couverture juridique pour pouvoir agir contre ceux qui réclament des réformes démocratiques et contre qui s'oppose au gouvernement en charge, clairement pro-chinois. La loi prévoit la peine de réclusion à perpétuité ainsi que la possibilité d'être jugé non plus à Hong Kong mais sur le territoire chinois. Il est clair comment l'intention est d'imposer une dissuasion préventive contre la dissidence. La Chine continue de considérer la question de Hong Kong comme un facteur exclusivement interne, comparant la situation de l'ancienne colonie britannique avec le même besoin d'écraser la résistance des populations islamiques chinoises ou même la question tibétaine. Nous devons reconnaître ce qui est évident: la gravité de l'absence de garanties des droits de l'homme est le triste fait commun sur lequel de nombreux États devraient réfléchir avant d'accepter trop facilement les financements chinois, mais Hong Kong est loin d'être une simple affaire interne comme le prétend Pékin, le traité de cession, que la Chine a signé, jusqu'en 2047 prévoyait l'application du modèle à deux États à un seul État, contrevenir à cela conduit également à un défaut envers le Royaume-Uni, l'autre signataire de l'accord. Le premier effet, qui doit être encadré par un mouvement de représailles vers Pékin, a été l'action des États-Unis, qui ont commencé à retirer le statut spécial dont Hong Kong jouit depuis 1992 et a été accordé par Washington pour promouvoir le commerce, en particulier financier. L'État chinois a toujours utilisé l'ancienne colonie, précisément en raison de ce statut, pour effectuer ses transactions commerciales et financières à l'étranger et ces interdictions affectent Pékin dans un secteur particulièrement délicat en un moment difficile. Cela a accru la tension entre la Chine et les États-Unis, tandis que le pays chinois a été exhorté par plusieurs parties à trouver une solution capable de maintenir ses engagements internationaux; tandis que les Nations Unies se sont déclarées préoccupées par la violation des droits de l'homme. Le Royaume-Uni évalue depuis longtemps l'octroi de trois millions de passeports britanniques aux citoyens de Hong Kong qui y ont droit; la possibilité de devenir citoyen britannique a également été maintenue avec le passage de l'ancienne colonie, grâce à la reconnaissance du statut de citoyen des dépendances britanniques. La nouvelle voie légale, développée par le Premier ministre anglais, prévoit que le visa peut être prolongé de six à douze mois. Cela signifie potentiellement que les autorités chinoises pourraient arrêter des citoyens britanniques et les soumettre à des poursuites judiciaires et à des sanctions même en dehors de Hong Kong. Cela pourrait déclencher des différends internationaux susceptibles d'engendrer de très graves conflits diplomatiques et aux conséquences difficiles à prévoir. D'autres réactions très dures sont venues de Taiwan, qui est partie parce que la Chine considère que Formose fait partie de son territoire, le Japon, la Corée du Sud et l'Union européenne. Malgré cela, la Chine est prête à sacrifier ses avantages financiers et à courir le risque de relations difficiles avec Londres, pour éradiquer la dissidence et garantir une stabilité politique autoritaire. Ceci est un autre exemple de l'évolution de la Chine, un exemple qu'aucun État occidental mais aussi africain ne devrait garder à l'esprit lors de la conclusion de contrats avec Pékin. Le destin est de traiter de plus en plus étroitement avec un pays où le respect des droits et de la démocratie n'est pas envisagé: c'est un interlocuteur qui n'est pas fiable.

China promulga lei ilegal contra Hong Kong

A China tem medo das pressões democráticas de Hong Kong, um medo que afeta tanto a ex-colônia britânica quanto o resto do país. Para Pequim, é essencial ter estabilidade política para não ter repercussões nos níveis econômico e social. O medo de emulações em um território que luta com vastas áreas de dissidência acelerou a aprovação da nova lei de segurança nacional, que entra em vigor quase na ocasião do vigésimo terceiro aniversário da passagem da antiga colônia sob a soberania de Pequim. Pouco importa se os pactos com Londres forem diferentes: a tão elogiada fórmula de um país, dois sistemas, termina com a promulgação dessa lei. Nos seus cerca de setenta artigos, existem todas as fórmulas legais para esmagar qualquer ambição democrática. Os 162 membros da parte legislativa do parlamento chinês, o Congresso Nacional do Povo, aprovaram por unanimidade a lei em homenagem aos desejos do líder da China, que agora tem toda a cobertura legal para poder agir contra aqueles que exigem reformas democráticas e contra quem opõe-se ao governo responsável, claramente pró-chinês. A lei expressa a sentença de prisão perpétua e também a possibilidade de ser julgada não mais em Hong Kong, mas em território chinês. É claro como a intenção é impor uma dissuasão preventiva contra a dissidência. A China continua a considerar a questão de Hong Kong como um fator exclusivamente interno, comparando a situação da ex-colônia britânica com a mesma necessidade de esmagar a resistência das populações islâmicas chinesas ou mesmo a questão tibetana. Devemos reconhecer o que é óbvio: a seriedade da falta de garantias de direitos humanos é o triste fato comum, no qual muitos estados devem refletir antes de aceitar o financiamento chinês com muita facilidade, mas Hong Kong está longe de ser um mero assunto. Interno como Pequim afirma, o tratado de cessão, que a China assinou, até 2047, previa a aplicação do modelo de dois sistemas de um estado, contrariando isso também leva a um defeito em relação ao Reino Unido, o outro signatário do acordo. O primeiro efeito, que deve ser enquadrado em um movimento retaliatório em relação a Pequim, foi a ação dos Estados Unidos, que começaram a retirar o status especial de que Hong Kong desfruta desde 1992 e que Washington concedeu a Washington para promover o comércio, especialmente financeiro. O estado chinês sempre usou a antiga colônia, justamente em virtude desse status, para realizar suas transações comerciais e financeiras no exterior e essas proibições afetam Pequim em um setor particularmente delicado em um momento difícil. Isso aumentou a tensão entre a China e os EUA, enquanto o país chinês foi instado por várias partes a encontrar uma solução capaz de manter seus compromissos internacionais; enquanto as Nações Unidas manifestaram preocupação com a violação dos direitos humanos. O Reino Unido está há muito tempo avaliando a concessão de três milhões de passaportes britânicos a cidadãos de Hong Kong que se qualificam para eles; a possibilidade de se tornar cidadão britânico também foi mantida com a passagem da ex-colônia, graças ao reconhecimento do status de cidadão das dependências britânicas. O novo caminho legal, desenvolvido pelo premier inglês, prevê que o visto possa ser prorrogado de seis para doze meses. Potencialmente, isso significa que as autoridades chinesas podem prender os cidadãos britânicos e sujeitá-los a processos e multas mesmo fora de Hong Kong. Isso pode desencadear disputas internacionais capazes de desenvolver conflitos diplomáticos muito sérios e com consequências difíceis de prever. Outras reações muito duras vieram de Taiwan, que é parte porque a China considera Formosa como parte de seu território, Japão, Coréia do Sul e União Européia. Apesar disso, a China está disposta a sacrificar vantagens financeiras e correr o risco de relações difíceis com Londres, para erradicar a dissidência e garantir a estabilidade política autoritária. Este é outro exemplo de como a China está se movendo, um exemplo que nenhum estado ocidental, mas também africano, deve ter em mente ao celebrar contratos com Pequim. O destino é lidar cada vez mais de perto com um país onde o respeito pelos direitos e a democracia não é contemplado: é um interlocutor que não é confiável.