Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
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mercoledì 29 luglio 2020
الاستغلال يؤثر على عشرة ملايين قاصر
يؤثر استغلال الناس في جميع أنحاء العالم على أكثر من 40 مليون شخص ، وهو أعلى من عدد سكان دول مثل كندا وبولندا أو العراق. إنها ظاهرة تظل في الغالب مخفية وتغذي استغلال عمل الأطفال أو الاتجار بالبشر ، الذين يستخدمون كعبيد في مختلف القطاعات الإنتاجية ، ليس فقط في البلدان التي لا تتمتع بأي حماية للحقوق ، ولكن أيضًا في الديمقراطيات الغربية. من المؤكد أن أحد أسباب الزيادة في هذه الظاهرة هو الهجرة القسرية للسكان المتضررين من الحروب والمجاعات والوضع السياسي الصعب لدول المنشأ. هذه الهجرات ، التي تتم دون أي حماية وحماية من الدول الغنية ، والتي غالباً ما تعارضها بطرق مختلفة ، ومن المنظمات الدولية تضع الناس في موقف ضعف يُتركون لأنفسهم وفريسة سهلة للمنظمات الإجرامية. إذن ، فيما يتعلق بالقضية السياسية ، ولكن أيضًا الصحية ، فإن القضية القانونية التي تؤثر على الجميع يتم تطعيمها ، لأنها ، بالإضافة إلى تعزيز استغلال الناس ، تعزز نمو المنظمات الإجرامية ، التي تجد بسهولة القوى العاملة بتكلفة منخفضة جدًا أو صفر. من بين 40 مليون شخص يملؤون إحصاءات الاستغلال ، يقدر أن أولئك الذين تقل أعمارهم عن 18 عامًا ، القصر ، هم حوالي عشرة ملايين ، بنسبة مئوية ، وبالتالي ، 25 ٪. هذه البيانات تجعل أهمية الظاهرة أكثر خطورة ، خاصة إذا اعتبرنا أن العمالة التي تؤثر على غالبية هؤلاء القاصرين مرتبطة بالاستغلال الجنسي. أدى الوباء وما تلاه من قفل إلى زيادة الطلب على خدمات المحتوى الجنسي ، مع نمو الاستهلاك بنسبة 30٪ في بعض البلدان الأوروبية ؛ هذه الخدمات ، المرتبطة ارتباطًا وثيقًا بالجرائم الإلكترونية ، توظف المزيد والمزيد من القاصرين ، مع انتشار حوالي 68 ٪ من المجموع ، وهو رقم ثابت في أوروبا لعام 2016 ، من الإناث. إن نسبة 68٪ من الإناث من إجمالي عدد القاصرين غير المستغلين لم يتم تحديثها منذ أربع سنوات هو عامل بليغ أيضًا فيما يتعلق بالإمكانيات والإرادة لمقارنة هذه الظاهرة ؛ كما يجب أن نتذكر أن الإغلاق الذي تفرضه المؤسسات المدرسية ، وإن كان مبررًا ، قد قضى على عامل السيطرة والوقاية الاجتماعية ، والذي فضل استخدام القاصرين في العمل في العمل غير المعلن وغير القانوني. لكن الوباء قد أبرز ظاهرة موجودة بالفعل ، ولها قواعدها في تلك المجتمعات العرقية حيث تستند الإيرادات المالية على عدم الشرعية والتي تستغل حالة الحاجة والضعف المطلق ، ممثلة بكونها خارج البلدان نفسها ، الضحايا. إن جانب استغلال الأطفال ، على الرغم من وجوده أيضًا في جنسيات الاتحاد ، له أصل منطقي مرتبط بالهجرة ، وخاصة الهجرة غير الشرعية ووجود حركات معارضة للأجانب ، يحول الاهتمام السياسي الذي قد يكون ضروريًا للحماية من القصر أيضا بسبب الاستثمارات المتناقصة باستمرار في الوقاية والسيطرة ، على أساس الشبكة التي يمكن للسلطات المحلية توفيرها ، والتي تم تخفيض مساهماتها المركزية. على الرغم من أن حالة الاستغلال الجنسي هي الأكثر مؤسفة ، بسبب الآثار الأخلاقية الواضحة ، فإن القطاعات المعنية هي أيضًا قطاعات أخرى وتشمل أيضًا التجارة والمطاعم والقطاع الثالث. لذلك ، من الضروري أن تكون هناك حاجة إلى قوانين وقائية وقمعية للظاهرة على المستوى الأوروبي ، ولكن أيضًا تنسيق أكبر لقوات الشرطة الوطنية ، وقبل كل شيء ، موقف لا لبس فيه تجاه مسألة الهجرة ، التي تعد هذه الظاهرة جزءًا منها ومضمنة. التسامح في أوروبا ، التي ينبغي أن تكون وطنًا قانونيًا ، تعني هذه الانتهاكات تشويه سمعة النظام القانوني بأكمله في القارة القديمة. ليس من السهل التوفيق بين المواقف المختلفة بشأن المهاجرين ، ولكن ، على الأقل ، اتخاذ موقف موحد من انتهاكات الطفولة والمراهقة ، حتى أولئك الذين يأتون من الخارج بطريقة غير قانونية ، يجب أن يمثل نقطة يجب أن تمثل وحدة يجب ضمان وجهات النظر. وتندرج القضية أيضًا على النقيض من المنظمات التي تستغل الاتجار بالبشر قبل وأثناء وبعد وصول المهاجرين ، والتي تحصل عليها من عائدات غير مشروعة وبالتالي تعزز نفسها بشكل متزايد مع عائدات اقتصادية أكبر. إن التشريع الأكثر صرامة مع عقوبات أكبر والوقاية مع الهياكل المناسبة القادرة على اعتراض حالات محددة سيكون أيضًا استثمارًا ضد العالم السفلي المحلي والأجنبي.
martedì 28 luglio 2020
USA e Cina verso la nuova guerra fredda
Dunque il destino del mondo è quello di vivere una nuova guerra fredda, che rischia di protrarsi molti anni. Però le analogie con il conflitto a distanza tra USA ed URSS sono molto poche, a parte il confronto tra una democrazia ed un regime non democratico. Dal punto di vista economico tra la Pechino attuale e la Mosca degli anni che vanno dal secondo dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino, non ci sono similitudini. Ora la Cina sta giocando un ruolo praticamente paritario con gli USA sulla scena economica, ed anzi questa competizione è ritenuta la vera causa del confronto a distanza. Certamente esistono i problemi legati alla svolta sempre più autoritaria di Pechino, con l’intensificazione della repressione dei musulmani, la sempre maggiore negazione dei diritti civili ed umanitari e la lotta con il dissenso ingaggiata ad Hong Kong, effettuata, tra l’altro, con il mancato rispetto di un trattato internazionale. Ma se la controparte è rappresentata da Trump e dalla sua politica di supremazia americana, soprattutto in economia, questi argomenti, seppure validi e condivisibili, paiono una sorta di pretesto per inasprire il rapporto con Pechino. Sicuramente il comportamento cinese è deprecabile, fatto di provocazioni, di un uso sempre più consistente dello spionaggio industriale, di comportamenti equivoci, come nel caso della pandemia partita proprio dai territori della Cina. Washington ha sfruttato tutto questo contesto, non agendo da prima potenza mondiale, cercando di coinvolgere gli alleati sul piano politico per un contrasto efficace, basato su programmi e principi, ma ha dato l’impressione di volere tutelare la sua supremazia economica per esclusivi vantaggi nazionali. Trump invidia al presidente cinese la grande autonomia e la capacità decisionale praticamente illimitata e questo non ne fa il campione degli interessi del campo occidentale, anche perché predilige i risultati economici rispetto a quelli politici, come il rispetto dei diritti, proprio come succede a Pechino. Questa è anche la ragione del timido atteggiamento degli europei verso l’attuale amministrazione della Casa Bianca, che, inoltre, sono lontani in senso geografico, dalle dispute che hanno maggiormente coinvolto paesi del campo occidentale, come Giappone, Australia o anche l’India nei confronti di Pechino. Al contrario nelle popolazioni di USA e Cina esiste un dato comune molto sconfortante: in entrambi i popoli ed in maniera simmetrica vi è una avversione verso l’altro paese (66% degli americani hanno una opinione sfavorevole sulla Cina, bilanciata dal 62% dei cinesi che hanno la medesima opinione verso gli USA), che rappresenta un elemento che non può essere tenuto in considerazione ed anche sfruttato dalle rispettive amministrazioni. Una prova è che il concorrente di Trump alle prossime elezioni presidenziali americane, Joe Biden, ha già espresso tutta la sua contrarietà alla politica cinese; l’unica speranza è che sposti l’attenzione dall’economia a temi politici di più ampio respiro. Tuttavia il problema contingente è che le due economie sono fortemente interconnesse, infatti da entrambe le parti vi è bisogno di materie prime e prodotti lavorati che sono prodotte dal paese avversario; Trump ha adottato la strategia dei dazi commerciali (peraltro imposti anche agli alleati) per ridurre il divario della bilancia commerciale con la Cina, una strategia miope, che non ha tenuto conto della bilancia commerciale globale degli Stati Uniti e che ha innescato analoghe contromisure cinesi. Procedere su questa strada non conviene a nessuno dei due contendenti, ma restano le incognite militari legate agli aspetti geopolitici, che sono in stretta relazione con le vie di comunicazioni marittime delle merci nei mari del Pacifico e del confronto sulla crescita degli armamenti. La situazione attuale, pur con un livello di pericolosità elevato, non sembra potere trasformarsi in un conflitto armato, anche se le occasioni potenziali di scontri non mancano, quanto assestarsi su di un conflitto non tradizionale basato sull’uso delle tecnologie per influenzare le rispettive opinioni pubbliche, un incremento dello spionaggio ed, eventualmente, lo sfruttamento di conflitti locali a bassa intensità. Se questo può sembrare un buon segnale per la pace mondiale, ma non per tutti, è anche vero che è la situazione migliore per mantenere alto il livello di una guerra che si può definire fredda, con tutti i rischi del caso: dal ritorno dell’equilibrio del terrore e della proliferazione nucleare, fino a pesanti ripercussioni mondiali sull’economia, con aumento dei prezzi e limitazione della circolazione di prodotti e servizi e quindi ritorno di fenomeni come quello dell’inflazione. Non è facile dirimere questa situazione, soprattutto pensando alla costante mancanza di diritti nel paese cinese e nella volontà di Pechino di esportare il proprio modello, un pericolo dal quale l’Europa deve assolutamente preservarsi.
USA and China towards the new cold war
So the fate of the world is to live a new cold war, which is likely to last many years. But the analogies with the remote conflict between the US and the USSR are very few, apart from the comparison between a democracy and an undemocratic regime. From the economic point of view between the current Beijing and the Moscow of the years from the second post-war period until the fall of the Berlin wall, there are no similarities. Now China is playing a practically equal role with the USA on the economic scene, and indeed this competition is considered the real cause of the confrontation at a distance. Certainly there are problems related to the increasingly authoritarian turn of Beijing, with the intensification of the repression of Muslims, the increasing denial of civil and humanitarian rights and the struggle with dissent engaged in Hong Kong, carried out, inter alia, with failure to comply with an international treaty. But if the counterpart is represented by Trump and his American supremacy policy, especially in economics, these arguments, although valid and shareable, seem a sort of pretext to tighten the relationship with Beijing. Certainly the Chinese behavior is regrettable, made of provocations, of an increasingly consistent use of industrial espionage, of equivocal behaviors, as in the case of the pandemic that started precisely from the territories of China. Washington has exploited all this context, not acting as the first world power, trying to involve allies on a political level for an effective contrast based on programs and principles, but has given the impression of wanting to protect its economic supremacy for exclusive national advantages . Trump envies the Chinese president for his great autonomy and practically unlimited decision-making capacity and this does not make him the champion of the interests of the western field, also because he favors economic results over political ones, such as respect for rights, just like in Beijing. This is also the reason for the timid attitude of the Europeans towards the current administration of the White House, which, moreover, are geographically distant from the disputes that have most involved countries in the western field, such as Japan, Australia or even India in the against Beijing. On the contrary in the populations of USA and China there is a very disheartening common datum: in both peoples and in a symmetrical way there is an aversion to the other country (66% of Americans have an unfavorable opinion on China, balanced by 62% of Chinese who have the same opinion towards the USA), which represents an element that cannot be taken into consideration and also exploited by the respective administrations. One proof is that Trump's contender in the upcoming US presidential election, Joe Biden, has already expressed his opposition to Chinese politics; the only hope is that it will shift attention from the economy to broader political issues. However, the contingent problem is that the two economies are strongly interconnected, in fact on both sides there is a need for raw materials and processed products that are produced by the opposing country; Trump adopted the strategy of trade tariffs (also imposed on allies) to reduce the trade balance gap with China, a short-sighted strategy, which did not take into account the United States' global trade balance and which triggered similar Chinese countermeasures. Proceeding on this path does not suit either of the two contenders, but the military unknowns related to the geopolitical aspects remain, which are in close relationship with the maritime communication routes of goods in the Pacific seas and the confrontation on the growth of armaments. The current situation, albeit with a high level of danger, does not seem to be able to turn into an armed conflict, even if the potential opportunities for clashes are not lacking, but rather to settle on a non-traditional conflict based on the use of technologies to influence the respective opinions public, an increase in espionage and, possibly, the exploitation of low intensity local conflicts. If this may seem a good signal for world peace, but not for everyone, it is also true that it is the best situation to keep up the level of a war that can be defined as cold, with all the risks involved: from the return of the balance of terror and nuclear proliferation, up to heavy global repercussions on the economy, with rising prices and limiting the circulation of products and services and therefore the return of phenomena such as that of inflation. It is not easy to resolve this situation, especially considering the constant lack of rights in the Chinese country and Beijing's willingness to export its model, a danger from which Europe must absolutely preserve itself.
EE. UU. Y China hacia la nueva guerra fría
Entonces, el destino del mundo es vivir una nueva guerra fría, que probablemente dure muchos años. Pero las analogías con el conflicto remoto entre los EE. UU. Y la URSS son muy pocas, aparte de la comparación entre una democracia y un régimen antidemocrático. Desde el punto de vista económico entre el actual Beijing y el Moscú de los años desde el segundo período de posguerra hasta la caída del muro de Berlín, no hay similitudes. Ahora China está jugando un papel prácticamente igual con los EE. UU. En la escena económica, y de hecho esta competencia se considera la verdadera causa del enfrentamiento a distancia. Ciertamente, hay problemas relacionados con el giro cada vez más autoritario de Beijing, con la intensificación de la represión de los musulmanes, la creciente negación de los derechos civiles y humanitarios y la lucha con la disidencia en Hong Kong, llevada a cabo, entre otras cosas, con incumplimiento de un tratado internacional. Pero si la contraparte está representada por Trump y su política de supremacía estadounidense, especialmente en economía, estos argumentos, aunque válidos y compartibles, parecen una especie de pretexto para estrechar la relación con Beijing. Ciertamente, el comportamiento chino es lamentable, hecho de provocaciones, de un uso cada vez más consistente del espionaje industrial, de comportamientos equívocos, como en el caso de la pandemia que comenzó precisamente desde los territorios de China. Washington ha explotado todo este contexto, no actuando como la primera potencia mundial, tratando de involucrar a los aliados a nivel político para un contraste efectivo basado en programas y principios, pero ha dado la impresión de querer proteger su supremacía económica para obtener ventajas nacionales exclusivas . Trump envidia al presidente chino por su gran autonomía y su capacidad de toma de decisiones prácticamente ilimitada y esto no lo convierte en el defensor de los intereses del campo occidental, también porque favorece los resultados económicos sobre los políticos, como el respeto a los derechos, al igual que en Beijing. Esta es también la razón de la actitud tímida de los europeos hacia la administración actual de la Casa Blanca, que, además, están geográficamente distantes de las disputas que más han involucrado a los países en el campo occidental, como Japón, Australia o incluso India en el contra Beijing Por el contrario, en las poblaciones de EE. UU. Y China hay un dato común muy desalentador: en ambos pueblos y de manera simétrica existe una aversión hacia el otro país (el 66% de los estadounidenses tiene una opinión desfavorable sobre China, equilibrada por el 62% de los chinos que tienen la misma opinión hacia los EE. UU.), lo que representa un elemento que no puede ser tomado en cuenta y también explotado por las administraciones respectivas. Una prueba es que el contendiente de Trump en las próximas elecciones presidenciales de EE. UU., Joe Biden, ya ha expresado su oposición a la política china; La única esperanza es que desviará la atención de la economía a cuestiones políticas más amplias. Sin embargo, el problema contingente es que las dos economías están fuertemente interconectadas, de hecho, en ambos lados hay una necesidad de materias primas y productos procesados que son producidos por el país contrario; Trump adoptó la estrategia de aranceles comerciales (también impuestos a los aliados) para reducir la brecha en la balanza comercial con China, una estrategia miope, que no tuvo en cuenta la balanza comercial global de los Estados Unidos y que provocó contramedidas similares en China. Continuar por este camino no es conveniente para ninguno de los dos contendientes, pero las incógnitas militares relacionadas con los aspectos geopolíticos permanecen, que están en estrecha relación con las rutas de comunicación marítima de mercancías en los mares del Pacífico y la confrontación sobre el crecimiento de armamentos. La situación actual, aunque con un alto nivel de peligro, no parece ser capaz de convertirse en un conflicto armado, incluso si no faltan las posibles oportunidades de enfrentamientos, sino más bien resolver un conflicto no tradicional basado en el uso de tecnologías para influir en las opiniones respectivas. público, un aumento en el espionaje y, posiblemente, la explotación de conflictos locales de baja intensidad. Si esto puede parecer una buena señal para la paz mundial, pero no para todos, también es cierto que es la mejor situación para mantener el nivel de una guerra que puede definirse como fría, con todos los riesgos involucrados: desde el regreso de la guerra mundial. equilibrio del terror y la proliferación nuclear, hasta fuertes repercusiones globales en la economía, con el aumento de los precios y la limitación de la circulación de productos y servicios y, por lo tanto, el retorno de fenómenos como el de la inflación. No es fácil resolver esta situación, especialmente teniendo en cuenta la constante falta de derechos en el país chino y la voluntad de Beijing de exportar su modelo, un peligro del que Europa debe preservarse por completo.
USA und China in Richtung des neuen Kalten Krieges
Das Schicksal der Welt besteht also darin, einen neuen Kalten Krieg zu führen, der wahrscheinlich viele Jahre dauern wird. Abgesehen vom Vergleich zwischen einer Demokratie und einem undemokratischen Regime gibt es nur sehr wenige Analogien zum Fernkonflikt zwischen den USA und der UdSSR. Aus wirtschaftlicher Sicht zwischen dem heutigen Peking und Moskau der Jahre von der zweiten Nachkriegszeit bis zum Fall der Berliner Mauer gibt es keine Ähnlichkeiten. Jetzt spielt China in wirtschaftlicher Hinsicht eine praktisch gleiche Rolle wie die USA, und tatsächlich wird dieser Wettbewerb als die eigentliche Ursache für die Konfrontation aus der Ferne angesehen. Sicherlich gibt es Probleme im Zusammenhang mit der zunehmend autoritären Wende Pekings, mit der Verschärfung der Unterdrückung von Muslimen, der zunehmenden Verweigerung bürgerlicher und humanitärer Rechte und dem Kampf gegen Dissens in Hongkong, der unter anderem mit Nichteinhaltung eines internationalen Vertrags. Wenn das Gegenstück jedoch von Trump und seiner amerikanischen Vorherrschaftspolitik vertreten wird, insbesondere in wirtschaftlicher Hinsicht, scheinen diese Argumente, obwohl sie gültig und teilbar sind, eine Art Vorwand zu sein, um die Beziehung zu Peking zu straffen. Sicherlich ist das chinesische Verhalten bedauerlich, das aus Provokationen, einem zunehmend konsequenten Einsatz von Industriespionage und zweideutigen Verhaltensweisen besteht, wie im Fall der Pandemie, die genau in den Gebieten Chinas begann. Washington hat all diesen Kontext ausgenutzt und nicht als erste Weltmacht gehandelt, um Verbündete auf politischer Ebene für einen wirksamen Kontrast auf der Grundlage von Programmen und Prinzipien einzubeziehen, aber den Eindruck erweckt, seine wirtschaftliche Vormachtstellung für ausschließliche nationale Vorteile schützen zu wollen . Trump beneidet den chinesischen Präsidenten um seine große Autonomie und praktisch unbegrenzte Entscheidungsfähigkeit, und dies macht ihn nicht zum Verfechter der Interessen des westlichen Feldes, auch weil er wirtschaftliche Ergebnisse gegenüber politischen bevorzugt, wie zum Beispiel die Achtung der Rechte, genau wie in Peking. Dies ist auch der Grund für die schüchterne Haltung der Europäer gegenüber der gegenwärtigen Verwaltung des Weißen Hauses, die darüber hinaus geografisch weit entfernt von den Streitigkeiten ist, an denen Länder im westlichen Bereich wie Japan, Australien oder sogar Indien am stärksten beteiligt sind gegen Peking. Im Gegenteil, in der Bevölkerung der USA und Chinas gibt es ein sehr entmutigendes gemeinsames Datum: In beiden Völkern und auf symmetrische Weise gibt es eine Abneigung gegen das andere Land (66% der Amerikaner haben eine ungünstige Meinung zu China, ausgeglichen durch 62% der Chinesen die die gleiche Meinung gegenüber den USA haben), was ein Element darstellt, das von den jeweiligen Verwaltungen nicht berücksichtigt und auch ausgenutzt werden kann. Ein Beweis ist, dass Trumps Anwärter bei den bevorstehenden US-Präsidentschaftswahlen, Joe Biden, bereits seine Opposition gegen die chinesische Politik zum Ausdruck gebracht hat; Die einzige Hoffnung ist, dass die Aufmerksamkeit von der Wirtschaft auf umfassendere politische Fragen gelenkt wird. Das mögliche Problem besteht jedoch darin, dass die beiden Volkswirtschaften eng miteinander verbunden sind. Tatsächlich benötigen beide Seiten Rohstoffe und verarbeitete Produkte, die vom Gegenland hergestellt werden. Trump nahm die Strategie der Handelszölle (die auch Verbündeten auferlegt wurden) an, um die Handelsbilanzlücke zu China zu verringern, eine kurzsichtige Strategie, die die globale Handelsbilanz der Vereinigten Staaten nicht berücksichtigte und ähnliche chinesische Gegenmaßnahmen auslöste. Diesen Weg fortzusetzen ist für keinen der beiden Anwärter bequem, aber die militärischen Unbekannten in Bezug auf die geopolitischen Aspekte bleiben bestehen, die in engem Zusammenhang mit den Seekommunikationsrouten von Gütern im Pazifik und der Konfrontation mit dem Wachstum der Rüstung stehen. Die derzeitige Situation, wenn auch mit einem hohen Maß an Gefahr, scheint nicht in der Lage zu sein, sich in einen bewaffneten Konflikt zu verwandeln, selbst wenn die potenziellen Möglichkeiten für Zusammenstöße nicht fehlen, sondern sich auf einen nicht traditionellen Konflikt zu einigen, der auf dem Einsatz von Technologien zur Beeinflussung der jeweiligen Meinungen beruht Öffentlichkeit, eine Zunahme der Spionage und möglicherweise die Ausbeutung lokaler Konflikte mit geringer Intensität. Wenn dies ein gutes Signal für den Weltfrieden sein mag, aber nicht für alle, dann ist es auch die beste Situation, um das Niveau eines Krieges aufrechtzuerhalten, der als kalt definiert werden kann, mit allen damit verbundenen Risiken: von der Rückkehr der Gleichgewicht zwischen Terror und Verbreitung von Atomwaffen, bis hin zu starken globalen Auswirkungen auf die Wirtschaft, mit steigenden Preisen und einer Begrenzung der Verbreitung von Produkten und Dienstleistungen und damit der Rückkehr von Phänomenen wie der Inflation. Es ist nicht einfach, diese Situation zu lösen, insbesondere angesichts des ständigen Mangels an Rechten im chinesischen Land und der Bereitschaft Pekings, sein Modell zu exportieren, eine Gefahr, vor der sich Europa unbedingt schützen muss.
USA et Chine vers la nouvelle guerre froide
Le destin du monde est donc de vivre une nouvelle guerre froide, qui durera probablement de nombreuses années. Mais les analogies avec le conflit lointain entre les États-Unis et l'URSS sont très rares, mis à part la comparaison entre une démocratie et un régime antidémocratique. Du point de vue économique entre l'actuel Pékin et le Moscou des années allant de la deuxième période d'après-guerre jusqu'à la chute du mur de Berlin, il n'y a pas de similitudes. Désormais, la Chine joue un rôle pratiquement égal avec les États-Unis sur la scène économique, et en effet cette concurrence est considérée comme la véritable cause de la confrontation à distance. Il y a certainement des problèmes liés au tournant de plus en plus autoritaire de Pékin, avec l'intensification de la répression des musulmans, le déni croissant des droits civils et humanitaires et la lutte contre la dissidence engagée à Hong Kong, menée, entre autres, avec non-respect d'un traité international. Mais si la contrepartie est représentée par Trump et sa politique de suprématie américaine, notamment en économie, ces arguments, bien que valables et partageables, semblent une sorte de prétexte pour resserrer la relation avec Pékin. Certes, le comportement chinois est regrettable, fait de provocations, d'un usage de plus en plus cohérent de l'espionnage industriel, de comportements équivoques, comme dans le cas de la pandémie qui est partie précisément des territoires chinois. Washington a exploité tout ce contexte, n'agissant pas comme la première puissance mondiale, essayant d'impliquer des alliés au niveau politique pour un contraste efficace, basé sur des programmes et des principes, mais a donné l'impression de vouloir protéger sa suprématie économique pour des avantages nationaux exclusifs. . Trump envie le président chinois pour sa grande autonomie et sa capacité décisionnelle pratiquement illimitée et cela ne fait pas de lui le champion des intérêts du champ occidental, aussi parce qu'il privilégie les résultats économiques aux résultats politiques, comme le respect des droits, comme à Pékin. C'est aussi la raison de l'attitude timide des Européens vis-à-vis de l'administration actuelle de la Maison Blanche, qui, par ailleurs, est géographiquement éloignée des différends qui ont le plus impliqué les pays occidentaux, comme le Japon, l'Australie ou encore l'Inde dans le contre Pékin. Au contraire, dans les populations des USA et de la Chine il y a un chiffre commun très décourageant: chez les deux peuples et de façon symétrique il y a une aversion pour l'autre pays (66% des Américains ont une opinion défavorable sur la Chine, contre 62% des Chinois qui ont le même avis vis-à-vis des USA), ce qui représente un élément qui ne peut être pris en considération et également exploité par les administrations respectives. Une preuve en est que le candidat de Trump à la prochaine élection présidentielle américaine, Joe Biden, a déjà exprimé son opposition à la politique chinoise; le seul espoir est qu'il détournera l'attention de l'économie vers des questions politiques plus larges. Cependant, le problème éventuel est que les deux économies sont fortement interconnectées, en fait, les deux parties ont besoin de matières premières et de produits transformés qui sont produits par le pays opposé; Trump a adopté la stratégie des tarifs commerciaux (également imposés aux alliés) pour réduire l'écart de balance commerciale avec la Chine, une stratégie à courte vue, qui n'a pas pris en compte la balance commerciale mondiale des États-Unis et qui a déclenché des contre-mesures chinoises similaires. Poursuivre sur cette voie ne convient à aucun des deux prétendants, mais les inconnues militaires liées aux aspects géopolitiques demeurent, qui sont en relation étroite avec les voies de communication maritime des marchandises dans les mers du Pacifique et la confrontation sur la croissance des armements. La situation actuelle, quoique avec un niveau de danger élevé, ne semble pas pouvoir se transformer en conflit armé, même si les opportunités potentielles d'affrontements ne manquent pas, mais plutôt se régler sur un conflit non traditionnel basé sur l'utilisation de technologies pour influencer les opinions respectives public, une augmentation de l'espionnage et, éventuellement, l'exploitation de conflits locaux de faible intensité. Si cela peut sembler un bon signal pour la paix mondiale, mais pas pour tout le monde, il est également vrai que c'est la meilleure situation pour maintenir le niveau d'une guerre que l'on peut qualifier de froide, avec tous les risques encourus: du retour de la équilibre de la terreur et de la prolifération nucléaire, jusqu'à de lourdes répercussions mondiales sur l'économie, avec la hausse des prix et la limitation de la circulation des produits et services et donc le retour de phénomènes comme celui de l'inflation. Il n'est pas facile de résoudre cette situation, surtout compte tenu du manque constant de droits dans le pays chinois et de la volonté de Pékin d'exporter son modèle, un danger dont l'Europe doit absolument se préserver.
EUA e China rumo à nova guerra fria
Portanto, o destino do mundo é viver uma nova guerra fria, que provavelmente durará muitos anos. Mas as analogias com o conflito remoto entre os EUA e a URSS são muito poucas, além da comparação entre uma democracia e um regime não democrático. Do ponto de vista econômico entre a atual Pequim e Moscou dos anos desde o segundo período do pós-guerra até a queda do muro de Berlim, não há semelhanças. Agora, a China está desempenhando um papel praticamente igual aos EUA no cenário econômico e, de fato, essa competição é considerada a verdadeira causa do confronto à distância. Certamente, existem problemas relacionados à virada cada vez mais autoritária de Pequim, com a intensificação da repressão dos muçulmanos, a crescente negação dos direitos civis e humanitários e a luta contra os dissidentes envolvidos em Hong Kong, realizada, entre outras coisas, com incumprimento de um tratado internacional. Mas se a contraparte é representada por Trump e sua política de supremacia americana, especialmente em economia, esses argumentos, embora válidos e compartilháveis, parecem uma espécie de pretexto para estreitar o relacionamento com Pequim. Certamente o comportamento chinês é lamentável, feito de provocações, de um uso cada vez mais consistente da espionagem industrial, de comportamentos equívocos, como no caso da pandemia que começou precisamente nos territórios da China. Washington explorou todo esse contexto, não agindo como a primeira potência mundial, tentando envolver aliados em nível político para um contraste efetivo, com base em programas e princípios, mas deu a impressão de querer proteger sua supremacia econômica por vantagens nacionais exclusivas . Trump inveja o presidente chinês por sua grande autonomia e capacidade praticamente ilimitada de tomar decisões, e isso não o torna o defensor dos interesses do campo ocidental, também porque ele favorece os resultados econômicos em detrimento dos políticos, como o respeito aos direitos, como em Pequim. Essa é também a razão da atitude tímida dos europeus em relação à atual administração da Casa Branca, que, além disso, está geograficamente distante das disputas que mais envolveram países no campo ocidental, como Japão, Austrália ou mesmo a Índia. contra Pequim. Pelo contrário, nas populações dos EUA e da China há uma figura comum muito desanimadora: em ambos os povos e de maneira simétrica há uma aversão ao outro país (66% dos americanos têm uma opinião desfavorável sobre a China, equilibrada por 62% dos chineses. que têm a mesma opinião em relação aos EUA), que representa um elemento que não pode ser levado em consideração e também explorado pelas respectivas administrações. Uma prova é que o candidato de Trump nas próximas eleições presidenciais dos EUA, Joe Biden, já expressou sua oposição à política chinesa; a única esperança é que desvie a atenção da economia para questões políticas mais amplas. No entanto, o problema contingente é que as duas economias estão fortemente interconectadas; de fato, de ambos os lados, são necessárias matérias-primas e produtos processados produzidos pelo país oposto; Trump adotou a estratégia de tarifas comerciais (também imposta aos aliados) para reduzir o hiato da balança comercial com a China, uma estratégia míope, que não levou em consideração a balança comercial global dos Estados Unidos e que desencadeou contramedidas chinesas semelhantes. O processo nesse caminho não se adequa a nenhum dos dois candidatos, mas permanecem as incógnitas militares relacionadas aos aspectos geopolíticos, que estão em estreita relação com as rotas de comunicação marítima de mercadorias nos mares do Pacífico e com o confronto com o crescimento de armamentos. A situação atual, embora com um alto nível de perigo, não parece capaz de se transformar em um conflito armado, mesmo que não faltem as oportunidades potenciais de confrontos, mas sim de se estabelecer em um conflito não tradicional baseado no uso de tecnologias para influenciar as opiniões respectivas público, aumento da espionagem e, possivelmente, a exploração de conflitos locais de baixa intensidade. Se isso pode parecer um bom sinal para a paz mundial, mas não para todos, também é verdade que é a melhor situação para manter o nível de uma guerra que pode ser definida como fria, com todos os riscos envolvidos: desde o retorno do equilíbrio de terror e proliferação nuclear, até pesadas repercussões globais sobre a economia, com aumento de preços e limitação da circulação de produtos e serviços e, portanto, retorno de fenômenos como o da inflação. Não é fácil resolver essa situação, principalmente considerando a constante falta de direitos no país chinês e a disposição de Pequim de exportar seu modelo, um perigo do qual a Europa deve absolutamente se preservar.
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