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lunedì 12 ottobre 2020

ابتزاز الاتحاد الأوروبي من قبل بولندا والمجر

 إن القبول غير المشروط لدول غير معتادة على سيادة القانون يهدد بعرقلة المساعدات الاقتصادية ضد الوباء في أوروبا. إذا كانت المشكلة هي عدم الاختيار بين الاقتصاد والصحة ، مع كل ما يستتبعه ، بالمثل ، لا ينبغي للمرء أن يختار بين الاقتصاد والقانون. على العكس من ذلك ، يبدو أن الاستراتيجية التي نفذتها دول حلف فيزغراد تتعارض مع الافتراض الثاني. الرغبة في منع المساعدات الاقتصادية للدول الأكثر تضررا من الفيروس ، إن لم يكن مقابل تخفيف إجراءات المراقبة على تطبيق وصلاحية سيادة القانون. يمكن أن يكون لهذه الأزمة في مقر المؤسسات الأوروبية آثار سلبية ، مباشرة على الدول المتضررة من الوباء ، والتي لا يمكن أن يكون لها تداعيات من تقلص أكبر للاقتصاد ؛ يجب أن نتذكر أن الإيرادات من مساهمات الاتحاد هي فصل مهم من بنود الميزانية للدول التي تنتمي إلى حلف وارسو. من الواضح أن استراتيجية دول الشرق تتميز بعنصر قصر النظر السياسي ورؤية على المديين المتوسط ​​والبعيد. على الرغم من هذه الأدلة ، لا يبدو أن المواقف المتشددة للمديرين التنفيذيين في بولندا والمجر ، على وجه الخصوص ، تقدم إمكانيات للتفاوض. على المستوى المؤسسي ، فإن الصدام بين البرلمان الأوروبي ومجلس الاتحاد والمفاوضات تبطئ بالفعل توزيع الأموال مع أكثر التوقعات تفاؤلاً التي تقول إنه قبل نهاية أكتوبر لن يتم التوصل إلى اتفاق ، مع نتيجة مباشرة لـ إمكانية تأجيل دخول الميزانيات الجديدة حيز التنفيذ إلى ما بعد 1 يناير من العام المقبل. من الناحية السياسية ، يبدو موقف ألمانيا حساسًا للغاية ، لأنه يجب أن تتوسط بين احتياجات اقتصاد منطقة اليورو واحتياجات تطبيق سيادة القانون في جميع أنحاء أراضي الاتحاد والفشل في مواجهة آلية تدافع عنها برلين يعني إضعاف القيادة الألمانية. تدخل المفوضية الأوروبية أيضًا الحوار المؤسسي كوسيط بين البرلمان والمجلس ، لكن المجموعات البرلمانية الرئيسية ، الشعبية والاشتراكية والليبرالية والخضراء ، تشترك في الالتزام بعدم الموافقة على الخطة المالية حتى يتم الاتفاق على مراقبة تطبيق سيادة القانون. تتعلق لعبة الصناديق الأوروبية بصندوق الإنعاش ، الذي يملك 750 ألف مليون يورو. من المفهوم أن التهديد بعدم المصادقة في بعض البرلمانات على هذه الأحكام الخاصة بالمساعدة الاقتصادية ، دون مراجعة لمراقبة سيادة القانون ، يمثل ابتزازًا يهدد بقاء أوروبا ذاته ؛ ولولا التداعيات المالية على تلك الدول المترددة في الموافقة عليها ، فقد يبدو أن هذه الاستراتيجية قد بُنيت كخطة خاصة لإحداث مشاكل كبيرة للإطار المؤسسي الأوروبي. يجب أن نتذكر أن البرلمان يطالب بتوسيع نطاق إمكانية قطع الأموال بما يتجاوز سوء إدارة الموارد ، من أجل تغطية انتهاك الحقوق الأساسية للاتحاد. يرى البرلمان أن الموقف الألماني الحالي ، باعتباره مترددًا ، هو العقبة الرئيسية أمام تحقيق هذا الهدف ، لأن نشاط ألمانيا كرئيس حالي لا يبدو مصممًا تمامًا على الوصول إلى الإجماع اللازم في المجلس. ومع ذلك ، على الرغم من الجوانب الإشكالية للغاية للوضع ، فإن الشيء الإيجابي هو أنه يتم إنشاء مناخ يتجاوز النوايا الحسنة ليأخذ طابعًا عمليًا وسياسيًا في المؤسسات الأوروبية ، لتأكيد الأهمية الأساسية للمبادئ التأسيسية لأوروبا. يمثل هذا نقطة انطلاق لأولئك الذين يريدون فرض القانون ولا يريدون الاستسلام لتقديم حلول وسط باسم الاقتصاد. في الوقت الحالي ، ومع ذلك ، فإن الموقف الألماني ملحوظ بسبب عدم وجود تصميم يشكك في نواياها الحقيقية في مواجهة المصالح الاقتصادية ، مع الشعور بتفضيل الأخيرة. من ناحية أخرى ، فإن الحاجة إلى موقف قوي وحازم من جانب أكبر مساهم أوروبي هي حاجة ملحة في النقاش الحالي ، والتي لا يمكن أن تفشل في الحصول على نتيجة أكثر خطورة من مجرد خفض المساهمات ، للوصول إلى طرد أولئك الذين يستخدمون أوروبا فقط للحصول على التمويل دون احترام الالتزامات تجاه الدول الأخرى والحق داخلها ، لأن هذا يتعارض مع الديمومة في المؤسسات الأوروبية.

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mercoledì 7 ottobre 2020

La via giudiziaria metodo più efficace contro gli stati che non rispettano i principi dell'Unione Europea

 l’Unione Europea finalmente si muove per sanzionare quegli stati che deviano dai principi fondamentali, da loro stessi sottoscritti al momento dell’adesione, della casa comune europea. Si tratta di un provvedimento tardivo, effettuato dopo anni di provocazioni verso Bruxelles e tutti quei paesi che hanno fatto del rispetto dei principi fondamentali dell’Unione il loro tratto distintivo all’interno dell’organizzazione sovranazionale; tuttavia si tratta anche di un inizio con un significato che travalica la sentenza singola e vale da monito ed avvertimento per altre nazioni, che intendono solamente godere dei vantaggi, specialmente economici, dell’appartenenza all’Unione Europea. La strategia di Bruxelles è stata quella della via giudiziaria, nonostante la presenza del famoso articolo 7 del Trattato dell’Unione, che consente la sospensione del diritto di voto nelle istituzioni europee del paese che viola i valori fondamentali dell'UE inclusi nell'articolo 2 del Trattato.  Contro l’applicazione di questa sanzione, però, Ungheria e Polonia possono contare sull’alleanza di diversi stati, che condividono con i due paesi gli interessi economici derivanti dall’appartenenza all’Unione. Per Bruxelles, quindi, la via giudiziaria è stata una soluzione obbligata ma che si è rivelata efficace. Nello specifico l’azione della Corte di giustizia europea è stata attuata contro il provvedimento legislativo ungherese che prevedeva la chiusura di una università con una legge ad hoc. Ciò è stato considerato incompatibile con il diritto comunitario; la legge del governo di Budapest era costruita appositamente per vietare l’attività ed espellere dal territorio statale l’Università dell’Europa centrale, presente in Ungheria dal 1991. Questa università è stata costituita dal miliardario George Soros, di origine ungherese e osteggiato dai partiti e movimenti sovranisti. Il verdetto della Corte ha accettato il ricorso della Commissione europea contro la legge ungherese per violazioni sulle norme europee circa la libertà delle istituzioni, il mancato rispetto degli articoli della Carta dei diritti fondamentali che sanciscono la libertà di creare centri di istruzione e la relativa libertà di insegnamento ed infine anche la violazione delle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio sulla libera fornitura di servizi. La decisione della Corte permetterà alla Commissione europea di richiedere formalmente al paese ungherese di abrogare o modificare la legge contestata, eliminando comunque gli articoli che hanno determinato la chiusura dell’istituzione universitaria; nel caso che il governo di Budapest non segua quanto disposto dalla Corte la Commissione potrà presentare una nuova denuncia con la finalità di proporre pesanti sanzioni finanziarie contro l’Ungheria. Questo caso ha un significato importante per la Commissione europea perché, nello specifico segna un metodo, che sembra rivelarsi efficace, contro quei paesi che hanno intrapreso il mancato rispetto dei diritti come metodo di governo; peraltro le disposizioni della Corte avevano già fermato la riforma giudiziaria prevista in Polonia, che metteva in pericolo l’indipendenza del potere giudiziario. Se la strada giudiziaria ha effetti pratici, resta, comunque, vincolata ad un procedimento giuridico, che può avere effetti non certi, cioè per il momento rappresenta il migliore strumento disponibile, ma non può sostituire del tutto un adeguato processo politico, capace di regolare in maniera definitiva ed automatica il mancato rispetto dei diritti fondamentali da parte di governi autoritari. L’Unione, purtroppo, è ancora condizionata dalla necessità dell’unanimità degli stati: un sistema che condiziona e blocca le decisioni del parlamento europeo e rallenta l’azione della Commissione, chiamata, spesso a decisioni che la contingenza dei tempi vorrebbe molto veloci. Questa impostazione dovrebbe essere superata, anche in un’ottica di maggiore integrazione europea, certo pagando la perdita di una quota di sovranità dei singoli stati; ma, alla fine, il punto cruciale è proprio quello della sovranità delle singole nazioni, questione che, se non sarà superata, potrebbe bloccare qualunque avanzamento verso una maggiore integrazione. Appare compito del parlamento europeo procedere verso una riforma che possa svincolare le decisioni ed anche le sanzioni in maniera maggioritaria in maniera da superare l’attuale logica che prevede il requisito dell’unanimità, confidando che la maggioranza degli stati sia sempre fedele ai principi costitutivi dell’Unione Europea.

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The judicial way is the most effective method against states that do not respect the principles of the European Union

 the European Union is finally moving to sanction those states that deviate from the fundamental principles, which they themselves subscribed at the time of accession, of the common European home. This is a belated measure, carried out after years of provocations towards Brussels and all those countries that have made respect for the fundamental principles of the Union their distinctive feature within the supranational organization; however, it is also a beginning with a meaning that goes beyond the single sentence and serves as a warning and warning for other nations, which only intend to enjoy the advantages, especially economic ones, of belonging to the European Union. The Brussels strategy was that of the judicial route, despite the presence of the famous article 7 of the Union Treaty, which allows the suspension of the right to vote in the European institutions of the country that violates the fundamental values ​​of the EU included in article 2 of the Treaty. Against the application of this sanction, however, Hungary and Poland can count on the alliance of different states, which share with the two countries the economic interests deriving from belonging to the Union. For Brussels, therefore, the judicial route was an obligatory solution but which proved to be effective. Specifically, the action of the European Court of Justice was implemented against the Hungarian legislative measure which provided for the closure of a university with an ad hoc law. This was considered incompatible with Community law; the law of the government of Budapest was built specifically to ban the activity and expel the Central European University, present in Hungary since 1991, from the state territory. This university was established by the billionaire George Soros, of Hungarian origin and opposed by the parties and sovereign movements. The Court's verdict accepted the European Commission's appeal against the Hungarian law for violations of European rules on the freedom of institutions, failure to comply with the articles of the Charter of Fundamental Rights which enshrine the freedom to establish educational centers and the relative freedom of teaching and finally also the violation of the rules of the World Trade Organization on the free provision of services. The Court's decision will allow the European Commission to formally request the Hungarian country to repeal or amend the disputed law, while eliminating the articles that led to the closure of the university; in the event that the government of Budapest does not follow the provisions of the Court, the Commission may present a new complaint with the aim of proposing heavy financial sanctions against Hungary. This case has an important significance for the European Commission because, specifically, it marks a method, which seems to be effective, against those countries that have undertaken the non-respect of rights as a method of government; moreover, the provisions of the Court had already stopped the judicial reform envisaged in Poland, which endangered the independence of the judiciary. If the judicial path has practical effects, it remains, however, bound to a legal procedure, which may have uncertain effects, i.e. for the moment it represents the best tool available, but it cannot completely replace an adequate political process, capable of regulating in a definitive and automatic way the non-respect of fundamental rights by authoritarian governments. Unfortunately, the Union is still conditioned by the need for the unanimity of the states: a system that conditions and blocks the decisions of the European parliament and slows down the action of the Commission, often called upon to make decisions that the contingency of times would require very fast. This approach should be overcome, also with a view to greater European integration, certainly paying for the loss of a share of the sovereignty of individual states; but, in the end, the crucial point is precisely that of the sovereignty of individual nations, an issue which, if not overcome, could block any progress towards greater integration. It appears the task of the European Parliament to proceed towards a reform that can release decisions and also sanctions in a majority manner in order to overcome the current logic that provides for the unanimity requirement, trusting that the majority of states will always be faithful to the constitutive principles of 'European Union.

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La vía judicial es el método más eficaz contra estados que no respetan los principios de la Unión Europea

 

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La Unión Europea finalmente se está moviendo para sancionar a aquellos Estados que se desvíen de los principios fundamentales, que ellos mismos suscribieron en el momento de la adhesión, de la casa común europea. Se trata de una medida tardía, llevada a cabo tras años de provocaciones hacia Bruselas y todos aquellos países que han hecho del respeto de los principios fundamentales de la Unión su rasgo distintivo dentro de la organización supranacional; sin embargo, también es un comienzo con un significado que va más allá de la frase única y sirve de advertencia y advertencia para otras naciones, que solo pretenden disfrutar de las ventajas, especialmente económicas, de pertenecer a la Unión Europea. La estrategia de Bruselas fue la de la vía judicial, pese a la presencia del célebre artículo 7 del Tratado de la Unión, que permite la suspensión del derecho de voto en las instituciones europeas del país que atenta contra los valores fundamentales de la UE recogidos en el artículo 2 del Tratado. Contra la aplicación de esta sanción, sin embargo, Hungría y Polonia pueden contar con la alianza de diferentes estados, que comparten con los dos países los intereses económicos derivados de la pertenencia a la Unión. Para Bruselas, por tanto, la vía judicial era una solución obligada pero que resultó ser eficaz. En concreto, la acción del Tribunal de Justicia de las Comunidades Europeas se implementó contra la disposición legislativa húngara que preveía el cierre de una universidad con una ley ad hoc. Esto se consideró incompatible con el Derecho comunitario; la ley del gobierno de Budapest se construyó específicamente para prohibir la actividad y expulsar del territorio estatal a la Universidad Centroeuropea, presente en Hungría desde 1991. Esta universidad fue establecida por el multimillonario George Soros, de origen húngaro y con la oposición de los partidos y movimientos soberanos. El veredicto del Tribunal aceptó el recurso de la Comisión Europea contra la ley húngara por violaciones de las normas europeas sobre la libertad de las instituciones, incumplimiento de los artículos de la Carta de los Derechos Fundamentales que establecen la libertad para establecer centros educativos y la relativa libertad de enseñanza y finalmente también la violación de las normas de la Organización Mundial del Comercio sobre la libre prestación de servicios. La decisión del Tribunal permitirá a la Comisión Europea solicitar formalmente al país húngaro que derogue o modifique la ley en litigio, eliminando sin embargo los artículos que llevaron al cierre de la universidad; en caso de que el gobierno de Budapest no cumpla las disposiciones del Tribunal, la Comisión podrá presentar una nueva denuncia con el objetivo de proponer fuertes sanciones financieras contra Hungría. Este caso tiene una trascendencia importante para la Comisión Europea porque, en concreto, marca un método, que parece ser efectivo, contra aquellos países que han asumido el incumplimiento de los derechos como método de gobierno; además, las disposiciones de la Corte ya habían detenido la reforma judicial prevista en Polonia, que ponía en peligro la independencia del poder judicial. Si la vía judicial tiene efectos prácticos, permanece, sin embargo, vinculada a un procedimiento judicial, que puede tener efectos inciertos, es decir, por el momento representa el mejor instrumento disponible, pero no puede reemplazar completamente un proceso político adecuado, capaz de de manera definitiva y automática el incumplimiento de los derechos fundamentales por parte de gobiernos autoritarios. Lamentablemente, la Unión sigue estando condicionada por la necesidad de la unanimidad de los Estados: un sistema que condiciona y bloquea las decisiones del parlamento europeo y ralentiza la acción de la Comisión, muchas veces llamada a tomar decisiones que la contingencia de los tiempos requeriría muy rápido. Este enfoque debería superarse, también con miras a una mayor integración europea, pagando ciertamente la pérdida de una parte de la soberanía de los Estados individuales; pero, al final, el punto crucial es precisamente el de la soberanía de las naciones individuales, cuestión que, de no superarse, podría bloquear cualquier avance hacia una mayor integración. Parece que es tarea del Parlamento Europeo avanzar hacia una reforma que pueda liberar decisiones y también sanciones de forma mayoritaria para superar la lógica actual que prevé el requisito de unanimidad, confiando en que la mayoría de los Estados siempre serán fieles a los principios constitutivos de 'Unión Europea.

Der gerichtliche Weg ist die effektivste Methode gegen Staaten, die die Grundsätze der Europäischen Union nicht respektieren

 

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Die Europäische Union bemüht sich endlich, diejenigen Staaten zu sanktionieren, die von den Grundprinzipien der gemeinsamen europäischen Heimat abweichen, die sie selbst zum Zeitpunkt des Beitritts unterzeichnet haben. Dies ist eine verspätete Maßnahme, die nach Jahren der Provokationen gegenüber Brüssel und all jenen Ländern durchgeführt wurde, die die Grundprinzipien der Union als ihre Besonderheit innerhalb der supranationalen Organisation angesehen haben. Es ist jedoch auch ein Anfang mit einer Bedeutung, die über den einzelnen Satz hinausgeht und als Warnung und Warnung für andere Nationen dient, die nur die Vorteile, insbesondere die wirtschaftlichen, der Zugehörigkeit zur Europäischen Union genießen wollen. Die Brüsseler Strategie war die des Justizweges, obwohl der berühmte Artikel 7 des Unionsvertrags vorhanden war, der die Aussetzung des Wahlrechts in den europäischen Institutionen des Landes ermöglicht, das gegen die in Artikel 2 enthaltenen Grundwerte der EU verstößt des Vertrags. Gegen die Anwendung dieser Sanktion können Ungarn und Polen jedoch auf das Bündnis verschiedener Staaten zählen, die mit den beiden Ländern die wirtschaftlichen Interessen teilen, die sich aus der Zugehörigkeit zur Union ergeben. Für Brüssel war der Rechtsweg daher eine obligatorische Lösung, die sich jedoch als wirksam erwies. Insbesondere wurde die Klage des Europäischen Gerichtshofs gegen die ungarische Rechtsvorschrift umgesetzt, die die Schließung einer Universität mit einem Ad-hoc-Gesetz vorsah. Dies wurde als mit dem Gemeinschaftsrecht unvereinbar angesehen; Das Gesetz der Regierung von Budapest wurde speziell entwickelt, um die Aktivität zu verbieten und die seit 1991 in Ungarn bestehende mitteleuropäische Universität aus dem Staatsgebiet zu verbannen. Diese Universität wurde vom Milliardär George Soros ungarischer Herkunft gegründet und von den Parteien abgelehnt und souveräne Bewegungen. Das Urteil des Gerichtshofs akzeptierte die Berufung der Europäischen Kommission gegen das ungarische Recht wegen Verstößen gegen die europäischen Vorschriften über die Freiheit der Institutionen, die Nichteinhaltung der Artikel der Charta der Grundrechte, die die Freiheit der Einrichtung von Bildungszentren und die relative Freiheit von verankern Lehre und schließlich auch die Verletzung der Regeln der Welthandelsorganisation über die kostenlose Erbringung von Dienstleistungen. Die Entscheidung des Gerichtshofs wird es der Europäischen Kommission ermöglichen, das ungarische Land förmlich aufzufordern, das umstrittene Gesetz aufzuheben oder zu ändern, während die Artikel gestrichen werden, die zur Schließung der Universität geführt haben. Für den Fall, dass die Regierung von Budapest die Bestimmungen des Gerichtshofs nicht befolgt, kann die Kommission eine neue Beschwerde einreichen, um schwere finanzielle Sanktionen gegen Ungarn vorzuschlagen. Dieser Fall hat eine wichtige Bedeutung für die Europäische Kommission, da er insbesondere eine Methode darstellt, die gegen diejenigen Länder wirksam zu sein scheint, die die Nichteinhaltung von Rechten als Regierungsmethode begangen haben. Darüber hinaus hatten die Bestimmungen des Gerichtshofs die in Polen vorgesehene Justizreform bereits gestoppt, die die Unabhängigkeit der Justiz gefährdete. Wenn der Rechtsweg praktische Auswirkungen hat, bleibt er jedoch an ein rechtliches Verfahren gebunden, das ungewisse Auswirkungen haben kann, d. H. Im Moment stellt er das beste verfügbare Instrument dar, kann jedoch einen angemessenen politischen Prozess, der regulierbar ist, nicht vollständig ersetzen ein endgültiger und automatischer Weg die Nichteinhaltung der Grundrechte durch autoritäre Regierungen. Leider ist die Union immer noch von der Notwendigkeit der Einstimmigkeit der Staaten abhängig: Ein System, das die Entscheidungen des Europäischen Parlaments konditioniert und blockiert und das Handeln der Kommission verlangsamt, das häufig aufgefordert wird, Entscheidungen zu treffen, die die Kontingenz der Zeiten sehr schnell erfordern würde. Dieser Ansatz sollte überwunden werden, auch im Hinblick auf eine stärkere europäische Integration, wobei sicherlich der Verlust eines Teils der Souveränität einzelner Staaten bezahlt werden muss. Letztendlich ist jedoch genau der entscheidende Punkt die Souveränität der einzelnen Nationen, eine Frage, die, wenn sie nicht überwunden wird, jeden Fortschritt in Richtung einer stärkeren Integration blockieren könnte. Es scheint die Aufgabe des Europäischen Parlaments zu sein, eine Reform voranzutreiben, die Entscheidungen und auch Sanktionen mehrheitlich freigeben kann, um die derzeitige Logik zu überwinden, die das Erfordernis der Einstimmigkeit vorsieht, und darauf zu vertrauen, dass die Mehrheit der Staaten stets den konstitutiven Prinzipien von treu bleibt 'Europäische Union.

La voie judiciaire est la méthode la plus efficace contre les États qui ne respectent pas les principes de l'Union européenne

 

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l'Union européenne s'apprête enfin à sanctionner les États qui s'écartent des principes fondamentaux, auxquels ils ont eux-mêmes souscrit au moment de l'adhésion, de la maison européenne commune. Il s'agit d'une mesure tardive, menée après des années de provocations à l'encontre de Bruxelles et de tous les pays qui ont fait du respect des principes fondamentaux de l'Union leur trait distinctif au sein de l'organisation supranationale; mais c'est aussi un début avec un sens qui va au-delà de la seule phrase et sert d'avertissement et d'avertissement aux autres nations, qui n'entendent profiter que des avantages, notamment économiques, de l'appartenance à l'Union européenne. La stratégie bruxelloise était celle de la voie judiciaire, malgré la présence du fameux article 7 du Traité de l'Union, qui permet la suspension du droit de vote dans les institutions européennes du pays qui viole les valeurs fondamentales de l'UE inscrites à l'article 2 du Traité. Contre l'application de cette sanction, cependant, la Hongrie et la Pologne peuvent compter sur l'alliance d'Etats différents, qui partagent avec les deux pays les intérêts économiques découlant de l'appartenance à l'Union. Pour Bruxelles, la voie judiciaire était donc une solution obligatoire mais qui s'est avérée efficace. Plus précisément, l'action de la Cour européenne de justice a été mise en œuvre contre la mesure législative hongroise qui prévoyait la fermeture d'une université avec une loi ad hoc. Cela a été jugé incompatible avec le droit communautaire; la loi du gouvernement de Budapest a été édifiée spécifiquement pour interdire l'activité et expulser l'Université d'Europe centrale, présente en Hongrie depuis 1991, du territoire de l'État. Cette université a été créée par le milliardaire George Soros, d'origine hongroise et contrée par les parties et les mouvements souverains. Le verdict de la Cour a accueilli le recours de la Commission européenne contre la loi hongroise pour violation des règles européennes sur la liberté des institutions, non-respect des articles de la Charte des droits fondamentaux qui consacrent la liberté de créer des centres éducatifs et la liberté relative de l'enseignement et enfin aussi la violation des règles de l'Organisation mondiale du commerce sur la libre prestation de services. La décision de la Cour permettra à la Commission européenne de demander formellement au pays hongrois d'abroger ou de modifier la loi litigieuse, tout en supprimant les articles ayant conduit à la fermeture de l'institution universitaire; au cas où le gouvernement de Budapest ne respecterait pas les dispositions de la Cour, la Commission peut présenter une nouvelle plainte dans le but de proposer de lourdes sanctions financières contre la Hongrie. Cette affaire a une signification importante pour la Commission européenne car, précisément, elle marque une méthode, qui semble efficace, contre les pays qui ont entrepris le non-respect des droits comme méthode de gouvernement; de plus, les dispositions de la Cour avaient déjà mis un terme à la réforme judiciaire envisagée en Pologne, qui mettait en danger l'indépendance du pouvoir judiciaire. Si la voie judiciaire a des effets pratiques, elle reste cependant liée à une procédure judiciaire, qui peut avoir des effets incertains, c'est-à-dire qu'elle représente pour le moment le meilleur outil disponible, mais elle ne peut pas remplacer totalement un processus politique adéquat, capable de réguler en de manière définitive et automatique le non-respect des droits fondamentaux par les gouvernements autoritaires. Malheureusement, l’Union est encore conditionnée par la nécessité de l’unanimité des États: un système qui conditionne et bloque les décisions du Parlement européen et ralentit l’action de la Commission, souvent appelée à prendre très rapidement des décisions que l’impact du temps exigerait. Cette approche doit être surmontée, également dans la perspective d'une plus grande intégration européenne, payant certainement la perte d'une part de la souveraineté des États individuels; mais, en fin de compte, le point crucial est précisément celui de la souveraineté des nations individuelles, problème qui, s'il n'est pas surmonté, pourrait bloquer tout progrès vers une plus grande intégration. Il semble de la tâche du Parlement européen de procéder à une réforme qui puisse libérer les décisions et aussi sanctionner à la majorité afin de dépasser la logique actuelle qui prévoit l'exigence d'unanimité, en espérant que la majorité des États sera toujours fidèle aux principes constitutifs de 'Union européenne.

A via judicial é o método mais eficaz contra Estados que não respeitam os princípios da União Europeia

 a União Europeia avança finalmente no sentido de sancionar os Estados que se desviam dos princípios fundamentais, que eles próprios subscreveram no momento da adesão, da casa europeia comum. Trata-se de uma medida tardia, realizada depois de anos de provocações a Bruxelas e a todos os países que fizeram do respeito pelos princípios fundamentais da União o seu traço distintivo no seio da organização supranacional; mas é também um começo com um sentido que vai além da frase única e serve de alerta e alerta para outras nações, que pretendem apenas usufruir das vantagens, sobretudo económicas, de pertencer à União Europeia. A estratégia de Bruxelas foi a da via judicial, apesar da presença do famoso artigo 7º do Tratado da União, que permite a suspensão do direito de voto nas instituições europeias do país que viola os valores fundamentais da UE constantes do artigo 2º do Tratado. Contra a aplicação desta sanção, no entanto, Hungria e Polónia podem contar com a aliança de diferentes Estados, que partilham com os dois países os interesses económicos decorrentes da pertença à União. Para Bruxelas, portanto, a via judicial era uma solução obrigatória, mas que se revelou eficaz. Especificamente, a ação do Tribunal de Justiça Europeu foi executada contra a disposição legislativa húngara que previa o encerramento de uma universidade com uma lei ad hoc. Isto foi considerado incompatível com o direito comunitário; a lei do governo de Budapeste foi construída especificamente para proibir a atividade e expulsar do território estatal a Universidade da Europa Central, presente na Hungria desde 1991. Essa universidade foi fundada pelo bilionário George Soros, de origem húngara e oposição das partes e movimentos soberanos. O veredicto do Tribunal aceitou o recurso da Comissão Europeia contra a lei húngara por violações das regras europeias sobre a liberdade das instituições, incumprimento dos artigos da Carta dos Direitos Fundamentais que consagram a liberdade de estabelecer centros educativos e a liberdade relativa de ensino e, finalmente, também a violação das regras da Organização Mundial do Comércio sobre a livre prestação de serviços. A decisão do Tribunal permitirá à Comissão Europeia solicitar formalmente ao país húngaro que revogue ou altere a lei controvertida, ao mesmo tempo que elimina os artigos que conduziram ao encerramento da instituição universitária; caso o governo de Budapeste não cumpra as disposições do Tribunal, a Comissão pode apresentar uma nova queixa com o objetivo de propor pesadas sanções financeiras contra a Hungria. Este caso tem um significado importante para a Comissão Europeia porque, especificamente, marca um método, que parece ser eficaz, contra aqueles países que se comprometeram a violar os direitos como método de governo; além disso, as disposições do Tribunal já tinham impedido a reforma judicial prevista na Polónia, que punha em perigo a independência do poder judicial. Se a via judicial tem efeitos práticos, permanece, no entanto, vinculada a um processo judicial, que pode ter efeitos incertos, ou seja, representa por enquanto o melhor instrumento disponível, mas não pode substituir totalmente um processo político adequado, capaz de regular em uma forma definitiva e automática do desrespeito aos direitos fundamentais por parte de governos autoritários. Infelizmente, a União ainda está condicionada pela necessidade da unanimidade dos Estados: um sistema que condiciona e bloqueia as decisões do parlamento europeu e atrasa a ação da Comissão, muitas vezes chamada a tomar decisões que a contingência dos tempos exigiria muito rapidamente. Esta abordagem deve ser superada, também com vista a uma maior integração europeia, pagando certamente pela perda de uma parte da soberania de cada Estado; mas, no fundo, o ponto crucial é precisamente o da soberania das nações individuais, uma questão que, se não for superada, pode bloquear qualquer avanço em direção a uma maior integração. Parece ao Parlamento Europeu proceder a uma reforma que possa libertar decisões e também sanções por maioria, de forma a ultrapassar a lógica actual que prevê o requisito da unanimidade, confiando que a maioria dos Estados será sempre fiel aos princípios constitutivos da 'União Européia.

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