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Politica Internazionale
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martedì 16 febbraio 2021
欧州連合とロシアの間の困難な関係
العلاقة الصعبة بين الاتحاد الأوروبي وروسيا
venerdì 12 febbraio 2021
Biden non cambia la politica americana nei confronti della Cina
Come ampiamente annunciato già nella campagna elettorale, il nuovo presidente americano, Biden, ha mantenuto le promesse, fin dall’inizio del suo mandato, su quale piano si svolgeranno le relazioni con la Cina. La prima prova pratica è stata la prima conversazione telefonica con il capo dello stato cinese, Xi Jinping, dove il nuovo inquilino della Casa Bianca ha espresso tutte le proprie preoccupazioni per il comportamento di Pechino sia nella politica interna, con violazioni ripetute dei diritti umani, politici e civili, che nella politica estera, dove la Cina ha dimostrato più volte, attraverso una politica aggressiva, una volontà sempre maggiore di esercitare una influenza nel contesto internazionale. Questa linea che Biden ha adottato non sembra discostarsi, se non per le differenti modalità di espressione, da quella tenuta dal suo predecessore: la scelta sembra obbligata dai difficili rapporti che continuano tra i due paesi dovuti ai contrasti in materia commerciale e geostrategica. Alcuni passaggi di quella che è stata la prima conversazione tra i due uomini politici, dopo l’elezione di Biden, sono anche stati cordiali, come è dovuto dal protocollo, ma la dichiarazione ufficiale della Casa Bianca, al termine del colloquio ha evidenziato la preoccupazione statunitense per le pratiche economiche scorrette di Pechino, le repressioni adi Hong Kong, le ripetute e gravi violazioni dei diritti nei confronti della popolazione musulmana della provincia dello Xinjiang e le minacce verso l’autonomia di Taiwan. Si tratta di un insieme di argomenti tali da costituire un dossier particolarmente voluminoso per l’amministrazione americana, che rappresenta un ostacolo non molto sormontabile, a relazioni normali con il paese cinese e che conferma tutte le difficoltà già registrate da Obama e Trump; peraltro Biden, avendo già ricoperto il ruolo di vicepresidente, conosce bene queste problematiche, così come conosce altrettanto bene il presidente cinese fin dal 2011. Nello specifico la dichiarazione di Biden che ha affermato di considerare prioritaria la sicurezza, la salute e lo stile di vita del popolo americano ed in relazione a ciò di impegnarsi a cooperare con la Cina in relazione a quanto ciò soddisfi gli interessi degli USA e dei suoi alleati, deve essere letta come una sorta di avvertimento verso Pechino, anche in ragione di nuove relazioni con gli abituali alleati degli Stati Uniti, i cui rapporti con Trump si erano deteriorati. Considerando prioritari i normali legami transatlantici, Washington sembra volere avvertire il paese cinese che le collaborazioni con l’Europa per la Repubblica popolare non saranno più le stesse. Biden vuole tornare a riempire quei vuoti creati da Trump che avevano permesso alla Cina di insinuarsi nei rapporti con gli stati europei grazie alla sua grande capacità finanziaria e, se l’Europa sarà il primo obiettivo da recuperare per gli Stati Uniti, appare impossibile non pensare che questa direzione sarà seguita anche per i paesi asiatici e per quelli africani, nei primi l’azione americana sarà necessaria per contenere l’espansionismo cinese, soprattutto in quello che considera il proprio spazio di influenza naturale, nei secondi per limitare una presenza che è già male tollerata, particolare che consente uno spazio di inserimento non secondario. Sul lato dei rapporti commerciali bilaterali, proprio per tutte queste considerazioni e per le valutazioni negative circa le condotte commerciali cinesi, è praticamente certo che gli USA manterranno le sanzioni commerciali contro Pechino, al massimo queste sanzioni potrebbero essere usate come scambio per ottenere il cambio di atteggiamento cinese su specifiche questioni sulle quali sarà possibile trattare, comunque problematiche circa la condotta cinese nel commercio e nelle licenze industriali, non certo materie considerate non trattabili da Pechino come la questione di Taiwan. Ma su questo fronte non c’è spazio di trattativa neppure per Washington: uno dei primi passi della nuova amministrazione americana è stato quello di ricevere il rappresentante di Taiwan negli USA, fatto che ha costituito un segnale inequivocabile per i cinesi, oltre che una novità nelle relazioni tra i due paesi. Proprio su Taiwan si registra la maggiore vicinanza di vedute tra Democratici e Repubblicani e ciò costituisce un ulteriore argomento di importanza nella valutazione americana della questione di Taiwan e ne determina l’argomento che potrebbe essere il più importante per capire l’evoluzione dei rapporti tra USA e Cina.
Biden does not change American policy towards China
Biden no cambia la política estadounidense hacia China
Como se anunció ampliamente en la campaña electoral, el nuevo presidente estadounidense, Biden, ha cumplido sus promesas, desde el inicio de su mandato, en qué nivel se llevarán a cabo las relaciones con China. La primera prueba práctica fue la primera conversación telefónica con el jefe de Estado chino, Xi Jinping, donde el nuevo inquilino de la Casa Blanca expresó todas sus preocupaciones por el comportamiento de Pekín tanto en política interna, con reiteradas violaciones de derechos humanos, políticos y civiles. quien en política exterior, donde China ha demostrado repetidamente, a través de una política agresiva, una voluntad cada vez mayor de influir en el contexto internacional. Esta línea que ha adoptado Biden no parece diferir, si no es por los diferentes métodos de expresión, de la sostenida por su antecesor: la elección parece obligada por las difíciles relaciones que continúan entre los dos países debido a los conflictos en el ámbito comercial y geoestratégico. asuntos. Algunos pasajes de la que fue la primera conversación entre los dos políticos, tras la elección de Biden, también fueron cordiales, como se debe al protocolo, pero el comunicado oficial de la Casa Blanca al final de la entrevista destacó la preocupación de Estados Unidos por la injusta situación económica. prácticas en Beijing, las represiones en Hong Kong, las reiteradas y graves violaciones de los derechos de la población musulmana de la provincia de Xinjiang y las amenazas a la autonomía de Taiwán. Se trata de un conjunto de argumentos que constituyen un dossier particularmente voluminoso para la administración estadounidense, que representa un obstáculo poco superable para las relaciones normales con el país chino y que confirma todas las dificultades ya vividas por Obama y Trump; Además, Biden, que ya ocupó el cargo de vicepresidente, conoce bien estos temas, al igual que ha conocido igualmente bien al presidente chino desde 2011. Específicamente, la declaración de Biden de que considera la seguridad, la salud y el estilo de vida una prioridad del pueblo estadounidense y en En relación a esto comprometerse a cooperar con China en relación a cuánto esto satisface los intereses de EE.UU. y sus aliados, debe leerse como una especie de advertencia a Pekín, también por las nuevas relaciones con los aliados habituales de Estados Unidos, cuyas relaciones con Trump se habían deteriorado. Al dar prioridad a los vínculos transatlánticos normales, Washington parece querer advertir al país chino que las alianzas con Europa para la República Popular nunca serán las mismas. Biden quiere volver a llenar esos vacíos creados por Trump que habían permitido a China insinuarse en las relaciones con los estados europeos gracias a su gran capacidad financiera y, si Europa es el primer objetivo a recuperar para Estados Unidos, parece imposible que no. Pensar que esta dirección también la seguirán los países asiáticos y africanos, en los primeros la acción americana será necesaria para contener el expansionismo chino, sobre todo en lo que considera su propio espacio de influencia natural, en los segundos para limitar una presencia que ya es mal tolerado, detalle que permite un espacio de inserción no secundario. Del lado de las relaciones comerciales bilaterales, precisamente por todas estas consideraciones y las evaluaciones negativas sobre la conducta comercial china, es prácticamente seguro que EE.UU. mantendrá sanciones comerciales contra Beijing, a lo sumo estas sanciones podrían utilizarse como canje para obtener el cambio de actitud china sobre cuestiones específicas sobre las que será posible tratar, en cualquier caso problemas relacionados con la conducta china en materia de licencias comerciales e industriales, ciertamente no cuestiones consideradas imposibles de rastrear por Pekín como la cuestión de Taiwán. Pero en este frente no hay espacio para la negociación ni siquiera para Washington: uno de los primeros pasos de la nueva administración estadounidense fue recibir al representante de Taiwán en Estados Unidos, hecho que fue una señal inequívoca para los chinos, así como un novedad en las relaciones entre los dos países. Es precisamente en Taiwán donde existe la mayor cercanía de puntos de vista entre demócratas y republicanos y esto constituye un argumento adicional de importancia en la evaluación estadounidense de la cuestión de Taiwán y determina el argumento que podría ser el más importante para comprender la evolución de las relaciones entre Estados Unidos y China.
Biden ändert nichts an der amerikanischen Politik gegenüber China
Biden ne change pas la politique américaine envers la Chine