أدت المخاوف المشتركة لأعضاء الحلف الأطلسي تجاه الصين إلى استجابة متوقعة تمامًا من بكين. التكتيك الصيني هو تحويل كل شيء ضد الجمهورية الشعبية إلى تشهير ، إلا أن المسرح الدولي ليس المسرح المحلي ، حيث يتم التحكم في المعلومات ويتم قمع النقد. تنكر بكين تنفيذ تحديات منهجية ضد الأمن الدولي ، وهو الآن الرأي الرسمي والمشترك للغرب ، أو على الأقل للحكومات الغربية ، متجاهلة التأثير الذي تريد أن تمارسه على الدول النامية ، من خلال سياسة ائتمانية تتحول بسهولة إلى الديون المرهقة للغاية والسياسات المالية العدوانية وعدم الامتثال للحقوق المدنية والنمو الاقتصادي الذي تم الحصول عليه مع عدم وجود ضمانات للعمال ، وغالبًا ما يتم الحصول على تكلفة عمالة منخفضة للغاية بأساليب تمس العبودية. إنكار ذلك واضح لأننا لا نستطيع أن نقدم للعالم هذه الخصائص ، لكن العالم المعولم للغاية الذي يحبه الصينيون هو الأداة الرئيسية لكشفهم. في مذكرة من البعثة الدبلوماسية في بكين المعتمدة لدى الاتحاد الأوروبي ، يُلوم الغرب لأنه ما زال عالقًا في عقلية الحرب الباردة ، لكن هذا الوضع هو الذي أوجدته الصين نفسها. التي تنتهج سياسات ، قبل كل شيء داخلية ، ولكن خارجية أيضًا ، في تناقض تام مع القيم الغربية ، ومن الواضح أنه إذا كان كل طرف شرعيًا لدعم أسبابه الخاصة ، فمن المشروع للغرب أن يرى الصين الحالية بنفسه ، كتهديد. أصبحت بكين واحدة من أسوأ ضحايا هزيمة ترامب: مع الرئيس الأمريكي السابق ، كانت جدلية المواجهة على أعلى مستوى ، ولكن دون عواقب كثيرة ، علاوة على ذلك ، أدى نفور ترامب من أوروبا إلى الحوار مع الحلفاء الغربيين ؛ موقف بايدن مختلف تمامًا ، حيث يثبت أنه عدو أكثر شراسة للصين ، على وجه التحديد لأنه ، بالإضافة إلى الحفاظ على عدم ثقته في القوة الصينية ، كان قادرًا على إعادة تشكيل الغرب تجاه العلاقات التقليدية مع الولايات المتحدة: عامل يمنحها فقط يضعف بكين ويعزلها عن أغنى الأسواق في العالم ، وهي قضية تعتبر الصين شديدة الحساسية تجاهها لأنها تعمل على تحقيق أهداف النمو الاقتصادي التي طالما كانت في صميم الأهداف الصينية ، وكذلك كعنصر من عناصر الجغرافيا السياسية. . بعيدًا عن ساحة معركة الاقتصاد ، التي ليست ثانوية بأي حال من الأحوال ، فإن وحدة الرؤية التي نضجت في المعسكر الغربي ضد الاستبداد الصيني ، تسمح للدول الغربية بالابتعاد عن الصين ، التي تم الاقتراب منها بشكل خطير بسبب تدهور العلاقات الناتج عن ذلك. بواسطة ترامب. من وجهة نظر العواقب ، فإن خطر عزل الصين عن الغرب هو اللجوء إلى مزيد من التوسع في التسلح ، وهو اتجاه تم اتخاذه بالفعل لبعض الوقت ، ومع ذلك ، مع هذه التطورات الأخيرة ، يمكن حث بكين على الإسراع نحو مظاهرات القوة كما هدد مرارًا. فكر في حامية الطرق البحرية لمن تعتبرهم المياه ذات الصلة بها ، وفي قضايا الجزر المتنازع عليها وفي أخطر حدث محتمل تشكله تايوان ، والذي لم تتخلى عنه بكين رسميًا أبدًا ، معتبرةً إياه جزءًا لا يتجزأ من الأراضي الصينية. . علاوة على ذلك ، يجب أن نتذكر أن الصين ادعت دائمًا أنها تريد الدفاع عن مصالحها ، إذا امتد هذا المفهوم إلى الدفاع عن إمكانية جعل الاستثمارات تعتبر استراتيجية لأهدافها ، فسيكون من المثير للاهتمام رؤية رد فعل بكين في مواجهة من صراع محتمل.النشاط الصيني في الدول الغربية. رد الفعل الأكثر احتمالا يمر من حرب تجارية ، وهو أمر غير مناسب لأي شخص ، لأنها يمكن أن تعيق أو تضغط بشدة على الاقتصاد العالمي ، ومع ذلك ، فإن أكثر ما يخسره هو الصين ، إذا تم إغلاق الأسواق العالمية الرئيسية ، في في هذه الحالة ، يبدو من السهل توقع استعراض القوة ، مع احتمال حدوث عواقب لا يمكن إصلاحها. لكن قبل الوصول إلى هذه النقطة ، يجب أن يكون هناك عمل دبلوماسي ، مع التهديد باحتمال عودة ترامب إلى الساحة الأمريكية ، والذي سيكون التوازن الحقيقي لسلسلة كاملة من المواقف القادرة على قلب الهيكل الحالي و والتي ، على الأرجح ، ستعمل لصالحها الصين ، ولكن أيضًا روسيا ؛ لذلك فإن نجاح الغرب ، كقيم عملية ومجردة أيضًا ، يمر عبر نجاح الرئيس الأمريكي الحالي ، الذي يجب أن يجعل مشروعه لتعزيز العلاقات مع الغرب فعالًا: مهمة قادرة على إعادة التاريخ إلى المسار الصحيح الذي انطلقت منه. يخرج.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
martedì 15 giugno 2021
mercoledì 9 giugno 2021
L'attivismo paternalista egiziano con Hamas, serve a guadagnare consenso interno ed estero
L’impressione che la mediazione egiziana abbia sortito un effetto positivo sul confronto tra Israele e palestinesi di Hamas, sembra avere avuto un effetto positivo per il regime de Il Cairo. In realtà il contributo egiziano, che è stato comunque presente, ha contribuito solo in parte a fermare i bombardamenti israeliani, che duravano da 11 giorni, ed i lanci di razzi dalla striscia di Gaza; tuttavia il presidente Al Sisi ha ricevuto il pubblico apprezzamento del presidente americano, ha incontrato il presidente francese ed il ministro degli esteri egiziano ha potuto riscuotere i complimenti della Germania e dell’Unione Europea. Al regime egiziano deve essere riconosciuta una certa abilità, più che altro, per sapere utilizzato a proprio vantaggio una situazione contingente, che gli può permettere di rivendicare la propria rilevanza diplomatica nella regione, cercando di fissare un calendario per la questione della pace. Si tratta di una occasione unica per uscire da uno stato di isolamento causato dall’applicazione di pratiche sempre più repressive all’interno del proprio territorio. L’obiettivo egiziano è quello di coordinare, attraverso la sua diplomazia, la gestione della pace attuale, mediante incontri sempre più frequenti con Israele, Hamas e l’Autorità Palestinese per mantenere il cessate il fuoco grazie ad una tregua durevole e favorire la riconciliazione palestinese, come primo punto per procedere ad un eventuale dialogo con Tel Aviv. L’Egitto si è impegnato finanziariamente alla ricostruzione nella striscia di Gaza con un investimento di 500 milioni di dollari, diventando così l’interlocutore principale per Hamas, anche grazie al mantenimento dell’unico accesso non controllato da Israele, attraverso il quale fare pervenire aiuti umanitari, anche provenienti da paesi terzi. Risulta chiaro, che tutta questa strategia è funzionale ad una sorta di pulizia dell’immagine del regime, che, però, sta dimostrando di eccedere nella sua retorica paternalistica, quasi replicando l’atteggiamento tenuto in pratica, peraltro tipico dei regimi autoritari. La storia del rapporto tra Al Sisi ed Hamas ha registrato momenti di crisi proprio con la presa di potere del dittatore egiziano a causa della repressione del movimento dei Fratelli Musulmani, particolarmente vicini ad Hamas, tuttavia Il Cairo ha bisogno di Gaza e Gaza ha bisogno de Il Cairo, ed il legame tra le due parti appare obbligato, anche se nelle carceri egiziane continuano ad essere imprigionate diverse persone che hanno collaborato con lo stesso Hamas. Su questa contraddizione il movimento islamico palestinese per il momento deve soprassedere per motivi di evidente necessità, ma è legittimo pensare, che sul lungo periodo, questa causa non potrà che essere motivo di contrasto. L’Egitto, comunque, è il socio forte dell’alleanza e può condurre i rapporti in ragione del suo appoggio ad Hamas, con l’obiettivo primario di rendere funzionale questo legame ed i suoi effetti, come garanzia per la sostenibilità della dittatura, soprattutto sul fronte interno, ma non disdegnando neppure i risvolti positivi che possono essere guadagnati anche dall’esterno. La logica rientra in uno schema classico sempre valido per le dittature: guadagnare consenso internazionale, anche parziale, attraverso una azione diplomatica degna di una democrazia: fattore che permette di nascondere le malefatte interne ed assumere posizioni quasi essenziali, soprattutto se in determinati contesti non ci sono attori internazionali alternativi che possano e vogliano garantire il proprio impegno, come il recente scontro tra Israele e Palestina ha dimostrato. D’altra parte l’aspetto umanitario è un fattore che suscita molta sensibilità nelle democrazie, specie in quelle occidentali: se l’entità degli aiuti è innegabile, le modalità, fortemente esibite, attraverso striscioni che pubblicizzavano il regalo ai palestinesi da parte del presidente egiziano, non hanno suscitato particolari entusiasmi nella popolazione, che ancora ricorda l’opera di distruzione, operata dagli egiziani, dei tunnel palestinesi nel 2013. Ogni parte, quindi fa di necessità virtù, ma il significato di questa collaborazione è che i palestinesi non possono rifiutarla perché ne hanno estremo bisogno, mentre per l’Egitto può significare una delle ultime possibilità per cercare di migliorare la propria immagine verso l’esterno, non rendendosi conto di svolgere un ruolo che doveva essere un compito delle Nazioni Unite e delle democrazie occidentali, che, in definitiva, stanno usando Il Cairo ripagandolo con un piccolo apprezzamento, che è, in realtà, una finzione vera e propria.
Egyptian paternalistic activism with Hamas serves to gain domestic and foreign consensus
The impression that Egyptian mediation has had a positive effect on the confrontation between Israel and the Palestinians of Hamas appears to have had a positive effect for the Cairo regime. In reality, the Egyptian contribution, which was nevertheless present, only partially contributed to stopping the Israeli bombing, which had lasted for 11 days, and the launches of rockets from the Gaza Strip; nevertheless President Al Sisi received the public appreciation of the American president, met the French president and the Egyptian foreign minister was able to receive the compliments of Germany and the European Union. The Egyptian regime must be given a certain ability, more than anything else, to know how to use a contingent situation to its advantage, which can allow it to claim its diplomatic relevance in the region, trying to fix a calendar for the question of peace. This is a unique opportunity to get out of a state of isolation caused by the application of increasingly repressive practices within one's own territory. The Egyptian goal is to coordinate, through its diplomacy, the management of the current peace, through increasingly frequent meetings with Israel, Hamas and the Palestinian Authority to maintain the ceasefire thanks to a lasting truce and promote Palestinian reconciliation. , as a first point to proceed to a possible dialogue with Tel Aviv. Egypt has financially committed itself to the reconstruction in the Gaza Strip with an investment of 500 million dollars, thus becoming the main interlocutor for Hamas, also thanks to the maintenance of the only access not controlled by Israel, through which to deliver aid humanitarians, including from third countries. It is clear that this whole strategy is functional to a sort of cleansing of the image of the regime, which, however, is proving to exceed in its paternalistic rhetoric, almost replicating the attitude taken in practice, which is moreover typical of authoritarian regimes. The history of the relationship between Al Sisi and Hamas has recorded moments of crisis precisely with the Egyptian dictator's seizure of power due to the repression of the Muslim Brotherhood movement, particularly close to Hamas, however Cairo needs Gaza and Gaza needs de Cairo, and the link between the two sides appears to be obligatory, even if several people who collaborated with Hamas itself continue to be imprisoned in Egyptian prisons. On this contradiction, the Palestinian Islamic movement for the moment must postpone for reasons of obvious necessity, but it is legitimate to think that in the long term this cause can only be a reason for conflict. Egypt, however, is the strong partner of the alliance and can conduct relations by reason of its support for Hamas, with the primary objective of making this link and its effects functional, as a guarantee for the sustainability of the dictatorship, especially on the internal front, but not disdaining the positive implications that can also be gained from the outside. Logic is part of a classic scheme that is always valid for dictatorships: gaining international consent, even partial, through a diplomatic action worthy of a democracy: a factor that allows you to hide internal misdeeds and assume almost essential positions, especially if in certain contexts there is no they are alternative international actors who can and want to guarantee their commitment, as the recent clash between Israel and Palestine has shown. On the other hand, the humanitarian aspect is a factor that arouses a lot of sensitivity in democracies, especially in Western ones: if the amount of aid is undeniable, the methods, strongly exhibited, through banners advertising the president's gift to Palestinians Egyptian, did not arouse particular enthusiasm in the population, who still remember the work of destruction, carried out by the Egyptians, of the Palestinian tunnels in 2013. Each part, therefore, makes a virtue of necessity, but the meaning of this collaboration is that the Palestinians cannot reject it because they are in dire need, while for Egypt it can mean one of the last possibilities to try to improve its image towards the outside, not realizing that it is playing a role that should have been a task of the United Nations and Western democracies, who, ultimately, are using Cairo by paying it back with a little appreciation, which is, in reality, a real and proper fiction. ia.
El activismo paternalista egipcio con Hamas sirve para ganar consenso interno y externo
La impresión de que la mediación egipcia ha tenido un efecto positivo en el enfrentamiento entre Israel y los palestinos de Hamas parece haber tenido un efecto positivo para el régimen de El Cairo. En realidad, la contribución egipcia, que no obstante estuvo presente, contribuyó sólo parcialmente a detener el bombardeo israelí, que había durado 11 días, y los lanzamientos de cohetes desde la Franja de Gaza; sin embargo, el presidente Al Sisi recibió el reconocimiento público del presidente estadounidense, se reunió con el presidente francés y el ministro de Relaciones Exteriores de Egipto pudo recibir los cumplidos de Alemania y la Unión Europea. Hay que reconocer al régimen egipcio una cierta capacidad, más que nada, para saber utilizar una situación contingente a su favor, lo que le puede permitir reivindicar su importancia diplomática en la región, intentando fijar un calendario para la cuestión de la paz. . Esta es una oportunidad única para salir de un estado de aislamiento provocado por la aplicación de prácticas cada vez más represivas dentro del propio territorio. El objetivo egipcio es coordinar, a través de su diplomacia, la gestión de la paz actual, mediante reuniones cada vez más frecuentes con Israel, Hamas y la Autoridad Palestina para mantener el alto el fuego gracias a una tregua duradera y promover la reconciliación palestina., Como primer punto para proceder a un posible diálogo con Tel Aviv. Egipto se ha comprometido económicamente con la reconstrucción de la Franja de Gaza con una inversión de 500 millones de dólares, convirtiéndose así en el principal interlocutor de Hamas, también gracias al mantenimiento del único acceso no controlado por Israel, a través del cual entregar ayuda humanitaria, incluyendo de terceros países. Es claro que toda esta estrategia es funcional a una suerte de depuración de la imagen del régimen, que, sin embargo, está demostrando excederse en su retórica paternalista, casi replicando la actitud adoptada en la práctica, que además es propia de los regímenes autoritarios. La historia de la relación entre Al Sisi y Hamas ha registrado momentos de crisis precisamente con la toma del poder por parte del dictador egipcio debido a la represión del movimiento de los Hermanos Musulmanes, particularmente cerca de Hamas, sin embargo El Cairo necesita a Gaza y Gaza necesita a De El Cairo, y el El vínculo entre las dos partes parece ser obligatorio, incluso si varias personas que han colaborado con el propio Hamas continúan encarceladas en las cárceles egipcias. Sobre esta contradicción, el movimiento islámico palestino por el momento debe posponerse por razones de evidente necesidad, pero es legítimo pensar que a largo plazo, esta causa solo puede ser motivo de conflicto. Egipto, sin embargo, es el socio fuerte de la alianza y puede conducir las relaciones por su apoyo a Hamas, con el objetivo primordial de hacer funcional este vínculo y sus efectos, como garantía para la sostenibilidad de la dictadura, especialmente en el ámbito interno frontal, pero sin desdeñar las implicaciones positivas que también se pueden obtener desde el exterior. La lógica forma parte de un esquema clásico y siempre válido para las dictaduras: obtener el consentimiento internacional, incluso parcial, a través de una acción diplomática digna de una democracia: factor que permite ocultar fechorías internas y asumir posiciones casi esenciales, sobre todo si en determinadas circunstancias. contextos no hay, son actores internacionales alternativos que pueden y quieren garantizar su compromiso, como ha demostrado el reciente enfrentamiento entre Israel y Palestina. Por otro lado, el aspecto humanitario es un factor que despierta mucha sensibilidad en las democracias, especialmente en las occidentales: si la cantidad de ayuda es innegable, los métodos, fuertemente exhibidos, a través de pancartas publicitarias del obsequio del presidente a los palestinos egipcios, sí lo hicieron. No despertó un entusiasmo particular en la población, que aún recuerda la obra de destrucción, realizada por los egipcios, de los túneles palestinos en 2013. Cada parte, por tanto, hace una virtud de la necesidad, pero el sentido de esta colaboración es que los palestinos no pueden rechazarlo porque lo necesitan con urgencia, mientras que para Egipto puede significar una de las últimas posibilidades para tratar de mejorar su imagen hacia el exterior, sin darse cuenta de que está desempeñando un papel que debería haber sido tarea de Naciones Unidas y Las democracias occidentales, que, en última instancia, están usando El Cairo devolviéndolo con un poco de aprecio, que es, en realidad, una ficción real y propia. I a.
Ägyptischer paternalistischer Aktivismus mit der Hamas dient dazu, im In- und Ausland einen Konsens zu erzielen
Der Eindruck, dass die ägyptische Vermittlung sich positiv auf die Konfrontation zwischen Israel und den Palästinensern der Hamas ausgewirkt hat, scheint sich positiv auf das Kairoer Regime ausgewirkt zu haben. In Wirklichkeit trug der dennoch vorhandene ägyptische Beitrag nur teilweise dazu bei, die elf Tage andauernden israelischen Bombardements und die Raketenabschüsse aus dem Gazastreifen zu stoppen; dennoch empfing Präsident Al Sisi die öffentliche Anerkennung des amerikanischen Präsidenten, traf den französischen Präsidenten und der ägyptische Außenminister konnte die Komplimente Deutschlands und der Europäischen Union entgegennehmen. Dem ägyptischen Regime muss vor allem eine gewisse Fähigkeit zuerkannt werden, eine eventuelle Situation zu seinem Vorteil zu nutzen, die es ihm ermöglichen kann, seine diplomatische Bedeutung in der Region geltend zu machen und einen Kalender für die Friedensfrage festzulegen . Dies ist eine einzigartige Gelegenheit, aus einer Isolation herauszukommen, die durch die Anwendung zunehmend repressiver Praktiken innerhalb des eigenen Territoriums verursacht wurde. Das ägyptische Ziel ist es, durch seine Diplomatie das Management des gegenwärtigen Friedens zu koordinieren, durch immer häufigere Treffen mit Israel, der Hamas und der Palästinensischen Autonomiebehörde, um den Waffenstillstand dank eines dauerhaften Waffenstillstands aufrechtzuerhalten und die palästinensische Aussöhnung zu fördern einen möglichen Dialog mit Tel Aviv aufnehmen. Ägypten hat sich mit einer Investition von 500 Millionen Dollar finanziell zum Wiederaufbau im Gazastreifen verpflichtet und wird so zum wichtigsten Gesprächspartner der Hamas, auch dank der Aufrechterhaltung des einzigen nicht von Israel kontrollierten Zugangs, über den humanitäre Hilfe geleistet werden kann, einschließlich aus Drittstaaten. Es ist klar, dass diese ganze Strategie einer Art Säuberung des Regimeimages dient, das jedoch in seiner paternalistischen Rhetorik übertrifft und die Haltung in der Praxis fast nachbildet, die zudem typisch für autoritäre Regime ist. Die Geschichte der Beziehung zwischen Al Sisi und Hamas hat Krisenmomente genau mit der Machtergreifung des ägyptischen Diktators aufgrund der Unterdrückung der Muslimbruderschaftsbewegung aufgezeichnet, insbesondere in der Nähe der Hamas, aber Kairo braucht Gaza und Gaza braucht de Kairo, und die Verbindung zwischen den beiden Seiten scheint obligatorisch zu sein, auch wenn mehrere Personen, die selbst mit der Hamas zusammengearbeitet haben, weiterhin in ägyptischen Gefängnissen inhaftiert sind. Diesen Widerspruch muss die palästinensisch-islamische Bewegung im Moment aus offensichtlichen Notwendigkeiten verschieben, aber es ist legitim zu glauben, dass diese Sache auf lange Sicht nur ein Grund für Konflikte sein kann. Ägypten ist jedoch der starke Partner des Bündnisses und kann aufgrund seiner Unterstützung der Hamas Beziehungen führen, mit dem vorrangigen Ziel, diese Verbindung und ihre Auswirkungen als Garant für die Nachhaltigkeit der Diktatur, insbesondere auf die innere Ebene, funktionsfähig zu machen nach vorne, ohne die positiven Implikationen zu verachten, die auch von außen gewonnen werden können. Logik ist Teil eines klassischen Schemas, das für Diktaturen immer gültig ist: internationale Zustimmung, auch nur teilweise, durch ein demokratiewürdiges diplomatisches Handeln zu erlangen: ein Faktor, der es ermöglicht, interne Missetaten zu verbergen und fast wesentliche Positionen einzunehmen, insbesondere wenn sie sicher sind Kontext gibt es keine, sie sind alternative internationale Akteure, die ihr Engagement garantieren können und wollen, wie die jüngsten Auseinandersetzungen zwischen Israel und Palästina gezeigt haben. Auf der anderen Seite ist der humanitäre Aspekt ein Faktor, der in Demokratien, insbesondere in westlichen Demokratien, viel Sensibilität weckt: Wenn die Höhe der Hilfe nicht zu leugnen ist, haben die Methoden, die durch Banner, die das Geschenk des Präsidenten an die palästinensischen Ägypter beworben, stark zur Schau gestellt wecken keine besondere Begeisterung in der Bevölkerung, die sich noch an das von den Ägyptern durchgeführte Zerstörungswerk der palästinensischen Tunnel im Jahr 2013 erinnert. Jeder Teil macht also aus der Not eine Tugend, aber der Sinn dieser Zusammenarbeit ist, dass die Palästinenser kann es nicht ablehnen, weil es in großer Not ist, während es für Ägypten eine der letzten Möglichkeiten sein kann, sein Image nach außen zu verbessern, ohne zu wissen, dass es eine Rolle spielt, die eine Aufgabe der Vereinten Nationen hätte sein sollen und Westliche Demokratien, die Kairo letztendlich nutzen, indem sie es mit ein wenig Wertschätzung zurückzahlen, was in Wirklichkeit eine echte und richtige Fiktion ist. u.a.
L'activisme paternaliste égyptien avec le Hamas sert à obtenir un consensus national et étranger
L'impression que la médiation égyptienne a eu un effet positif sur la confrontation entre Israël et les Palestiniens du Hamas semble avoir eu un effet positif pour le régime du Caire. En réalité, la contribution égyptienne, pourtant présente, n'a contribué que partiellement à l'arrêt des bombardements israéliens, qui duraient depuis 11 jours, et des tirs de roquettes depuis la bande de Gaza ; néanmoins le président Al Sissi a reçu l'appréciation publique du président américain, a rencontré le président français et le ministre égyptien des Affaires étrangères a pu recevoir les compliments de l'Allemagne et de l'Union européenne. Il faut reconnaître au régime égyptien une certaine capacité, plus que toute autre chose, à savoir utiliser une situation contingente à son avantage, ce qui peut lui permettre de revendiquer son importance diplomatique dans la région, en essayant de fixer un calendrier pour la question de la paix . C'est une occasion unique de sortir d'un état d'isolement causé par l'application de pratiques de plus en plus répressives sur son propre territoire. L'objectif égyptien est de coordonner, par sa diplomatie, la gestion de la paix actuelle, à travers des rencontres de plus en plus fréquentes avec Israël, le Hamas et l'Autorité palestinienne pour maintenir le cessez-le-feu grâce à une trêve durable et promouvoir la réconciliation palestinienne, comme premier point de procéder à un éventuel dialogue avec Tel-Aviv. L'Egypte s'est engagée financièrement dans la reconstruction de la bande de Gaza avec un investissement de 500 millions de dollars, devenant ainsi le principal interlocuteur du Hamas, également grâce au maintien du seul accès non contrôlé par Israël, par lequel acheminer l'aide humanitaire, notamment en provenance de pays tiers. Il est clair que toute cette stratégie est fonctionnelle à une sorte d'épuration de l'image du régime, qui s'avère pourtant dépasser dans sa rhétorique paternaliste, reproduisant presque l'attitude prise dans la pratique, qui est d'ailleurs typique des régimes autoritaires. L'histoire des relations entre Al Sisi et le Hamas a enregistré des moments de crise précisément avec la prise du pouvoir par le dictateur égyptien en raison de la répression du mouvement des Frères musulmans, particulièrement proche du Hamas, pourtant Le Caire a besoin de Gaza et Gaza a besoin du Caire, et le le lien entre les deux parties apparaît obligatoire, même si plusieurs personnes ayant collaboré avec le Hamas lui-même continuent d'être incarcérées dans les prisons égyptiennes. Sur cette contradiction, le mouvement islamique palestinien doit pour l'instant reporter pour des raisons d'évidente nécessité, mais il est légitime de penser qu'à long terme, cette cause ne peut être qu'un motif de conflit. L'Egypte, cependant, est le partenaire fort de l'alliance et peut entretenir des relations en raison de son soutien au Hamas, avec pour objectif premier de rendre fonctionnel ce lien et ses effets, comme garantie de la pérennité de la dictature, notamment sur le plan interne. avant, mais sans dédaigner les implications positives qui peuvent également être acquises de l'extérieur. La logique s'inscrit dans un schéma classique toujours valable pour les dictatures : obtenir l'assentiment international, même partiel, par une action diplomatique digne d'une démocratie : facteur qui permet de masquer les méfaits internes et d'assumer des positions quasi essentielles, surtout si dans certains il n'y a pas de contextes, ce sont des acteurs internationaux alternatifs qui peuvent et veulent garantir leur engagement, comme l'a montré le récent affrontement entre Israël et la Palestine. D'autre part, l'aspect humanitaire est un facteur qui suscite beaucoup de sensibilité dans les démocraties, notamment occidentales : si le montant de l'aide est indéniable, les méthodes, fortement exhibées, à travers des banderoles annonçant le cadeau du président aux Palestiniens égyptiens, n'ont pas susciter un enthousiasme particulier dans la population, qui se souvient encore des travaux de destruction, menés par les Egyptiens, des tunnels palestiniens en 2013. Chaque partie fait donc une vertu de nécessité, mais le sens de cette collaboration est que les Palestiniens ne peut pas le rejeter parce qu'ils en ont désespérément besoin, alors que pour l'Égypte, cela peut représenter l'une des dernières possibilités d'essayer d'améliorer son image à l'extérieur, sans se rendre compte qu'il joue un rôle qui aurait dû être une tâche des Nations Unies et Les démocraties occidentales, qui, finalement, utilisent Le Caire en le remboursant avec un peu d'appréciation, ce qui est, en réalité, une vraie et propre fiction. ia.
Ativismo paternalista egípcio com o Hamas serve para obter consenso interno e externo
A impressão de que a mediação egípcia teve um efeito positivo no confronto entre Israel e os palestinos do Hamas parece ter tido um efeito positivo para o regime do Cairo. Na verdade, a contribuição egípcia, mesmo assim presente, contribuiu apenas parcialmente para deter o bombardeio israelense, que durou 11 dias, e os lançamentos de foguetes da Faixa de Gaza; não obstante, o presidente Al Sisi recebeu o apreço público do presidente americano, encontrou-se com o presidente francês e o chanceler egípcio pôde receber os cumprimentos da Alemanha e da União Européia. Deve ser reconhecida ao regime egípcio uma certa capacidade, mais do que tudo, de saber tirar partido de uma situação contingente, que lhe permita reivindicar a sua importância diplomática na região, tentando fixar um calendário para a questão da paz. . Esta é uma oportunidade única de sair de um estado de isolamento causado pela aplicação de práticas cada vez mais repressivas no próprio território. O objetivo egípcio é coordenar, por meio de sua diplomacia, a gestão da paz atual, por meio de reuniões cada vez mais frequentes com Israel, Hamas e Autoridade Palestina para manter o cessar-fogo graças a uma trégua duradoura e promover a reconciliação palestina., Como um primeiro ponto para proceder a um possível diálogo com Tel Aviv. O Egito comprometeu-se financeiramente com a reconstrução da Faixa de Gaza com um investimento de 500 milhões de dólares, tornando-se assim o principal interlocutor do Hamas, também graças à manutenção do único acesso não controlado por Israel, para entregar ajuda humanitária, inclusive de países terceiros. É claro que toda essa estratégia funciona para uma espécie de depuração da imagem do regime, que, no entanto, vem se revelando exagerada em sua retórica paternalista, quase reproduzindo a atitude assumida na prática, aliás típica dos regimes autoritários. A história da relação entre Al Sisi e Hamas registra momentos de crise justamente com a tomada do poder do ditador egípcio devido à repressão ao movimento da Irmandade Muçulmana, particularmente perto do Hamas, porém Cairo precisa de Gaza e Gaza precisa do Cairo, e o a ligação entre os dois lados parece obrigatória, ainda que várias pessoas que colaboraram com o próprio Hamas continuem presas em prisões egípcias. Sobre essa contradição, o movimento islâmico palestino por enquanto deve adiar por razões de evidente necessidade, mas é legítimo pensar que, no longo prazo, essa causa só pode ser um motivo de conflito. O Egito, porém, é o forte parceiro da aliança e pode conduzir as relações em razão de seu apoio ao Hamas, com o objetivo primordial de tornar funcional esse vínculo e seus efeitos, como garantia da sustentabilidade da ditadura, especialmente no âmbito interno. frente, mas sem desprezar as implicações positivas que também podem ser obtidas de fora. A lógica faz parte de um esquema clássico que vale sempre para ditaduras: obter o consentimento internacional, mesmo parcial, por meio de uma ação diplomática digna de uma democracia: fator que permite ocultar delitos internos e assumir posições quase essenciais, principalmente se em certos Em contextos não há, são atores internacionais alternativos que podem e querem garantir seu compromisso, como demonstrou o recente confronto entre Israel e Palestina. Por outro lado, o aspecto humanitário é um fator que desperta muita sensibilidade nas democracias, principalmente nas ocidentais: se o montante da ajuda é inegável, os métodos, fortemente veiculados, por meio de faixas publicitárias do presente do presidente aos palestinos egípcios, o fizeram. não despertou particular entusiasmo na população, que ainda se lembra do trabalho de destruição, realizado pelos egípcios, dos túneis palestinos em 2013. Cada parte, portanto, torna uma virtude da necessidade, mas o sentido dessa colaboração é que os palestinos não pode rejeitá-lo porque está em extrema necessidade, enquanto para o Egito pode significar uma das últimas possibilidades para tentar melhorar sua imagem para o exterior, sem perceber que está desempenhando um papel que deveria ter sido uma tarefa das Nações Unidas e As democracias ocidentais, que, em última análise, estão usando o Cairo retribuindo com um pouco de apreciação, o que é, na realidade, uma ficção real e adequada. I a.