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mercoledì 30 giugno 2021

من الضروري لأوروبا والغرب محاربة الأصولية الإسلامية في إفريقيا

 تخشى الدول الغربية من نمو الحركات الإسلامية الراديكالية في إفريقيا ، حيث نمت حلقات العنف بزيادة كبيرة جدًا ، والتي أحصت حوالي 5000 هجوم مع أكثر من 13000 ضحية ، في العام الماضي وحده. تهجير التشكيلات المتطرفة ، مثل تنظيم الدولة الإسلامية ، من الدول الآسيوية ، مثل سوريا والعراق ، حيث الظاهرة عمليا تحت السيطرة ، إلى الدول الأفريقية ، على مسار من الشرق إلى الغرب ، يضع أجزاء كبيرة من القارة الأفريقية تحت السيطرة. المراقبة الدقيقة أيضًا بسبب قربها النسبي من أوروبا والاتصالات الواضحة مع قضايا مثل الهجرة وإمدادات الطاقة ، والتي أصبحت بشكل متزايد في قلب المشاكل الأوروبية. لا ينبغي أن ننسى كيف يمكن ، فيما يتعلق بمسألة الهجرة ، استغلال الخلافات المستمرة بين أعضاء الاتحاد الأوروبي كعامل مزعزع للاستقرار من قبل الأصوليين الإسلاميين ، وهم حلفاء متزايدون لعصابات مهربي البشر ، كقدرة على إدارة التدفقات. ، وإدخال عملاء محتملين في أوروبا قادرين على تنفيذ هجمات. إذا كانت البلدان الأولى المهددة بهذه التطورات الجديدة ، في المستقبل القريب ، هي إيطاليا وإسبانيا ، فمن الواضح أن عجز الإدارة العالمية من جانب أوروبا يستثمر القارة القديمة ، التي لا تزال منقسمة بشدة بشأن الحلول الممكنة للقضية. . الإدارة الأمريكية الجديدة حساسة للغاية تجاه هذه القضية ، لأنها تبني قيادتها الأطلسية على التعاون مع أوروبا وتعتبر أمن القارة العجوز موضوعًا مركزيًا في استراتيجيتها الجيوسياسية. ربما لا ترغب واشنطن داخليًا في تكرار أخطاء التقييم التي ارتكبها أوباما بشأن الحرب السورية وتعتزم منع التطور العسكري للتشكيلات الإسلامية في إفريقيا ، حيث هم ، علاوة على ذلك ، موجودون بالفعل ونشطون ، لمنع الانفتاح. بجبهة التزام جديدة ، وقبل كل شيء ، تعريض الأمن الأوروبي للخطر ، وهو ما يعني ضمناً بذل جهد أكبر للولايات المتحدة. النقطة الجغرافية الحاسمة حاليًا هي الشيل ، حيث يفضل وجود الأصوليين من خلال الوجود النادر للقوات الحكومية في مختلف البلدان التي تحكم المنطقة ، بالإضافة إلى التكوين المادي للإقليم ، مما يسمح بحرية الحركة القصوى لـ الميليشيات الإسلامية. كما ساعد انتشار الوباء على نشاط الأصوليين ، مما أدى إلى إبطاء الاجتماعات الدبلوماسية لحل المشكلة ، ولكن ضمان التعاون في مكافحة الإرهاب الإسلامي في جمهورية إفريقيا الوسطى وجمهورية الكونغو الديمقراطية وموريتانيا واليمن ، يمثل ضمانًا إضافيًا بأن يتم النظر إلى المشكلة على المستوى فوق القاري على أنها ملحة وخطيرة للغاية. لا يمكن أن يفشل نشاط إنفاذ القانون في توفير التزام ميداني ، ولكن على هذه الجبهة ، تحجم الدول الأوروبية عن إشراك أفرادها مباشرة على الأراضي الأفريقية ، بل يفضل اختيار عمليات استخباراتية قادرة على توقع تحركات الإرهابيين و قبل كل شيء ، منع تمويل الجماعات الأصولية. ومع ذلك ، يبدو أن هذا النهج ليس سوى جزء من الحل الممكن للمشكلة: في الواقع ، بدون صراع عسكري مباشر ، يبدو من الصعب القضاء على المشكلة بالكامل ، أيضًا بسبب الوجود المادي للتشكيلات الإرهابية ، من ناحية ، ينجح في تبشير سكان المنطقة ومع أولئك الذين يفشلون في دمج نظام الإرهاب ، والذي يمثل ، على أي حال ، نقطة قوية في حامية المنطقة. التحدي الذي يواجه الغربيين هو معرفة كيفية إشراك جيوش دول حزام شيل ، على الأقل من خلال التمويل والإمدادات العسكرية وتدريب القوات النظامية ؛ بالتأكيد يجب أن يغطي التمويل ليس فقط الجانب العسكري ولكن أيضًا وبطريقة جوهرية كل ما قد يتعلق بتنمية البلدان المعنية ، من حيث البنى التحتية والمرافق الطبية وتطوير القطاعات الإنتاجية. وهكذا فإن القضية الأفريقية ، التي أجلتها الدول الغربية لفترة طويلة ، تظهر مرة أخرى في شكل إلحاح يهدف إلى أمن أوروبا والغرب ، ولكنها ، في الوقت نفسه ، فرصة لتنمية عالمية لا يمكن إهدارها ، وكذلك لانتزاعها. أفريقيا من نفوذ صيني ، الآن يتحملها الأفارقة أنفسهم بشدة.

mercoledì 16 giugno 2021

Corea del Nord in grave carestia alimentare, nuovo possibile fattore di instabilità nel Pacifico

 Il pubblico riconoscimento da parte di Kim Jong-un della gravità della situazione alimentare della Corea del Nord costituisce un allarme da non sottovalutare. Il capo di stato di Pyongyang ha parlato di una situazione molto difficile per il reperimento degli alimentari, aggravata dal mancato rispetto del piano produttivo in agricoltura, anche a causa di danni derivati da questioni ambientali e climatiche. La produzione agricola è considerata fondamentale non solo per fare fronte alla già difficile situazione del paese ma anche per cercare di superare l’emergenza collegata alla pandemia; infatti anche se, ufficialmente, il paese nordcoreano non è stato colpito dal covid, la situazione di grave denutrizione e con un settore sanitario non all’altezza della situazione, si pensa che le vittime della pandemia ed anche lo scarso settore produttivo del paese abbiano aggravato uno stato di cose già in forte crisi. Secondo le stime la Corea del Nord ha una decina di milioni, su circa venticinque, della sua popolazione che patisce la denutrizione e ciò influisce sulla vita del paese e sulla già compromessa capacità produttiva. Pyongyang patisce uno stato di arretramento nelle strutture produttive, che gli impedisce di risollevarsi dalla crisi, a cui si deve aggiungere le sanzioni per il nucleare, che hanno messo a dura prova la capacità di sopravvivenza di interi ceti sociali. Secondo le Nazioni Unite la chiusura delle frontiere avrebbe aumentato in modo esponenziale i prezzi dei prodotti di base e la non autosufficienza alimentare del paese avrebbe prodotto uno stato di grave carestia. La penuria alimentare è stata ulteriormente aumentata da fattori climatici contingenti come i tifoni e le forti piogge degli scorsi mesi di agosto e settembre. Il quadro generale è comunque incompleto per lo scarso accesso alle notizie che il regime determina ed i pochi dati disponibili provengono da alcune organizzazioni umanitarie che ne hanno accesso comunque in maniera parziale. Il fatto che Kim Jong-un abbia denunciato pubblicamente la situazione può avere diversi significati, di cui uno è però incontrovertibile: la situazione del paese è sicuramente molto grave. Il leader coreano potrebbe avere ammesso la gravità della crisi per sperare in una attenuazione delle sanzioni o per preparare il terreno per una richiesta di aiuti rivolta prima di tutti alla Cina, l’unico alleato del paese, ma anche agli Stati Uniti. Biden non ha ancora affrontato il problema dei rapporti con la Corea del Nord ed una forma di aiuti per contenere la crisi alimentare potrebbe costituire una base di partenza per la ripresa dei rapporti bilaterali, tuttavia Kim Jong-un ha abituato ad atteggiamenti contraddittori ed il pubblico riconoscimento dello stato di crisi alimentare potrebbe essere anche usato per colpevolizzare quella parte di comunità internazionale responsabile delle sanzioni. In questa ottica la ripresa delle minacce nucleari ed i lanci di prova dei missili intercontinentali potrebbero assumere, nella mente del dittatore, nuove forme di ricatto per ottenere vantaggi. Dal punto di vista della politica interna nonostante la grave crisi, non sembra possibile una sollevazione popolare in grado di rovesciare il regime: troppo intenso il controllo e troppo fiaccata ed esausta la popolazione per affrontare una rivolta, anche perché un eventuale appoggio esterno è del tutto impossibile. Un aiuto potrebbe arrivare, sotto forma di rifornimenti dalla Corea del Sud, che potrebbe temere un afflusso ingente verso le proprie frontiere, eventualità temuta anche dalla Cina, che non gradisce la creazione di campi profughi sul proprio territorio. Per il momento per Pechino l’interesse che il regime di Kim Jong-un resti al potere è prevalente per evitare una unione delle due Coree che si potrebbe concretizzare solo sotto Seul e che porterebbe il paese unito nell’orbita americana. La soluzione più logica dovrebbe quindi essere l’arrivo di aiuti da Pechino, in un quantitativo sufficiente a scongiurare la crisi ma non a risollevare del tutto il paese, per mantenere il controllo della possibilità di sostituire il regime con un governo sempre più favorevole alla Cina, ma maggiormente controllabile. Nel confronto tra Pechino e Washington ogni possibile punto a favore deve essere mantenuto e la Corea del Nord potrebbe diventare strategica perla Cina se Pechino fosse in grado di controllarne del tutto le mosse.

North Korea in severe food famine, a new possible factor of instability in the Pacific

 Kim Jong-un's public acknowledgment of the gravity of North Korea's food situation is an alarm not to be underestimated. The head of state of Pyongyang spoke of a very difficult situation for finding food, aggravated by the failure to comply with the production plan in agriculture, also due to damage caused by environmental and climatic issues. Agricultural production is considered essential not only to cope with the already difficult situation in the country but also to try to overcome the emergency linked to the pandemic; in fact, even if, officially, the North Korean country was not affected by the covid, the situation of serious malnutrition and with a health sector not up to the task, it is thought that the victims of the pandemic and also the poor production sector of the country have aggravated a state of affairs already in severe crisis. According to estimates, North Korea has about ten million, out of about twenty-five, of its population suffering from malnutrition and this affects the life of the country and the already compromised production capacity. Pyongyang suffers from a state of backwardness in its production structures, which prevents it from recovering from the crisis, to which must be added the nuclear sanctions, which have severely tested the survival capacity of entire social classes. According to the United Nations, the closure of the borders would have increased the prices of basic products exponentially and the non self-sufficiency of food in the country would have produced a state of severe famine. The food shortage was further increased by contingent climatic factors such as typhoons and heavy rains in the past months of August and September. The general picture is however incomplete due to the scarce access to the news that the regime determines and the few data available come from some humanitarian organizations that have access to it in any case in a partial way. The fact that Kim Jong-un publicly denounced the situation can have several meanings, one of which is incontrovertible: the situation in the country is certainly very serious. The Korean leader may have admitted the gravity of the crisis to hope for an easing of sanctions or to prepare the ground for a request for aid addressed first of all to China, the country's only ally, but also to the United States. Biden has not yet addressed the problem of relations with North Korea and a form of aid to contain the food crisis could constitute a starting point for the resumption of bilateral relations, however Kim Jong-un has become accustomed to contradictory attitudes and the public recognition of the state of food crisis could also be used to blame that part of the international community responsible for the sanctions. In this perspective, the resumption of nuclear threats and the test launches of intercontinental missiles could take, in the mind of the dictator, new forms of blackmail to obtain advantages. From the point of view of internal politics, despite the serious crisis, a popular uprising capable of overthrowing the regime does not seem possible: the control is too intense and the population is too weak and exhausted to face a revolt, also because any external support is entirely impossible. Help could come in the form of supplies from South Korea, which could fear a huge influx towards its borders, a possibility also feared by China, which does not like the creation of refugee camps on its territory. For the moment, for Beijing, the interest that the Kim Jong-un regime remains in power is prevalent to avoid a union of the two Koreas that could only materialize under Seoul and that would bring the united country into the American orbit. The most logical solution should therefore be the arrival of aid from Beijing, in a quantity sufficient to avert the crisis but not to revive the country altogether, to maintain control of the possibility of replacing the regime with a government increasingly favorable to China. , but more controllable. In the confrontation between Beijing and Washington, every possible point in favor must be maintained and North Korea could become strategic for China if Beijing were able to fully control its moves.

Corea del Norte sufre una grave hambruna alimentaria, un nuevo posible factor de inestabilidad en el Pacífico

 El reconocimiento público de Kim Jong-un de la gravedad de la situación alimentaria de Corea del Norte es una alarma que no debe subestimarse. El jefe de Estado de Pyongyang habló de una situación muy difícil para la compra de alimentos, agravada por el incumplimiento del plan de producción en la agricultura, también por los daños derivados de cuestiones ambientales y climáticas. La producción agrícola se considera fundamental no solo para hacer frente a la ya difícil situación del país, sino también para tratar de superar la emergencia vinculada a la pandemia; De hecho, aunque, oficialmente, el país norcoreano no se vio afectado por el covid, la situación de desnutrición severa y con un sector sanitario no a la altura, se cree que las víctimas de la pandemia y también el sector productivo pobre del país un estado de cosas que ya está en grave crisis. Según estimaciones, Corea del Norte tiene unos diez millones, de unos veinticinco, de su población que sufren desnutrición y esto afecta la vida del país y la capacidad de producción ya comprometida. Pyongyang sufre un estado de atraso en sus estructuras productivas, lo que le impide recuperarse de la crisis, a lo que hay que sumar las sanciones nucleares, que han puesto a prueba duramente la capacidad de supervivencia de clases sociales enteras. Según Naciones Unidas, el cierre de las fronteras habría incrementado exponencialmente los precios de los productos básicos y la no autosuficiencia de alimentos en el país habría producido un estado de hambruna severa. La escasez de alimentos se vio agravada por factores climáticos contingentes, como tifones y lluvias intensas en los últimos meses de agosto y septiembre. Sin embargo, el panorama general es incompleto debido al escaso acceso a las noticias que determina el régimen y los pocos datos disponibles provienen de algunas organizaciones humanitarias que tienen acceso a ella en todo caso de manera parcial. El hecho de que Kim Jong-un denunciara públicamente la situación puede tener varios significados, uno de los cuales es incontrovertible: la situación en el país es ciertamente muy grave. El líder coreano puede haber admitido la gravedad de la crisis para esperar una flexibilización de las sanciones o para preparar el terreno para una solicitud de ayuda dirigida en primer lugar a China, único aliado del país, pero también a Estados Unidos. Biden aún no ha abordado el problema de las relaciones con Corea del Norte y una forma de ayuda para contener la crisis alimentaria podría constituir un punto de partida para la reanudación de las relaciones bilaterales, sin embargo Kim Jong-un se ha acostumbrado a actitudes contradictorias y al reconocimiento público de el estado de crisis alimentaria también podría utilizarse para culpar a la parte de la comunidad internacional responsable de las sanciones. En esta perspectiva, la reanudación de las amenazas nucleares y los lanzamientos de prueba de misiles intercontinentales podrían tomar, en la mente del dictador, nuevas formas de chantaje para obtener ventajas. Desde el punto de vista de la política interna, a pesar de la grave crisis, no parece posible un levantamiento popular capaz de derrocar al régimen: el control es demasiado intenso y la población es demasiado débil y agotada para enfrentar una revuelta, también porque cualquier apoyo externo es completamente imposible. La ayuda podría llegar en forma de suministros de Corea del Sur, que podría temer una gran afluencia hacia sus fronteras, una eventualidad también temida por China, a la que no le gusta la creación de campos de refugiados en su territorio. Por el momento, para Beijing prevalece el interés de que el régimen de Kim Jong-un permanezca en el poder para evitar una unión de las dos Coreas que solo podría materializarse bajo Seúl y que llevaría al país unido a la órbita estadounidense. Por tanto, la solución más lógica debería ser la llegada de ayudas de Pekín, en cantidad suficiente para evitar la crisis pero no para reactivar del todo el país, para mantener el control de la posibilidad de sustituir el régimen por un gobierno cada vez más favorable a China., Pero más controlable. En el enfrentamiento entre Pekín y Washington, se deben mantener todos los puntos a favor posibles y Corea del Norte podría volverse estratégica para China si Pekín pudiera controlar plenamente sus movimientos.

Nordkorea in schwerer Hungersnot, ein neuer möglicher Instabilitätsfaktor im Pazifik

 Kim Jong-uns öffentliche Anerkennung des Ernstes der Ernährungslage in Nordkorea ist ein nicht zu unterschätzender Alarm. Das Staatsoberhaupt von Pjöngjang sprach von einer sehr schwierigen Situation für die Lebensmittelbeschaffung, verschärft durch die Nichteinhaltung des Produktionsplans in der Landwirtschaft, auch aufgrund von Umwelt- und Klimaschäden. Die landwirtschaftliche Produktion wird als unerlässlich angesehen, um nicht nur die ohnehin schwierige Situation im Land zu bewältigen, sondern auch zu versuchen, die mit der Pandemie verbundene Notlage zu überwinden; Selbst wenn das nordkoreanische Land offiziell nicht von der Covid-Situation, der schweren Unterernährung und einem der Situation nicht gewachsenen Gesundheitssektor betroffen war, wird angenommen, dass die Opfer der Pandemie und auch der arme Produktionssektor des Landes bereits in einer schweren Krise. Schätzungen zufolge leiden in Nordkorea etwa zehn Millionen von etwa fünfundzwanzig Menschen an Unterernährung, was sich auf das Leben des Landes und die bereits gefährdeten Produktionskapazitäten auswirkt. Pjöngjang leidet an einer Rückständigkeit seiner Produktionsstrukturen, die eine Erholung von der Krise verhindert, hinzu kommen die Atomsanktionen, die die Überlebensfähigkeit ganzer Gesellschaftsschichten auf die harte Probe gestellt haben. Nach Angaben der Vereinten Nationen hätte die Schließung der Grenzen die Preise für Grundprodukte exponentiell ansteigen lassen und die mangelnde Selbstversorgung mit Nahrungsmitteln im Land zu einer schweren Hungersnot geführt. Die Nahrungsmittelknappheit wurde durch kontingente klimatische Faktoren wie Taifune und starke Regenfälle in den vergangenen Monaten August und September noch verstärkt. Das Gesamtbild ist jedoch aufgrund des knappen Zugangs zu den Nachrichten, die das Regime bestimmt, unvollständig und die wenigen verfügbaren Daten stammen von einigen humanitären Organisationen, die ohnehin nur teilweise darauf zugreifen können. Dass Kim Jong-un die Lage öffentlich angeprangert hat, kann mehrere Bedeutungen haben, von denen eine unbestreitbar ist: Die Lage im Land ist sicherlich sehr ernst. Der koreanische Staatschef mag die Schwere der Krise zugegeben haben, um auf eine Lockerung der Sanktionen zu hoffen oder den Boden für ein Hilfsersuchen zu bereiten, das zunächst an China, den einzigen Verbündeten des Landes, aber auch an die USA gerichtet ist. Biden hat sich noch nicht mit dem Problem der Beziehungen zu Nordkorea befasst und eine Form der Hilfe zur Eindämmung der Nahrungsmittelkrise könnte ein Ausgangspunkt für die Wiederaufnahme der bilateralen Beziehungen sein, jedoch hat sich Kim Jong-un an widersprüchliche Einstellungen und die öffentliche Anerkennung von der Zustand der Nahrungsmittelkrise könnte auch dazu benutzt werden, den Teil der internationalen Gemeinschaft, der für die Sanktionen verantwortlich ist, verantwortlich zu machen. Aus dieser Perspektive könnten die Wiederaufnahme nuklearer Bedrohungen und Teststarts von Interkontinentalraketen nach Ansicht des Diktators neue Formen der Erpressung erfordern, um sich Vorteile zu verschaffen. Aus innenpolitischer Sicht erscheint trotz der schweren Krise ein Volksaufstand, der das Regime stürzen könnte, nicht möglich: Die Kontrolle ist zu intensiv und die Bevölkerung zu schwach und erschöpft, um sich einer Revolte zu stellen, auch wegen jeglicher Unterstützung von außen ist völlig unmöglich. Hilfe könnte in Form von Lieferungen aus Südkorea kommen, das einen großen Zustrom in Richtung seiner Grenzen befürchten könnte, eine Möglichkeit, die auch von China befürchtet wird, das die Einrichtung von Flüchtlingslagern auf seinem Territorium nicht mag. Für Peking ist derzeit das Interesse vorherrschend, dass das Kim Jong-un-Regime an der Macht bleibt, um eine Vereinigung der beiden Koreas zu vermeiden, die nur unter Seoul zustande kommen könnte und das vereinte Land in den amerikanischen Orbit bringen würde. Die logischste Lösung sollte daher die Ankunft von Hilfe aus Peking sein, in einer Menge, die ausreicht, um die Krise abzuwenden, aber das Land nicht vollständig wiederzubeleben, um die Kontrolle über die Möglichkeit zu behalten, das Regime durch eine Regierung zu ersetzen, die China zunehmend günstiger ist mehr kontrollierbar. In der Konfrontation zwischen Peking und Washington müssen alle möglichen Argumente aufrechterhalten werden, und Nordkorea könnte für China strategisch werden, wenn Peking seine Schritte vollständig kontrollieren könnte.

La Corée du Nord en grave famine alimentaire, un nouveau facteur possible d'instabilité dans le Pacifique

 La reconnaissance publique par Kim Jong-un de la gravité de la situation alimentaire en Corée du Nord est une alarme à ne pas sous-estimer. Le chef de l'Etat de Pyongyang a évoqué une situation très difficile pour l'approvisionnement alimentaire, aggravée par le non-respect du plan de production dans l'agriculture, également en raison de dommages dus aux problèmes environnementaux et climatiques. La production agricole est considérée comme essentielle non seulement pour faire face à la situation déjà difficile du pays mais aussi pour tenter de surmonter l'urgence liée à la pandémie ; en effet, même si, officiellement, le pays nord-coréen n'a pas été touché par le covid, la situation de malnutrition sévère et avec un secteur de la santé pas à la hauteur, on pense que les victimes de la pandémie et aussi le secteur de production défaillant du pays un état de fait déjà en grave crise. Selon les estimations, la Corée du Nord compte environ dix millions, sur environ vingt-cinq, de sa population souffrant de malnutrition et cela affecte la vie du pays et la capacité de production déjà compromise. Pyongyang souffre d'un état de retard de ses structures de production, qui l'empêche de sortir de la crise, auquel il faut ajouter les sanctions nucléaires, qui ont mis à rude épreuve la capacité de survie de classes sociales entières. Selon les Nations Unies, la fermeture des frontières aurait fait augmenter les prix des produits de base de façon exponentielle et la non-autosuffisance alimentaire du pays aurait produit un état de famine sévère. La pénurie alimentaire a encore été aggravée par des facteurs climatiques contingents tels que les typhons et les fortes pluies des derniers mois d'août et de septembre. Le tableau général est cependant incomplet en raison du peu d'accès à l'information que le régime détermine et du peu de données disponibles proviennent de certaines organisations humanitaires qui y ont de toute façon accès de manière partielle. Le fait que Kim Jong-un ait dénoncé publiquement la situation peut avoir plusieurs significations, dont l'une est incontestable : la situation dans le pays est certainement très grave. Le dirigeant coréen a peut-être admis la gravité de la crise pour espérer un assouplissement des sanctions ou pour préparer le terrain à une demande d'aide adressée d'abord à la Chine, seul allié du pays, mais aussi aux Etats-Unis. Biden n'a pas encore abordé le problème des relations avec la Corée du Nord et une forme d'aide pour contenir la crise alimentaire pourrait constituer un point de départ pour la reprise des relations bilatérales, cependant Kim Jong-un s'est habitué aux attitudes contradictoires et à la reconnaissance publique de l'état de crise alimentaire pourrait également être utilisé pour blâmer la partie de la communauté internationale responsable des sanctions. Dans cette perspective, la reprise des menaces nucléaires et les lancements d'essais de missiles intercontinentaux pourraient prendre, dans l'esprit du dictateur, de nouvelles formes de chantage pour obtenir des avantages. Du point de vue de la politique intérieure, malgré la crise grave, un soulèvement populaire capable de renverser le régime ne semble pas possible : le contrôle est trop intense et la population est trop faible et épuisée pour faire face à une révolte, aussi parce que tout soutien extérieur est tout à fait impossible. L'aide pourrait venir sous forme de ravitaillement de la Corée du Sud, qui pourrait craindre un afflux massif vers ses frontières, une éventualité également redoutée par la Chine, qui n'aime pas la création de camps de réfugiés sur son territoire. Pour l'instant, pour Pékin, l'intérêt que le régime de Kim Jong-un reste au pouvoir prévaut afin d'éviter une union des deux Corées qui ne pourrait se concrétiser que sous Séoul et qui ferait entrer le pays uni dans l'orbite américaine. La solution la plus logique devrait donc être l'arrivée d'aides de Pékin, en quantité suffisante pour éviter la crise mais pas pour relancer le pays dans son ensemble, pour garder la maîtrise de la possibilité de remplacer le régime par un gouvernement de plus en plus favorable à la Chine, mais plus contrôlable. Dans la confrontation entre Pékin et Washington, tous les points en faveur doivent être maintenus et la Corée du Nord pourrait devenir stratégique pour la Chine si Pékin était en mesure de contrôler pleinement ses mouvements.

Coreia do Norte em grave escassez de alimentos, um novo possível fator de instabilidade no Pacífico

 O reconhecimento público de Kim Jong-un da gravidade da situação alimentar da Coreia do Norte é um alarme que não deve ser subestimado. O chefe de estado de Pyongyang referiu uma situação muito difícil para a aquisição de alimentos, agravada pelo não cumprimento do plano de produção na agricultura, também devido a danos decorrentes de questões ambientais e climáticas. A produção agrícola é considerada essencial não só para fazer face à já difícil situação do país, mas também para tentar ultrapassar a emergência ligada à pandemia; de fato, mesmo que, oficialmente, o país norte-coreano não tenha sido afetado pela cobiça, pela situação de desnutrição severa e com um setor de saúde não à altura da situação, acredita-se que as vítimas da pandemia e também o deficiente setor produtivo do país um estado de coisas já em crise severa. Segundo estimativas, a Coreia do Norte tem cerca de dez milhões, em cerca de vinte e cinco, de sua população desnutrida e isso afeta a vida do país e a capacidade de produção já comprometida. Pyongyang sofre de um atraso nas estruturas produtivas que a impede de se recuperar da crise, à qual se somam as sanções nucleares, que testaram severamente a capacidade de sobrevivência de classes sociais inteiras. Segundo as Nações Unidas, o fechamento das fronteiras teria aumentado os preços dos produtos básicos de forma exponencial e a não autossuficiência de alimentos no país teria gerado um estado de fome severa. A escassez de alimentos foi agravada por fatores climáticos contingentes, como tufões e fortes chuvas nos últimos meses de agosto e setembro. O quadro geral é, no entanto, incompleto devido ao escasso acesso às notícias que o regime determina e aos poucos dados disponíveis provêm de algumas organizações humanitárias que, de qualquer modo, têm acesso às notícias de forma parcial. O fato de Kim Jong-un ter denunciado publicamente a situação pode ter vários significados, um dos quais é incontestável: a situação no país é certamente muito grave. O líder coreano pode ter admitido a gravidade da crise para esperar um afrouxamento das sanções ou para preparar o terreno para um pedido de ajuda dirigido antes de tudo à China, único aliado do país, mas também aos Estados Unidos. Biden ainda não abordou o problema das relações com a Coréia do Norte e uma forma de ajuda para conter a crise alimentar poderia constituir um ponto de partida para a retomada das relações bilaterais, porém Kim Jong-un se acostumou a atitudes contraditórias e ao reconhecimento público de o estado de crise alimentar também pode ser usado para culpar a parte da comunidade internacional responsável pelas sanções. Nessa perspectiva, a retomada das ameaças nucleares e os testes de lançamento de mísseis intercontinentais poderiam levar, na cabeça do ditador, novas formas de chantagem para obter vantagens. Do ponto de vista da política interna, apesar da grave crise, um levante popular capaz de derrubar o regime não parece possível: o controle é muito intenso e a população está muito fraca e exausta para enfrentar uma revolta, até por qualquer apoio externo é totalmente impossível. A ajuda pode vir na forma de suprimentos da Coréia do Sul, que pode temer um grande afluxo para suas fronteiras, eventualidade também temida pela China, que não gosta da criação de campos de refugiados em seu território. Por enquanto, para Pequim, prevalece o interesse de que o regime de Kim Jong-un continue no poder, a fim de evitar uma união das duas Coreias que só poderia se materializar sob Seul e que colocaria o país unido na órbita americana. A solução mais lógica deveria, portanto, ser a chegada de ajuda de Pequim, em quantidade suficiente para evitar a crise, mas não para reanimar o país completamente, para manter o controle da possibilidade de substituir o regime por um governo cada vez mais favorável à China., Mas mais controlável. No confronto entre Pequim e Washington, todos os pontos possíveis a favor devem ser mantidos e a Coréia do Norte poderia se tornar estratégica para a China se Pequim conseguisse controlar totalmente seus movimentos.