قواعد خروج بريطانيا من الاتحاد الأوروبي ، التي تتعلق بعبور البضائع من حدود إيرلندا الشمالية ، غير مرحب بها في لندن بسبب المشاكل العملية التي تولدها ، وقد دفع هذا الحكومة البريطانية إلى مطالبة بروكسل بتغيير هذه اللائحة. في خطابه أمام مجلس اللوردات ، أكد وزير خروج بريطانيا صراحةً على الحاجة لإجراء تغييرات جوهرية على بروتوكول أيرلندا الشمالية المتفق عليه بالفعل مع الاتحاد الأوروبي. يمكن أن يكون الوضع المؤسسي الذي يمكن إنشاؤه والذي يُنظر إليه على أنه تهديد محتمل لبروكسل ، هو استخدام تطبيق المادة 16 ، والتي يمكن أن تسمح لكلا الطرفين بالانسحاب من القواعد الموقعة والتي تنظم الخروج الكامل. بريطانيا من الاتحاد. احتمال قد يكون له عواقب وخيمة على العلاقات بين لندن وبروكسل ويتضمن العديد من الحلول الممكنة: من الانهيار التام إلى الاستئناف غير المحتمل للمفاوضات. بين الجانبين ، على الرغم من أن كلاهما لديه الكثير ليخسره مع احتمال تعليق الاتفاقات التي تم التوصل إليها بشق الأنفس ، يبدو أن بريطانيا العظمى لديها مساوئ أكبر في المنظور ، مع عدم وجود قواعد مشتركة للعلاقات التجارية المتبادلة. إذا كانت نية الوزير البريطاني هي التهديد بالانسحاب من الاتفاقيات ، فإن الانطباع هو أنها كانت خطوة يائسة تقريبًا ، مما يشير إلى عدم قدرة لندن على إدارة وضع يتم التوقيع عليه بحرية ؛ بعد كل شيء ، كان رد الفعل الأوروبي هو المتوقع على نطاق واسع: رفض إعادة التفاوض على البروتوكول ، واعتبار هذا الحل غير مقبول ، رغم أنه كان على استعداد للبحث عن حلول لحل المشاكل. يبدو أن الموقف الأوروبي هو مظهر من مظاهر حسن النية ، ولكنه ليس حقيقيًا تمامًا ، بمعنى أن إظهار استعراض القوة يمكن أن يكون في صالح البريطانيين ، وعلى العكس من ذلك ، يكون الموقف أكثر حزماً ، وفقًا لما تم التوقيع عليه ، ولكن لا يزال فضحًا تعاونيًا. لندن للبحث عن حلول غير مؤلمة. يظل سبب الخلاف هو الضوابط الأوروبية المفروضة على البضائع التي تدخل حدود أيرلندا الشمالية ، والتي اعتبرتها لندن مفرطة ؛ لكن هذا الاختيار اضطر إلى عدم إدخال ضوابط جمركية مع دولة لم تعد تنتمي إلى الاتحاد. ربما تكون لندن قد قللت من تقدير الصعوبات العملية لهذه الضوابط أو تسببت في هذه الصعوبات على وجه التحديد لإعادة التفاوض بشأن استخدام الاتصال الجسدي الوحيد على الأرض مع الاتحاد ؛ حتى التفسيرات البريطانية ، التي تبحث عن توازن جديد ، وكذلك لمساعدة بروكسل لحماية سوقها الموحدة ، تبدو خادعة ومريبة. القراءة الأكثر ترجيحًا هي أن الحكومة البريطانية تعاني من وضع خلقته بنفسها ، وهو مزيج من عدم الكفاءة والوقاحة ، حيث الهدف هو التحايل على القواعد الموقعة للوصول إلى السوق الأوروبية عن طريق اختصار ، علاوة على ذلك على نطاق واسع من قبل ' الاتحاد الأوروبي. تقييم آخر يجب إجراؤه هو أن البروتوكول المتعلق بأيرلندا الشمالية هو القضية الأكثر حساسية للقوميين الأكثر تطرفاً ، الذين يمثلون نسبة كبيرة من ناخبي بوريس جونسون ، وعلى الرغم من موافقة الأغلبية الكبيرة من قبل البرلمان الإنجليزي ، لا تزال قضية متنازع عليها بشدة. ، ليصبح عاملاً موازنة لأصول الحزب المحافظ. يجب أن تأخذ صعوبات الحكومة البريطانية في الاعتبار جميع المكونات لتكون قادرة على الحفاظ على السلطة ، وكانت مسألة خروج بريطانيا من الاتحاد الأوروبي حاسمة في الوصول إلى السلطة من خلال الانتخابات الأخيرة: يمكن أن يؤدي نقص الدعم من أكثر الأجزاء تطرفاً من القوميين إلى إبطال مشروع إمكانية حكم رئيس الوزراء في لندن. في الوضع الحالي ، يمس الحكم على الحكومة البريطانية عدم الموثوقية لأنها تدعي إعادة التفاوض على القواعد التي تم توقيعها للتو ، والتي لم تفرضها أوروبا بالتأكيد: تأكيد آخر ، على الرغم من كل شيء ، خروج اللغة الإنجليزية من أوروبا ، على المدى الطويل ، يمكن أن يكون مفيدًا فقط لبروكسل ، لأنه ، على المستوى السياسي ، الشخص المفقود هو عضو لا يضمن أي مساحة للتخطيط المشترك ويمثل درسًا لا يمكن أن يفشل في تطبيقه للأعضاء الآخرين الملائمين ، كما كانت المملكة المتحدة نفسها ، لإعادة الاتحاد الأوروبي إلى أهدافه التأسيسية ، وترك جانباً الشمولية القسرية التي لا تبررها المصلحة العامة.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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giovedì 22 luglio 2021
martedì 6 luglio 2021
Problemi relativi a volere ampliare l'Unione Europea con i paesi balcanici
La visione inclusiva della Germania, probabilmente in parte spiegabile con i vantaggi economici da ricavare per sé stessa, dei paesi balcanici all’interno dell’Unione Europa vede una accelerata da parte della cancelliera Merkel, che ha recentemente ribadito la propria posizione, pur riconoscendo che il processo di integrazione necessita ancora del raggiungimento di diverse condizioni e requisiti. Secondo la Merkel i sei paesi balcanici, che non sono ancora stati integrati nell’Unione Europea, devono potere aderire a Bruxelles perché ciò è di fondamentale importanza strategica per l’Europa e l’Unione deve essere protagonista e condurre questo processo. Questa visione è condizionata dal timore, europeo e statunitense, che la vitalità dell’azione politica e finanziaria, soprattutto della Cina, ma anche della Russia, possa portare ai confini europei delle presenze ingombranti, sia dal punto di vista geopolitico, che militare. Si tratta di una perplessità condivisibile, che, però, non può giustificare adesioni avventate perché poco convinte dei valori europei e che, di conseguenza, potrebbero trasformarsi in fattore di alterazione ulteriore dei già fragili equilibri interni all’Unione. La questione è fondamentale per la stessa sopravvivenza dell’Unione Europea: le adesioni strumentali ai soli benefici economici di gran parte dei paesi dell’ex blocco sovietico, dovrebbero costituire un monito per praticare una accettazione di nuovi membri basata su criteri più selettivi e sicuri per la casa comune europea. Ormai troppe volte casi come il rifiuto della condivisione dei migranti o la promulgazione di leggi illiberali ed in palese contrasto con i principi ispiratori dell’Europa unita, hanno scatenato confronti aspri tra i membri dell’Unione, che ne hanno rallentato la vita politica. Ha Occorre ricordare anche il caso della Brexit, come monito sempre attuale di paese mai del tutto convinto del progetto europeo, ma in grado di assicurarsi, comunque, vantaggi consistenti per la propria economia. Se i dubbi inglesi erano fondati su temi utilitaristici, per i paesi balcanici il vero interrogativo è se questi popoli e, di conseguenza i governi che esprimono, hanno la maturità democratica necessaria per potere aderire all’Europa. Questo interrogativo ha tutt’ora una risposta purtroppo negativa se si pensa all’operato ed alle leggi, che calpestano i diritti civili all’interno dell’Unione, di paesi come Polonia ed Ungheria, che si sono rivelati palesemente immaturi dal punto di vista del pensiero democratico, probabilmente perché al loro interno non hanno compiuto un processo capace di elaborare i valori democratici in modo completo. La presenza, ancora troppo invadente, all’interno delle società di questi paesi della consuetudine comunista anti-libertaria sta ancora condizionando la capacità di accettare l’evoluzione sociale di quei paesi, favorendo una ideologia tipica nei modi dell’estrema destra, non distante, quindi, dalla concezione totalitaria vigente nel blocco sovietico. Se le parti dei paesi balcanici realmente favorevoli all’ingresso nell’Unione, non solo per i benefici economici, sapranno emergere e mostrare un reale cambiamento della società di quei paesi, nulla impedirà ad essi di entrare in Europa, ma per il momento i dubbi appaiono ancora molti. Sacrificare ulteriormente i valori europei, soltanto per impedire l’avanzata cinese e russa, appare una soluzione peggiore del problema, quando sarebbe, invece, opportuno interrogarsi se continuare a permettere di fare parte dell’Europa a nazioni che non stanno meritando affatto questo privilegio. Invece che una politica troppo inclusiva sarebbe preferibile attuare criteri di inclusione più stringenti, necessari ad una maggiore tutela della coesione europea. Si può obiettare che una tale politica potrebbe allontanare troppo i pretendenti all’ingresso nell’Unione fino a scelte totalmente contrarie, tuttavia l’esempio turco dice che avere impedito ad Ankara di entrare a Bruxelles ha preservato l’Europa di avere al suo interno una vera e propria dittatura, che avrebbe portato soltanto scompiglio dentro le istituzioni europee, con conseguenze del tutto destabilizzanti per la vita dell’Unione. Occorre quindi elaborare tattiche alternative ad un processo di dentro o fuori, che sappiano sorpassare i tempi ed i modi attuali di inserimento, pur non certo brevi. Una idea potrebbe essere una collaborazione basata su una sorta di federazione all’Unione degli stati non ancora membri, con possibilità per i funzionari europei di vagliare dal di dentro delle istituzioni di questi paesi la capacità della democrazia e del rispetto dei diritti, per ottenere un giudizio più diretto delle reali intenzioni degli stati candidati. Quello che serve, in conclusione, è la verifica del reale convincimento dell’adesione all’Europa, per scongiurare ingressi dovuti al recepimento esclusivo di benefici economici, ma anche evitare che membri storici dell’Unione ne possano trarre vantaggi.
Problems related to wanting to expand the European Union with the Balkan countries
The inclusive vision of Germany, probably partly explainable by the economic advantages to be gained for itself, of the Balkan countries within the European Union sees an acceleration on the part of Chancellor Merkel, who recently reaffirmed her position, while acknowledging that the integration process still requires the achievement of various conditions and requirements. According to Merkel, the six Balkan countries, which have not yet been integrated into the European Union, must be able to join Brussels because this is of fundamental strategic importance for Europe and the Union must be a protagonist and lead this process. This vision is conditioned by the fear, in Europe and the United States, that the vitality of political and financial action, especially in China, but also in Russia, could lead to cumbersome presences on the European borders, both from a geopolitical and a military point of view. This is a shared perplexity, which, however, cannot justify rash adhesions because they are not convinced of European values and which, consequently, could become a factor of further alteration of the already fragile internal balances of the Union. The question is fundamental for the very survival of the European Union: accessions instrumental to the economic benefits of most of the countries of the former Soviet bloc should constitute a warning to practice an acceptance of new members based on more selective and secure criteria for the common European home. Too many times now cases such as the refusal to share migrants or the promulgation of illiberal laws and in blatant contrast with the inspiring principles of a united Europe, have sparked bitter confrontations among the members of the Union, which have slowed down their political life. It is also necessary to remember the case of Brexit, as an ever-present warning of a country never completely convinced of the European project, but able to ensure, however, substantial advantages for its economy. If the English doubts were based on utilitarian themes, for the Balkan countries the real question is whether these peoples and, consequently, the governments they express, have the necessary democratic maturity to be able to join Europe. Unfortunately, this question still has a negative answer if one thinks of the work and the laws, which trample on civil rights within the Union, of countries such as Poland and Hungary, which have proved to be clearly immature from the point of view of democratic thinking, probably because within them they have not carried out a process capable of elaborating democratic values in a complete way. The presence, still too intrusive, within the societies of these countries of the anti-libertarian communist custom is still conditioning the ability to accept the social evolution of those countries, favoring a typical ideology in the ways of the far right, not far away, therefore, from the totalitarian conception in force in the Soviet bloc. If the parts of the Balkan countries really in favor of joining the Union, not only for the economic benefits, will be able to emerge and show a real change in the society of those countries, nothing will prevent them from entering Europe, but for the moment doubts many still appear. To further sacrifice European values, only to prevent the Chinese and Russian advance, appears to be a worse solution to the problem, when, on the other hand, it would be advisable to ask whether to continue to allow countries that are not deserving of this privilege to be part of Europe at all. Instead of a too inclusive policy, it would be preferable to implement more stringent inclusion criteria, necessary for greater protection of European cohesion. It can be objected that such a policy could alienate the pretenders to join the Union too far, up to totally contrary choices, however the Turkish example says that having prevented Ankara from entering Brussels has preserved Europe from having a a real dictatorship, which would only bring havoc within the European institutions, with completely destabilizing consequences for the life of the Union. It is therefore necessary to develop alternative tactics to an internal or external process, which know how to surpass the current times and methods of insertion, although certainly not short. One idea could be a collaboration based on a sort of federation to the Union of non-member states, with the possibility for European officials to examine the capacity of democracy and respect for rights from within the institutions of these countries, in order to obtain a more direct judgment of the real intentions of the candidate states. What is needed, in conclusion, is the verification of the real conviction of accession to Europe, to avoid entries due to the exclusive transposition of economic benefits, but also to prevent historical members of the Union from benefiting from them.
Problemas relacionados con querer expandir la Unión Europea con los países balcánicos
La visión inclusiva de Alemania, probablemente explicable en parte por los beneficios económicos que se obtendrán para sí misma, de los países balcánicos dentro de la Unión Europea ve una aceleración por parte de la canciller Merkel, quien recientemente reiteró su posición, al tiempo que reconoció que el proceso de integración aún requiere el logro. de diversas condiciones y requisitos. Según Merkel, los seis países balcánicos, que aún no se han integrado en la Unión Europea, deben poder incorporarse a Bruselas porque es de fundamental importancia estratégica para Europa y la Unión debe ser protagonista y liderar este proceso. Esta visión está condicionada por el temor, en Europa y Estados Unidos, de que la vitalidad de la acción política y financiera, especialmente en China, pero también en Rusia, pueda llevar a incómodas presencias en las fronteras europeas, tanto desde el punto de vista geopolítico como militar. punto de vista. Se trata de una perplejidad compartida, que, sin embargo, no puede justificar adhesiones precipitadas porque no están convencidos de los valores europeos y que, en consecuencia, podría convertirse en un factor de mayor alteración de los ya frágiles equilibrios internos de la Unión. La cuestión es fundamental para la supervivencia misma de la Unión Europea: las adhesiones que son fundamentales para los beneficios económicos de la mayoría de los países del antiguo bloque soviético deberían constituir una advertencia para practicar una aceptación de nuevos miembros basada en criterios más selectivos y seguros para el común Hogar europeo. Demasiadas veces ahora casos como la negativa a compartir migrantes o la promulgación de leyes antiliberales y en claro contraste con los principios inspiradores de una Europa unida, han provocado amargos enfrentamientos entre los miembros de la Unión, que han ralentizado su vida política. También es necesario recordar el caso del Brexit, como una advertencia omnipresente de un país nunca completamente convencido del proyecto europeo, pero capaz de asegurar, sin embargo, ventajas sustanciales para su economía. Si las dudas inglesas se basaron en temas utilitarios, para los países balcánicos la verdadera cuestión es si estos pueblos y, en consecuencia, los gobiernos que expresan, tienen la madurez democrática necesaria para poder incorporarse a Europa. Lamentablemente, esta pregunta todavía tiene una respuesta negativa si se piensa en el trabajo y las leyes, que pisotean los derechos civiles dentro de la Unión, de países como Polonia y Hungría, que han demostrado ser claramente inmaduros desde el punto de vista democrático. pensando, probablemente porque dentro de ellos no han llevado a cabo un proceso capaz de elaborar los valores democráticos de manera completa. La presencia, todavía demasiado entrometida, dentro de las sociedades de estos países de la costumbre comunista anti-libertaria sigue condicionando la capacidad de aceptar la evolución social de esos países, favoreciendo una ideología típica en los caminos de la extrema derecha, no muy lejana, por tanto, de la concepción totalitaria vigente en el bloque soviético. Si las partes de los países balcánicos realmente a favor de unirse a la Unión, no solo por los beneficios económicos, van a poder emerger y mostrar un cambio real en la sociedad de esos países, nada les impedirá entrar en Europa, sino por el dudas de momento muchas siguen apareciendo. Sacrificar aún más los valores europeos, sólo para evitar el avance de China y Rusia, parece ser una peor solución al problema, cuando, por otro lado, sería conveniente preguntarse si seguir permitiendo a países que no lo merecen. privilegio de ser parte de Europa en absoluto. En lugar de una política demasiado inclusiva, sería preferible implementar criterios de inclusión más estrictos, necesarios para una mayor protección de la cohesión europea. Se puede objetar que tal política podría alejar demasiado a los pretendientes de unirse a la Unión, hasta opciones totalmente contrarias, sin embargo, el ejemplo turco dice que haber impedido que Ankara ingresara a Bruselas ha preservado a Europa de tener una dictadura real, que solo haría causar estragos en las instituciones europeas, con consecuencias completamente desestabilizadoras para la vida de la Unión. Por tanto, es necesario desarrollar tácticas alternativas a un proceso interno o externo, que sepan superar los tiempos y métodos de inserción actuales, aunque ciertamente no breves. Una idea podría ser una colaboración basada en una especie de federación a la Unión de terceros países, con la posibilidad de que los funcionarios europeos examinen la capacidad de la democracia y el respeto de los derechos desde dentro de las instituciones de estos países, con el fin de obtener un juicio más directo de las intenciones reales de los estados candidatos. Lo que se necesita, en conclusión, es la verificación de la convicción real de adhesión a Europa, para evitar entradas por transposición exclusiva de beneficios económicos, pero también para evitar que miembros históricos de la Unión se beneficien de ellos.
Probleme im Zusammenhang mit dem Wunsch, die Europäische Union mit den Balkanländern zu erweitern
Die integrative Vision Deutschlands, die wahrscheinlich teilweise durch den für sich selbst zu erzielenden wirtschaftlichen Nutzen der Balkanländer innerhalb der Europäischen Union zu erklären ist, wird durch Bundeskanzlerin Merkel beschleunigt, die kürzlich ihre Position bekräftigte, aber anerkennt, dass der Integrationsprozess noch der Errungenschaft bedarf von verschiedenen Bedingungen und Anforderungen. Die sechs Balkanländer, die noch nicht in die Europäische Union integriert sind, müssen nach Merkels Ansicht Brüssel beitreten können, weil dies von grundlegender strategischer Bedeutung für Europa ist und die Union ein Akteur sein und diesen Prozess führen muss. Diese Vision ist bedingt durch die Befürchtung in Europa und den Vereinigten Staaten, dass die Vitalität politischer und finanzieller Maßnahmen, insbesondere in China, aber auch in Russland, zu schwerfälligen Präsenzen an den europäischen Grenzen führen könnte, sowohl aus geopolitischer als auch aus militärischer Sicht Standpunkt. Dies ist eine gemeinsame Ratlosigkeit, die jedoch vorschnelle Verhaftungen nicht rechtfertigen kann, da sie nicht von europäischen Werten überzeugt sind und die folglich zu einem weiteren Faktor für die weitere Veränderung der bereits fragilen inneren Gleichgewichte der Union werden könnte. Die Frage ist von grundlegender Bedeutung für das Überleben der Europäischen Union: Beitritte, die den wirtschaftlichen Vorteilen der meisten Länder des ehemaligen Sowjetblocks förderlich sind, sollten eine Mahnung sein, eine Aufnahme neuer Mitglieder auf der Grundlage selektiverer und sichererer Kriterien für das gemeinsame Europäische Heimat. Zu oft haben Fälle wie die Weigerung, Migranten zu teilen oder die Verkündung illiberaler Gesetze und im klaren Gegensatz zu den inspirierenden Prinzipien eines vereinten Europas, zu erbitterten Konfrontationen zwischen den Mitgliedern der Union geführt, die ihr politisches Leben verlangsamt haben. Nicht zu vergessen ist auch der Fall des Brexits als allgegenwärtige Warnung vor einem Land, das vom europäischen Projekt nie ganz überzeugt war, sich aber dennoch erhebliche Vorteile für seine Wirtschaft sichern konnte. Beruhten die englischen Zweifel auf utilitaristischen Themen, so stellt sich für die Balkanländer die eigentliche Frage, ob diese Völker und folglich die von ihnen zum Ausdruck gebrachten Regierungen die notwendige demokratische Reife besitzen, um Europa beitreten zu können. Leider ist diese Frage immer noch negativ zu beantworten, wenn man an die Arbeit und die Gesetze, die die Bürgerrechte innerhalb der Union mit Füßen treten, von Ländern wie Polen und Ungarn denkt, die sich aus demokratischer Sicht als eindeutig unausgereift erwiesen haben Denken, wahrscheinlich, weil sie in ihnen keinen Prozess durchgeführt haben, der in der Lage ist, demokratische Werte vollständig auszuarbeiten. Die immer noch zu aufdringliche Präsenz des antilibertären kommunistischen Brauchs in den Gesellschaften dieser Länder bedingt immer noch die Fähigkeit, die soziale Entwicklung dieser Länder zu akzeptieren, und begünstigt eine typische Ideologie im Sinne der extremen Rechten, nicht weit entfernt, daher von der im Sowjetblock geltenden totalitären Konzeption. Wenn die Teile der Balkanländer, die nicht nur wegen des wirtschaftlichen Nutzens wirklich für einen Beitritt zur Union befürworten, in der Lage sein werden, einen echten Wandel in der Gesellschaft dieser Länder zu bewirken, wird nichts sie daran hindern, Europa beizutreten, aber für die Momentan zweifeln viele noch. Die europäischen Werte weiter zu opfern, nur um den chinesischen und russischen Vormarsch zu verhindern, scheint eine schlechtere Lösung des Problems zu sein, wenn andererseits die Frage angebracht wäre, ob Länder, die dies nicht verdienen, weiterhin zugelassen werden sollen das Privileg, überhaupt zu Europa zu gehören. Anstelle einer allzu integrativen Politik wäre es vorzuziehen, strengere Aufnahmekriterien einzuführen, die für einen besseren Schutz des europäischen Zusammenhalts erforderlich sind. Man kann einwenden, dass eine solche Politik die Kandidaten, die der Union beitreten möchten, zu weit entfremden könnte, bis hin zu völlig gegensätzlichen Entscheidungen, aber das türkische Beispiel sagt, dass die Verhinderung der Einreise von Ankara nach Brüssel Europa vor einer echten Diktatur bewahrt hat, die nur Verwüstung innerhalb der europäischen Institutionen mit völlig destabilisierenden Folgen für das Leben der Union. Es ist daher notwendig, alternative Taktiken zu einem internen oder externen Prozess zu entwickeln, die die aktuellen Zeiten und Methoden der Einfügung zu übertreffen wissen, wenn auch sicherlich nicht kurz. Eine Idee könnte eine Zusammenarbeit sein, die auf einer Art Föderation von Nichtmitgliedstaaten mit der Union basiert, mit der Möglichkeit für europäische Beamte, die Fähigkeit der Demokratie und die Achtung der Rechte innerhalb der Institutionen dieser Länder zu prüfen, um eine direktere Beurteilung der tatsächlichen Absichten der Kandidatenstaaten. Abschließend ist zu sagen, dass die tatsächliche Überzeugung vom Beitritt zu Europa überprüft werden muss, um Beitritte aufgrund der ausschließlichen Umsetzung wirtschaftlicher Vorteile zu vermeiden, aber auch zu verhindern, dass historische Mitglieder der Union davon profitieren.
Problèmes liés à la volonté d'élargir l'Union européenne avec les pays des Balkans
La vision inclusive de l'Allemagne, probablement en partie explicable par les bénéfices économiques à en tirer, des pays des Balkans au sein de l'Union européenne voit une accélération de la part de la chancelière Merkel, qui a récemment réaffirmé sa position, tout en reconnaissant que le processus d'intégration nécessite encore la réalisation de diverses conditions et exigences. Selon Merkel, les six pays des Balkans, qui n'ont pas encore été intégrés à l'Union européenne, doivent pouvoir rejoindre Bruxelles car c'est d'une importance stratégique fondamentale pour l'Europe et l'Union doit être protagoniste et conduire ce processus. Cette vision est conditionnée par la crainte, en Europe et aux Etats-Unis, que la vitalité de l'action politique et financière, notamment en Chine, mais aussi en Russie, puisse conduire à des présences lourdes aux frontières européennes, tant d'un point de vue géopolitique que militaire. point de vue. Il s'agit d'une perplexité partagée, qui ne peut pourtant justifier des adhésions téméraires car ils ne sont pas convaincus des valeurs européennes et qui, par conséquent, pourrait devenir un facteur d'altération supplémentaire des équilibres internes déjà fragiles de l'Union. La question est fondamentale pour la survie même de l'Union européenne : les adhésions instrumentales aux bénéfices économiques de la plupart des pays de l'ex-bloc soviétique devraient constituer un avertissement à pratiquer une acceptation de nouveaux membres fondée sur des critères plus sélectifs et plus sûrs pour le bien commun maison européenne. Trop souvent aujourd'hui des cas tels que le refus de partager les migrants ou la promulgation de lois illibérales et en contraste flagrant avec les principes inspirateurs d'une Europe unie, ont déclenché d'âpres affrontements entre les membres de l'Union, qui ont ralenti leur vie politique. Il faut aussi se souvenir du cas du Brexit, comme un avertissement omniprésent d'un pays jamais totalement convaincu du projet européen, mais capable de s'assurer pourtant des avantages substantiels pour son économie. Si les doutes anglais reposaient sur des thèmes utilitaristes, pour les pays balkaniques la vraie question est de savoir si ces peuples et, par conséquent, les gouvernements qu'ils expriment, ont la maturité démocratique nécessaire pour pouvoir rejoindre l'Europe. Malheureusement, cette question a encore une réponse négative si l'on pense au travail et aux lois, qui bafouent les droits civiques au sein de l'Union, de pays comme la Pologne et la Hongrie, qui se sont révélés clairement immatures du point de vue de la démocratie penser, probablement parce qu'ils n'ont pas mené en leur sein un processus capable d'élaborer des valeurs démocratiques de manière complète. La présence, encore trop envahissante, au sein des sociétés de ces pays de la coutume communiste anti-libertaire conditionne encore la capacité d'accepter l'évolution sociale de ces pays, favorisant une idéologie typique dans les voies de l'extrême droite, pas loin, donc de la conception totalitaire en vigueur dans le bloc soviétique. Si les parties des pays des Balkans vraiment favorables à l'adhésion, non seulement pour les avantages économiques, peuvent émerger et manifester un réel changement dans la société de ces pays, rien ne les empêchera d'entrer en Europe, mais pour le moment doutes beaucoup apparaissent encore. Sacrifier davantage les valeurs européennes, uniquement pour empêcher l'avancée chinoise et russe, apparaît comme une pire solution au problème, alors qu'en revanche il conviendrait de se demander s'il faut continuer à autoriser des pays qui ne le méritent pas privilège de faire partie de l'Europe. Au lieu d'une politique trop inclusive, il serait préférable de mettre en place des critères d'inclusion plus stricts, nécessaires à une meilleure protection de la cohésion européenne. On peut objecter qu'une telle politique pourrait trop aliéner les prétendants à l'Union, jusqu'à des choix totalement contraires, cependant l'exemple turc dit qu'avoir empêché Ankara d'entrer à Bruxelles a préservé l'Europe d'une véritable dictature, qui ne ferait que faire des ravages au sein des institutions européennes, avec des conséquences totalement déstabilisantes pour la vie de l'Union. Il est donc nécessaire de développer des tactiques alternatives à un processus interne ou externe, qui sachent dépasser les temps et les méthodes d'insertion actuels, bien que certainement pas courts. Une idée pourrait être une collaboration basée sur une sorte de fédération à l'Union des États non membres, avec la possibilité pour les fonctionnaires européens d'examiner la capacité de démocratie et de respect des droits au sein des institutions de ces pays, afin d'obtenir une jugement plus direct des intentions réelles des États candidats. Ce qu'il faut, en conclusion, c'est la vérification de la conviction réelle d'adhésion à l'Europe, pour éviter les entrées dues à la transposition exclusive des avantages économiques, mais aussi pour empêcher les membres historiques de l'Union d'en bénéficier.
Problemas relacionados com o desejo de expandir a União Europeia com os países dos Balcãs
A visão inclusiva da Alemanha, provavelmente em parte explicável pelos benefícios econômicos a serem obtidos para si mesma, dos países dos Balcãs dentro da União Europeia vê uma aceleração da chanceler Merkel, que recentemente reiterou sua posição, embora reconhecendo que o processo de integração ainda requer a conquista de várias condições e requisitos. Segundo Merkel, os seis países dos Balcãs, que ainda não foram integrados na União Europeia, devem poder aderir a Bruxelas porque se trata de uma importância estratégica fundamental para a Europa e a União deve ser protagonista e liderar este processo. Esta visão está condicionada pelo temor, na Europa e nos Estados Unidos, de que a vitalidade da ação política e financeira, especialmente na China, mas também na Rússia, possa levar a presenças pesadas nas fronteiras europeias, tanto a nível geopolítico como militar ponto de vista. É uma perplexidade partilhada, que, no entanto, não pode justificar adesões precipitadas porque não estão convencidas dos valores europeus e que, consequentemente, pode tornar-se um factor de alteração ulterior dos já frágeis equilíbrios internos da União. A questão é fundamental para a própria sobrevivência da União Europeia: as adesões instrumentais aos benefícios econômicos da maioria dos países do ex-bloco soviético deveriam constituir um alerta para a prática da aceitação de novos membros com base em critérios mais seletivos e seguros para o comum. Casa europeia. Muitas vezes agora, casos como a recusa de compartilhar os migrantes ou a promulgação de leis iliberais e em claro contraste com os princípios inspiradores de uma Europa unida, geraram confrontos amargos entre os membros da União, que retardaram sua vida política. É preciso também relembrar o caso do Brexit, como uma advertência sempre presente a um país nunca totalmente convencido do projeto europeu, mas capaz de garantir, no entanto, vantagens substanciais para sua economia. Se as dúvidas inglesas se baseavam em temas utilitaristas, para os países balcânicos a verdadeira questão é se esses povos e, consequentemente, os governos que expressam, têm a maturidade democrática necessária para poderem aderir à Europa. Infelizmente, esta pergunta ainda tem uma resposta negativa se pensarmos na obra e nas leis, que espezinham os direitos civis na União, de países como a Polónia e a Hungria, que se revelaram manifestamente imaturos do ponto de vista democrático pensando, provavelmente porque neles não realizaram um processo capaz de elaborar os valores democráticos de forma completa. A presença, ainda muito intrusiva, nas sociedades desses países do costume comunista anti-libertário ainda condiciona a capacidade de aceitação da evolução social daqueles países, privilegiando uma ideologia típica nos caminhos da extrema direita, não muito distante, portanto, da concepção totalitária vigente no bloco soviético. Se as partes dos países dos Balcãs realmente favoráveis à adesão à União, não só pelos benefícios económicos, conseguirem emergir e mostrar uma verdadeira mudança na sociedade desses países, nada os impedirá de entrar na Europa, senão pelos No momento, muitas dúvidas ainda aparecem. Sacrificar ainda mais os valores europeus, apenas para evitar o avanço chinês e russo, parece ser uma solução pior para o problema, quando, por outro lado, seria aconselhável perguntar se continuamos a permitir países que não o merecem. privilégio de fazer parte da Europa. Em vez de uma política demasiado inclusiva, seria preferível implementar critérios de inclusão mais rigorosos, necessários para uma maior protecção da coesão europeia. Pode-se objetar que tal política poderia alienar os pretendentes a aderir à União muito longe, até escolhas totalmente contrárias, porém o exemplo turco diz que ter impedido Ancara de entrar em Bruxelas preservou a Europa de ter uma verdadeira ditadura, que apenas causar estragos nas instituições europeias, com consequências totalmente desestabilizadoras para a vida da União. É necessário, portanto, desenvolver táticas alternativas a um processo interno ou externo, que saibam superar os tempos e métodos de inserção atuais, embora certamente não curtos. Uma ideia poderia ser uma colaboração baseada numa espécie de federação à União de Estados não membros, com a possibilidade de os funcionários europeus examinarem a capacidade da democracia e do respeito pelos direitos nas instituições desses países, a fim de obter um julgamento mais direto das reais intenções dos países candidatos. O que é necessário, em conclusão, é a verificação da real convicção de adesão à Europa, para evitar entradas por transposição exclusiva de benefícios económicos, mas também para evitar que os membros históricos da União deles beneficiem.