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martedì 17 agosto 2021

الاتحاد الأوروبي يواجه صعوبة مع تدفقات الهجرة الجديدة من أفغانستان

 إن الاتحاد الأوروبي منزعج من العواقب المحتملة ، لا سيما على المستوى الداخلي ، للهجرة من أفغانستان ، والتي من المتوقع أن تكون كبيرة للغاية من حيث العدد. من المحتمل أن يتم إدارة وضع معقد للغاية: الشاغل المباشر هو إدارة تدفقات الهجرة ، ولكن تطور العلاقات بين الدول الأوروبية ، والتي ذكر العديد منها بالفعل أنه ليس لديها نية لاستضافة اللاجئين ، بل إنها في الواقع تعمل على رفض و الإعادة إلى الوطن. على المدى القصير ، تهدف بروكسل إلى تعزيز الدعم الاقتصادي للدول التي ستشارك على الفور في حركات الهجرة ، بقصد تفضيل الاستمرارية في تلك البلدان المعنية على الفور ، ولكن من الواضح أنه حل لا يتضمن رؤية طويلة المدى والهدف من ذلك هو قضاء بعض الوقت في تطوير تكتيكات واستراتيجيات قادرة على التوفيق بين احتياجات جميع الأعضاء الأوروبيين ، مع إهمال ، مع ذلك ، مبادئ التضامن بين الدول ، على أساس البقاء داخل الاتحاد. الدولة التي يوجد بها أكبر عدد من الأفغان على أراضيها هي ألمانيا ، التي قالت إنها غير مستعدة لزيادة المهاجرين من هذا البلد. في الوقت الحالي ، وقع وزراء خارجية الدول الأوروبية ، باستثناء المجر والمجر ، إعلانًا ، جنبًا إلى جنب مع الولايات المتحدة الأمريكية ، والذي ينبغي أن يسمح لجميع المواطنين الأفغان الذين ينوون مغادرة بلادهم بالتمكن من القيام بذلك ، عبر حدود الدول المجاورة ، لكنه إعلان مبدأ لا يوفر حلاً ماديًا لإيواء ومساعدة المهاجرين الفارين من طالبان. موقف نفاق ، حتى لو كانت المسؤوليات الأمريكية واضحة: سلوك واشنطن ، بالإضافة إلى التخلي عن المدنيين الأفغان لديكتاتورية طالبان الدينية ، يعرض دول الجوار أولاً وأوروبا لاحقًا ، لتأثير هجرة كبير ، وهو أمر مأساوي. يرد على ما حدث مع سوريا عندما سمح كسل إدارة أوباما بشن حرب مأساوية امتدت إلى قسم كبير من الشرق الأوسط. تخاطر أوروبا بتعليق جديد لمعاهدة شنغن ويجب على بايدن أن يفكر كثيرًا في هذا العنصر ، بعد ما بدا أنه موقف إيجابي مع حلفائه القدامى. يجب أن تأخذ هذه الاعتبارات في الاعتبار القضية داخل أوروبا ، المتمثلة في الانتخابات الألمانية المقبلة ، والتي ستحدد خليفة المستشارة ميركل: في برلين ، أثبت النقاش حول خيارات الحلف الأطلسي أنه شديد الأهمية مع واشنطن وقد يصبح هذا بمثابة مشكلة بايدن ، والتي يمكن أن تتفاقم مع قضية الهجرة. كالعادة ، تتبع بروكسل مسار برلين ، وإن كان بطريقة أقل قسوة ، تدين الإجراء الأمريكي ، مدعومًا بالبيانات التي سينتجها الانسحاب الأمريكي: تشير التقديرات إلى أن 12 مليونًا من السكان الأفغان الذين واجهوا بالفعل صعوبة في العثور على الغذاء تحت النظام القديم ، سيزيد إلى 18 مليون نسمة ، مع وجود طالبان في الحكومة. وبالتالي ، فإن حالة الطوارئ الخاصة بالهجرة لن تكون سياسية فحسب ، بل ستكون أيضًا غذاءًا ، وستتحول المسافة القصيرة نسبيًا ، التي تبلغ 4500 كيلومتر ، والتي تفصل الدولة الأفغانية عن أوروبا إلى طريق جديد للاجئين. في هذا السيناريو ، يصبح دور دول مثل إيران وباكستان حاسمًا في تقديم الدعم للمهاجرين وتجنب التطورات الخطيرة في العلاقات داخل أوروبا. في الوقت الحالي ، تستضيف إيران ما لا يقل عن 3.5 مليون لاجئ ، ولهذا السبب تمول بروكسل طهران بحوالي 15 مليون يورو ، إذا أصبح الدور الإيراني أكثر أهمية للحد من ضغط الهجرة ، وكذلك زيادة ضرورية في التمويل. أن طهران لا تستطيع أيضًا المطالبة بمراجعة العقوبات ، مما يتسبب في حدوث تصادم بين أوروبا والولايات المتحدة: حجة لا ينبغي للبيت الأبيض الاستهانة بها. كما أن الدور الباكستاني مهم أيضًا ، حيث يستضيف 3 ملايين لاجئ آخرين وقد حصل بالفعل على 20 مليون يورو في عام 2020 و 7 حتى الآن في عام 2021. ويقتضي عدم كفاية تمويل الأمم المتحدة من أوروبا زيادة التمويل للبلدان التي تسمح لهم بالتخفيف من وطأة أوضاعهم. ضغط الهجرة. بطبيعة الحال ، فإن التكتيك الذي تم وضعه بهذه الطريقة فقط يعرض بروكسل لابتزاز محتمل والضعف الدولي للاتحاد لا يساعد في التغلب على هذا الخطر: سبب آخر لوضع السياسة الأوروبية بطريقة مختلفة ، من أجل أن تصبح سياسيًا. موضوع من الدرجة الأولى ، بما يتجاوز الدور الاقتصادي البحت اليوم.

lunedì 16 agosto 2021

Le conseguenze internazionali del ritorno al potere dei talebani

 Appare fin troppo ovvio dichiarare che la riconquista di Kabul e dell’intero Afghanistan è una sconfitta occidentale tra le più pesanti e con pericolose ripercussioni sugli equilibri che vanno aldilà di quelli regionali, perché riguardano gli aspetti generali del terrorismo e delle questioni geopolitiche. E’ un fatto che per arrivare a questa conclusione era meglio non iniziare neanche una occupazione che ha comportato un tragico bilancio di vittime e spese finanziarie letteralmente sprecate con una ritirata con la quale i militari ed i politici americani dovranno fare i conti per anni. C’è un concorso di fatti sottovalutati che ha contribuito ad una gestione approssimativa, che è alla base del fallimento; intanto l’approccio iniziale di USA e Gran Bretagna, orientato ad una operazione più che altro militare, sembra la tragica ripetizione di quanto accaduto in Iran; al contrario gli altri alleati europei avrebbero preferito un approccio più da missione di pace, ma non sono riusciti ad imporre la propria visione, giocando ruoli importanti, ma sostanzialmente di secondo piano. La questione del ritiro è stata una sorta di accordo tacito tra la Casa Bianca, già con Trump e poi con Biden, con l’opinione pubblica americana, che ormai non comprendeva l’occupazione afghana a causa dei tanti morti tra i soldati americani ed i tanti soldi pubblici spesi in questa lunga avventura. I politici americani non sono riusciti, anche per loro stessa scarsa convinzione, a convincere la maggioranza della popolazione americana della necessità di presidiare uno stato, che in mano ai talebani, diventerà la base di diversi gruppi terroristici, che avranno a disposizione un proprio territorio per formare nuove generazioni di terroristi, che avranno come obiettivo l’occidente. Sottovalutare questo pericolo è molto pericoloso, ma ormai sarà meglio pensare alle contromisure adeguate per  il contenimento di quella che minaccia di diventare una delle prossime emergenze più gravi. A questo proposito deve essere valutata la presenza di alleati non proprio fedeli come il Pakistan, all’interno della questione: i rapporti con i talebani del governo pachistano sono certi, come sicuro è il coinvolgimento con Al Qaeda, la formazione terroristica che si pronostica avrà i maggiori vantaggi dal ritorno dei talebani al potere. Alcuni analisti hanno parlato di tattica di Biden per lasciare la gestione del problema alla Cina: non ci sono conferme o smentite ufficiali, ma questa tesi appare poco probabile, innanzitutto perché il dogma di Pechino in politica estera resta quello di non intromettersi nelle questioni interne, poi ci sono segnali inequivocabili, che, al contrario dimostrerebbero come la Cina sia pronta a sfruttare il disimpegno americano a proprio favore. La prima è lo storico legame con il Pakistan, nato in funzione anti indiana, secondo i talebani, pur essendo musulmani sunniti, non hanno mai condannato le persecuzioni di Pechino contro gli uiguri, i musulmani cinesi. La Cina può arrivare, con l’aiuto pachistano, ad offrire la propria tecnologia ad un paese arretrato in cambio di una pace regionale e della concessione di entrare nel territorio afghano con l’accordo di una non aggressione reciproca, inoltre il prestigio conseguente alla sostituzione degli americani è considerata una questione di prestigio per i cinesi, che, potrebbero anche esportare il proprio sistema politico, più facilmente in una dittatura seppure religiosa. Anche l’atteggiamento della Russia sarà da seguire: Mosca è una delle poche capitali che non intende chiudere le sue rappresentanze diplomatiche, proprio per allacciare legami di amicizia con i talebani, considerati potenziali alleati contro gli USA. Quindi sia Cina che Russia vorrebbero riempire il vuoto lasciato da Washington, proprio in funzione antiamericana;  tuttavia il comportamento dei talebani non è mai lineare: in questa fase hanno bisogno di risorse estere e di riconoscimenti internazionali, che non potranno certamente arrivare dall’occidente, ma una volta che il loro potere riuscisse ad assestarsi l’atteggiamento verso potenziali nuovi alleati potrebbe subire variazioni provenienti dalla loro visione religiosa integralista. Il problema più immediato è però di natura umanitaria: la popolazione sta andando verso lo stremo e la minaccia di carestie e situazioni sanitarie molto gravi è quasi una certezza, mentre la questione dei profughi rappresenta una ulteriore minaccia per la stabilità dell’Europa, che presto dovrà affrontare tra gli stati membri di Bruxelles una massa di richiedenti rifugio, che minaccia di innescare nuove tensioni su argomenti di competenza comune, ma rifiutati da alcuni stati: un problema, che collegato alla nuova minaccia terroristica può portare ad uno stato di grave crisi all’interno dell’Unione. 

The international consequences of the return to power of the Taliban

 It seems all too obvious to declare that the reconquest of Kabul and of the whole of Afghanistan is one of the heaviest Western defeats and with dangerous repercussions on balances that go beyond regional ones, because they concern the general aspects of terrorism and geopolitical issues. It is a fact that to reach this conclusion it was better not to start even an occupation that resulted in a tragic death toll and literally wasted financial expenses with a retreat that the American military and politicians will have to deal with for years. There is a concurrence of underestimated facts that contributed to an approximate management, which is at the root of the bankruptcy; meanwhile, the initial approach of the US and Great Britain, oriented towards a more military operation, seems to be the tragic repetition of what happened in Iran; on the contrary, the other European allies would have preferred a more peace mission approach, but failed to impose their own vision, playing important but substantially secondary roles. The withdrawal issue was a sort of tacit agreement between the White House, formerly with Trump and then with Biden, with the American public, which by now did not understand the Afghan occupation due to the many deaths between American soldiers and the a lot of public money spent on this long adventure. American politicians have failed, even for their own lack of conviction, to convince the majority of the American population of the need to preside over a state, which in the hands of the Taliban, will become the base of various terrorist groups, which will have their own territory at their disposal for train new generations of terrorists, who will target the West. Underestimating this danger is very dangerous, but by now it will be better to think about adequate countermeasures to contain what threatens to become one of the next most serious emergencies. In this regard, the presence of allies not exactly loyal such as Pakistan must be assessed within the question: relations with the Pakistani government's Taliban are certain, just as the involvement with Al Qaeda is certain, the terrorist formation that is predicted will have the greatest benefits from the return of the Taliban to power. Some analysts have talked about Biden's tactic to leave the management of the problem to China: there are no official confirmations or denials, but this thesis appears unlikely, first of all because Beijing's dogma in foreign policy remains that of not meddling in internal matters. then there are unequivocal signs, which, on the contrary, would demonstrate how China is ready to exploit the American disengagement in its own favor. The first is the historical link with Pakistan, born in an anti-Indian function, according to the Taliban, although they are Sunni Muslims, they have never condemned the persecutions of Beijing against the Uyghurs, the Chinese Muslims. China can, with Pakistani help, offer its technology to a backward country in exchange for a regional peace and the concession to enter Afghan territory with the agreement of mutual non-aggression, plus the prestige resulting from the replacement. of the Americans is considered a matter of prestige for the Chinese, who could also export their political system, more easily into a dictatorship, albeit a religious one. Russia's attitude will also have to be followed: Moscow is one of the few capitals that does not intend to close its diplomatic representations, precisely to establish friendly ties with the Taliban, considered potential allies against the US. So both China and Russia would like to fill the void left by Washington, precisely in an anti-American function; however the behavior of the Taliban is never linear: at this stage they need foreign resources and international recognition, which certainly cannot come from the West, but once their power is able to settle, the attitude towards potential new allies could undergo variations deriving from their fundamentalist religious vision. The most immediate problem, however, is of a humanitarian nature: the population is going to the end and the threat of famine and very serious health situations is almost a certainty, while the refugee issue represents a further threat to the stability of Europe, which will soon will have to face a mass of refugees among the member states of Brussels, which threatens to trigger new tensions on matters of common competence, but rejected by some states: a problem, which linked to the new terrorist threat can lead to a state of serious crisis in the within the Union.

Las consecuencias internacionales del regreso al poder de los talibanes

 Parece demasiado obvio afirmar que la reconquista de Kabul y de todo Afganistán es una de las derrotas occidentales más duras y con peligrosas repercusiones en los equilibrios que van más allá de los regionales, porque atañen a los aspectos generales del terrorismo y las cuestiones geopolíticas. . Es un hecho que para llegar a esta conclusión era mejor no comenzar ni siquiera una ocupación que resultó en un trágico número de muertos y literalmente desperdició gastos financieros con una retirada con la que los militares y políticos estadounidenses tendrán que lidiar durante años. Existe una concurrencia de hechos subestimados que contribuyeron a una gestión aproximada, que está en la raíz de la quiebra; mientras tanto, el acercamiento inicial de Estados Unidos y Gran Bretaña, orientado a una operación más militar, parece ser la trágica repetición de lo ocurrido en Irán; por el contrario, los otros aliados europeos hubieran preferido un enfoque más misionero de paz, pero no lograron imponer su propia visión, desempeñando papeles importantes pero sustancialmente secundarios. El tema de la retirada fue una especie de acuerdo tácito entre la Casa Blanca, antes con Trump y luego con Biden, con el público estadounidense, que a estas alturas no entendía la ocupación afgana debido a las muchas muertes entre soldados estadounidenses y mucha gente. dinero gastado en esta larga aventura. Los políticos estadounidenses han fracasado, incluso por su propia falta de convicción, en convencer a la mayoría de la población estadounidense de la necesidad de presidir un estado, que en manos de los talibanes, se convertirá en la base de varios grupos terroristas, que habrán su propio territorio a su disposición para entrenar a las nuevas generaciones de terroristas, que atacarán a Occidente. Subestimar este peligro es muy peligroso, pero a estas alturas será mejor pensar en contramedidas adecuadas para contener lo que amenaza con convertirse en una de las próximas emergencias más graves. En este sentido, la presencia de aliados no exactamente leales como Pakistán debe valorarse dentro de la pregunta: las relaciones con los talibanes del gobierno paquistaní son seguras, así como la implicación con Al Qaeda es segura, la formación terrorista que se pronostica tendrá la mayor se beneficia del regreso de los talibanes al poder. Algunos analistas han hablado de la táctica de Biden de dejar la gestión del problema a China: no hay confirmaciones ni negaciones oficiales, pero esta tesis parece poco probable, en primer lugar porque el dogma de Pekín en política exterior sigue siendo el de no entrometerse en asuntos internos. hay indicios inequívocos que, por el contrario, demostrarían cómo China está dispuesta a aprovechar la desconexión estadounidense a su favor. El primero es el vínculo histórico con Pakistán, nacido con una función anti-india, según los talibanes, aunque son musulmanes sunitas, nunca han condenado las persecuciones de Pekín contra los uigures, los musulmanes chinos. China puede, con ayuda paquistaní, ofrecer su tecnología a un país atrasado a cambio de una paz regional y la concesión para entrar en territorio afgano con el acuerdo de no agresión mutua, más el prestigio resultante del reemplazo. De los estadounidenses se considera un cuestión de prestigio para los chinos, que también podían exportar su sistema político, más fácilmente a una dictadura, aunque religiosa. También habrá que seguir la actitud de Rusia: Moscú es una de las pocas capitales que no pretende cerrar sus representaciones diplomáticas, precisamente para establecer lazos amistosos con los talibanes, considerados potenciales aliados contra Estados Unidos. Así que tanto China como Rusia quisieran llenar el vacío dejado por Washington, precisamente en una función antiamericana; sin embargo, el comportamiento de los talibanes nunca es lineal: en esta etapa necesitan recursos externos y reconocimiento internacional, que ciertamente no pueden venir de Occidente, pero una vez que su poder se asiente, la actitud hacia nuevos aliados potenciales podría sufrir variaciones derivadas de sus visión religiosa fundamentalista. El problema más inmediato, sin embargo, es de carácter humanitario: la población está llegando al extremo y la amenaza de hambruna y situaciones de salud muy graves es casi una certeza, mientras que la cuestión de los refugiados representa una nueva amenaza para la estabilidad de Europa, que Pronto tendrá que hacer frente a una masa de refugiados entre los estados miembros de Bruselas, que amenaza con desencadenar nuevas tensiones en materias de competencia común, pero rechazada por algunos estados: un problema, que vinculado a la nueva amenaza terrorista puede conducir a un estado de grave crisis en el interior de la Unión.

Die internationalen Folgen der Rückkehr der Taliban

 Es scheint nur allzu offensichtlich zu erklären, dass die Rückeroberung Kabuls und ganz Afghanistans eine der schwersten Niederlagen des Westens ist und gefährliche Auswirkungen auf die Bilanzen hat, die über die regionalen hinausgehen, weil sie die allgemeinen Aspekte des Terrorismus und geopolitische Fragen betreffen . Es ist eine Tatsache, dass es besser war, um zu dieser Schlussfolgerung zu gelangen, nicht einmal eine Besetzung zu beginnen, die zu einer tragischen Zahl von Todesopfern und buchstäblich verschwendeten finanziellen Ausgaben führte, mit einem Rückzug, mit dem das amerikanische Militär und die amerikanische Politik jahrelang kämpfen müssen. Es gibt eine Übereinstimmung von unterschätzten Tatsachen, die zu einer ungefähren Verwaltung beigetragen haben, die der Insolvenz zugrunde liegt; inzwischen scheint der anfängliche Ansatz der USA und Großbritanniens, der auf eine eher militärische Operation ausgerichtet ist, die tragische Wiederholung dessen zu sein, was im Iran passiert ist; im Gegenteil, die anderen europäischen Verbündeten hätten einen eher friedenspolitischen Ansatz bevorzugt, aber ihre eigene Vision nicht durchgesetzt und spielten eine wichtige, aber im Wesentlichen untergeordnete Rolle. Die Abzugsfrage war eine Art stillschweigende Vereinbarung zwischen dem Weißen Haus, früher mit Trump und dann mit Biden, mit der amerikanischen Öffentlichkeit, die die afghanische Besatzung aufgrund der vielen Toten zwischen amerikanischen Soldaten und der großen Öffentlichkeit inzwischen nicht verstand Geld für dieses lange Abenteuer ausgegeben. Amerikanische Politiker haben es selbst aus Mangel an Überzeugung versäumt, die Mehrheit der amerikanischen Bevölkerung von der Notwendigkeit zu überzeugen, einem Staat vorzustehen, der in den Händen der Taliban zur Basis verschiedener Terrorgruppen werden wird, die ihr eigenes Territorium zur Verfügung, um neue Generationen von Terroristen auszubilden, die auf den Westen abzielen. Diese Gefahr zu unterschätzen ist sehr gefährlich, aber jetzt ist es besser, über geeignete Gegenmaßnahmen nachzudenken, um den drohenden Ernstfall einzudämmen. In diesem Zusammenhang muss die Anwesenheit von nicht gerade loyalen Verbündeten wie Pakistan im Rahmen der Frage bewertet werden: Die Beziehungen zu den Taliban der pakistanischen Regierung sind sicher, ebenso wie die Verstrickung mit Al-Qaida, die prognostizierte terroristische Formation wird die größte profitiert von der Rückkehr der Taliban an die Macht. Einige Analysten haben über Bidens Taktik gesprochen, das Management des Problems China zu überlassen: Es gibt keine offiziellen Bestätigungen oder Dementimente, aber diese These erscheint unwahrscheinlich, vor allem weil Pekings außenpolitisches Dogma das bleibt, sich nicht in interne Angelegenheiten einzumischen es gibt eindeutige Anzeichen, die im Gegenteil zeigen würden, wie China bereit ist, den amerikanischen Rückzug zu seinen Gunsten auszunutzen. Die erste ist die historische Verbindung zu Pakistan, die mit einer anti-indischen Funktion geboren wurde, nach Ansicht der Taliban, obwohl sie sunnitische Muslime sind, haben sie die Verfolgungen Pekings gegen die Uiguren, die chinesischen Muslime, nie verurteilt. China kann mit pakistanischer Hilfe einem rückständigen Land seine Technologie im Austausch für einen regionalen Frieden und das Zugeständnis zum Eintritt in afghanisches Territorium mit der Vereinbarung gegenseitiger Nichtangriffsbereitschaft anbieten, zuzüglich des Prestiges, das sich aus der Ablösung der Amerikaner ergibt Prestigefrage für die Chinesen, die ihr politisches System auch leichter in eine, wenn auch religiöse, Diktatur exportieren könnten. Auch die Haltung Russlands muss beachtet werden: Moskau ist eine der wenigen Hauptstädte, die nicht beabsichtigt, ihre diplomatischen Vertretungen zu schließen, gerade um freundschaftliche Beziehungen zu den Taliban aufzubauen, die als potenzielle Verbündete gegen die USA gelten. Sowohl China als auch Russland möchten also die Lücke füllen, die Washington hinterlassen hat, und zwar gerade in einer antiamerikanischen Funktion; Das Verhalten der Taliban ist jedoch nie linear: In diesem Stadium brauchen sie ausländische Ressourcen und internationale Anerkennung, die sicherlich nicht aus dem Westen kommen kann, aber sobald ihre Macht sesshaft ist, könnte die Haltung gegenüber potenziellen neuen Verbündeten aufgrund ihrer fundamentalistische religiöse Vision. Das unmittelbarste Problem ist jedoch humanitärer Natur: Die Bevölkerung geht auf die Spitze, und die Gefahr von Hungersnöten und sehr ernsten Gesundheitssituationen ist fast sicher, während die Flüchtlingsfrage eine weitere Bedrohung für die Stabilität Europas darstellt, die wird sich bald einer Masse von Flüchtlingen unter den Mitgliedsstaaten Brüssels stellen müssen, die neue Spannungen in Angelegenheiten der gemeinsamen Zuständigkeit auszulösen droht, aber von einigen Staaten abgelehnt wird: ein Problem, das in Verbindung mit der neuen terroristischen Bedrohung zu einem Staat führen kann einer schweren Krise in der Union.

Les conséquences internationales du retour au pouvoir des talibans

 Il semble trop évident de déclarer que la reconquête de Kaboul et de l'ensemble de l'Afghanistan est l'une des plus lourdes défaites occidentales et aux répercussions dangereuses sur les équilibres qui dépassent les équilibres régionaux, car elles concernent les aspects généraux du terrorisme et les enjeux géopolitiques. . C'est un fait que pour parvenir à cette conclusion, il valait mieux ne pas commencer même une occupation qui a entraîné un nombre tragique de morts et littéralement gaspillé des dépenses financières avec une retraite à laquelle les militaires et les politiciens américains devront faire face pendant des années. Il y a un concours de faits sous-estimés qui ont contribué à une gestion approximative, qui est à l'origine de la faillite ; pendant ce temps, l'approche initiale des États-Unis et de la Grande-Bretagne, orientée vers une opération plus militaire, semble être la répétition tragique de ce qui s'est passé en Iran ; au contraire, les autres alliés européens auraient préféré une approche plus missionnaire de la paix, mais n'ont pas réussi à imposer leur propre vision, jouant des rôles importants mais substantiellement secondaires. La question du retrait était une sorte d'accord tacite entre la Maison Blanche, anciennement avec Trump puis avec Biden, avec le public américain, qui ne comprenait désormais pas l'occupation afghane en raison des nombreux décès entre les soldats américains et le grand public. l'argent dépensé dans cette longue aventure. Les politiciens américains n'ont pas réussi, même par manque de conviction, à convaincre la majorité de la population américaine de la nécessité de présider un État qui, aux mains des talibans, deviendra la base de divers groupes terroristes, qui auront leur propre territoire à leur disposition pour former de nouvelles générations de terroristes, qui cibleront l'Occident. Sous-estimer ce danger est très dangereux, mais il sera désormais préférable de penser à des contre-mesures adéquates pour contenir ce qui menace de devenir l'une des prochaines urgences les plus graves. A cet égard, la présence d'alliés pas exactement fidèles comme le Pakistan doit être appréciée dans la question : les relations avec les talibans du gouvernement pakistanais sont certaines, tout comme l'implication avec Al-Qaïda est certaine, la formation terroriste qui est prédite aura la plus grande profite du retour des talibans au pouvoir. Certains analystes ont évoqué la tactique de Biden de laisser la gestion du problème à la Chine : il n'y a ni confirmations ni démentis officiels, mais cette thèse paraît peu probable, d'abord parce que le dogme de Pékin en matière de politique étrangère reste celui de ne pas se mêler des affaires intérieures. il y a des signes sans équivoque qui, au contraire, démontreraient comment la Chine est prête à exploiter le désengagement américain en sa faveur. Le premier est le lien historique avec le Pakistan, né avec une fonction anti-indienne, selon les talibans, bien qu'ils soient musulmans sunnites, ils n'ont jamais condamné les persécutions de Pékin contre les Ouïghours, les musulmans chinois. La Chine peut, avec l'aide pakistanaise, offrir sa technologie à un pays arriéré en échange d'une paix régionale et de la concession d'entrer sur le territoire afghan avec l'accord de non-agression mutuelle, plus le prestige résultant du remplacement des Américains est considéré comme un question de prestige pour les Chinois, qui pourraient aussi exporter leur système politique, plus facilement vers une dictature, fût-elle religieuse. L'attitude de la Russie devra également être suivie : Moscou est l'une des rares capitales qui n'entend pas fermer ses représentations diplomatiques, précisément pour établir des liens d'amitié avec les talibans, considérés comme des alliés potentiels contre les Etats-Unis. Aussi bien la Chine que la Russie voudraient combler le vide laissé par Washington, précisément dans une fonction anti-américaine ; cependant le comportement des talibans n'est jamais linéaire : à ce stade, ils ont besoin de ressources étrangères et d'une reconnaissance internationale, qui ne peuvent certainement pas venir de l'Occident, mais une fois leur pouvoir en mesure de s'installer, l'attitude envers de nouveaux alliés potentiels pourrait subir des variations en fonction de leur vision religieuse fondamentaliste. Le problème le plus immédiat est cependant de nature humanitaire : la population va à l'extrême et la menace de famine et des situations sanitaires très graves sont presque une certitude, tandis que la question des réfugiés représente une menace supplémentaire pour la stabilité de l'Europe, qui va bientôt devoir faire face à une masse de réfugiés parmi les Etats membres de Bruxelles, ce qui menace de déclencher de nouvelles tensions sur des questions de compétence commune, mais rejetées par certains Etats : un problème, qui lié à la nouvelle menace terroriste peut conduire à un Etat de crise grave au sein de l'Union.

As consequências internacionais do retorno ao poder do Taleban

 Parece muito óbvio afirmar que a reconquista de Cabul e de todo o Afeganistão é uma das mais pesadas derrotas do Ocidente e com perigosas repercussões nas balanças que vão além das regionais, porque dizem respeito aos aspectos gerais do terrorismo e às questões geopolíticas . É fato que, para chegar a essa conclusão, era melhor não iniciar nem mesmo uma ocupação que resultou em um trágico número de mortos e literalmente desperdiçou despesas financeiras com uma retirada que os militares e políticos americanos terão de enfrentar por anos. Concorrem fatos subestimados que contribuíram para uma gestão aproximada, que está na raiz da falência; enquanto isso, a abordagem inicial dos EUA e da Grã-Bretanha, orientada para uma operação mais militar, parece ser a trágica repetição do que aconteceu no Irã; pelo contrário, os outros aliados europeus teriam preferido uma abordagem de missão de paz mais, mas não conseguiram impor sua própria visão, desempenhando papéis importantes, mas substancialmente secundários. A questão da retirada era uma espécie de acordo tácito entre a Casa Branca, antes com Trump e depois com Biden, com o público americano, que a essa altura não entendia a ocupação afegã devido às muitas mortes entre soldados americanos e muito público dinheiro gasto nesta longa aventura. Os políticos americanos falharam, mesmo por sua própria falta de convicção, em convencer a maioria da população americana da necessidade de presidir um Estado, que nas mãos do Taleban, se tornará a base de vários grupos terroristas, que terão seu próprio território à sua disposição para treinar novas gerações de terroristas, que terão como alvo o Ocidente. Subestimar esse perigo é muito perigoso, mas agora será melhor pensar em contramedidas adequadas para conter o que ameaça se tornar uma das próximas emergências mais sérias. Nesse sentido, a presença de aliados não exatamente leais como o Paquistão deve ser avaliada dentro da questão: as relações com o governo do Talibã paquistanês são certas, assim como o envolvimento com a Al Qaeda é certo, a formação terrorista que se prevê será maior beneficia do retorno do Taleban ao poder. Alguns analistas têm falado sobre a tática de Biden de deixar a gestão do problema para a China: não há confirmações ou negações oficiais, mas essa tese parece improvável, em primeiro lugar porque o dogma de Pequim na política externa continua sendo o de não se intrometer nos assuntos internos. há indícios inequívocos que, ao contrário, demonstrariam como a China está disposta a explorar a seu favor o desligamento americano. O primeiro é o vínculo histórico com o Paquistão, nascido com uma função anti-indiana, segundo o Talibã, embora sejam muçulmanos sunitas, nunca condenaram as perseguições de Pequim contra os uigures, os muçulmanos chineses. A China pode, com a ajuda do Paquistão, oferecer sua tecnologia a um país atrasado em troca de uma paz regional e da concessão para entrar em território afegão com o acordo de não agressão mútua, mais o prestígio resultante da substituição. questão de prestígio para os chineses, que também poderiam exportar seu sistema político, mais facilmente para uma ditadura, ainda que religiosa. A atitude da Rússia também terá de ser seguida: Moscou é uma das poucas capitais que não pretende fechar suas representações diplomáticas, justamente para estabelecer laços de amizade com o Taleban, considerado aliado potencial contra os EUA. Portanto, tanto China quanto Rússia gostariam de preencher o vazio deixado por Washington, justamente em uma função antiamericana; no entanto, o comportamento do Taleban nunca é linear: nesta fase, eles precisam de recursos estrangeiros e reconhecimento internacional, que certamente não podem vir do Ocidente, mas uma vez que seu poder seja capaz de se estabelecer, a atitude em relação a potenciais novos aliados pode sofrer variações decorrentes de seus visão religiosa fundamentalista. O problema mais imediato, no entanto, é de natureza humanitária: a população está a chegar ao extremo e a ameaça de fome e de gravíssimas situações de saúde é quase certa, enquanto a questão dos refugiados representa mais uma ameaça à estabilidade da Europa, que em breve terá que enfrentar uma massa de refugiados entre os estados membros de Bruxelas, que ameaça desencadear novas tensões em questões de competência comum, mas rejeitada por alguns estados: um problema, que ligado à nova ameaça terrorista pode levar a um estado graves crises na União.