كمقدمة لمجموعة العشرين ، التي ستعقد في نوفمبر المقبل في بالي بإندونيسيا ، تنعقد مجموعة العشرين في نفس المكان الذي يهم وزراء خارجية أكبر عشرين اقتصادا في العالم. هذه فرصة رائعة ، خاصة بالنسبة لروسيا ، التي يمكن أن تكتسب الرؤية التي تفتقر إليها مع تقدم الصراع الأوكراني. قام وزير خارجية موسكو ، بعد بداية الغزو ، بعملية عسكرية خاصة ، والتي وقعت في 24 فبراير ، بعدة بعثات دبلوماسية كانت ، مع ذلك ، عبارة عن قمم ثنائية على وجه الحصر تقريبًا ، دون أن تتاح له الفرصة أبدًا لحضورها. حدث متعدد الأطراف له أهمية عالمية. يمثل التواجد لروسيا فرصة لا تُفوَّت ، حتى لو أثارت انتقادات كثيرة من الدول الغربية ، التي قاطعت المحادثات مع الممثل الأعلى للسياسة الخارجية لموسكو ، مؤكدة على ضرورة عدم التوقيع على أي إعلان مشترك والقدوم للتعبير عن الرأي فيها. لصالح استبعاد روسيا من جميع اجتماعات مجموعة العشرين. والسبب هو أنها لا توفر مثل هذا الجمهور المهم ، وهذا يعطي صدى دوليًا واسعًا لبلد انتهك ، من خلال غزو دولة أخرى ، كل قاعدة من قواعد القانون الدولي. هذا الرأي ، الذي تشترك فيه الدول الغربية على نطاق واسع ، لا تشاركه دول مثل الصين وإندونيسيا والهند وجنوب إفريقيا ، التي اتخذت مواقف أكثر تصالحية تجاه موسكو ، خاصة فيما يتعلق بقضية العقوبات. وفي ذلك ، تدعم الصين صراحة روسيا في إنكار شرعية العقوبات الاقتصادية والسياسية التي فرضها الغرب على موسكو ، لأنها حُسمت خارج الأمم المتحدة. لا يبدو هذا الاعتراض جديرًا بالقبول ، حتى فيما يتجاوز الانتهاك الروسي الصارخ وارتكاب جرائم حرب ضد السكان المدنيين ، وذلك على وجه التحديد لأن آلية عمل مجلس الأمن التابع للأمم المتحدة تنص على أن الأعضاء الدائمين ، بما في ذلك الصين والدول العربية. روسيا ، يمكنهم ممارسة حق النقض على القرارات ، وفي هذه الحالة في صراع مفتوح حول موضوعية الحكم وتضارب مصالح موسكو. ورغم مقاومة زملائه الغربيين ، استطاع الوزير الروسي لفت الانتباه ، ليس فقط لوجوده ، ولكن للاجتماع مع نظيره الصيني ، حيث تم العثور على نقاط تقارب مختلفة ، خاصة ضد الولايات المتحدة ، المتهمين بممارسة تهدف السياسة صراحة إلى احتواء موسكو وبكين ، بما في ذلك من خلال تقويض النظام العالمي. وشدد الوزير الصيني على أنه رغم الصعوبات التي يمثلها ثقل العقوبات ، يظل البلدان متحدان في منظور استراتيجي مشترك ، والغرب يطرح تساؤلات جدية حول الموقف الصيني من استمرار الصراع وموقف بكين. . الصين ، على الرغم من معارضتها ، لحماية مصالحها التجارية ، في حالة الحرب لا تحب غزو واشنطن لتايوان ، وهي حالة شبيهة جدًا بأراضي شرق أوكرانيا أو شبه جزيرة القرم ، علاوة على ذلك ، زاد النفور بعد أن اتهمت الولايات المتحدة صراحة مرة أخرى صينيون يمارسون التجسس الصناعي. ومع ذلك ، فإن المشكلة ملموسة وأجبرت الولايات المتحدة على معالجة حتى تلك الشركات الغربية التي تتعاون مع بكين. ترى الصين في هذا الموقف سلوكًا أمريكيًا مشابهًا لذلك الذي مارسته ضد روسيا مع توسع الحلف الأطلسي وبالتالي النفوذ الأمريكي في دول الاتحاد السوفيتي السابق ، والتي اعتبرتها موسكو مناطق نفوذها: وصول أمريكي محتمل على الحدود الروس ، يبرر رد الفعل الروسي جزئيًا على الأقل. إن القياس مع النشاط الأمريكي في روسيا له أهمية مزدوجة بالنسبة للصين ويتعلق بكل من تايوان والتوسع التجاري الذي يسمح بنمو الناتج المحلي الإجمالي ، والذي يعتبر ضرورة لا غنى عنها لحكومة جمهورية الصين الشعبية. إذا فهمنا أسباب الولايات المتحدة لنمو مماثل للاقتصاد في السياق العالمي ، في منافسة واضحة مع الصين ، يمكن تخفيف بعض الأسباب عن طريق إزالة الدعم ، الذي يبدو أنه يتزايد ، من بكين إلى موسكو. إن إزالة الدعم الصيني ، جزئيًا على الأقل ، من شأنه أن يجبر بوتين على مراجعة مواقفه في الحرب الأوكرانية ويمكن أن يكون أسرع طريقة للتوصل إلى هدنة وما يترتب على ذلك من نهاية للصراع.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
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venerdì 8 luglio 2022
mercoledì 6 luglio 2022
Biden visiterà l'Arabia Saudita invertendo il suo giudizio
La riapertura dei pellegrinaggi alla Mecca, dopo la sospensione di due anni per la pandemia, precede la visita del presidente americano Biden in Arabia Saudita. Il numero di pellegrini previsto è di circa un milione e la visita alla città santa dell’Islam risulta obbligatoria per i fedeli musulmani almeno una volta nella vita. Il pellegrinaggio di questi giorni è il più importante dell’anno e per la ricorrenza, il principe ereditario Mohammed Bin Salman intende sfruttarne tutte le potenzialità che può ricavare soprattutto a livello politico. Se in condizioni di normalità, per il paese arabo la ricorrenza religiosa porta un incremento dei guadagni e fornisce una legittimità maggiore a Riyadh all’interno del mondo islamico, quest’anno il pellegrinaggio potrebbe essere funzionale, se non ad una riabilitazione, almeno ad una sorta di sospensione del giudizio sul principe ereditario relativamente all’omicidio del giornalista dissidente avvenuto in Turchia, di cui Bin Salman è stato accusato di essere il mandante. Proprio per questo fatto lo stesso presidente statunitense Biden aveva descritto l’Arabia Saudita come un paria. Nel frattempo in Arabia Saudita è stato celebrato un processo dove sono stati condannati alla pena capitale per la morte del giornalista alcuni componenti dei servizi segreti, ma ciò non è servito per eliminare i dubbi sul principe ereditario, malgrado un incremento della sua attività pubblica e la concessione di alcune riforme verso le donne, che sono sembrate, per la verità, più apparenti che sostanziali; tuttavia la congiuntura internazionale con la guerra in Ucraina che ha determinato le sanzioni, soprattutto sulle forniture energetiche, impone la necessità di riprendere le relazioni con il regime saudita soprattutto per facilitare l’incremento delle forniture del petrolio di Riyadh verso gli alleati americani penalizzati dal blocco dalle importazioni dalla Russia. Si tratta di un chiaro episodio di realpolitik, che, per raggiungere obiettivi immediati, sacrifica la condanna di uno dei paesi più repressivi del mondo, che, tra l’altro, è protagonista della feroce guerra nello Yemen, dove per gli interessi sauditi sono stati sacrificati civili inermi e che ha creato una situazione igienico sanitaria tra le più gravi del mondo. Del resto un caso analogo è rappresentato dal sacrificio della causa curda, che con i suoi combattenti ha praticamente sostituito i soldati americani contro lo Stato islamico, a favore di Erdogan, un dittatore palesemente in difficoltà all’interno del suo paese, che cerca una riabilitazione internazionale con la sua azione diplomatica per la risoluzione della guerra tra Kiev e Mosca. Gli analisti internazionali prevedono che Biden, proprio per giustificare la sua visita e con essa la riabilitazione del paese arabo, sarà impegnato a lodare le riforme promesse da Bin Salman per riformare il rigido impianto statale di tipo islamista. Se queste giravolte politiche sono sempre esistite e sono state anche giustificate dalle necessità contingenti, occorre però arrivare, anche se non in maniera immediata ma progressiva, ad punto fermo dove certe nazioni che presentano determinate condizioni non possano più rientrare tra gli interlocutori affidabili. Il discorso è certamente molto ampio perché investe diversi settori, se non la totalità, degli aspetti politici ed economici che riguardano le democrazie occidentali. Il caso in questione evidenzia la peculiarità di fornire credito internazionale ad un mandante di un assassinio, un crimine compiuto sul terreno di un paese straniero ed inoltre contro la libertà di stampa, una persona che ha violato una serie di regole che non lo possono qualificare come interlocutore all’altezza degli standard richiesti, tuttavia il momento di necessità, dovuto anche ad una possibile, anche se non probabile, potenziale collaborazione con Stati nemici, obbliga il massimo rappresentante occidentale a convalidare la promessa di eventuali miglioramenti di leggi, che con ogni probabilità, saranno solo operazioni di facciata. Dal punto di vista diplomatico può rappresentare un successo, ma da quello politico, rappresenta una sorta di delegittimazione, non del singolo presidente americano, ma di tutto l’occidente. La necessità di eliminare rapporti di questo tipo, o, almeno, averli da un punto di forza, deve essere elaborata in maniera programmata e progressiva con una politica generale capace di investire sia gli aspetti politici che economici, iniziando proprio dall’interno dell’occidente, mantenendo le peculiarità dei singoli Stati ma trovando punti comuni non derogabili regolati da accordi e trattati internazionali regolarmente ratificati dai parlamenti nazionali.
Biden will visit Saudi Arabia reversing his judgment
The reopening of pilgrimages to Mecca, after the two-year suspension due to the pandemic, precedes the visit of American President Biden to Saudi Arabia. The expected number of pilgrims is around one million and a visit to the holy city of Islam is mandatory for Muslim faithful at least once in their life. The pilgrimage of these days is the most important of the year and for the anniversary, Crown Prince Mohammed Bin Salman intends to exploit all the potential that he can obtain, especially at the political level. If in normal conditions, for the Arab country the religious celebration brings an increase in earnings and provides greater legitimacy to Riyadh within the Islamic world, this year the pilgrimage could be functional, if not for rehabilitation, at least for a sort of suspension of the judgment on the crown prince in relation to the murder of the dissident journalist in Turkey, of which Bin Salman was accused of being the instigator. Precisely for this fact, US President Biden himself had described Saudi Arabia as a pariah. Meanwhile in Saudi Arabia a trial was held in which some members of the secret services were sentenced to death for the death of the journalist, but this did not serve to eliminate doubts about the crown prince, despite an increase in his public activity and the the granting of some reforms towards women, which actually seemed more apparent than substantial; however, the international situation with the war in Ukraine which led to the sanctions, especially on energy supplies, imposes the need to resume relations with the Saudi regime, above all to facilitate the increase in oil supplies from Riyadh to American allies penalized by the blockade from imports from Russia. This is a clear episode of realpolitik, which, in order to achieve immediate objectives, sacrifices the condemnation of one of the most repressive countries in the world, which, among other things, is the protagonist of the fierce war in Yemen, where Saudi interests have unarmed civilians sacrificed and which has created one of the most serious health and hygiene situations in the world. Moreover, a similar case is represented by the sacrifice of the Kurdish cause, which with its fighters has practically replaced the American soldiers against the Islamic State, in favor of Erdogan, a dictator clearly in difficulty within his country, who seeks rehabilitation international with its diplomatic action for the resolution of the war between Kiev and Moscow. International analysts predict that Biden, precisely to justify his visit and with it the rehabilitation of the Arab country, will be committed to praising the reforms promised by Bin Salman to reform the rigid state structure of the Islamist type. If these political twists have always existed and have also been justified by contingent needs, however, it is necessary to arrive, albeit not immediately but progressively, at a fixed point where certain nations that have certain conditions can no longer be among the reliable interlocutors. The discourse is certainly very broad because it involves various sectors, if not all, of the political and economic aspects that concern Western democracies. The case in question highlights the peculiarity of providing international credit to an instigator of an assassination, a crime committed on the ground of a foreign country and also against the freedom of the press, a person who has violated a series of rules that cannot qualify him as interlocutor up to the standards required, however the moment of necessity, also due to a possible, even if not probable, potential collaboration with enemy states, obliges the highest Western representative to validate the promise of any improvements in laws, which in all likelihood , they will be only facade operations. From a diplomatic point of view it can represent a success, but from a political point of view, it represents a sort of delegitimization, not of the single American president, but of the whole West. The need to eliminate relations of this type, or, at least, to have them from a point of strength, must be developed in a programmed and progressive manner with a general policy capable of investing both political and economic aspects, starting right from within the West. , maintaining the peculiarities of the individual States but finding non-derogable common points regulated by international agreements and treaties regularly ratified by national parliaments.
Biden visitará Arabia Saudita revirtiendo su juicio
La reapertura de las peregrinaciones a La Meca, tras la suspensión de dos años por la pandemia, precede a la visita del presidente estadounidense Biden a Arabia Saudí. El número esperado de peregrinos ronda el millón y la visita a la ciudad santa del Islam es obligatoria para los fieles musulmanes al menos una vez en la vida. La peregrinación de estos días es la más importante del año y para el aniversario, el príncipe heredero Mohammed Bin Salman pretende explotar todo el potencial que pueda derivar, especialmente a nivel político. Si en condiciones normales, para el país árabe la celebración religiosa supone un aumento de ingresos y dota de mayor legitimidad a Riad dentro del mundo islámico, este año la peregrinación podría ser funcional, si no para la rehabilitación, al menos para una suerte de suspensión de la sentencia al príncipe heredero en relación con el asesinato del periodista disidente en Turquía, del que Bin Salman fue acusado de ser el instigador. Precisamente por este hecho, el propio presidente estadounidense Biden había calificado a Arabia Saudí de paria. Mientras tanto, en Arabia Saudí se llevó a cabo un juicio en el que algunos miembros de los servicios secretos fueron condenados a muerte por la muerte del periodista, pero esto no sirvió para disipar las dudas sobre el príncipe heredero, a pesar del aumento de su actividad pública y la concesión de algunas reformas hacia la mujer, que en realidad parecían más aparentes que sustanciales; sin embargo, la situación internacional con la guerra de Ucrania que motivó las sanciones, especialmente sobre el suministro energético, impone la necesidad de retomar las relaciones con el régimen saudí, especialmente para facilitar el aumento de los suministros de petróleo desde Riad a los aliados estadounidenses penalizados por el bloqueo de importaciones de Rusia. Se trata de un claro episodio de realpolitik, que, para conseguir objetivos inmediatos, sacrifica la condena de uno de los países más represivos del mundo, que, entre otras cosas, es protagonista de la feroz guerra de Yemen, donde intereses saudíes han sacrificado civiles desarmados y que ha creado una de las situaciones de salud e higiene más graves del mundo. Es más, un caso similar lo representa el sacrificio de la causa kurda, que con sus combatientes ha sustituido prácticamente a los soldados estadounidenses frente al Estado Islámico, en favor de Erdogan, un dictador claramente en apuros dentro de su país, que busca la rehabilitación internacional con su acción diplomática para la resolución de la guerra entre Kiev y Moscú. Analistas internacionales vaticinan que Biden, precisamente para justificar su visita y con ella la rehabilitación del país árabe, se empeñará en ensalzar las reformas prometidas por Bin Salman para reformar la rígida estructura estatal de tipo islamista. Si estos giros políticos han existido siempre y también han sido justificados por necesidades contingentes, sin embargo, es necesario llegar, aunque no de inmediato sino progresivamente, a un punto fijo donde ciertas naciones que tienen ciertas condiciones ya no pueden estar entre los interlocutores confiables. El discurso es ciertamente muy amplio porque involucra a varios sectores, si no a todos, de los aspectos políticos y económicos que preocupan a las democracias occidentales. El caso en cuestión pone de relieve la peculiaridad de otorgar crédito internacional a un instigador de un magnicidio, delito cometido en suelo extranjero y también contra la libertad de prensa, persona que ha violado una serie de normas que no pueden calificarlo como interlocutor hasta los estándares requeridos, sin embargo el momento de necesidad, también debido a una posible, aunque no probable, potencial colaboración con estados enemigos, obliga al máximo representante occidental a validar la promesa de cualquier mejora en las leyes, que con toda probabilidad , serán solo operaciones de fachada. Desde un punto de vista diplomático puede representar un éxito, pero desde un punto de vista político, representa una especie de deslegitimación, no del único presidente estadounidense, sino de todo Occidente. La necesidad de eliminar relaciones de este tipo, o, al menos, tenerlas desde un punto fuerte, debe elaborarse de manera programada y progresiva con una política general capaz de invertir tanto los aspectos políticos como económicos, comenzando desde dentro de Occidente. ., manteniendo las peculiaridades de los Estados individuales pero encontrando puntos comunes inderogables regulados por acuerdos y tratados internacionales ratificados periódicamente por los parlamentos nacionales.
Biden wird Saudi-Arabien besuchen und sein Urteil revidieren
Die Wiedereröffnung der Pilgerfahrten nach Mekka nach der zweijährigen Unterbrechung aufgrund der Pandemie geht dem Besuch des amerikanischen Präsidenten Biden in Saudi-Arabien voraus. Die erwartete Zahl der Pilger liegt bei rund einer Million und ein Besuch der heiligen Stadt des Islam ist für muslimische Gläubige mindestens einmal in ihrem Leben Pflicht. Die Wallfahrt dieser Tage ist die wichtigste des Jahres und zum Jubiläum will Kronprinz Mohammed Bin Salman vor allem auf politischer Ebene sein ganzes Potenzial ausschöpfen. Wenn die religiöse Feier unter normalen Bedingungen für das arabische Land eine Einkommenssteigerung bringt und Riad eine größere Legitimität innerhalb der islamischen Welt verleiht, könnte die Wallfahrt in diesem Jahr, wenn nicht zur Rehabilitation, zumindest zu einer Art Suspendierung der Religion führen Urteil über den Kronprinzen im Zusammenhang mit dem Mord an dem regimekritischen Journalisten in der Türkei, dessen Anstifter Bin Salman vorgeworfen wird. Gerade wegen dieser Tatsache hatte US-Präsident Biden selbst Saudi-Arabien als Paria bezeichnet. Währenddessen wurde in Saudi-Arabien ein Prozess abgehalten, in dem einige Geheimdienstmitarbeiter wegen des Todes des Journalisten zum Tode verurteilt wurden, was jedoch trotz einer Zunahme seiner öffentlichen Tätigkeit und der Anklage nicht dazu diente, Zweifel an dem Kronprinzen auszuräumen Bewilligung einiger Reformen gegenüber Frauen, die eigentlich eher scheinbar als substanziell erschienen; Die internationale Situation mit dem Krieg in der Ukraine, der zu den Sanktionen führte, insbesondere in Bezug auf Energielieferungen, erfordert jedoch die Wiederaufnahme der Beziehungen zum saudischen Regime, insbesondere um die Erhöhung der Öllieferungen von Riad an die durch die Blockade bestraften amerikanischen Verbündeten zu erleichtern Importe aus Russland. Dies ist eine klare Folge von Realpolitik, die, um unmittelbare Ziele zu erreichen, die Verurteilung eines der repressivsten Länder der Welt opfert, das unter anderem der Protagonist des erbitterten Krieges im Jemen ist, an dem Saudis interessiert sind unbewaffnete Zivilisten geopfert haben und die zu einer der ernstesten Gesundheits- und Hygienesituationen der Welt geführt haben. Darüber hinaus stellt ein ähnlicher Fall die Opferung der kurdischen Sache dar, die mit ihren Kämpfern praktisch die amerikanischen Soldaten gegen den Islamischen Staat ersetzt hat, zugunsten von Erdogan, einem Diktator, der in seinem Land eindeutig in Schwierigkeiten steckt und mit seinem internationalen Wiederaufbau sucht diplomatische Aktion zur Lösung des Krieges zwischen Kiew und Moskau. Internationale Analysten sagen voraus, dass Biden, gerade um seinen Besuch und damit die Rehabilitierung des arabischen Landes zu rechtfertigen, die von Bin Salman versprochenen Reformen zur Reform der starren islamistischen Staatsstruktur loben wird. Wenn diese politischen Wendungen schon immer existierten und auch durch kontingente Bedürfnisse gerechtfertigt wurden, muss man jedoch, wenn auch nicht sofort, sondern schrittweise, an einen Fixpunkt gelangen, an dem bestimmte Nationen mit bestimmten Bedingungen nicht mehr zu den verlässlichen Gesprächspartnern gehören können. Der Diskurs ist sicherlich sehr weit gefasst, weil er verschiedene Sektoren, wenn nicht alle, der politischen und wirtschaftlichen Aspekte betrifft, die die westlichen Demokratien betreffen. Der fragliche Fall unterstreicht die Besonderheit, einem Anstifter eines Attentats, eines Verbrechens, das auf dem Boden eines fremden Landes begangen wurde, und auch gegen die Pressefreiheit, einer Person, die gegen eine Reihe von Regeln verstoßen hat, die ihn nicht qualifizieren können, internationale Kredite zu gewähren als Gesprächspartner den geforderten Standards entspricht, jedoch der Moment der Notwendigkeit, auch aufgrund einer möglichen, wenn auch nicht wahrscheinlichen, potenziellen Zusammenarbeit mit feindlichen Staaten, den obersten westlichen Repräsentanten verpflichtet, das Versprechen etwaiger Gesetzesverbesserungen zu bestätigen, was aller Voraussicht nach erfolgen wird , es werden nur Fassadenoperationen sein. Aus diplomatischer Sicht kann es ein Erfolg sein, aber aus politischer Sicht stellt es eine Art Delegitimierung dar, nicht des einzelnen amerikanischen Präsidenten, sondern des gesamten Westens. Die Notwendigkeit, Beziehungen dieser Art zu beseitigen oder zumindest von einem starken Punkt aus zu haben, muss auf eine programmierte und progressive Weise mit einer allgemeinen Politik ausgearbeitet werden, die in der Lage ist, sowohl politische als auch wirtschaftliche Aspekte zu berücksichtigen, die direkt im Westen beginnen ., die Besonderheiten der einzelnen Staaten beizubehalten, aber unabweisbare gemeinsame Punkte zu finden, die durch internationale Abkommen und Verträge geregelt werden, die regelmäßig von den nationalen Parlamenten ratifiziert werden.
Biden se rendra en Arabie saoudite pour revenir sur son jugement
La réouverture des pèlerinages à La Mecque, après la suspension de deux ans due à la pandémie, précède la visite du président américain Biden en Arabie saoudite. Le nombre attendu de pèlerins est d'environ un million et une visite dans la ville sainte de l'islam est obligatoire pour les fidèles musulmans au moins une fois dans leur vie. Le pèlerinage de ces jours est le plus important de l'année et pour l'anniversaire, le prince héritier Mohammed Bin Salman entend exploiter tout le potentiel qu'il peut en tirer, notamment au niveau politique. Si dans des conditions normales, pour le pays arabe, la célébration religieuse apporte une augmentation de revenus et donne une plus grande légitimité à Riyad au sein du monde islamique, cette année le pèlerinage pourrait être fonctionnel, sinon de réhabilitation, du moins d'une sorte de suspension de la jugement sur le prince héritier en relation avec le meurtre du journaliste dissident en Turquie, dont Bin Salman était accusé d'être l'instigateur. Précisément pour ce fait, le président américain Biden lui-même avait qualifié l'Arabie saoudite de paria. Pendant ce temps, en Arabie saoudite, un procès a eu lieu au cours duquel certains membres des services secrets ont été condamnés à mort pour la mort du journaliste, mais cela n'a pas permis d'éliminer les doutes sur le prince héritier, malgré une augmentation de son activité publique et la l'octroi de certaines réformes en faveur des femmes, qui semblaient en fait plus apparentes que substantielles ; cependant, la situation internationale avec la guerre en Ukraine qui a conduit aux sanctions, notamment sur l'approvisionnement énergétique, impose la nécessité de renouer les relations avec le régime saoudien, notamment pour faciliter l'augmentation de l'approvisionnement en pétrole de Riyad aux alliés américains pénalisés par le blocus de importations de Russie. Il s'agit d'un épisode clair de realpolitik, qui, pour atteindre des objectifs immédiats, sacrifie la condamnation de l'un des pays les plus répressifs au monde, qui est, entre autres, le protagoniste de la guerre acharnée au Yémen, où les intérêts saoudiens ont sacrifié des civils non armés et qui a créé l'une des situations de santé et d'hygiène les plus graves au monde. De plus, un cas similaire est représenté par le sacrifice de la cause kurde, qui avec ses combattants a pratiquement remplacé les soldats américains contre l'État islamique, en faveur d'Erdogan, un dictateur clairement en difficulté dans son pays, qui cherche la réhabilitation internationale avec ses action diplomatique pour la résolution de la guerre entre Kiev et Moscou. Les analystes internationaux prédisent que Biden, précisément pour justifier sa visite et avec elle la réhabilitation du pays arabe, s'engagera à louer les réformes promises par Bin Salman pour réformer la structure étatique rigide de type islamiste. Si ces rebondissements politiques ont toujours existé et ont aussi été justifiés par des nécessités contingentes, il faut cependant arriver, certes pas immédiatement mais progressivement, à un point fixe où certaines nations qui ont certaines conditions ne peuvent plus figurer parmi les interlocuteurs fiables. Le discours est certes très large car il touche divers secteurs, sinon tous, des aspects politiques et économiques qui concernent les démocraties occidentales. L'affaire en question met en évidence la particularité d'accorder un crédit international à un instigateur d'un assassinat, un crime commis sur le sol d'un pays étranger et aussi contre la liberté de la presse, une personne qui a violé une série de règles qui ne peuvent le qualifier en tant qu'interlocuteur à la hauteur des normes requises, mais le moment de nécessité, dû également à une éventuelle, voire probable, collaboration potentielle avec des États ennemis, oblige le plus haut représentant occidental à valider la promesse de toute amélioration des lois, ce qui selon toute vraisemblance , ce ne seront que des opérations de façade. D'un point de vue diplomatique, cela peut représenter un succès, mais d'un point de vue politique, cela représente une sorte de délégitimation, non pas du seul président américain, mais de tout l'Occident. La nécessité d'éliminer les relations de ce type, ou, du moins, de les avoir à partir d'un point fort, doit être élaborée de manière programmée et progressive avec une politique générale capable d'investir à la fois les aspects politiques et économiques, en partant de l'intérieur même de l'Occident . . , conservant les particularités de chaque État mais trouvant des points communs indérogeables régis par des accords et traités internationaux régulièrement ratifiés par les parlements nationaux.
Biden visitará a Arábia Saudita revertendo seu julgamento
A reabertura das peregrinações a Meca, após a suspensão de dois anos devido à pandemia, antecede a visita do presidente americano Biden à Arábia Saudita. O número esperado de peregrinos é de cerca de um milhão e uma visita à cidade sagrada do Islã é obrigatória para os fiéis muçulmanos pelo menos uma vez na vida. A peregrinação destes dias é a mais importante do ano e para o aniversário, o príncipe herdeiro Mohammed Bin Salman pretende explorar todo o potencial que possa derivar, especialmente a nível político. Se em condições normais, para o país árabe a celebração religiosa traz um aumento de rendimentos e confere maior legitimidade a Riad no mundo islâmico, este ano a peregrinação poderá ser funcional, se não para reabilitação, pelo menos para uma espécie de suspensão da julgamento do príncipe herdeiro pelo assassinato do jornalista dissidente na Turquia, do qual Bin Salman foi acusado de ser o instigador. Precisamente por isso, o próprio presidente dos EUA, Biden, descreveu a Arábia Saudita como um pária. Enquanto isso, na Arábia Saudita, foi realizado um julgamento em que alguns membros dos serviços secretos foram condenados à morte pela morte do jornalista, mas isso não serviu para eliminar dúvidas sobre o príncipe herdeiro, apesar do aumento de sua atividade pública e da concessão de algumas reformas para as mulheres, que na verdade pareciam mais aparentes do que substanciais; no entanto, a conjuntura internacional com a guerra na Ucrânia que conduziu às sanções, sobretudo ao abastecimento de energia, impõe a necessidade de reatar as relações com o regime saudita, sobretudo para facilitar o aumento do abastecimento de petróleo de Riad aos aliados americanos penalizados pelo bloqueio de importações da Rússia. Este é um claro episódio de realpolitik, que, para atingir objetivos imediatos, sacrifica a condenação de um dos países mais repressivos do mundo, que, entre outras coisas, é o protagonista da feroz guerra no Iêmen, onde interesses sauditas sacrificaram civis desarmados e que criou uma das mais graves situações de saúde e higiene do mundo. Além disso, caso semelhante é representado pelo sacrifício da causa curda, que com seus combatentes praticamente substituiu os soldados americanos contra o Estado Islâmico, em favor de Erdogan, um ditador claramente em dificuldades dentro de seu país, que busca a reabilitação internacional com seus ação diplomática para a resolução da guerra entre Kiev e Moscou. Analistas internacionais preveem que Biden, justamente para justificar sua visita e com ela a reabilitação do país árabe, se comprometerá a elogiar as reformas prometidas por Bin Salman para reformar a rígida estrutura estatal de tipo islâmico. Se essas reviravoltas políticas sempre existiram e também foram justificadas por necessidades contingentes, no entanto, é necessário chegar, ainda que não imediatamente, mas progressivamente, a um ponto fixo onde certas nações que têm certas condições não podem mais estar entre os interlocutores confiáveis. O discurso é certamente muito amplo porque envolve vários setores, senão todos, dos aspectos políticos e econômicos que dizem respeito às democracias ocidentais. O caso em questão destaca a peculiaridade de conceder crédito internacional a um instigador de um assassinato, crime cometido em território estrangeiro e também contra a liberdade de imprensa, aquele que violou uma série de regras que não o qualificam como interlocutor até os padrões exigidos, porém o momento de necessidade, também devido a uma possível, ainda que não provável, potencial colaboração com Estados inimigos, obriga o mais alto representante ocidental a validar a promessa de quaisquer melhorias nas leis, o que com toda a probabilidade , serão apenas operações de fachada. Do ponto de vista diplomático pode representar um sucesso, mas do ponto de vista político, representa uma espécie de deslegitimação, não do único presidente americano, mas de todo o Ocidente. A necessidade de eliminar relações desse tipo, ou, pelo menos, tê-las a partir de um ponto forte, deve ser elaborada de forma programada e progressiva com uma política geral capaz de investir tanto os aspectos políticos quanto econômicos, a partir do Ocidente . , mantendo as peculiaridades de cada Estado, mas encontrando pontos comuns inderrogáveis regulados por acordos e tratados internacionais regularmente ratificados pelos parlamentos nacionais.