تتقدم إستراتيجية الاتحاد الأوروبي ببطء ومع العديد من الشكوك حول قبول دول البلقان ضمن منظمته. الهدف الرئيسي هو إزالة دول البلقان من النفوذ الروسي المحتمل ، الأمر الذي سيجبر أوروبا على أن يكون لموسكو حضور إضافي على حدودها ؛ من ناحية أخرى ، تستمر الشكوك حول وجود الشروط التي تتطلبها بروكسل وأيضًا حول الفرصة الحقيقية لتوسيع أعضاء الاتحاد إلى دول غير مقتنعة تمامًا بالمبادئ الأوروبية وطموحة بشكل أساسي لدخول أغنى سوق في العالم والاستفادة من الإعانات الغنية التي يقدمها الاتحاد الأوروبي. تركز نسبة التكلفة إلى الفائدة لقبول البوسنة ، وكوسوفو ، والجبل الأسود ، ومقدونيا الشمالية ، وصربيا على وجه التحديد على المعضلة بين الحاجة إلى الاستبعاد من دول النفوذ الروسي حيث يكون التعاطف مع موسكو حاضرًا وعاليًا ، وإدارة الدول التي قد تشبه العلاقة مع تلك الموجودة في ميثاق فيزغراد. مع القواعد الأوروبية الحالية القائمة على إجماع القرارات ، فإن السماح بدخول أعضاء جدد ، الذين لا نمتلك لهم الضمانات الكاملة ، يبدو أنه يمثل مثل هذا الخطر القادر على زيادة إضعاف التوازنات غير المستقرة التي تحكم الاتحاد ؛ ستكون الحالة مختلفة حيث تم استبدال معيار الإجماع بمعيار الأغلبية ، مما يجعل من المستحيل عرقلة القرارات والسماح بحوكمة أسرع للهيئة فوق الوطنية ولا تعوقها الاحتياجات الطارئة ، وأيضًا وقبل كل شيء سياسي ، الأفراد رعايا الدولة. لذلك ، في الوقت الحالي ، نتقدم ببطء ، للمساعدة في مكافحة أزمة الطاقة وغيرها من التنازلات العملية ، ولكنها ذات أهمية ثانوية ، مثل تمديد خدمة التجوال الهاتفي ؛ بالإضافة إلى إعلان رسمي أعاد فيه الاتحاد الأوروبي التأكيد على "التزامه الكامل والصريح بالمنظور الأوروبي لجميع دول غرب البلقان". ومع ذلك ، يجب النظر إلى هذه التطورات الصغيرة بنظرة إيجابية ، لأن الدول المرشحة للقمة و وضع رئيس المفوضية نية لمواجهة الصعوبات الناجمة عن الحرب في أوكرانيا والتوقعات الجيدة ، وإن كان ذلك على المدى المتوسط ، بشأن مستقبل العلاقات بين الأطراف. كما استخدم رئيس المجلس الأوروبي عبارات التفاؤل لدخول دول البلطيق إلى أوروبا ، ولكن مع توقيت غير فوري ، مما يؤكد مرة أخرى فرضية عملية ليست قصيرة بالتأكيد ، ولكن ، على ما يبدو ، حتمية. بالنسبة لبعض البلدان ، يمكن أن يكون التكامل أقرب ، وفي الواقع ، من أجل ألبانيا والجبل الأسود ومقدونيا الشمالية ، حقيقة عضويتها بالفعل في الحلف الأطلسي هي عامل تفضيلي للقبول في بروكسل ، حتى لو كنت أعرف ولا توجد حتى الآن عقبات فيما يتعلق بالمتطلبات التي يطلبها الاتحاد والتي تعهدت هذه الدول بالعمل عليها لتحقيق المعايير المطلوبة. يبدو مسار البوسنة أطول بسبب عدم استقرارها الدستوري ، الذي اتخذ طابعًا مزمنًا ، مما يشكل سببًا حاسمًا لإبطاء عملية القبول. قضية كوسوفو أكثر تعقيدًا ، لأن دولة البلقان تدرك حاليًا أنه لا يمكنها حتى بدء عملية القبول لأنه يتعين عليها حل مشاكل الاعتراف الدولي لإعلانها من جانب واحد الاستقلال وعدم الاعتراف بصربيا ، الاتحاد. روسيا ، وقبل كل شيء ، 5 أعضاء في الاتحاد الأوروبي (إسبانيا وقبرص واليونان وسلوفاكيا ورومانيا) وجمهورية الصين الشعبية ؛ أكبر عقبة في أوروبا تتمثل في مدريد التي ترفض الاعتراف بمقارنة انفصال كوسوفو بتلك التي حاولت كاتالونيا. ومع ذلك ، فإن الحالة الأكثر تعقيدًا هي صربيا ، التي تدعي أنها تريد المضي قدمًا نحو الانضمام إلى الاتحاد ، ولكنها في الوقت نفسه تحافظ على علاقاتها مع روسيا ، والتي ليست سياسية فحسب ، بل ثقافية ودينية أيضًا. مع نقطة التحول في الحرب الأوكرانية والموقف الذي حافظ عليه بوتين لفترة طويلة من المعارضة العميقة لاحترام الحقوق المدنية والسياسية والتناقض العميق مع المعارضة ، فإن سلوك بلغراد غير مقبول بالنسبة لبروكسل والمسافة العميقة التي امتلكتها. بين الاتحاد ، المؤيد بشدة للأطلسي ، وروسيا ، يبدو حاليًا كعقبة لا يمكن التغلب عليها. بدون التوافق مع السياسة الخارجية الأوروبية ، ليس لدى صربيا أي فرصة للانضمام إلى أوروبا ، ولكن هذه النتيجة ستكون غير مواتية للغاية بالنسبة للاتحاد ، الذي قد يشهد حتى ارتفاع قاعدة الأسطول الروسي في وسط البحر الأدرياتيكي: وهو أمر لا يجب أن يكون كذلك. بالتأكيد يحدث.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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mercoledì 7 dicembre 2022
martedì 8 novembre 2022
Il difficile dialogo tra Russia ed Ucraina
Secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense “Washington Post”, l’amministrazione della Casa Bianca avrebbe esortato, in maniera informale, l’esecutivo di Kiev a dimostrarsi disponibile affinché l’Ucraina possa iniziare un percorso che possa portare a colloqui con il governo russo. Secondo l’esecutivo americano esisterebbe il concreto pericolo, per il paese ucraino, di perdere il sostegno e gli aiuti di altre nazioni; secondo alcuni analisti la sollecitazione statunitense è solo propedeutica ad un eventuale diminuzione del volume degli aiuti, soprattutto militari, in previsione di possibili cambiamenti degli assetti politici e di indirizzo di alcuni paesi ed anche degli stessi Stati Uniti, che con le prossime elezioni di medio termine, potrebbero cambiare la composizione del potere legislativo. Insieme alle preoccupazioni di natura politica, vi sono anche quelle di natura economica, per i costi indotti dalla guerra e dal suo prolungamento, specialmente nel comparto energetico, ma non solo: infatti se i maggiori costi di produzione influiscono sull’andamento della crescita dei paesi ricchi, nei paesi poveri la preoccupazione è relativa alla mancanza di cibo, provocata dal blocco delle esportazioni del grano ucraino. Per ora queste tendenze, pur emergenti, restano minoritarie, ma le difficoltà economiche, unite al cambiamento della tendenza di alcuni governi, malgrado le smentite, potrebbero favorire una diminuzione degli aiuti in armi, anche in nome di una idea pacifista distorta, perché indirettamente nettamente favorevole a Mosca. Il presidente ucraino finora, però, non si è mostrato disponibile a cambiare il suo atteggiamento di chiusura totale a meno di non dovere trattare con un nuovo governo russo, insediato dopo la deposizione di Putin; questa eventualità appare molto remota, se non del tutto irrealizzabile, per il ferreo controllo che il presidente russo mantiene sull’apparato burocratico e di governo della Russia. La posizione ucraina, peraltro, è comprensibile: il paese è stato invaso e bombardato e trascinato in un conflitto che prodotto morte e distruzione all’interno del suo territorio, di cui ha perso porzioni consistenti; le condizioni di Kiev non riguardano solo il rifiuto di trattare con l’inquilino del Cremlino, ma comprendono anche il ritiro e la restituzione dei territori occupati con un congruo risarcimento dei danni subiti dalle azioni militari russe. Lo stesso Putin, che aveva mostrato buone intenzioni, a parole, sulla possibilità di un negoziato, mantiene un atteggiamento del tutto opposto a quello di Kiev e pretende, come punto di partenza, di mantenere i territori conquistati ed annessi con i falsi referendum e lasciando gli attuali confini inalterati. La situazione appare senza via di uscita, le posizioni sono troppo contrapposte e, tuttavia, il solo fatto che si inizi a parlare di dialogo, ancorché per ora impossibile, può significare una piccola speranza. Se l’Ucraina ha necessità di tutto il sostegno possibile ha comunque dimostrato di avere maggiore determinazione rispetto alle forze armate russe ed ha costretto Mosca a, praticamente, esaurire il suo arsenale, che necessita di essere ricostituito; la situazione interna del paese russo non è delle migliori: la crisi economica ed il malcontento, pur non sfociando in grandi proteste, non consentono di costituire una forza combattente con una convinzione pari a quella ucraina, questa guerra non è sentita come propria dal popolo russo, che ne rifugge o la accetta con rassegnazione. Questi elementi uniti anche al fatto che il Cremlino sta iniziando a subire le pressioni della Cina, contraria al proseguimento di un conflitto che comprime la crescita economica globale e quindi anche le esportazioni cinesi, indicano che la via del dialogo può essere più probabile di quanto le condizioni attuali ne consentano uno sviluppo positivo. Fermare le armi dovrà essere il primo passo necessario, ma ciò non sarà sufficiente se non sarà creata una rete mondiale capace di fare recedere le due parti dalle rispettive posizioni, sempre, però, tenendo presenti le ragioni dell’Ucraina che è il paese che è stato aggredito. Occorre che la Russia si renda conto di essere uno stato sempre più isolato ed in questo sarà fondamentale l’azione di Pechino, che, finora ha sostenuto politicamente Mosca: se ciò avverrà Putin dovrà accettare un suo ridimensionamento sul piano internazionale, recuperabile soltanto cedendo davanti alle richieste di Kiev. Il percorso non agevole e nemmeno breve, ma, al momento, pare l’unica via percorribile.
The difficult dialogue between Russia and Ukraine
According to reports from the US newspaper "Washington Post", the administration of the White House informally urged the Kiev executive to show itself available so that Ukraine can start a path that could lead to talks with the Russian government. According to the American executive, there is a real danger for the Ukrainian country of losing the support and aid of other nations; according to some analysts, the US solicitation is only preparatory to a possible decrease in the volume of aid, especially military, in anticipation of possible changes in the political structures and direction of some countries and also of the United States itself, which with the next mid-term elections , could change the composition of the legislative power. Along with political concerns, there are also those of an economic nature, due to the costs induced by the war and its prolongation, especially in the energy sector, but not only: in fact, if the higher production costs affect the growth trend of countries rich, in poor countries the concern is related to the lack of food, caused by the blocking of exports of Ukrainian wheat. For now these trends, although emerging, remain minority, but the economic difficulties, combined with the change in the trend of some governments, despite the denials, could favor a decrease in aid in arms, also in the name of a distorted pacifist idea, because indirectly clearly favorable to Moscow. Until now, however, the Ukrainian president has not shown himself willing to change his attitude of total closure unless he has to deal with a new Russian government, installed after Putin's overthrow; this eventuality appears very remote, if not completely unattainable, due to the iron control that the Russian president maintains over the bureaucratic and government apparatus of Russia. The Ukrainian position, however, is understandable: the country has been invaded and bombed and dragged into a conflict that has produced death and destruction within its territory, of which it has lost substantial portions; the conditions in Kiev do not only concern the refusal to negotiate with the tenant of the Kremlin, but also include the withdrawal and return of the occupied territories with adequate compensation for the damage suffered by Russian military actions. Putin himself, who had shown good intentions, in words, on the possibility of a negotiation, maintains an attitude completely opposite to that of Kiev and claims, as a starting point, to keep the territories conquered and annexed with the false referendums and leaving the current boundaries unaltered. The situation appears to have no way out, the positions are too conflicting and, however, the mere fact that we start talking about dialogue, even if impossible for now, can mean a little hope. If Ukraine needs all the support it can get, it has nevertheless shown that it has greater determination than the Russian armed forces and has forced Moscow to practically exhaust its arsenal, which needs to be reconstituted; the internal situation of the Russian country is not the best: the economic crisis and discontent, while not leading to major protests, do not allow the creation of a fighting force with a conviction equal to that of Ukraine, this war is not felt as its own by the Russian people , who shuns it or accepts it with resignation. These elements, combined with the fact that the Kremlin is starting to come under pressure from China, opposed to the continuation of a conflict that is compressing global economic growth and therefore also Chinese exports, indicate that the path of dialogue may be more likely than it is. current conditions allow for a positive development. Stopping the weapons will have to be the first necessary step, but this will not be enough if a world network is not created capable of making the two sides withdraw from their respective positions, always, however, keeping in mind the reasons of Ukraine which is the country it is. been attacked. Russia needs to realize that it is an increasingly isolated state and in this the action of Beijing will be fundamental, which has so far supported Moscow politically: if this happens, Putin will have to accept its downsizing on the international level, which can only be recovered by yielding to the front. to the demands of Kiev. The path is not easy and not even short, but, at the moment, it seems the only way to go.
El difícil diálogo entre Rusia y Ucrania
Según informa el diario estadounidense "Washington Post", la administración de la Casa Blanca instó de manera informal al ejecutivo de Kiev a mostrarse disponible para que Ucrania pueda iniciar un camino que podría conducir a conversaciones con el gobierno ruso. Según el ejecutivo estadounidense, existe un peligro real para el país ucraniano de perder el apoyo y la ayuda de otras naciones; según algunos analistas, la solicitud estadounidense es sólo preparatoria a una posible disminución del volumen de la ayuda, especialmente militar, en previsión de posibles cambios en las estructuras políticas y de dirección de algunos países y también del propio Estados Unidos, que con la próxima elecciones intermedias, podría cambiar la composición del poder legislativo. Junto a las preocupaciones políticas, también están las de carácter económico, por los costes inducidos por la guerra y su prolongación, especialmente en el sector energético, pero no solo: de hecho, si los mayores costes de producción afectan a la tendencia de crecimiento de los países ricos, en los países pobres la preocupación está relacionada con la falta de alimentos, provocada por el bloqueo de las exportaciones de trigo ucraniano. Por ahora estas tendencias, aunque incipientes, siguen siendo minoritarias, pero las dificultades económicas, unidas al cambio de tendencia de algunos gobiernos, a pesar de las negativas, podrían favorecer una disminución de la ayuda en armas, también en nombre de una tergiversada idea pacifista, porque indirectamente claramente favorable a Moscú. Hasta ahora, sin embargo, el presidente ucraniano no se ha mostrado dispuesto a cambiar su actitud de cierre total a menos que tenga que lidiar con un nuevo gobierno ruso, instalado tras el derrocamiento de Putin; esta eventualidad parece muy remota, si no del todo inalcanzable, debido al férreo control que el presidente ruso mantiene sobre el aparato burocrático y gubernamental de Rusia. La posición de Ucrania, sin embargo, es comprensible: el país ha sido invadido y bombardeado y arrastrado a un conflicto que ha producido muerte y destrucción dentro de su territorio, del cual ha perdido porciones sustanciales; las condiciones en Kiev no solo se refieren a la negativa a negociar con el inquilino del Kremlin, sino que también incluyen la retirada y devolución de los territorios ocupados con una compensación adecuada por los daños sufridos por las acciones militares rusas. El propio Putin, que había mostrado buenas intenciones, de palabra, sobre la posibilidad de una negociación, mantiene una actitud totalmente opuesta a la de Kiev y pretende, como punto de partida, mantener los territorios conquistados y anexionados con los falsos referéndums y dejando la límites actuales inalterados. La situación parece no tener salida, las posiciones son demasiado conflictivas y, sin embargo, el mero hecho de que empecemos a hablar de diálogo, aunque sea imposible por ahora, puede significar un poco de esperanza. Si Ucrania necesita todo el apoyo que pueda conseguir, no obstante ha demostrado que tiene más determinación que las fuerzas armadas rusas y ha obligado a Moscú a agotar prácticamente su arsenal, que necesita ser reconstituido; la situación interna del país ruso no es la mejor: la crisis económica y el descontento, si bien no conducen a grandes protestas, no permiten la creación de una fuerza de combate con una convicción igual a la de Ucrania, esta guerra no se siente como su propio del pueblo ruso, que lo rehúye o lo acepta con resignación. Estos elementos, combinados con el hecho de que el Kremlin comienza a verse presionado por China, opuesto a la continuación de un conflicto que está comprimiendo el crecimiento económico global y, por lo tanto, también las exportaciones chinas, indican que el camino del diálogo puede ser más probable que Es decir, las condiciones actuales permiten un desarrollo positivo. El cese de las armas tendrá que ser el primer paso necesario, pero no será suficiente si no se crea una red mundial capaz de hacer que los dos bandos se retiren de sus respectivas posiciones, pero siempre teniendo en cuenta las razones de Ucrania que es el país que es ha sido atacado. Rusia necesita darse cuenta de que es un estado cada vez más aislado y en ello será fundamental la acción de Pekín, que hasta ahora ha apoyado políticamente a Moscú: si esto sucede, Putin tendrá que aceptar su reducción a nivel internacional, que sólo puede ser se recuperó cediendo al frente a las exigencias de Kiev. El camino no es fácil y ni siquiera corto, pero, por el momento, parece el único camino a seguir.
Der schwierige Dialog zwischen Russland und der Ukraine
Laut Berichten der US-Zeitung "Washington Post" hat die Verwaltung des Weißen Hauses die Kiewer Exekutive informell aufgefordert, sich verfügbar zu zeigen, damit die Ukraine einen Weg einschlagen kann, der zu Gesprächen mit der russischen Regierung führen könnte. Laut der amerikanischen Exekutive besteht für das ukrainische Land die reale Gefahr, die Unterstützung und Hilfe anderer Nationen zu verlieren; Laut einigen Analysten ist die US-Anfrage nur eine Vorbereitung auf eine mögliche Verringerung des Hilfsvolumens, insbesondere des Militärs, in Erwartung möglicher Änderungen der politischen Strukturen und Richtungen einiger Länder und auch der Vereinigten Staaten selbst, die mit dem nächsten Zwischenwahlen könnten die Zusammensetzung der Legislative verändern. Neben politischen Bedenken gibt es aufgrund der durch den Krieg verursachten Kosten und seiner Verlängerung auch wirtschaftliche Bedenken, insbesondere im Energiesektor, aber nicht nur: nämlich dann, wenn die höheren Produktionskosten den Wachstumstrend der Länder beeinträchtigen Reichen, in armen Ländern betrifft die Sorge den Mangel an Nahrungsmitteln, der durch die Sperrung des Exports von ukrainischem Weizen verursacht wird. Obwohl sich diese Trends abzeichnen, bleiben sie vorerst in der Minderheit, aber die wirtschaftlichen Schwierigkeiten könnten in Verbindung mit der Trendwende einiger Regierungen trotz der Ablehnung eine Verringerung der Waffenhilfe begünstigen, auch im Namen einer verzerrten pazifistischen Idee. weil indirekt eindeutig günstig für Moskau. Bisher hat sich der ukrainische Präsident jedoch nicht bereit gezeigt, seine Haltung der totalen Schließung zu ändern, es sei denn, er muss sich mit einer neuen russischen Regierung auseinandersetzen, die nach Putins Sturz eingesetzt wurde; diese Eventualität erscheint aufgrund der eisernen Kontrolle, die der russische Präsident über den bürokratischen und staatlichen Apparat Russlands ausübt, sehr unwahrscheinlich, wenn nicht völlig unerreichbar. Die ukrainische Position ist jedoch verständlich: Das Land wurde überfallen und bombardiert und in einen Konflikt hineingezogen, der Tod und Zerstörung auf seinem Territorium verursacht hat, von dem es erhebliche Teile verloren hat; Die Bedingungen in Kiew betreffen nicht nur die Verhandlungsverweigerung mit dem Kremlpächter, sondern auch den Rückzug und die Rückgabe der besetzten Gebiete mit angemessener Entschädigung für die durch russische Militäraktionen erlittenen Schäden. Putin selbst, der mit Worten gute Absichten zur Möglichkeit einer Verhandlung gezeigt hatte, behält eine Haltung bei, die der von Kiew völlig entgegengesetzt ist, und behauptet, als Ausgangspunkt, die eroberten und annektierten Gebiete mit den falschen Referenden zu behalten und zu verlassen aktuelle Grenzen unverändert. Die Situation scheint ausweglos, die Positionen sind zu widersprüchlich, und allein die Tatsache, dass wir beginnen, über den Dialog zu sprechen, auch wenn dies derzeit unmöglich ist, kann ein wenig Hoffnung bedeuten. Wenn die Ukraine alle Unterstützung braucht, die sie bekommen kann, hat sie dennoch gezeigt, dass sie entschlossener ist als die russischen Streitkräfte, und hat Moskau gezwungen, sein Arsenal, das wiederhergestellt werden muss, praktisch zu erschöpfen; Die innere Situation des russischen Landes ist nicht die beste: Die Wirtschaftskrise und die Unzufriedenheit führen zwar nicht zu größeren Protesten, erlauben jedoch nicht die Schaffung einer Streitmacht mit einer Überzeugung, die der der Ukraine entspricht. Dieser Krieg wird nicht als solcher empfunden Eigentum des russischen Volkes, das es meidet oder resigniert hinnimmt. Diese Elemente, kombiniert mit der Tatsache, dass der Kreml beginnt, von China unter Druck zu geraten, gegen die Fortsetzung eines Konflikts, der das globale Wirtschaftswachstum und damit auch die chinesischen Exporte drückt, deuten darauf hin, dass der Weg des Dialogs wahrscheinlicher ist als er Die aktuellen Rahmenbedingungen lassen eine positive Entwicklung zu. Das Stoppen der Waffen muss der erste notwendige Schritt sein, aber das wird nicht ausreichen, wenn kein weltweites Netzwerk geschaffen wird, das in der Lage ist, die beiden Seiten dazu zu bringen, sich von ihren jeweiligen Positionen zurückzuziehen, wobei jedoch immer die Gründe der Ukraine im Auge behalten werden das Land, in dem es angegriffen wurde. Russland muss erkennen, dass es ein zunehmend isolierter Staat ist, und dabei wird das Vorgehen Pekings grundlegend sein, das Moskau bisher politisch unterstützt hat: Wenn dies geschieht, muss Putin seine Verkleinerung auf internationaler Ebene akzeptieren, was nur sein kann erholte sich, indem sie an der Front den Forderungen Kiews nachgab. Der Weg ist nicht einfach und nicht einmal kurz, aber im Moment scheint es der einzige Weg zu sein.
Le difficile dialogue entre la Russie et l'Ukraine
Selon des informations du journal américain "Washington Post", l'administration de la Maison Blanche a officieusement exhorté l'exécutif de Kiev à se montrer disponible afin que l'Ukraine puisse entamer une voie qui pourrait conduire à des pourparlers avec le gouvernement russe. Selon l'exécutif américain, il existe un réel danger pour le pays ukrainien de perdre le soutien et l'aide des autres nations ; selon certains analystes, la sollicitation américaine n'est que préparatoire à une éventuelle diminution du volume de l'aide, notamment militaire, en prévision d'éventuels changements dans les structures et l'orientation politiques de certains pays et aussi des États-Unis eux-mêmes, qui avec la prochaine les élections de mi-mandat, pourraient modifier la composition du pouvoir législatif. Aux préoccupations politiques s'ajoutent celles d'ordre économique, dues aux coûts induits par la guerre et sa prolongation, notamment dans le secteur de l'énergie, mais pas seulement : en effet, si la hausse des coûts de production affecte la tendance de croissance des pays riches, dans les pays pauvres l'inquiétude est liée au manque de nourriture, causé par le blocage des exportations de blé ukrainien. Pour l'instant ces tendances, bien qu'émergentes, restent minoritaires, mais les difficultés économiques, combinées au changement de tendance de certains gouvernements, malgré les démentis, pourraient favoriser une baisse des aides en armement, également au nom d'une idée pacifiste déformée, car indirectement nettement favorable à Moscou. Jusqu'à présent, cependant, le président ukrainien ne s'est pas montré disposé à changer son attitude de bouclage total à moins qu'il n'ait affaire à un nouveau gouvernement russe, installé après le renversement de Poutine ; cette éventualité apparaît très éloignée, voire totalement inaccessible, en raison du contrôle de fer que le président russe maintient sur l'appareil bureaucratique et gouvernemental de la Russie. La position ukrainienne, cependant, est compréhensible : le pays a été envahi, bombardé et entraîné dans un conflit qui a produit la mort et la destruction sur son territoire, dont il a perdu des portions substantielles ; les conditions à Kiev ne concernent pas seulement le refus de négocier avec le locataire du Kremlin, mais incluent également le retrait et la restitution des territoires occupés avec une compensation adéquate pour les dommages subis par les actions militaires russes. Poutine lui-même, qui avait montré de bonnes intentions, en paroles, sur la possibilité d'une négociation, maintient une attitude complètement opposée à celle de Kiev et prétend, comme point de départ, garder les territoires conquis et annexés avec les faux référendums et laisser la limites actuelles inchangées. La situation semble sans issue, les positions sont trop conflictuelles et pourtant, le simple fait que l'on commence à parler de dialogue, même s'il est impossible pour l'instant, peut signifier un peu d'espoir. Si l'Ukraine a besoin de tout le soutien qu'elle peut obtenir, elle a néanmoins montré qu'elle avait une plus grande détermination que les forces armées russes et a contraint Moscou à pratiquement épuiser son arsenal, qui doit être reconstitué ; la situation intérieure du pays russe n'est pas des meilleures : la crise économique et le mécontentement, s'ils ne conduisent pas à des protestations majeures, ne permettent pas la création d'une force combattante avec une conviction égale à celle de l'Ukraine, cette guerre n'est pas ressentie comme sa propre au peuple russe, qui le fuit ou l'accepte avec résignation. Ces éléments, combinés au fait que le Kremlin commence à subir la pression de la Chine, opposée à la poursuite d'un conflit qui comprime la croissance économique mondiale et donc aussi les exportations chinoises, indiquent que la voie du dialogue est peut-être plus probable qu'elle Les conditions actuelles permettent une évolution positive. L'arrêt des armes devra être la première étape nécessaire, mais cela ne suffira pas si un réseau mondial n'est pas créé, capable de faire sortir les deux parties de leurs positions respectives, en gardant toujours à l'esprit les raisons de l'Ukraine qui est le pays où il est a été attaqué. La Russie doit prendre conscience qu'elle est un État de plus en plus isolé et en cela sera fondamentale l'action de Pékin, qui a jusqu'à présent soutenu politiquement Moscou : si cela se produit, Poutine devra accepter sa réduction des effectifs au niveau international, ce qui ne peut qu'être récupéré en cédant au front aux exigences de Kiev. Le chemin n'est pas facile et même pas court, mais, pour le moment, il semble être la seule voie à suivre.
O difícil diálogo entre a Rússia e a Ucrânia
Segundo reportagens do jornal norte-americano "Washington Post", a administração da Casa Branca pediu informalmente ao executivo de Kiev que se mostre disponível para que a Ucrânia possa iniciar um caminho que possa levar a conversas com o governo russo. Segundo o executivo americano, há um perigo real para o país ucraniano de perder o apoio e a ajuda de outras nações; segundo alguns analistas, a solicitação dos EUA é apenas preparatória para uma possível diminuição do volume de ajuda, especialmente militar, antecipando possíveis mudanças nas estruturas e rumos políticos de alguns países e também dos próprios Estados Unidos, que com o próximo eleições intercalares, poderá alterar a composição do poder legislativo. A par das preocupações políticas, há também as de natureza económica, devido aos custos induzidos pela guerra e ao seu prolongamento, sobretudo no setor energético, mas não só: de facto, se os custos de produção mais elevados afetam a tendência de crescimento dos países ricos, nos países pobres a preocupação está relacionada à falta de alimentos, causada pelo bloqueio das exportações de trigo ucraniano. Por enquanto essas tendências, embora emergentes, permanecem minoritárias, mas as dificuldades econômicas, combinadas com a mudança de tendência de alguns governos, apesar das negações, podem favorecer uma diminuição da ajuda em armas, também em nome de uma ideia pacifista distorcida, porque indiretamente claramente favorável a Moscou. Até agora, porém, o presidente ucraniano não se mostrou disposto a mudar sua atitude de fechamento total a menos que tenha que lidar com um novo governo russo, instalado após a derrubada de Putin; esta eventualidade parece muito remota, se não completamente inatingível, devido ao controle de ferro que o presidente russo mantém sobre o aparato burocrático e governamental da Rússia. A posição ucraniana, no entanto, é compreensível: o país foi invadido, bombardeado e arrastado para um conflito que produziu morte e destruição em seu território, do qual perdeu parcelas substanciais; as condições em Kiev não dizem respeito apenas à recusa de negociar com o inquilino do Kremlin, mas também incluem a retirada e devolução dos territórios ocupados com compensação adequada pelos danos sofridos pelas ações militares russas. O próprio Putin, que havia demonstrado boas intenções, em palavras, sobre a possibilidade de uma negociação, mantém uma atitude completamente oposta à de Kiev e afirma, como ponto de partida, manter os territórios conquistados e anexados com os falsos referendos e deixar o limites atuais inalterados. A situação parece não ter saída, as posições são muito conflitantes e, no entanto, o simples fato de começarmos a falar de diálogo, ainda que impossível por enquanto, pode significar um pouco de esperança. Se a Ucrânia precisa de todo o apoio que pode obter, mostrou, no entanto, que tem mais determinação do que as forças armadas russas e obrigou Moscou a praticamente esgotar seu arsenal, que precisa ser reconstituído; a situação interna do país russo não é das melhores: a crise económica e o descontentamento, embora não conduzam a grandes protestos, não permitem a criação de uma força de combate com uma convicção igual à da Ucrânia, esta guerra não é sentida como próprio do povo russo, que o evita ou o aceita com resignação. Esses elementos, combinados com o fato de o Kremlin começar a ser pressionado pela China, contra a continuação de um conflito que está comprimindo o crescimento econômico global e, portanto, também as exportações chinesas, indicam que o caminho do diálogo pode ser mais provável do que ou seja, as condições atuais permitem um desenvolvimento positivo. Parar as armas terá que ser o primeiro passo necessário, mas não será suficiente se não for criada uma rede mundial capaz de fazer os dois lados se retirarem de suas respectivas posições, sempre, porém, tendo em mente as razões da Ucrânia que é o país em que está foi atacado. A Rússia precisa perceber que é um estado cada vez mais isolado e nisso será fundamental a ação de Pequim, que até agora apoiou politicamente Moscou: se isso acontecer, Putin terá que aceitar seu enxugamento no nível internacional, o que só pode ser recuperado cedendo à frente, às exigências de Kiev. O caminho não é fácil e nem curto, mas, no momento, parece ser o único caminho a percorrer.