لا تزال مسألة انضمام فنلندا والسويد إلى الحلف الأطلسي تمثل مشكلة لنفور تركيا ، الأمر الذي يتطلب نظراء من هلسنكي وستوكهولم ، وهو أمر لا يمكن ضمانه من قبل قادة الحلف ؛ على الرغم من هذا الوعي ، قال الأمين العام للحلف الأطلسي ، ستولتنبرغ ، إنه متفائل وواثق من النتيجة الإيجابية لعملية الانضمام. وجاءت تصريحات التفاؤل خلال القمة مع رئيس المفوضية ورئيس مجلس الاتحاد الأوروبي ، في سياق التوقيع على إعلان المساعدة الثالث لصالح الدعم العسكري لأوكرانيا ؛ ومع ذلك ، على الرغم من الثقة في ضم فنلندا والسويد إلى التحالف ، لم يتم كسر الجمود. يُنظر إلى الخاتمة الإيجابية لعملية الانضمام إلى الحلف الأطلسي من منظور ذي أهمية تاريخية وسياسية بالغة الأهمية ، بسبب تقليد حياد البلدين وموقعهما الاستراتيجي ، في مواجهة الطموحات الروسية ضد ' أوروبا: بسبب هذه التقييمات على وجه التحديد ، تم التوقيع على التصديق على العضوية من قبل 28 عضوًا ورفضه فقط تركيا والمجر. تختلف أسباب الدولتين المتعارضتين: أنقرة لا تحب الملجأ الذي توفره دول الشمال للداعين الأكراد ، وبالتالي فإنها تتساءل عن الأسباب السياسية الداخلية للدول المرشحة ، بينما في بودابست المشتبه به هو الموقف الإيجابي تجاه الرئيس الروسي. ، تجلت عدة مرات وأصل الخلافات العميقة أيضا داخل الاتحاد الأوروبي. حاولت السويد وفنلندا القيام بأعمال يمكن أن ترضي تركيا: مثل تقييد أنشطة الأكراد على أراضيهم ، كما رفعت ستوكهولم الحظر على بيع الأسلحة لأنقرة ونأت بنفسها عن الميليشيات الكردية السورية. بناءً على طلب تركيا ، على الرغم من الدور المعترف به من قبل الدول الغربية في محاربة تنظيم الدولة الإسلامية. ومع ذلك ، فإن هذه الانفتاحات ليست كافية للرئيس أردوغان ، الذي ربما لا يستطيع تقديم تنازلات غير مرحب بها لناخبيه إلا بعد انتخابات يونيو المقبل. على أي حال ، كما أكد قادة الناتو ، فإن خطر شن هجوم عسكري روسي ضد فنلندا والسويد لا يعتبر ممكناً على وجه التحديد بسبب الضمانات المقدمة طالما أن البلدين ليسا أعضاء في الحلف ؛ في الواقع ، لذلك ، تتمتع الدولتان بالفعل بحماية الحلف الأطلسي من جميع النواحي كما لو كانا جزءًا منه بطريقة رسمية وأن الهجوم العسكري المحتمل ينطوي بالفعل على رد تلقائي من الناتو. يعيد الإعلان المشترك الأخير بين الاتحاد الأوروبي والحلف الأطلسي التأكيد على نوايا تلك الموقعة في عامي 2016 و 2018 ، لكنه يأتي في سياق حرب العدوان التي تشنها روسيا ويعزز موقف فنلندا والسويد في منطقة اليورو الأطلنطي. جلبت حداثة سياسية كبيرة لها ، على المدى القريب ، وظيفة معادية لروسيا ، لكنها تعد في المستقبل بتطورات أخرى تتجاوز التطورات العسكرية. لذلك ، يؤكد إعلان عام 2023 المفهوم الاستراتيجي للحلف الأطلسي ، الذي يعرّف الاتحاد الأوروبي بأنه حليف فريد وأساسي ، وعلى هذا الأساس ، يتطلب تكامله المعزز بشكل أكبر ، وقبل كل شيء في إطار الاستراتيجية المشتركة لـ الدفاع والأمن الدولي. من الأهمية بمكان الحكم الإيجابي تجاه التطوير المستقل لهياكل الدفاع العسكري للاتحاد الأوروبي ، وإن كان لا يزال داخل الحلف الأطلسي ، وهي قضية تساءل عنها مرارًا وتكرارًا الرئيس السابق للولايات المتحدة ، ترامب. إذا كانت هذه الاعتبارات ذات طبيعة وظيفية أكثر صلة بالوضع الطارئ ، فيما يتعلق بالصراع بين روسيا وأوكرانيا ، فقد تم أيضًا التعبير عن الأحكام ، خاصة من قبل رئيسة مفوضية الاتحاد الأوروبي ، أورسولا فون دير لاين ، فيما يتعلق بالحالات المحتملة الموجودة بالفعل ، لكنها ، في الوقت الحالي ، تقتصر على النزاعات ذات الطابع التجاري ، مثل العلاقات مع الصين. إن رغبة بكين الواضحة في إعادة تشكيل النظام الدولي لصالحها يجب أن تثير قلق الدول الديمقراطية ، والتي قد تخاطر برؤية خصوصياتها في طريقة الحكم وهي تتغير. فقط المزيد من التكامل السياسي وإنشاء قوة عسكرية مستقلة في أوروبا يمكن أن يضمن قدرة ردع من التهديدات المسلحة أو حتى من انعكاسات السياسة الأمريكية ، التي لم تعد مستقرة كما كانت من قبل ، مما قد يتسبب في انخفاض في داخلها المحلي الخاص. التحالف الأطلسي ، بسبب الميول الانعزالية التي شوهدت بالفعل في الماضي القريب للولايات المتحدة.
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mercoledì 11 gennaio 2023
giovedì 15 dicembre 2022
Per Schengen ammessa solo la Croazia, escluse Romania e Bulgaria
La conclusione dell’iter di adesione all’area di Schengen, iniziato nel 2016, termina un processo che è stato contraddistinto da crisi causate dall’attraversamento della via balcanica da oltre un milione di migranti. Il comportamento dei croati, particolarmente violento, ha provocato le critiche della Commissione europea, oltre che di numerose associazioni per i diritti umani. Zagabria deve controllare il secondo confine terrestre più esteso dell’Unione con mezzi limitati, ma questo non giustifica un approccio basato su metodi repressivi, che non giustificano, secondo ben otto organizzazioni non governative molto rilevanti, l’ammissione allo spazio di Schengen, inoltre viene condannata la scarsa sensibilità di Bruxelles per la protezione ed il rispetto dei diritti civili. L’ammissione all’area di Schengen dovrebbe portare benefici sostanziali nel campo del turismo e dei trasporti al paese croato e sarebbe auspicabile che la Commissione europea chiedesse espressamente, in cambio di queste facilitazioni un maggiore impegno nel campo della tutela dei diritti dei migranti ed anche una maggiore disponibilità verso l’accoglienza di quote di migranti, temi verso i quali Zagabria non si è mostrata troppo sensibile fino ad ora. Se la Croazia ha ottenuto la tanto agognata ammissione a Schengen, Romania e Bulgaria risultano ancora bloccate da veti determinati da motivi funzionali ad altri stati e che sono influenzati da esclusivi interessi di parte, mascherati da ragioni di interessi superiori. La Presidentessa del parlamento europeo e la Commissaria per gli affari interni si sono pronunciate in maniera molto delusa sull’esclusione di Bucarest dall’area di Schengen, richiesta dal paese romeno da undici anni. I grandi responsabili del rifiuto stanno a Vienna e a L’Aja, anche se l’Olanda sembrava più propensa ad un parere favorevole, poi negato all’ultimo. La Romania pareva soddisfare i criteri per l’ammissione a Schengen, come era stato, effettivamente giudicato dalla Commissione ed anche dai deputati del parlamento europeo. In realtà i veri motivi del rifiuto austriaco sarebbero economici, il governo di Vienna ha denunciato, già in passato, pressioni da parte delle autorità romene sulle aziende austriache ed anche la questione della compagnia di stato petrolifera di Bucarest, che appartiene alla compagnia austriaca è causa di tensione tra i due paesi. In realtà i motivi che sono stati presentati per giustificare il rifiuto di Vienna sono stati relativi ai migranti illegali presenti in Austria nel numero di 75.000, ina quantità dichiarata ingestibile; tuttavia i traffici migratori verso il paese austriaco arrivano per lo più da Croazia e d Ungheria, ma Romania e Bulgaria vengono incolpati per ragioni di politica interna, cioè per soddisfare l’elettorato di destra e per fare notare all’Unione che l’Austria ha molte più richieste di asilo di quante può sostenere. Ancora una volta, quindi, l’Austria si distingue per praticare una politica egoista, che rischia di compromettere i già precari equilibri della coesione europea, piegando gli interessi comunitari ai propri singoli tornaconto; così anche il veto alla Bulgaria, sempre responsabilità di austriaci ed olandesi, rischia di indirizzare il paese bulgaro verso posizioni sempre più vicine alla Russia. L’Olanda motiva il suo no per la mancanza delle condizioni minime del funzionamento dello stato di diritto, un difetto più volte rilevato e segnalato dagli olandesi, per cui l’opposizione all’ingresso della Bulgaria nell’area di Schengen, da parte di Amsterdam, era un fatto atteso; quasi inaspettato, al contrario, il veto proveniente dall’Austria, che ha associato le ragioni relative alle questioni migratorie valevoli per la Romania anche alla nazione bulgara. A questo rifiuto il governo di Sofia ha minacciato ritorsioni contro i due paesi, evidenziando, ancora una volta, come il meccanismo dell’unanimità sia oramai non solo superato ma evidentemente dannoso per la politica dell’Unione. Dal punto di vista strategico, la mancata ammissione della Bulgaria a Schengen, rappresenta un errore grossolano, perché avviene in un paese profondamente bloccato da una crisi istituzionale, dovuta al mancato accordo per la formazione del governo, fin dall’esito elettorale dello scorso ottobre, da parte delle forze di maggioranza filoccidentali e ciò non può che favorire le forze contro l’Unione Europea, che, nello stesso tempo, simpatizzano apertamente per Putin. Austria ed Olanda, quindi, con il rifiuto verso Bulgaria e Romania si assumono la responsabilità del rischio di fare diminuire le simpatie europee in territori contigui al conflitto: una conseguenza non valutata attentamente o soltanto superata da banali interessi di parte.
For Schengen only Croatia is admitted, excluding Romania and Bulgaria
The conclusion of the Schengen area accession process, which began in 2016, ends a process that was marked by crises caused by the crossing of the Balkan route by over a million migrants. The particularly violent behavior of the Croatians has provoked criticism from the European Commission, as well as from numerous human rights associations. Zagreb has to control the second largest land border of the Union with limited means, but this does not justify an approach based on repressive methods, which do not justify, according to eight very relevant non-governmental organizations, admission to the Schengen area, furthermore condemned the lack of sensitivity of Brussels for the protection and respect of civil rights. Admission to the Schengen area should bring substantial benefits in the field of tourism and transport to the Croatian country and it would be desirable for the European Commission to expressly request, in exchange for these facilitations, a greater commitment in the field of protection of migrants' rights and also a greater willingness to welcome quotas of migrants, issues towards which Zagreb has not shown itself to be too sensitive up to now. If Croatia has obtained the longed-for admission to Schengen, Romania and Bulgaria are still blocked by vetoes determined by reasons functional to other states and which are influenced by exclusive partisan interests, masked by reasons of superior interests. The President of the European Parliament and the Commissioner for Internal Affairs expressed their disappointment regarding the exclusion of Bucharest from the Schengen area, which the Romanian country has been requesting for eleven years. The main culprits for the refusal are in Vienna and The Hague, even if Holland seemed more inclined to give a favorable opinion, then denied at the end. Romania seemed to meet the criteria for admission to Schengen, as it had actually been judged by the Commission and also by the members of the European Parliament. In reality, the real reasons for the Austrian refusal would be economic, the Vienna government has already denounced, in the past, pressures by the Romanian authorities on Austrian companies and also the question of the state oil company of Bucharest, which belongs to the Austrian company, is the cause of tension between the two countries. In reality, the reasons that were presented to justify the refusal by Vienna related to the 75,000 illegal migrants present in Austria, in a quantity declared unmanageable; however the migratory traffic towards the Austrian country comes mostly from Croatia and Hungary, but Romania and Bulgaria are blamed for internal political reasons, i.e. to satisfy the right-wing electorate and to point out to the Union that Austria has many more asylum claims than it can handle. Once again, therefore, Austria stands out for practicing a selfish policy, which risks compromising the already precarious balance of European cohesion, bending Community interests to its own individual advantage; thus also the veto against Bulgaria, still the responsibility of the Austrians and the Dutch, risks directing the Bulgarian country towards positions ever closer to Russia. The Netherlands motivates its no due to the lack of minimum conditions for the functioning of the rule of law, a defect repeatedly noted and reported by the Dutch, for which the opposition to Bulgaria's entry into the Schengen area, by Amsterdam , it was an expected fact; almost unexpected, on the contrary, the veto from Austria, which associated the reasons relating to migration issues valid for Romania also to the Bulgarian nation. In response to this refusal, the government in Sofia has threatened retaliation against the two countries, highlighting, once again, how the unanimity mechanism is now not only obsolete but evidently harmful to EU policy. From a strategic point of view, the non-admission of Bulgaria to Schengen represents a gross error, because it takes place in a country deeply blocked by an institutional crisis, due to the lack of agreement for the formation of the government, since the electoral outcome of last October, by the pro-Western majority forces and this can only favor the forces against the European Union, who, at the same time, openly sympathize with Putin. Austria and Holland, therefore, with the refusal towards Bulgaria and Romania, assume responsibility for the risk of decreasing European sympathies in territories contiguous to the conflict: a consequence not carefully evaluated or only overcome by trivial partisan interests.
Para Schengen solo se admite Croacia, excluyendo Rumania y Bulgaria
La conclusión del proceso de adhesión al espacio Schengen, iniciado en 2016, pone fin a un proceso que estuvo marcado por las crisis provocadas por el cruce de la ruta de los Balcanes por parte de más de un millón de migrantes. El comportamiento particularmente violento de los croatas ha provocado críticas de la Comisión Europea, así como de numerosas asociaciones de derechos humanos. Zagreb tiene que controlar la segunda frontera terrestre más grande de la Unión con medios limitados, pero esto no justifica un enfoque basado en métodos represivos, que no justifican, según ocho organizaciones no gubernamentales muy relevantes, la admisión en el espacio Schengen, además Condenó la falta de sensibilidad de Bruselas por la protección y el respeto de los derechos civiles. La entrada en el espacio Schengen debería reportar beneficios sustanciales en el ámbito del turismo y el transporte al país croata y sería deseable que la Comisión Europea solicitara expresamente, a cambio de estas facilitaciones, un mayor compromiso en el ámbito de la protección de los inmigrantes' derechos humanos y también una mayor disposición a acoger cuotas de inmigrantes, cuestiones hacia las que Zagreb no se ha mostrado demasiado sensible hasta ahora. Si Croacia ha obtenido la ansiada admisión en Schengen, Rumanía y Bulgaria siguen bloqueadas por vetos determinados por razones funcionales a otros estados y en los que inciden intereses partidistas exclusivos, enmascarados por razones de intereses superiores. El presidente del Parlamento Europeo y el comisario de Asuntos Interiores expresaron su decepción por la exclusión de Bucarest del espacio Schengen, que el país rumano solicita desde hace once años. Los principales culpables de la negativa están en Viena y La Haya, aunque Holanda parecía más inclinada a dar una opinión favorable, luego negada al final. Rumanía parecía cumplir los criterios de admisión en Schengen, ya que en realidad había sido juzgado por la Comisión y también por los miembros del Parlamento Europeo. En realidad, los verdaderos motivos de la negativa austriaca serían económicos, el gobierno de Viena ya denunció, en el pasado, presiones de las autoridades rumanas sobre empresas austriacas y también la cuestión de la petrolera estatal de Bucarest, que pertenece a la austriaca. empresa, es la causa de la tensión entre los dos países. En realidad, las razones que se esgrimieron para justificar la negativa de Viena se relacionaban con los 75.000 inmigrantes ilegales presentes en Austria, en una cantidad declarada inmanejable; sin embargo, el tráfico migratorio hacia el país austriaco proviene principalmente de Croacia y Hungría, pero se culpa a Rumanía y Bulgaria por razones de política interna, es decir, para satisfacer al electorado de derecha y señalar a la Unión que Austria tiene muchas más solicitudes de asilo que él. puede manejar. Una vez más, por tanto, Austria destaca por practicar una política egoísta, que corre el riesgo de comprometer el ya precario equilibrio de la cohesión europea, doblegando los intereses comunitarios en su propio beneficio individual; así también el veto contra Bulgaria, todavía responsabilidad de los austriacos y los holandeses, corre el riesgo de dirigir al país búlgaro hacia posiciones cada vez más cercanas a Rusia. Holanda motiva su no por la falta de condiciones mínimas para el funcionamiento del estado de derecho, un defecto señalado y denunciado reiteradamente por los holandeses, por lo que la oposición a la entrada de Bulgaria en el espacio Schengen, por parte de Amsterdam, era esperada. hecho; casi inesperado, por el contrario, el veto de Austria, que asoció las razones relativas a las cuestiones migratorias válidas para Rumanía también a la nación búlgara. En respuesta a esta negativa, el gobierno de Sofía ha amenazado con tomar represalias contra los dos países, destacando, una vez más, cómo el mecanismo de unanimidad ahora no solo está obsoleto sino que es evidentemente perjudicial para la política de la UE. Desde un punto de vista estratégico, la no admisión de Bulgaria a Schengen representa un craso error, porque se produce en un país profundamente bloqueado por una crisis institucional, debido a la falta de acuerdo para la formación de gobierno, desde las elecciones resultado de octubre pasado, por parte de las fuerzas mayoritarias prooccidentales y esto sólo puede favorecer a las fuerzas contrarias a la Unión Europea, que, al mismo tiempo, simpatizan abiertamente con Putin. Austria y Holanda, por tanto, con la negativa hacia Bulgaria y Rumanía, asumen el riesgo de merma de las simpatías europeas en los territorios contiguos al conflicto: una consecuencia no evaluada con detenimiento o sólo superada por intereses partidistas triviales.
Für Schengen ist nur Kroatien zugelassen, ausgenommen Rumänien und Bulgarien
Der Abschluss des 2016 begonnenen Beitrittsprozesses zum Schengen-Raum beendet einen Prozess, der von Krisen geprägt war, die durch die Überquerung der Balkanroute durch über eine Million Migranten verursacht wurden. Das besonders gewalttätige Verhalten der Kroaten hat Kritik seitens der Europäischen Kommission sowie zahlreicher Menschenrechtsorganisationen hervorgerufen. Zagreb muss die zweitgrößte Landgrenze der Union mit begrenzten Mitteln kontrollieren, was jedoch kein auf repressiven Methoden basierendes Vorgehen rechtfertigt, das nach Ansicht von acht sehr relevanten Nichtregierungsorganisationen darüber hinaus keine Aufnahme in den Schengen-Raum rechtfertigt verurteilte die mangelnde Sensibilität Brüssels für den Schutz und die Achtung der Bürgerrechte. Die Aufnahme in den Schengen-Raum sollte dem kroatischen Land erhebliche Vorteile im Bereich Tourismus und Verkehr bringen, und es wäre wünschenswert, dass die Europäische Kommission im Gegenzug für diese Erleichterungen ausdrücklich ein größeres Engagement im Bereich des Schutzes von Migranten fordert. Rechte und auch eine größere Bereitschaft, Migrantenkontingente aufzunehmen, Themen, bei denen sich Zagreb bisher nicht allzu sensibel gezeigt hat. Hat Kroatien den ersehnten Beitritt zu Schengen erhalten, werden Rumänien und Bulgarien noch durch Vetos blockiert, die aus gegenüber anderen Staaten funktionalen Gründen bestimmt sind und die von ausschließlichen Parteiinteressen beeinflusst sind, maskiert von Gründen übergeordneter Interessen. Der Präsident des Europäischen Parlaments und der Kommissar für Innere Angelegenheiten drückten ihre Enttäuschung über den Ausschluss Bukarests aus dem Schengen-Raum aus, den das rumänische Land seit elf Jahren beantragt. Die Hauptschuldigen für die Ablehnung sind in Wien und Den Haag, auch wenn Holland eher geneigt schien, eine positive Meinung abzugeben, dann am Ende dementiert. Rumänien schien die Kriterien für die Aufnahme in Schengen zu erfüllen, da es tatsächlich von der Kommission und auch von den Mitgliedern des Europäischen Parlaments beurteilt worden war. In Wirklichkeit wären die wahren Gründe für die österreichische Weigerung wirtschaftlicher Natur, die Wiener Regierung hat bereits in der Vergangenheit den Druck der rumänischen Behörden auf österreichische Unternehmen und auch die Frage der staatlichen Ölgesellschaft von Bukarest, die den Österreichern gehört, angeprangert Unternehmen, ist die Ursache für Spannungen zwischen den beiden Ländern. In Wirklichkeit bezogen sich die Gründe, die zur Rechtfertigung der Weigerung Wiens angeführt wurden, auf die 75.000 illegalen Migranten, die sich in Österreich in einer für unüberschaubar erklärten Menge aufhalten; Der Migrationsverkehr in das österreichische Land kommt jedoch hauptsächlich aus Kroatien und Ungarn, aber Rumänien und Bulgarien werden aus innenpolitischen Gründen beschuldigt, nämlich um die rechte Wählerschaft zufrieden zu stellen und die Union darauf hinzuweisen, dass Österreich viel mehr Asylanträge hat als Österreich klar kommen. Österreich zeichnet sich also wieder einmal durch eine egoistische Politik aus, die Gefahr läuft, das ohnehin schon prekäre Gleichgewicht des europäischen Zusammenhalts zu gefährden, indem sie die Interessen der Gemeinschaft zu ihrem eigenen individuellen Vorteil verbiegt; somit riskiert auch das Veto gegen Bulgarien, das immer noch in der Verantwortung der Österreicher und der Niederländer liegt, das bulgarische Land auf immer näher an Russland gerichtete Positionen zu lenken. Die Niederlande begründen ihr Nein mit dem Fehlen von Mindestbedingungen für das Funktionieren des Rechtsstaats, ein von den Niederländern wiederholt festgestellter und gemeldeter Mangel, für den der Widerstand gegen den Beitritt Bulgariens zum Schengen-Raum von Amsterdam erwartet wurde Tatsache; fast unerwartet dagegen das Veto Österreichs, das die für Rumänien geltenden migrationsrechtlichen Gründe auch mit der bulgarischen Nation in Verbindung brachte. Als Reaktion auf diese Weigerung hat die Regierung in Sofia mit Vergeltungsmaßnahmen gegen die beiden Länder gedroht und erneut deutlich gemacht, dass der Einstimmigkeitsmechanismus jetzt nicht nur veraltet, sondern offensichtlich schädlich für die EU-Politik ist. Aus strategischer Sicht stellt die Nichtaufnahme Bulgariens in Schengen einen groben Fehler dar, da sie in einem Land stattfindet, das aufgrund der fehlenden Zustimmung zur Regierungsbildung seit den Wahlen durch eine institutionelle Krise zutiefst blockiert ist Ergebnis des vergangenen Oktobers durch die pro-westlichen Mehrheitskräfte, und dies kann nur die Kräfte gegen die Europäische Union begünstigen, die gleichzeitig offen mit Putin sympathisieren. Österreich und Holland übernehmen daher mit der Weigerung gegenüber Bulgarien und Rumänien die Verantwortung für das Risiko sinkender europäischer Sympathien in den an den Konflikt angrenzenden Gebieten: eine Folge, die nicht sorgfältig geprüft oder nur durch triviale Partisaneninteressen überwunden wird.
Pour Schengen, seule la Croatie est admise, à l'exclusion de la Roumanie et de la Bulgarie
La conclusion du processus d'adhésion à l'espace Schengen, entamé en 2016, met fin à un processus marqué par des crises provoquées par la traversée de la route des Balkans par plus d'un million de migrants. Le comportement particulièrement violent des Croates a suscité des critiques de la part de la Commission européenne, ainsi que de nombreuses associations de défense des droits de l'homme. Zagreb doit contrôler la deuxième plus grande frontière terrestre de l'Union avec des moyens limités, mais cela ne justifie pas une approche fondée sur des méthodes répressives, qui ne justifient pas, selon huit organisations non gouvernementales très pertinentes, l'admission à l'espace Schengen, de surcroît a condamné le manque de sensibilité de Bruxelles pour la protection et le respect des droits civiques. L'admission dans l'espace Schengen devrait apporter des avantages substantiels dans le domaine du tourisme et des transports au pays croate et il serait souhaitable que la Commission européenne demande expressément, en échange de ces facilités, un engagement plus important dans le domaine de la protection des migrants. droits et aussi une plus grande volonté d'accueillir des quotas de migrants, questions auxquelles Zagreb ne s'est pas montré trop sensible jusqu'à présent. Si la Croatie a obtenu l'adhésion tant attendue à Schengen, la Roumanie et la Bulgarie sont toujours bloquées par des veto déterminés par des raisons fonctionnelles aux autres États et qui sont influencés par des intérêts partisans exclusifs, masqués par des raisons d'intérêts supérieurs. Le président du Parlement européen et le commissaire aux affaires intérieures ont exprimé leur déception face à l'exclusion de Bucarest de l'espace Schengen, que le pays roumain demande depuis onze ans. Les principaux coupables du refus se trouvent à Vienne et à La Haye, même si Hollande semblait plus enclin à donner un avis favorable, puis démenti au final. La Roumanie semble répondre aux critères d'admission à Schengen, puisqu'elle a en fait été jugée par la Commission ainsi que par les membres du Parlement européen. En réalité, les vraies raisons du refus autrichien seraient économiques, le gouvernement de Vienne a déjà dénoncé, par le passé, des pressions des autorités roumaines sur des entreprises autrichiennes et aussi la question de la compagnie pétrolière étatique de Bucarest, qui appartient à l'Autrichien entreprise, est à l'origine de tensions entre les deux pays. En réalité, les raisons avancées pour justifier le refus de Vienne concernaient les 75 000 migrants illégaux présents en Autriche, en quantité déclarée ingérable ; or le trafic migratoire vers le pays autrichien provient majoritairement de la Croatie et de la Hongrie, mais la Roumanie et la Bulgarie sont mises en cause pour des raisons de politique interne, c'est-à-dire pour satisfaire l'électorat de droite et pour faire remarquer à l'Union que l'Autriche a beaucoup plus de demandes d'asile qu'elle peut gérer. Une fois de plus, donc, l'Autriche se distingue par la pratique d'une politique égoïste, qui risque de compromettre l'équilibre déjà précaire de la cohésion européenne, en pliant les intérêts communautaires à son avantage individuel ; ainsi aussi le veto contre la Bulgarie, toujours de la responsabilité des Autrichiens et des Néerlandais, risque d'orienter le pays bulgare vers des positions toujours plus proches de la Russie. Les Pays-Bas motivent leur non en raison de l'absence de conditions minimales pour le fonctionnement de l'État de droit, un défaut constaté et signalé à plusieurs reprises par les Néerlandais, pour qui l'opposition à l'entrée de la Bulgarie dans l'espace Schengen, par Amsterdam , c'était un attendu fait; presque inattendu, au contraire, le veto de l'Autriche, qui a associé les raisons relatives aux questions migratoires valables pour la Roumanie également à la nation bulgare. En réponse à ce refus, le gouvernement de Sofia a menacé de représailles les deux pays, soulignant, une fois de plus, à quel point le mécanisme de l'unanimité est désormais non seulement obsolète mais évidemment nuisible à la politique de l'UE. D'un point de vue stratégique, la non-admission de la Bulgarie à Schengen représente une grossière erreur, car elle intervient dans un pays profondément bloqué par une crise institutionnelle, due à l'absence d'accord pour la formation du gouvernement, depuis les élections résultat d'octobre dernier, par les forces majoritaires pro-occidentales et cela ne peut que favoriser les forces contre l'Union européenne, qui, dans le même temps, sympathisent ouvertement avec Poutine. L'Autriche et la Hollande, donc, avec le refus envers la Bulgarie et la Roumanie, assument la responsabilité du risque de diminution des sympathies européennes dans les territoires contigus au conflit : une conséquence mal évaluée ou seulement surmontée par des intérêts partisans futiles.
Para Schengen, apenas a Croácia é admitida, excluindo a Romênia e a Bulgária
A conclusão do processo de adesão ao espaço Schengen, iniciado em 2016, põe fim a um processo marcado por crises provocadas pela travessia da rota dos Balcãs por mais de um milhão de migrantes. O comportamento particularmente violento dos croatas provocou críticas da Comissão Europeia, bem como de inúmeras associações de direitos humanos. Zagreb tem de controlar a segunda maior fronteira terrestre da União com meios limitados, mas isso não justifica uma abordagem assente em métodos repressivos, que não justificam, segundo oito organizações não governamentais muito relevantes, a admissão ao espaço Schengen, aliás condenou a falta de sensibilidade de Bruxelas para a proteção e respeito dos direitos civis. A admissão no espaço Schengen deverá trazer benefícios substanciais no domínio do turismo e dos transportes ao país croata e seria desejável que a Comissão Europeia solicitasse expressamente, em troca destas facilitações, um maior empenho no domínio da proteção dos migrantes direitos humanos e também uma maior disponibilidade para acolher quotas de migrantes, questões às quais Zagreb não se tem mostrado muito sensível até agora. Se a Croácia obteve a ansiada adesão a Schengen, a Roménia e a Bulgária continuam bloqueadas por vetos determinados por razões funcionais a outros Estados e que são influenciadas por interesses partidários exclusivos, mascarados por razões de interesses superiores. O Presidente do Parlamento Europeu e o Comissário para os Assuntos Internos manifestaram a sua decepção face à exclusão de Bucareste do espaço Schengen, que o país romeno reclama há onze anos. Os principais culpados pela recusa estão em Viena e Haia, ainda que a Holanda parecesse mais inclinada a dar um parecer favorável, depois negado no final. A Romênia parecia preencher os critérios de admissão a Schengen, pois havia sido julgada pela Comissão e também pelos membros do Parlamento Europeu. Na realidade, os verdadeiros motivos da recusa austríaca seriam económicos, o governo de Viena já denunciou, no passado, pressões das autoridades romenas sobre empresas austríacas e também a questão da petrolífera estatal de Bucareste, que pertence à Áustria empresa, é a causa da tensão entre os dois países. Na realidade, as razões que foram apresentadas para justificar a recusa de Viena diziam respeito aos 75.000 migrantes ilegais presentes na Áustria, em quantidade declarada incontrolável; no entanto, o tráfego migratório para o país austríaco vem principalmente da Croácia e da Hungria, mas a Romênia e a Bulgária são culpadas por razões políticas internas, ou seja, para satisfazer o eleitorado de direita e mostrar à União que a Áustria tem muito mais pedidos de asilo do que pode aguentar. Mais uma vez, portanto, a Áustria se destaca por praticar uma política egoísta, que arrisca comprometer o já precário equilíbrio da coesão europeia, dobrando os interesses comunitários em seu próprio benefício individual; assim também o veto contra a Bulgária, ainda da responsabilidade dos austríacos e holandeses, corre o risco de direcionar o país búlgaro para posições cada vez mais próximas da Rússia. A Holanda motiva o seu não pela falta de condições mínimas para o funcionamento do Estado de direito, deficiência reiteradamente apontada e denunciada pelos holandeses, pelo que a oposição à entrada da Bulgária no espaço Schengen, por parte de Amesterdão, era expectável facto; quase inesperado, pelo contrário, o veto da Áustria, que associou as razões relativas às questões migratórias válidas para a Roménia também à nação búlgara. Em resposta a esta recusa, o governo de Sofia ameaçou retaliar os dois países, destacando, mais uma vez, como o mecanismo de unanimidade é agora não só obsoleto, mas evidentemente prejudicial para a política da UE. Do ponto de vista estratégico, a não admissão da Bulgária a Schengen representa um erro grosseiro, porque ocorre num país profundamente bloqueado por uma crise institucional, devido à falta de acordo para a formação do governo, desde as eleições resultado de outubro passado, pelas forças majoritárias pró-Ocidente e isso só pode favorecer as forças contra a União Européia, que, ao mesmo tempo, simpatizam abertamente com Putin. A Áustria e a Holanda, assim, com a recusa face à Bulgária e à Roménia, assumem a responsabilidade pelo risco de diminuição das simpatias europeias em territórios contíguos ao conflito: consequência não avaliada criteriosamente ou apenas superada por triviais interesses partidários.