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lunedì 4 settembre 2023

لماذا لن يذهب شي جين بينغ إلى مجموعة العشرين؟

 تسجل قمة مجموعة العشرين المقبلة، التي ستعقد في نيودلهي بالهند، غيابا مهما للغاية، حتى قبل أن تبدأ، وهو غياب الرئيس الصيني شي جين بينغ. هذه هي المرة الأولى التي يحدث فيها ذلك لأنه بالنسبة لبكين، كانت اجتماعات مجموعة العشرين تعتبر دائمًا مناسبات مهمة لتقديم صورة حديثة قادرة على تمثيل البديل الوحيد للهيمنة الأمريكية، ولهذا السبب تحديدًا، حضور أعلى المستويات. واعتبرت السلطة الصينية ضرورية لمشاركة الجمهورية الشعبية. لقد تم بالفعل طرح العديد من التكهنات والفرضيات حول هذا الغياب، والتي، مع ذلك، لا تفسر بشكل كامل أسباب هذا الغياب الكبير. وقد قدم بعض الخبراء تفسيرا مفاده أن الرئيس الصيني، بغيابه، أراد التقليل من قيمة مؤسسة مجموعة العشرين، التي يُنظر إليها على أنها انبثاق غربي، من أجل الاقتراب، من وجهة نظر دبلوماسية أيضا، من الاقتصادات الناشئة في نصف الكرة الجنوبي. وحتى المزيد من العلاقات مع روسيا. ولكن يبدو أن هذا التفسير يتناقض مع حاجة الصين إلى الحفاظ على العلاقات التجارية مع أغنى مناطق الكوكب: أوروبا والولايات المتحدة، على الرغم من الاختلافات الكبيرة في وجهات النظر. وإذا كان صحيحاً أن التوسع الصيني يتطور في أفريقيا، فلا يمكن لبكين أن تتخلى عن منفذ بضائعها نحو الأسواق الأكثر ربحية، خاصة في مرحلة، مثل المرحلة الحالية، حيث يولد انكماش الاقتصاد الداخلي احتياجات تعويضية، والتي لا يمكن العثور عليها إلا في أغنى الأسواق. وحتى مسألة العلاقات مع روسيا، وهي موجودة بلا شك، يجب أن يتم تأطيرها في سياق دبلوماسي، يعمل على موازنة العلاقات الجيوسياسية على المستوى العالمي مع الغرب، في إطار غير متماثل، ولكن مع موسكو، التي يبدو أنها الشريك الضعيف في التحالف. يجب بدلاً من ذلك البحث عن الإجابة الصحيحة لغياب شي جين بينغ، في العلاقات بين الصين والهند، في لحظة تاريخية تشعر فيها بكين بأن عدوها التاريخي يقترب حيث لا يمثل تجاوز السكان والرحلة الاستكشافية إلى القمر سوى الحالات الأحدث. من المقارنة. يهدف غياب أعلى منصب صيني إلى التقليل من أهمية مجموعة العشرين الهندية وحرمانها من أي رؤية محتملة يمكن أن تسلط الضوء عليها، مثل الاجتماع مع الرئيس بايدن، الذي كان عليه مقارنة مواقفهما بشأن العلاقات التجارية والجيوسياسية والحوار. والتي من المحتمل أن يتم تأجيلها في نوفمبر إلى سان فرانسيسكو، خلال منتدى التعاون الاقتصادي لآسيا والمحيط الهادئ. ويجب أن نتذكر أيضًا أن كبار المسؤولين من الصين والهند التقوا مؤخرًا في جنوب إفريقيا في قمة البريكس، وأنه في ذلك الوقت لم تتم مقاطعة الاجتماع مع ناريندرا مودي، على وجه التحديد لأنه كان في منطقة محايدة. من ناحية أخرى، كان الرئيس الهندي يأمل في الحصول على أفضلية كبيرة على صعيد الصورة الدولية، وتحديداً بسبب تنظيم مجموعة العشرين، ومن المحتمل أن يؤدي غياب شي جين بينغ إلى إبطال جزء كبير من هذه التوافقات المتوقعة. ويجب أن نضيف أيضًا أنه في اجتماع جنوب إفريقيا على وجه التحديد، تفاقمت التوترات بين الشخصيتين بسبب قضية الحدود القديمة في منطقة الهيمالايا. على الرغم من هذه الأسباب الاستراتيجية، لا تستطيع الصين أن تتجاهل قمة مجموعة العشرين بشكل كامل، وأن تترأس بدقة الاجتماع الذي سيركز على قضايا ذات أهمية قصوى: وبالتالي فإن لي تشيانغ، الرجل الثاني في النظام، هو الذي سيمثل بكين؛ والمقصود من هذا الاختيار أن يكون إشارة لا لبس فيها، سواء بالنسبة للغرب أو بالنسبة للهند نفسها، والتي تعتزم بكين من خلالها إثبات أنها لا تزال تريد أن تكون في قلب المناقشات التي ستكون مركز القمة.

martedì 25 luglio 2023

Orban deve uscire dall'Unione Europea

 Viktor Orban ha fatto un discorso ideologico, che lo pone più come potenziale alleato di Putin, che effettivo aderente all’Unione Europea, del resto il suo programma elettorale, che gli ha permesso la vittoria, è stato incentrato sulla contrarietà dell’Unione Europea, di cui, però, l’Ungheria gode dei robusti contributi. La mancanza di coerenza del politico magiaro, sembra coincidere con la maggioranza dei suoi concittadini, che sfruttano l’assurdo regolamento dell’Unione dell’approvazione dei provvedimenti sulla base dell’unanimità e non della maggioranza. Orban ha profetizzato prevedendo la dissoluzione dell’Unione Europea e la caduta degli USA; se il secondo sembra un augurio, per il primo la soluzione sarebbe facile: fare come la Gran Bretagna ed uscire da Bruxelles. Questa eventualità non rientra, però, nei piani di Orban, che, forse, si è dato il compito politico di facilitare la dissoluzione dall’interno, con i suoi assurdi comportamenti totalmente contrari ai valori fondativi dell’Unione Europea. Per Orban l’occidente è un insieme di stati ricchi ma deboli, che non hanno intenzione di affrontare la competizione con le potenze mondiali. Se, da un certo punto di vista, questa affermazione ha delle parti di verità, appare altrettanto vero che personaggi come il politico ungherese contribuiscono non poco ad una visione comune, che possa alzare il livello qualitativo di Bruxelles nei confronti delle maggiori potenze mondiali, infatti la visione di Orban definisce l’Europa come una sorta di ghetto economico, politico e culturale con un futuro di decadenza senza alcuna speranza, nonostante i consumi elevati, che la condurranno ad un destino di desolazione. L’accostamento con la previsione del Fondo Monetario Internazionale, che prevede l’uscita dalle prime dieci economie del mondo ed il passaggio della Germania da quarto a decimo entro il 2030, con il supposto degrado dell’Unione, riassunto nei valori: migrazione, LGBT e guerra, appare una infelice retorica, che va contro le tendenze mondiali ed una replica di basso livello di quanto viene detto nei luoghi di potere russi; anche l’atteggiamento persecutorio, messo in atto con la contrarietà all’ingresso nell’Alleanza Atlantica di Svezia e Finlandia, portato avanti solo perché i due paesi hanno contestato la deriva populista del governo di Orban, inquadra bene il basso valore politico del personaggio. L’avversione per gli Stati Uniti, sembra replicare le ragioni di Putin, la presunta perdita della posizione di leader mondiale di Washington nei confronti della Cina, può rischiare di portare il mondo ad un conflitto, senza ricordare che il suo amico di Mosca sta mettendo ben più in pericolo la pace mondiale. La posizione ungherese è la sola in Europa ad essere corretta, perché rifiuta i valori edonistici e non intende procedere sulla sostituzione della popolazione con gli immigrati che rifiutano i valori cristiani; non solo, riserva critiche sempre più insistenti verso la Romania, perché in Transilvania risiedono oltre 600.000 persone di lingua magiara e fedeli alle tradizioni, minacciando velatamente un diritto su questo territorio di un altro paese. Ce n’è abbastanza perché i vertici dell’Unione intervengano, come avrebbero dovuto fare già da molto tempo, in maniera dura contro questo personaggio e la maggioranza del paese, che, malgrado tutto lo sostiene. Non è possibile permettere a politici che non condividono i principi sui quali si basa l’Unione, consentire un comportamento di simile arroganza, che consegue alla negazione delle regole democratiche nel proprio paese, con l’introduzione della censura e della negazione al potere giudiziario di esercitare in autonomia la propria funzione. Appare anche inutile ricordare come Budapest, peraltro insieme ad altri paesi dell’ex blocco sovietico, abbia rifiutato il principio di mutualità e solidarietà nella divisione dei migranti e sia stato in totale disaccordo sulle politiche europee approvate dalla maggioranza degli stati. Una presenza del genere costituisce un freno all’azione politica comune e devono essere previste delle soluzioni automatiche ed immediate, che possano sanzionare dalla penalizzazione pecuniaria dei finanziamenti, fino alla sospensione ed anche all’espulsione dal consesso europeo. Le sfide attuali vanno affrontate sulla base degli ideali fondativi dell’Unione, senza permettere che questi siano alterati da visioni contrarie e retrograde, se non si può tenere insieme tutti i membri è meglio che quelli che non condividono l’azione politica comune vengano allontanati. 

Orban must leave the European Union

 Viktor Orban made an ideological speech, which places him more as a potential ally of Putin, than an actual member of the European Union, after all his electoral program, which allowed him to win, was focused on the opposition of the European Union, of which, however, Hungary enjoys robust contributions. The lack of coherence of the Magyar politician seems to coincide with the majority of his fellow citizens, who exploit the absurd regulation of the Union of the approval of measures on the basis of unanimity and not of the majority. Orban prophesied predicting the dissolution of the European Union and the fall of the USA; if the second seems like a wish, for the first the solution would be easy: do like Great Britain and get out of Brussels. However, this eventuality does not fall within Orban's plans, who, perhaps, has given himself the political task of facilitating the dissolution from within, with his absurd behavior totally contrary to the founding values of the European Union. For Orban, the West is a collection of rich but weak states, which have no intention of facing competition with world powers. If, from a certain point of view, this statement has parts of the truth, it seems equally true that characters such as the Hungarian politician contribute not a little to a common vision, which can raise the qualitative level of Brussels against the major world powers, in fact Orban's vision defines Europe as a sort of economic, political and cultural ghetto with a future of decadence without any hope, despite high consumption, which will lead it to a destiny of desolation. The juxtaposition with the forecast of the International Monetary Fund, which provides for the exit from the top ten economies in the world and the passage of Germany from fourth to tenth by 2030, with the supposed degradation of the Union, summarized in the values: migration, LGBT and war, appears an unfortunate rhetoric, which goes against world trends and a low-level replica of what is said in the Russian places of power; even the persecutory attitude, implemented with the opposition to the entry into the Atlantic Alliance of Sweden and Finland, carried forward only because the two countries contested the populist drift of Orban's government, well frames the low political value of the character. The aversion to the United States, seems to replicate Putin's reasons, the alleged loss of Washington's position as world leader towards China, could risk bringing the world into conflict, without remembering that his friend from Moscow is putting world peace in much greater danger. The Hungarian position is the only one in Europe to be correct, because it rejects hedonistic values and does not intend to proceed with the replacement of the population with immigrants who reject Christian values; not only that, he reserves increasingly insistent criticisms of Romania, because more than 600,000 Magyar-speaking people faithful to traditions reside in Transylvania, covertly threatening another country's right to this territory. There is enough for the leaders of the Union to intervene, as they should have done a long time ago, in a harsh manner against this character and the majority of the country, which, despite everything, supports him. It is not possible to allow politicians who do not share the principles on which the Union is based to allow such arrogance, which follows the denial of democratic rules in their own country, with the introduction of censorship and the denial of the judiciary to exercise its function autonomously. It also seems useless to recall how Budapest, together with other countries of the former Soviet bloc, has rejected the principle of mutuality and solidarity in the division of migrants and has been in total disagreement with the European policies approved by the majority of states. Such a presence constitutes a brake on common political action and automatic and immediate solutions must be envisaged, which can sanction from the pecuniary penalty of funding, up to suspension and even expulsion from the European assembly. The current challenges must be faced on the basis of the founding ideals of the Union, without allowing these to be altered by contrary and retrograde visions, if all the members cannot be kept together it is better that those who do not share the common political action are removed.

Orban debe abandonar la Unión Europea

 Viktor Orban hizo un discurso ideológico, que lo ubica más como un aliado potencial de Putin, que como un miembro real de la Unión Europea, después de todo su programa electoral, que le permitió ganar, estaba enfocado en la oposición de la Unión Europea, de la cual, sin embargo, Hungría disfruta de contribuciones robustas. La falta de coherencia del político magiar parece coincidir con la mayoría de sus conciudadanos, que explotan la absurda regulación de la Unión de la aprobación de medidas sobre la base de la unanimidad y no de la mayoría. Orban profetizó vaticinando la disolución de la Unión Europea y la caída de EEUU; si lo segundo parece un deseo, para lo primero la solución sería fácil: hacer como Gran Bretaña y salir de Bruselas. Sin embargo, esta eventualidad no entra en los planes de Orban, quien, quizás, se ha dado a la tarea política de facilitar la disolución desde dentro, con su absurdo comportamiento totalmente contrario a los valores fundacionales de la Unión Europea. Para Orban, Occidente es una colección de estados ricos pero débiles, que no tienen intención de enfrentarse a la competencia con las potencias mundiales. Si desde cierto punto de vista esta afirmación tiene partes de verdad, parece igualmente cierto que personajes como el político húngaro contribuyen no poco a una visión común, que puede elevar el nivel cualitativo de Bruselas frente a las grandes potencias mundiales, de hecho la visión de Orban define a Europa como una especie de gueto económico, político y cultural con un futuro de decadencia sin esperanza alguna, a pesar del alto consumo, que la llevará a un destino de desolación. La yuxtaposición con la previsión del Fondo Monetario Internacional, que prevé la salida de las diez primeras economías del mundo y el paso de Alemania del cuarto al décimo para 2030, con la supuesta degradación de la Unión, resumida en los valores: migración, LGBT y guerra, aparece una desafortunada retórica, que va en contra de las tendencias mundiales y una réplica de bajo nivel de lo que se dice en los lugares de poder rusos; incluso la actitud persecutoria, implementada con la oposición a la entrada en la Alianza Atlántica de Suecia y Finlandia, llevada adelante sólo porque los dos países impugnaron la deriva populista del gobierno de Orban, enmarca bien el bajo valor político del personaje. La aversión a Estados Unidos, parece replicar las razones de Putin, la supuesta pérdida de la posición de Washington como líder mundial frente a China, podría correr el riesgo de llevar al mundo al conflicto, sin recordar que su amigo de Moscú está poniendo en mucho mayor peligro la paz mundial. La posición húngara es la única en Europa que es correcta, porque rechaza los valores hedonistas y no pretende proceder a la sustitución de la población por inmigrantes que rechazan los valores cristianos; no sólo eso, se reserva críticas cada vez más insistentes a Rumanía, porque más de 600.000 personas de habla magiar fieles a las tradiciones residen en Transilvania, amenazando de forma encubierta el derecho de otro país a este territorio. Basta con que los dirigentes de la Unión intervengan, como debieron hacerlo hace mucho tiempo, de manera dura contra este personaje y la mayoría del país que, a pesar de todo, lo apoya. No es posible permitir que políticos que no comparten los principios en los que se basa la Unión permitan tal arrogancia, que sigue a la negación de las reglas democráticas en su propio país, con la introducción de la censura y la negación del poder judicial para ejercer su función de forma autónoma. También parece inútil recordar cómo Budapest, junto con otros países del antiguo bloque soviético, ha rechazado el principio de reciprocidad y solidaridad en la división de los migrantes y ha estado en total desacuerdo con las políticas europeas aprobadas por la mayoría de los estados. Tal presencia constituye un freno a la acción política común y deben preverse soluciones automáticas e inmediatas, que pueden sancionar desde la sanción pecuniaria de financiación, hasta la suspensión e incluso la expulsión de la asamblea europea. Los desafíos actuales deben ser enfrentados sobre la base de los ideales fundacionales de la Unión, sin permitir que estos sean alterados por visiones contrarias y retrógradas, si no se pueden mantener unidos a todos los miembros es mejor que se eliminen aquellos que no comparten la acción política común.

Orban muss die Europäische Union verlassen

 Viktor Orban hielt eine ideologische Rede, die ihn eher als potenziellen Verbündeten Putins denn als tatsächliches Mitglied der Europäischen Union darstellt, schließlich konzentrierte sich sein Wahlprogramm, das ihm den Sieg ermöglichte, auf die Opposition der Europäischen Union, zu der Ungarn jedoch starke Beiträge leistet. Die mangelnde Kohärenz des ungarischen Politikers scheint mit der Mehrheit seiner Mitbürger zusammenzufallen, die die absurde Regelung der Union ausnutzen, dass die Genehmigung von Maßnahmen auf der Grundlage der Einstimmigkeit und nicht der Mehrheit erfolgt. Orban prophezeite die Auflösung der Europäischen Union und den Untergang der USA; Wenn das Zweite wie ein Wunsch erscheint, wäre die Lösung für das Erste einfach: Machen Sie es wie Großbritannien und raus aus Brüssel. Diese Möglichkeit fällt jedoch nicht in Orbans Pläne, der sich mit seinem absurden Verhalten, das völlig im Widerspruch zu den Grundwerten der Europäischen Union steht, vielleicht die politische Aufgabe gestellt hat, die Auflösung von innen heraus herbeizuführen. Für Orban ist der Westen eine Ansammlung reicher, aber schwacher Staaten, die nicht die Absicht haben, sich der Konkurrenz mit den Weltmächten zu stellen. Wenn diese Aussage unter einem bestimmten Gesichtspunkt einen Teil der Wahrheit enthält, so scheint es ebenso wahr zu sein, dass Charaktere wie der ungarische Politiker nicht wenig zu einer gemeinsamen Vision beitragen, die das qualitative Niveau Brüssels im Vergleich zu den großen Weltmächten anheben kann. Tatsächlich definiert Orbans Vision Europa als eine Art wirtschaftliches, politisches und kulturelles Ghetto mit einer hoffnungslosen Zukunft des Verfalls, trotz hohem Konsum, der es in ein Schicksal der Verwüstung führen wird. Die Gegenüberstellung mit der Prognose des Internationalen Währungsfonds, die den Ausstieg aus den Top-Ten-Volkswirtschaften der Welt und den Übergang Deutschlands vom vierten auf den zehnten Platz bis 2030 vorsieht, mit der angeblichen Verschlechterung der Union, zusammengefasst in den Werten: Migration, LGBT und Krieg, erscheint als unglückliche Rhetorik, die im Widerspruch zu den Welttrends steht und eine untergeordnete Nachbildung dessen ist, was an den russischen Machtorten gesagt wird; Sogar die Verfolgungshaltung, die mit der Opposition gegen den Beitritt Schwedens und Finnlands zum Atlantischen Bündnis umgesetzt wurde und nur deshalb vorangetrieben wurde, weil die beiden Länder die populistische Tendenz von Orbans Regierung bestritten, spiegelt den geringen politischen Wert der Figur gut wider. Die Abneigung gegen die Vereinigten Staaten scheint Putins Gründe zu widerspiegeln: Der angebliche Verlust von Washingtons Position als Weltführer gegenüber China könnte das Risiko eingehen, die Welt in einen Konflikt zu stürzen, ohne sich daran zu erinnern, dass sein Freund aus Moskau den Weltfrieden viel stärker gefährdet. Die ungarische Position ist die einzige in Europa, die richtig ist, denn sie lehnt hedonistische Werte ab und beabsichtigt nicht, die Bevölkerung durch Einwanderer zu ersetzen, die christliche Werte ablehnen; Darüber hinaus behält er sich eine immer eindringlichere Kritik an Rumänien vor, da in Siebenbürgen mehr als 600.000 magyarischsprachige, traditionstreue Menschen leben, die heimlich das Recht eines anderen Landes auf dieses Gebiet bedrohen. Es gibt genug, damit die Führer der Union, wie sie es schon längst hätten tun sollen, hart gegen diesen Charakter und die Mehrheit des Landes, die ihn trotz allem unterstützt, eingreifen können. Es ist nicht möglich, dass Politiker, die die Prinzipien, auf denen die Union basiert, nicht teilen, eine solche Arroganz zulassen, die auf die Verweigerung demokratischer Regeln im eigenen Land, die Einführung der Zensur und die Verweigerung der autonomen Ausübung der Funktion der Justiz folgt. Es scheint auch sinnlos, sich daran zu erinnern, wie Budapest zusammen mit anderen Ländern des ehemaligen Sowjetblocks das Prinzip der Gegenseitigkeit und Solidarität bei der Aufteilung der Migranten abgelehnt hat und mit der von der Mehrheit der Staaten gebilligten europäischen Politik völlig unzufrieden war. Eine solche Präsenz stellt ein Hemmnis für das gemeinsame politische Handeln dar und es müssen automatische und sofortige Lösungen ins Auge gefasst werden, die von der Geldstrafe der Finanzierung bis hin zur Suspendierung und sogar zum Ausschluss aus der Europäischen Versammlung reichen können. Die aktuellen Herausforderungen müssen auf der Grundlage der Gründungsideale der Union bewältigt werden, ohne dass diese durch gegensätzliche und rückschrittliche Visionen verändert werden dürfen. Wenn nicht alle Mitglieder zusammengehalten werden können, ist es besser, diejenigen zu entfernen, die das gemeinsame politische Handeln nicht teilen.

Orban doit quitter l'Union européenne

 Viktor Orban a tenu un discours idéologique, qui le place davantage comme un allié potentiel de Poutine, que comme un membre effectif de l'Union européenne, après tout son programme électoral, qui lui a permis de gagner, était axé sur l'opposition à l'Union européenne, dont, pourtant, la Hongrie bénéficie de solides contributions. Le manque de cohérence de l'homme politique magyar semble coïncider avec la majorité de ses concitoyens, qui exploitent l'absurde régulation de l'Union de l'approbation des mesures à l'unanimité et non à la majorité. Orban a prophétisé en prédisant la dissolution de l'Union européenne et la chute des États-Unis ; si le second apparaît comme un souhait, pour le premier la solution serait simple : faire comme la Grande-Bretagne et sortir de Bruxelles. Cependant, cette éventualité ne rentre pas dans les plans d'Orban, qui, peut-être, s'est donné pour tâche politique de faciliter la dissolution de l'intérieur, avec son comportement absurde totalement contraire aux valeurs fondatrices de l'Union européenne. Pour Orban, l'Occident est un ensemble d'États riches mais faibles, qui n'ont aucune intention d'affronter la concurrence des puissances mondiales. Si, d'un certain point de vue, cette affirmation a des parts de vérité, il semble également vrai que des personnages comme l'homme politique hongrois ne contribuent pas peu à une vision commune, qui peut élever le niveau qualitatif de Bruxelles face aux grandes puissances mondiales, en fait la vision d'Orban définit l'Europe comme une sorte de ghetto économique, politique et culturel avec un avenir de décadence sans espoir, malgré une consommation élevée, qui la conduira à un destin de désolation. La juxtaposition avec la prévision du Fonds monétaire international, qui prévoit la sortie des dix premières économies mondiales et le passage de l'Allemagne de la quatrième à la dixième d'ici 2030, avec la supposée dégradation de l'Union, résumée dans les valeurs : migration, LGBT et guerre, apparaît comme une rhétorique malheureuse, qui va à contre-courant des tendances mondiales et une réplique bas de gamme de ce qui se dit dans les lieux de pouvoir russes ; même l'attitude persécutrice, mise en œuvre avec l'opposition à l'entrée dans l'Alliance atlantique de la Suède et de la Finlande, poursuivie uniquement parce que les deux pays contestaient la dérive populiste du gouvernement Orban, encadre bien la faible valeur politique du personnage. L'aversion pour les États-Unis, semble répliquer les raisons de Poutine, la prétendue perte de la position de Washington en tant que leader mondial vis-à-vis de la Chine, pourrait risquer de mettre le monde en conflit, sans se rappeler que son ami de Moscou met la paix mondiale en bien plus grand danger. La position hongroise est la seule en Europe à être correcte, car elle rejette les valeurs hédonistes et n'entend pas procéder au remplacement de la population par des immigrés qui rejettent les valeurs chrétiennes ; non seulement cela, il réserve des critiques de plus en plus insistantes à l'égard de la Roumanie, car plus de 600 000 personnes de langue magyare fidèles aux traditions résident en Transylvanie, menaçant secrètement le droit d'un autre pays sur ce territoire. Il y a de quoi que les dirigeants de l'Union interviennent, comme ils auraient dû le faire depuis longtemps, de manière dure contre ce personnage et la majorité du pays, qui, malgré tout, le soutient. Il n'est pas possible de permettre à des politiciens qui ne partagent pas les principes sur lesquels l'Union est fondée de permettre une telle arrogance, qui fait suite au déni des règles démocratiques dans leur propre pays, avec l'introduction de la censure et le refus du pouvoir judiciaire d'exercer sa fonction de manière autonome. Il semble également inutile de rappeler comment Budapest, avec d'autres pays de l'ancien bloc soviétique, a rejeté le principe de mutualité et de solidarité dans la répartition des migrants et a été en total désaccord avec les politiques européennes approuvées par la majorité des États. Une telle présence constitue un frein à l'action politique commune et des solutions automatiques et immédiates doivent être envisagées, pouvant sanctionner de la sanction pécuniaire de financement, jusqu'à la suspension voire l'expulsion de l'assemblée européenne. Les défis actuels doivent être affrontés sur la base des idéaux fondateurs de l'Union, sans permettre que ceux-ci soient altérés par des visions contraires et rétrogrades, si tous les membres ne peuvent être maintenus ensemble il vaut mieux que ceux qui ne partagent pas l'action politique commune en soient écartés.

Orban não precisa mais ficar na União Europeia

 Viktor Orban fez um discurso ideológico, que o coloca mais como potencial aliado de Putin, do que como membro efetivo da União Europeia, afinal o seu programa eleitoral, que lhe permitiu vencer, estava centrado na oposição da União Europeia, da qual, no entanto, a Hungria goza de robustos contributos. A falta de coerência do político húngaro parece coincidir com a maioria dos seus concidadãos, que exploram a absurda regulamentação da União da aprovação de medidas com base na unanimidade e não na maioria. Orban profetizou prevendo a dissolução da União Européia e a queda dos EUA; se a segunda parece um desejo, para a primeira a solução seria fácil: faça como a Grã-Bretanha e saia de Bruxelas. No entanto, esta eventualidade não está nos planos de Orban, que, talvez, tenha se dado a tarefa política de facilitar a dissolução por dentro, com seu comportamento absurdo totalmente contrário aos valores fundadores da União Europeia. Para Orban, o Ocidente é um conjunto de Estados ricos, mas fracos, que não pretendem enfrentar a concorrência das potências mundiais. Se, de um certo ponto de vista, esta afirmação tem partes de verdade, parece igualmente verdade que personagens como o político húngaro contribuem pouco para uma visão comum, que pode elevar o nível qualitativo de Bruxelas face às grandes potências mundiais, aliás a visão de Orban define a Europa como uma espécie de gueto económico, político e cultural com um futuro de decadência sem esperança, apesar do alto consumo, que a levará a um destino de desolação. A justaposição com a previsão do Fundo Monetário Internacional, que prevê a saída das dez maiores economias do mundo e a passagem da Alemanha do quarto para o décimo até 2030, com a suposta degradação da União, sintetizada nos valores: migração, LGBT e guerra, surge uma retórica infeliz, que vai contra as tendências mundiais e uma réplica de baixo nível do que se diz nos lugares de poder russos; mesmo a atitude persecutória, implementada com a oposição à entrada na Aliança Atlântica da Suécia e da Finlândia, levada adiante apenas porque os dois países contestaram a deriva populista do governo de Orbán, bem enquadra o baixo valor político do personagem. A aversão aos Estados Unidos, parece replicar as razões de Putin, a suposta perda da posição de líder mundial de Washington para a China, pode arriscar colocar o mundo em conflito, sem lembrar que seu amigo de Moscou está colocando a paz mundial em perigo muito maior. A posição húngara é a única correta na Europa, porque rejeita os valores hedonistas e não pretende proceder à substituição da população por imigrantes que rejeitam os valores cristãos; não só isso, ele reserva críticas cada vez mais insistentes à Romênia, porque mais de 600.000 pessoas de língua magiar fiéis às tradições residem na Transilvânia, ameaçando secretamente o direito de outro país a este território. Basta que os dirigentes do Sindicato intervenham, como já deveriam ter feito há muito tempo, de forma dura contra este personagem e contra a maioria do país, que apesar de tudo o apoia. Não é possível permitir que políticos que não comungam dos princípios em que assenta a União permitam tamanha arrogância, que decorre da negação das regras democráticas no seu próprio país, com a introdução da censura e a negação do poder judiciário de exercer a sua função de forma autónoma. Também parece inútil recordar como Budapeste, juntamente com outros países do antigo bloco soviético, rejeitou o princípio da mutualidade e da solidariedade na divisão dos migrantes e esteve em total desacordo com as políticas europeias aprovadas pela maioria dos Estados. Tal presença constitui um travão à ação política comum e devem ser encaradas soluções automáticas e imediatas, que podem sancionar desde a sanção pecuniária de financiamento, até à suspensão e mesmo expulsão da assembleia europeia. Os desafios atuais devem ser enfrentados com base nos ideais fundadores da União, sem permitir que estes sejam alterados por visões contrárias e retrógradas, se todos os membros não podem ser mantidos juntos é melhor que aqueles que não compartilham a ação política comum sejam afastados.