لقد انزعجت إسرائيل بشدة من كلمات أمين الأمم المتحدة، الذي أدان صراحة الهجوم الجبان الذي قامت به حماس عدة مرات، ولكنه وضعه في سياق الانتهاكات العنيفة التي ارتكبتها دولة إسرائيل ضد إسرائيل على مدى أكثر من خمسين عامًا. الفلسطينيين، وخاصة المدنيين. هذا التصريح صحيح على مر التاريخ، لكنه أصبح أكثر تطرفاً على مر السنين، وهي كثيرة، لحكومات نتنياهو المختلفة، التي اقتربت بشكل متزايد من اليمين القومي والأرثوذكسي، وهو حزب سياسي هدفه الوحيد هو انتزاع، من خلال المستوطنات غير القانونية، الأرض ليس فقط للفلسطينيين، بل حتى للقبائل البدوية. لقد نفذ الرئيس الإسرائيلي سياسة تقسيم الفلسطينيين، لصالح متطرفي حماس، الذين جمعوا إجماع الفلسطينيين، معتبرين أن العنف هو الحل الوحيد الممكن. ولا بد من القول إن ذلك كان مدعوماً بموقف نتنياهو الغامض، الذي سمح أولاً بإلقاء نظرة على حل الدولتين، ثم انتقل بعد ذلك بشكل متزايد نحو الرفض الحاسم لهذا الحل، مما أدى إلى حرمان الأجزاء المعتدلة من السياسة الفلسطينية، التي اتُهمت عدة مرات بالفساد. عدم القدرة على تحقيق هدف إقامة الدولة الفلسطينية بالطرق الدبلوماسية. ولا بد من القول أيضاً أن المصالح الأميركية، الموجهة بشكل متزايد نحو جنوب شرق آسيا، أدت إلى الغياب، وهو ما فضل تصرف نتنياهو، وهو ما أوصلنا إلى اليوم. لكن الولايات المتحدة ليست المسؤولة الوحيدة عن هذا الوضع: فالقائمة ليست قصيرة، فقد حافظت أوروبا على موقف متعالي تجاه تل أبيب، وأدانت العمل الإسرائيلي بشكل غير فعال، ولا يقل ذنبها عن الدول العربية التي ظلت تصريحات المنفعة، دون إنهم يتصرفون دائمًا بسياسة موحدة للضغط على الولايات المتحدة والإسرائيليين أنفسهم، حتى دون الاستفادة من التقارب الأخير. كل هذا ساهم في تفاقم التوتر، والذي حدث دون ضجة، حيث أصبحت إيران المدافع الرسمي الوحيد عن القضية الفلسطينية بدعمها الحاسم المتزايد للقوى المتطرفة. وتمكنت طهران من ملء الفراغ الذي خلفته مختلف الأطراف، التي قد تفضل الحل السلمي، لاستغلال القضية الفلسطينية لتحقيق احتياجاتها الجيوسياسية والاستراتيجية. يمكن لإيران، من خلال فلسطين، أن تعمل على جبهتين: الأولى هي القتال ضد المملكة العربية السعودية، وهو قتال سياسي وديني، والثانية، أوسع، ضد الولايات المتحدة والغرب بشكل عام، وهو عامل يمكن أن يتيح لها فرصة أكبر. التقارب مع روسيا والصين. وكما يتبين من المسؤوليات الإسرائيلية عن عدم اتباع سياسة الدولتين، بل عن تناقضها، فقد وصلنا إلى حالة من زعزعة الاستقرار العالمي بشكل كبير. لم يكن من الصعب التنبؤ بهذه التطورات، لكن الولايات المتحدة وأوروبا اعتمدتا حرفياً على الصدفة، مما ترك حرية كبيرة لتصرفات نتنياهو. من الضروري ألا يكون الوضع الإسرائيلي الفلسطيني في حالة توتر مثل الوضع الحالي، حتى لا يغير التوازن العالمي الهش بالفعل، ولهذا السبب يجب إقناع إسرائيل بعدم استخدام مثل هذا القمع العنيف المكثف، الذي يحرمها من الأهلية. باعتبارها دولة ديمقراطية، مما يضعها على نفس مستوى المنظمة الإرهابية؛ إن عدد القتلى المدنيين المسجل في قطاع غزة هو بالفعل أعلى بكثير من ذلك الذي تسببت فيه حماس، ونفس العملية البرية التي يُخشى حدوثها في قطاع غزة قد تؤدي إلى مذبحة هائلة للجانبين. علاوة على ذلك، هناك احتمال فتح جبهة شمالية، مع استعداد حزب الله للتدخل، والوضع المحموم بشكل متزايد في الضفة الغربية والتهديدات الإيرانية الصريحة بضرب حيفا. إن وجود السفن العسكرية في الخليج العربي يهدد بإثارة مواجهة مع طهران، مع ما يترتب على ذلك من تنشيط الخلايا النائمة والتي لا يمكن التنبؤ بها والموجودة في جميع أنحاء العالم. ولم يحدث من قبل قط أن كان السلام في أيدي نتنياهو البائسة، الذي لا يمكن الاعتماد عليه بصراحة. ويبدو أن تصرف بايدن، الذي اتسم بالاعتدال، ولو متأخرا، هو الوحيد القادر على أن يكون له بعض الإمكانية لتفادي مبدأ الانحطاط، الذي يهدد حقا باندلاع صراع عالمي. وفقط من خلال إسكات ضجيج الأسلحة والقصف غير المشروط على غزة، يصبح بوسعنا أن نأمل في البدء من جديد بنوع من التفاوض، الذي من شأنه أن يعيد القوة إلى حل الدولتين ويجعل التطرف المعارض يتراجع. الوقت ينفد ولكن الإمكانيات موجودة، فقط مع التفكير الملائم من جانب الجميع، وبعد ذلك لا توجد سوى الهاوية.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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giovedì 26 ottobre 2023
mercoledì 6 settembre 2023
Le richieste di asilo aumentano in Europa
Nei primi sei mesi di quest’anno, le richieste di asilo verso i ventisette paesi dell’Unione Europea, sommati a Norvegia e Svizzera, hanno raggiunto la cifra di 519.000 domande, segnando un incremento di più 28%, rispetto al periodo di riferimento dello scorso anno. Di queste richieste il 30% riguardano la Germania, il 17% la Spagna ed il 16% la Francia. Con questi dati si potrebbe raggiungere tendenzialmente, la cifra di oltre un milione di richieste, numero analogo al dato record del 2016. Il 13% delle richieste di asilo proviene dalla Siria, pari a circa 67.000 persone, con un aumento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 47%. Le cause di questa vera e propria migrazione sono da ricercare nell’aggravarsi della guerra civile, che ha causato il peggioramento delle condizioni economiche e l’ostilità dei turchi, che negli anni passati avevano assorbito gran parte dell’emigrazione proveniente da Damasco, contro la popolazione siriana. La rotta migratoria maggiormente seguita dai cittadini siriani è quella balcanica e ciò influisce sulle nazioni che raccolgono le richieste di asilo, come Bulgaria, con il 6%, ed Austria, con il 10%, anche se queste destinazioni rappresentano sempre più soluzioni di transito verso la Germania, che ha una percentuale di richieste del 62%, grazie al radicamento della comunità siriana, favorita, negli anni precedenti dalla cancelliera Merkel. Subito dopo la Siria, il secondo paese per domande di asilo è l’Afghanistan, con 55.000 domande; pur essendo un bacino migratorio che ha sempre assicurato quote sostanziose di migranti, la decisione degli USA di abbandonare il paese ha favorito il ritorno dei talebani, che, una volta al potere, hanno notevolmente compresso i diritti umani e praticato una politica economica disastrosa, che ha aggravato una situazione già difficile, costringendo il paese a reggersi, quasi esclusivamente, sugli aiuti umanitari internazionali. Mentre la provenienza dei migranti da zone africane ed asiatiche, non rappresenta una sorpresa, si registra un aumento delle richieste da zone dell’America latina, come Venezuela e Colombia, che insieme raggiungono il 13% delle domande, nella loro totalità praticamente dirette verso la Spagna, spiegando così la seconda posizione europea di Madrid, nella classifica delle richieste di asilo. Questi dati, molto preoccupanti, vengono registrati a poca distanza dalla chiusura del patto sull’immigrazione e a meno di un anno dall’appuntamento elettorale europeo. Le ormai consuete resistenze di Polonia ed Ungheria alla distribuzione dei migranti, aggravano la situazione interna dell’Unione Europea e mettendo in risalto la poca efficacia e lungimiranza delle politiche per regolare gli afflussi. L’accordo di Giugno tra i ministri degli esteri dell’Unione ha previsto una sorta di tassa, nella misura di 20.000 euro per persona all’anno, per quei paesi che si rifiuteranno di contribuire alla distribuzione dei migranti ed è stato condizionato dal voto contrario di Budapest e Varsavia; proprio in Polonia, ad ottobre, si effettuerà un referendum sul tema dell’accoglienza dei migranti, indetto dal governo di destra in carica. Ancora una volta Bruxelles si presenta con divisioni al proprio interno e senza sanzioni in grado di dividere il carico migratorio, presentandosi all’opinione pubblica mondiale debole e facilmente ricattabile dalle dittature anti occidentali, che usano il tema migratorio come vera e propria arma di pressione dell’Europa. Questo stato di cose determina, in un periodo dove la coesione occidentale è sempre più necessaria, un lato vulnerabile a discapito non solo dell’Unione, ma anche dell’Alleanza Atlantica. Accordi come quello tra Unione Europea e Tunisia, oltre ad essere poco efficaci, vengono firmati con regimi dittatoriali, che approfittano della debolezza singola, in questo caso dell’Italia, e globale di una istituzione che non riesce ad essere unita e che permette il prevalere degli interessi nazionali rispetto a quelli sovranazionali. Il caso italiano, vera e propria frontiera meridionale dell’Europa, chiarisce ancora di più la situazione: 65.000 arrivi pari al 140%, se confrontati con lo stesso periodo del 2022, eppure Roma riceve ben pochi aiuti dai membri dell’Unione, preoccupati a salvaguardare le proprie singole situazioni. Finché non sarà superata questa logica, con una situazione che sarà sempre più grave, per guerre, carestie ed emergenze climatiche, l’Europa e l’occidente saranno sempre sotto ricatto.
Asylum applications are on the rise in Europe
In the first six months of this year, asylum applications to the twenty-seven countries of the European Union, added to Norway and Switzerland, reached the figure of 519,000 applications, marking an increase of more than 28%, compared to the reference period of the last year. Of these requests, 30% concern Germany, 17% Spain and 16% France. With these data, the figure of over one million requests could tend to be reached, a number similar to the record figure of 2016. 13% of asylum requests come from Syria, equal to about 67,000 people, with an increase compared to the same period last year, by 47%. The causes of this real migration are to be found in the worsening of the civil war, which caused the worsening of economic conditions and the hostility of the Turks, who in past years had absorbed a large part of the emigration from Damascus, against the Syrian population. The migratory route most followed by Syrian citizens is the Balkan one and this affects the nations that collect asylum requests, such as Bulgaria, with 6%, and Austria, with 10%, even if these destinations increasingly represent transit solutions to Germany, which has a percentage of requests of 62%, thanks to the roots of the Syrian community, favored in previous years by Chancellor Merkel. Immediately after Syria, the second country for asylum applications is Afghanistan, with 55,000 applications; despite being a migratory basin that has always ensured substantial quotas of migrants, the US decision to abandon the country has favored the return of the Taliban, who, once in power, have considerably reduced human rights and practiced a disastrous economic policy, which it has aggravated an already difficult situation, forcing the country to rely almost exclusively on international humanitarian aid. While the origin of migrants from African and Asian areas does not come as a surprise, there is an increase in requests from areas of Latin America, such as Venezuela and Colombia, which together reach 13% of the requests, in their totality practically directed towards Spain, thus explaining Madrid's second European position in the ranking of asylum requests. These very worrying data are recorded shortly after the closure of the pact on immigration and less than a year after the European elections. The now customary resistance of Poland and Hungary to the distribution of migrants aggravate the internal situation of the European Union and highlight the lack of effectiveness and foresight of policies to regulate the inflows. The June agreement between EU foreign ministers provided for a sort of tax, in the amount of 20,000 euros per person per year, for those countries that refuse to contribute to the distribution of migrants and was conditioned by the vote against of Budapest and Warsaw; in Poland, in October, a referendum will be held on the issue of welcoming migrants, called by the right-wing government in office. Once again Brussels presents itself with internal divisions and without sanctions capable of dividing the migratory load, presenting itself to world public opinion as weak and easily blackmailed by anti-Western dictatorships, which use the migration issue as a real weapon of pressure for the 'Europe. This state of things determines, in a period where Western cohesion is increasingly necessary, a vulnerable side to the detriment not only of the Union, but also of the Atlantic Alliance. Agreements such as the one between the European Union and Tunisia, in addition to being ineffective, are signed with dictatorial regimes, which take advantage of the individual weakness, in this case of Italy, and the global weakness of an institution that cannot be united and which allows the prevailing of national rather than supranational interests. The Italian case, a real southern border of Europe, clarifies the situation even more: 65,000 arrivals equal to 140%, if compared with the same period in 2022, yet Rome receives very little aid from the members of the Union, worried about safeguard their own individual situations. Until this logic is overcome, with an increasingly serious situation, due to wars, famines and climatic emergencies, Europe and the West will always be under blackmail.
Las solicitudes de asilo aumentan en Europa
En los primeros seis meses de este año, las solicitudes de asilo a los veintisiete países de la Unión Europea, sumados a Noruega y Suiza, alcanzaron la cifra de 519.000 solicitudes, lo que supone un aumento de más del 28%, respecto al periodo de referencia de el último año. De estas solicitudes, el 30% se refieren a Alemania, el 17% a España y el 16% a Francia. Con estos datos, se podría tender a alcanzar la cifra de más de un millón de solicitudes, una cifra similar a la cifra récord de 2016. El 13% de las solicitudes de asilo proceden de Siria, lo que equivale a unas 67.000 personas, con un aumento respecto al mismo período. el año pasado, en un 47%. Las causas de esta migración real se encuentran en el agravamiento de la guerra civil, que provocó el empeoramiento de las condiciones económicas y la hostilidad de los turcos, que en los últimos años habían absorbido gran parte de la emigración de Damasco, contra los sirios. población. La ruta migratoria más seguida por los ciudadanos sirios es la de los Balcanes y esto afecta a los países que recogen solicitudes de asilo, como Bulgaria, con un 6%, y Austria, con un 10%, aunque estos destinos representan cada vez más soluciones de tránsito hacia Alemania, que tiene un porcentaje de solicitudes del 62%, gracias al arraigo de la comunidad siria, favorecida en años anteriores por la canciller Merkel. Inmediatamente después de Siria, el segundo país en solicitudes de asilo es Afganistán, con 55.000 solicitudes; A pesar de ser una cuenca migratoria que siempre ha asegurado importantes cuotas de inmigrantes, la decisión estadounidense de abandonar el país ha favorecido el regreso de los talibanes, que, una vez en el poder, han reducido considerablemente los derechos humanos y practicado una política económica desastrosa, que ha agravó una situación ya difícil, obligando al país a depender casi exclusivamente de la ayuda humanitaria internacional. Si bien no sorprende la procedencia de migrantes de zonas africanas y asiáticas, sí se observa un aumento de solicitudes provenientes de zonas de América Latina, como Venezuela y Colombia, que en conjunto alcanzan el 13% de las solicitudes, en su totalidad prácticamente dirigidas a España, explicando así la segunda posición europea de Madrid en el ranking de solicitudes de asilo. Estos datos tan preocupantes se registran poco después del cierre del pacto sobre inmigración y menos de un año después de las elecciones europeas. La ya habitual resistencia de Polonia y Hungría al reparto de inmigrantes agrava la situación interna de la Unión Europea y pone de relieve la falta de eficacia y previsión de las políticas para regular los flujos. El acuerdo de junio entre los ministros de Asuntos Exteriores de la UE preveía una especie de impuesto, de 20.000 euros por persona al año, para aquellos países que se nieguen a contribuir al reparto de inmigrantes y estaba condicionado por el voto en contra de Budapest y Varsovia; Precisamente en Polonia se celebrará en octubre un referéndum sobre la cuestión de la acogida de inmigrantes, convocado por el Gobierno de derechas en funciones. Una vez más Bruselas se presenta con divisiones internas y sin sanciones capaces de dividir la carga migratoria, presentándose ante la opinión pública mundial como débil y fácilmente chantajeada por las dictaduras antioccidentales, que utilizan la cuestión migratoria como una auténtica arma de presión para la 'Europa'. . Este estado de cosas determina, en un período en el que la cohesión occidental es cada vez más necesaria, un lado vulnerable en detrimento no sólo de la Unión, sino también de la Alianza Atlántica. Acuerdos como el de la Unión Europea con Túnez, además de ineficaces, se firman con regímenes dictatoriales, que se aprovechan de la debilidad individual, en este caso de Italia, y de la debilidad global de una institución que no puede unirse y lo que permite prevalecer los intereses nacionales más que los supranacionales. El caso italiano, auténtica frontera sur de Europa, aclara aún más la situación: 65.000 llegadas equivalen al 140% respecto al mismo período en 2022, pero Roma recibe muy poca ayuda de los miembros de la Unión, preocupados por salvaguardar su propias situaciones individuales. Hasta que se supere esta lógica, con una situación cada vez más grave, debido a guerras, hambrunas y emergencias climáticas, Europa y Occidente siempre estarán bajo chantaje.
In Europa nehmen die Asylanträge zu
In den ersten sechs Monaten dieses Jahres erreichten die Asylanträge in den 27 Ländern der Europäischen Union, zuzüglich Norwegen und der Schweiz, die Zahl von 519.000 Anträgen, was einem Anstieg von mehr als 28 % im Vergleich zum Referenzzeitraum entspricht das letzte Jahr. Von diesen Anfragen betreffen 30 % Deutschland, 17 % Spanien und 16 % Frankreich. Mit diesen Daten könnte tendenziell die Zahl von über einer Million Anträgen erreicht werden, eine Zahl, die dem Rekordwert von 2016 ähnelt. 13 % der Asylanträge kommen aus Syrien, was etwa 67.000 Menschen entspricht, was einem Anstieg im Vergleich zum gleichen Zeitraum entspricht im letzten Jahr um 47 %. Die Ursachen dieser echten Migration liegen in der Verschärfung des Bürgerkriegs, der zu einer Verschlechterung der wirtschaftlichen Lage und der Feindseligkeit der Türken, die in den vergangenen Jahren einen Großteil der Auswanderung aus Damaskus aufgenommen hatten, gegenüber den Syrern führte Bevölkerung. Die von syrischen Bürgern am häufigsten genutzte Migrationsroute ist die Balkanroute, und dies betrifft die Länder, die Asylanträge entgegennehmen, wie Bulgarien mit 6 % und Österreich mit 10 %, auch wenn diese Ziele zunehmend Transitlösungen nach Deutschland darstellen, was der Fall ist ein Prozentsatz der Anträge von 62 %, dank der Wurzeln der syrischen Gemeinschaft, die in den vergangenen Jahren von Bundeskanzlerin Merkel favorisiert wurden. Unmittelbar nach Syrien ist Afghanistan mit 55.000 Asylanträgen das zweitgrößte Land für Asylanträge. Obwohl es sich um ein Einwanderungsgebiet handelt, das schon immer erhebliche Einwanderungsquoten gewährleistet hat, hat die Entscheidung der USA, das Land zu verlassen, die Rückkehr der Taliban begünstigt, die nach ihrer Machtübernahme die Menschenrechte erheblich eingeschränkt und eine katastrophale Wirtschaftspolitik betrieben haben, was sie auch getan haben verschärfte die ohnehin schon schwierige Situation und zwang das Land, sich fast ausschließlich auf internationale humanitäre Hilfe zu verlassen. Während die Herkunft der Migranten aus afrikanischen und asiatischen Gebieten keine Überraschung ist, gibt es einen Anstieg der Anfragen aus Regionen Lateinamerikas wie Venezuela und Kolumbien, die zusammen 13 % der Anfragen ausmachen und in ihrer Gesamtheit praktisch an diese gerichtet sind Spanien, was Madrids zweite europäische Position in der Rangliste der Asylanträge erklärt. Diese sehr besorgniserregenden Daten werden kurz nach Abschluss des Einwanderungspakts und weniger als ein Jahr nach den Europawahlen erhoben. Der mittlerweile übliche Widerstand Polens und Ungarns gegen die Verteilung der Migranten verschärft die interne Situation der Europäischen Union und macht deutlich, dass es den politischen Maßnahmen zur Regulierung der Zuströme an Wirksamkeit und Weitsicht mangelt. Die Vereinbarung der EU-Außenminister vom Juni sah eine Art Steuer in Höhe von 20.000 Euro pro Person und Jahr für diejenigen Länder vor, die sich weigern, zur Verteilung der Migranten beizutragen, und wurde durch das Nein von Budapest und Warschau bedingt; Gerade in Polen findet im Oktober ein Referendum über die Aufnahme von Migranten statt, das von der amtierenden rechten Regierung ausgerufen wurde. Wieder einmal präsentiert sich Brüssel mit internen Spaltungen und ohne Sanktionen, die die Migrationslast verteilen könnten, und präsentiert sich der Weltöffentlichkeit als schwach und leicht erpressbar durch antiwestliche Diktaturen, die die Migrationsfrage als echte Druckwaffe für Europa einsetzen . Dieser Zustand bestimmt in einer Zeit, in der der westliche Zusammenhalt immer notwendiger wird, eine verletzliche Seite zum Nachteil nicht nur der Union, sondern auch des Atlantischen Bündnisses. Abkommen wie das zwischen der Europäischen Union und Tunesien sind nicht nur wirkungslos, sondern werden auch mit diktatorischen Regimen unterzeichnet, die die individuelle Schwäche, in diesem Fall Italiens, und die globale Schwäche einer Institution ausnutzen, die nicht geeint werden kann Dies ermöglicht die Durchsetzung nationaler statt supranationaler Interessen. Der Fall Italien, eine echte Südgrenze Europas, verdeutlicht die Situation noch mehr: 65.000 Ankünfte, was 140 % im Vergleich zum gleichen Zeitraum im Jahr 2022 entspricht, dennoch erhält Rom nur sehr wenig Hilfe von den Mitgliedern der Union, die um ihre Sicherheit besorgt sind eigene individuelle Situationen. Solange diese Logik nicht überwunden wird und die Lage aufgrund von Kriegen, Hungersnöten und Klimakatastrophen immer ernster wird, werden Europa und der Westen immer unter Erpressung stehen.
Les demandes d’asile augmentent en Europe
Au cours des six premiers mois de cette année, les demandes d'asile adressées aux vingt-sept pays de l'Union européenne, auxquels s'ajoutent la Norvège et la Suisse, ont atteint le chiffre de 519.000 demandes, soit une augmentation de plus de 28% par rapport à la période de référence du dernier année. Parmi ces demandes, 30 % concernent l'Allemagne, 17 % l'Espagne et 16 % la France. Avec ces données, nous pourrions potentiellement atteindre le chiffre de plus d'un million de demandes, un chiffre similaire au chiffre record de 2016. 13% des demandes d'asile proviennent de Syrie, ce qui équivaut à environ 67 000 personnes, avec une augmentation par rapport à la même période de l'année dernière. , de 47%. Les causes de cette véritable migration sont à rechercher dans l'aggravation de la guerre civile, qui a provoqué une aggravation des conditions économiques et l'hostilité des Turcs, qui au cours des années précédentes avaient absorbé une grande partie de l'émigration en provenance de Damas, contre la population syrienne. La route migratoire la plus suivie par les citoyens syriens est celle des Balkans et cela affecte les pays qui collectent les demandes d'asile, comme la Bulgarie, avec 6%, et l'Autriche, avec 10%, même si ces destinations représentent de plus en plus des solutions de transit vers l'Allemagne, qui a un pourcentage de demandes de 62%, grâce à l'enracinement de la communauté syrienne, favorisé les années précédentes par la chancelière Merkel. Immédiatement après la Syrie, le deuxième pays de demande d'asile est l'Afghanistan, avec 55 000 demandes ; bien qu'il s'agisse d'un bassin migratoire qui a toujours assuré des quotas substantiels de migrants, la décision des États-Unis d'abandonner le pays a favorisé le retour des talibans, qui, une fois au pouvoir, ont considérablement comprimé les droits de l'homme et pratiqué une politique économique désastreuse, qu'ils ont aggravée déjà situation difficile, obligeant le pays à dépendre presque exclusivement de l’aide humanitaire internationale. Même si l'origine des migrants des zones africaines et asiatiques ne constitue pas une surprise, on constate une augmentation des demandes en provenance de zones d'Amérique latine, comme le Venezuela et la Colombie, qui ensemble atteignent 13% des demandes, dans leur totalité pratiquement dirigées vers l'Espagne. , expliquant ainsi la deuxième position européenne de Madrid dans le classement des demandes d'asile. Ces données très inquiétantes sont enregistrées peu après la clôture du pacte sur l'immigration et moins d'un an avant les élections européennes. La résistance désormais habituelle de la Pologne et de la Hongrie à la répartition des migrants aggrave la situation interne de l'Union européenne et met en évidence le manque d'efficacité et de prévoyance des politiques de régulation des flux. L'accord de juin entre les ministres des Affaires étrangères de l'Union prévoyait une sorte de taxe, d'un montant de 20 000 euros par personne et par an, pour les pays qui refuseraient de contribuer à la répartition des migrants et était conditionnée par le vote contre de Budapest et de Varsovie ; précisément en Pologne, en octobre, aura lieu un référendum sur le thème de l'accueil des migrants, convoqué par le gouvernement de droite en place. Une fois de plus, Bruxelles se présente avec des divisions internes et sans sanctions capables de diviser la charge migratoire, se présentant à l'opinion publique mondiale comme faible et facilement soumise au chantage des dictatures anti-occidentales, qui utilisent la question migratoire comme une véritable arme de pression sur l'Europe. . Cet état de fait détermine, dans une période où la cohésion occidentale est de plus en plus nécessaire, un côté vulnérable au détriment non seulement de l’Union, mais aussi de l’Alliance atlantique. Des accords comme celui entre l'Union européenne et la Tunisie, en plus d'être inefficaces, sont signés avec des régimes dictatoriaux, qui profitent de la faiblesse individuelle, dans le cas de l'Italie, et de la faiblesse globale d'une institution incapable d'être unie et qui permet de faire prévaloir les intérêts nationaux sur les intérêts supranationaux. Le cas italien, véritable frontière sud de l'Europe, clarifie encore plus la situation : 65 000 arrivées, cela équivaut à 140%, si on le compare à la même période de 2022, et pourtant Rome reçoit très peu d'aide des membres de l'Union, soucieux de sauvegarder leurs situations individuelles. Tant que cette logique ne sera pas surmontée, avec une situation qui deviendra de plus en plus grave, en raison des guerres, des famines et des urgences climatiques, l’Europe et l’Occident seront toujours soumis au chantage.
Os pedidos de asilo estão a aumentar na Europa
Nos primeiros seis meses deste ano, os pedidos de asilo aos vinte e sete países da União Europeia, somados à Noruega e à Suíça, atingiram a cifra de 519 mil pedidos, marcando um aumento de mais de 28%, face ao período de referência de o último ano. Destes pedidos, 30% dizem respeito à Alemanha, 17% a Espanha e 16% a França. Com estes dados, poderá tender-se a atingir a cifra de mais de um milhão de pedidos, número semelhante ao recorde de 2016. 13% dos pedidos de asilo provêm da Síria, o equivalente a cerca de 67 mil pessoas, com um aumento em relação ao mesmo período. no ano passado, em 47%. As causas desta verdadeira migração encontram-se no agravamento da guerra civil, que provocou o agravamento das condições económicas e a hostilidade dos turcos, que nos últimos anos absorveram grande parte da emigração de Damasco, contra a Síria população. A rota migratória mais seguida pelos cidadãos sírios é a dos Balcãs e isso afecta as nações que recolhem pedidos de asilo, como a Bulgária, com 6%, e a Áustria, com 10%, ainda que estes destinos representem cada vez mais soluções de trânsito para a Alemanha, que tem uma percentagem de pedidos de 62%, graças às raízes da comunidade síria, favorecida em anos anteriores pela chanceler Merkel. Imediatamente a seguir à Síria, o segundo país com pedidos de asilo é o Afeganistão, com 55.000 pedidos; apesar de ser uma bacia migratória que sempre garantiu quotas substanciais de migrantes, a decisão dos EUA de abandonar o país favoreceu o regresso dos talibãs, que, uma vez no poder, reduziram consideravelmente os direitos humanos e praticaram uma política económica desastrosa, que tem agravou uma situação já difícil, forçando o país a depender quase exclusivamente da ajuda humanitária internacional. Embora a origem dos migrantes provenientes de zonas africanas e asiáticas não seja uma surpresa, regista-se um aumento dos pedidos provenientes de zonas da América Latina, como a Venezuela e a Colômbia, que em conjunto atingem 13% dos pedidos, na sua totalidade praticamente dirigidos para Espanha, explicando assim a segunda posição europeia de Madrid no ranking dos pedidos de asilo. Estes dados muito preocupantes são registados logo após o encerramento do pacto sobre a imigração e menos de um ano após as eleições europeias. A já habitual resistência da Polónia e da Hungria à distribuição de migrantes agrava a situação interna da União Europeia e evidencia a falta de eficácia e previsão das políticas para regular os fluxos. O acordo de Junho entre os ministros dos Negócios Estrangeiros da UE previa uma espécie de imposto, no valor de 20.000 euros por pessoa e por ano, para os países que se recusassem a contribuir para a distribuição de migrantes e foi condicionado pelos votos contra de Budapeste e Varsóvia; precisamente na Polónia, em Outubro, realizar-se-á um referendo sobre a questão do acolhimento dos migrantes, convocado pelo governo de direita em exercício. Mais uma vez Bruxelas apresenta-se com divisões internas e sem sanções capazes de dividir a carga migratória, apresentando-se à opinião pública mundial como fraca e facilmente chantageável por ditaduras antiocidentais, que utilizam a questão migratória como uma verdadeira arma de pressão para a 'Europa'. . Este estado de coisas determina, num período em que a coesão ocidental é cada vez mais necessária, um lado vulnerável em detrimento não só da União, mas também da Aliança Atlântica. Acordos como o entre a União Europeia e a Tunísia, além de ineficazes, são assinados com regimes ditatoriais, que se aproveitam da fraqueza individual, neste caso da Itália, e da fraqueza global de uma instituição que não pode ser unida e que permite a prevalência de interesses nacionais em vez de interesses supranacionais. O caso italiano, uma verdadeira fronteira sul da Europa, esclarece ainda mais a situação: 65.000 chegadas equivalem a 140%, se comparado com o mesmo período de 2022, mas Roma recebe muito pouca ajuda dos membros da União, preocupados em salvaguardar a sua próprias situações individuais. Até que esta lógica seja ultrapassada, com uma situação cada vez mais grave, devido a guerras, fomes e emergências climáticas, a Europa e o Ocidente estarão sempre sob chantagem.