إحدى عواقب حرب غزة هي تعليق اتفاقيات إبراهيم، ومع ذلك، علقت المملكة العربية السعودية نهجها تجاه إسرائيل، في انتظار لحظة أكثر ملاءمة. ومن بين الدول العربية الأخرى التي وقعت بالفعل علاقات مع إسرائيل، لم يكن هناك من هدد بقطع هذه العلاقات فحسب، ولم تصل تل أبيب سوى انتقادات لرد الفعل المبالغ فيه على عمل حماس في 7 تشرين الأول/أكتوبر الماضي، إلى جانب الطلب. وقف إطلاق النار، وخاصة لأسباب إنسانية. ومن الواضح أن هذا الوضع مواتٍ لتل أبيب، الأمر الذي لا يسعه إلا أن يسلط الضوء على الصمت الكبير للعالم السني. هذا السيناريو، الذي يجري تنفيذه بالفعل منذ بعض الوقت، قد يكون في صالح إسرائيل فقط على المدى القصير، لكنه على المدى المتوسط والطويل يفضل تطرف الفلسطينيين وبطولة الشيعة، مع قيادة إيران. تليها اليمن وحزب الله. وعلى وجه الخصوص، أصبحت طهران المدافعة عن الفلسطينيين باعتبارها الممثل الوحيد للمسلمين. لقد حقق نتنياهو في الواقع ما أراده: التطرف، مع تهميش منظمة التحرير الفلسطينية، وهي منظمة علمانية وأكثر اعتدالاً، للفلسطينيين يمكن أن يتجنب النقاش حول الدولتين، كما أن عداء طهران يجبر الأمريكيين على تعاون جديد مع إيران. الحكومة القومية الإسرائيلية؛ في الواقع، تمت إعادة التفكير في الانسحاب الأمريكي من منطقة الشرق الأوسط، مما اضطر واشنطن إلى نشر كمية كبيرة من المركبات المسلحة، خاصة في البحر، لحماية تقدم الجيش الإسرائيلي وأيضا لحماية القواعد الأمريكية في الخليج الفارسي. هجمات إيرانية محتملة. إن الرغبة الواضحة في ردع الأخطار المحتملة من طهران، ولكن ليس فقط، أدت إلى نشر عدة صواريخ قادرة على الوصول إلى الأراضي الإيرانية؛ وهذا يعني أنه لن يتم إحراز أي تقدم في المفاوضات مع نظام آية الله، فيما يتعلق بالمسألة النووية أو حتى بشأن تخفيف العقوبات. إيران، على الرغم من إعلانها علناً أنها ليست مهتمة بالدخول في صراع مع الولايات المتحدة وإسرائيل، لن تتمكن إلا من مواصلة استراتيجيتها لزعزعة استقرار المنطقة، لتأكيد أهدافها المتمثلة في السيطرة على سوريا، جنباً إلى جنب مع روسيا وجزء من سوريا. لبنان، مناطق ضرورية لمواصلة الضغط على تل أبيب. ومع ذلك، سيتعين على واشنطن أن تأخذ في الاعتبار مسؤوليات إسرائيل التي اضطرت إلى التخلي عن التخفيض التدريجي لنشاطها الدبلوماسي في منطقة الشرق الأوسط لصالح التركيز بشكل أكبر على المسألة الأوكرانية. وتجدر الإشارة إلى أن إدارات البيت الأبيض المختلفة مذنبة، على أقل تقدير، بالتواطؤ مع تل أبيب، لأنها لم تلتزم بتعريف مشروع الدولتين ولم تقاوم تصرفات حكومات الولايات المتحدة. الحق القومي الإسرائيلي، الذي مارس تجاه الفلسطينيين سياسة الاحتلال والتنكيل باستهتار كافة الحقوق المدنية والدولية. واشنطن وحدها هي القادرة على ممارسة الضغط الكافي على إسرائيل، لكن الأمر لم يكن كذلك، ولم يتحقق حل الدولتين، الذي كان من الممكن أن يتجنب الوضع الحالي، وذلك أيضًا بسبب التواجد الزائف لنتنياهو وسياسته عديمة الضمير. ولكن مرة أخرى أثبتت هذه الاستراتيجية أنها قصيرة النظر، وأثارت على المستوى الدولي موجة معادية للصهيونية وحتى معادية للسامية، مما وضع اليهود في مصاعب في مختلف البلدان حول العالم. في هذه اللحظة لا تبدو مسألة الدولتين قابلة للتطبيق بسبب العداء الإسرائيلي، لكنها تظل الترياق الأكثر فعالية للخطر المستمر الذي تسببه القضية الإسرائيلية الفلسطينية في التوازنات العالمية. إن تصور إمكانية سيطرة جيش تل أبيب على قطاع غزة يعني ضمناً تطورات بالغة الخطورة، والتي بمجرد حدوثها قد يصبح من غير الممكن إيقافها وتجر العالم إلى صراع شامل. لقد رأينا بالفعل أن جهات فاعلة مثل روسيا تستغل التغير في الأهمية الدولية لصرف الانتباه عن القضية الأوكرانية، وبالمثل، يمكن للصين أن تقرر تغيير موقفها تجاه تايوان وتتخذ إجراءات، كما قد تفعل الجماعات الإرهابية التي تعمل في أوكرانيا. أفريقيا يمكن أن ترفع مستوى الصراع. وبدون قضية غزة، ستكون هذه الظواهر أكثر قابلية للإدارة، وحتى العلاقة مع طهران ستكون أفضل. ولهذا فإن ضرورة تحقيق السلام في أقصر وقت ممكن تنطوي على مسؤولية لا يمكن لتل أبيب أن ترفضها، تحت وطأة المصير السيئ، خاصة على المدى المتوسط.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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giovedì 9 novembre 2023
venerdì 27 ottobre 2023
La Russia di fronte alla questione tra Israele e Palestina
La posizione del Cremlino, fin dai tempi dell’URSS, è stata filopalestinese ed in questo contesto si deve collocare la visita di esponenti di Hamas a Mosca, non ricevuti da Putin, ma dal ministro degli esteri russo e, comunque, accolti, in maniera simbolica inequivocabile, nella sede del Cremlino, conferendo così il massimo grado di ufficialità e rilevanza dell’incontro. Si tratta di un chiaro segnale politico rivolto sia ad USA ed occidente, che allo stesso Israele. Mosca è coinvolta direttamente nella vicenda degli ostaggi, perché sono sei le persone sequestrate di nazionalità russa, di cui tre con doppia nazionalità; mentre il dato dei cittadini russi deceduti nei bombardamenti della striscia di Gaza arriva a 23 persone. Oltre ad Hamas, il ministro degli esteri russo ha confermato anche un prossimo incontro con il leader dell’Autorità palestinese. Malgrado la differenza di vedute con Hamas, contrario alla soluzione dei due stati, la Russia deve sfruttare il momento per riposizionarsi come attore rilevante nell’area mediorientale ed ha tutto l’interesse a mantenere le relazioni con tutti i soggetti coinvolti nella questione attuale. Se si vuole avere una visione più ampia circa gli interessi di Mosca nel vicino oriente, occorre considerare i rapporti particolari intrattenuti con Iran, Siria e lo stesso Israele. La volontà di Putin sarebbe quella di svolgere un ruolo di mediatore del conflitto, che potrebbe consentire alla Russia di uscire dall’attuale isolamento diplomatico, provocato dall’aggressione all’Ucraina. L’azione di Mosca prevede di evitare il monopolio americano della gestione della crisi, anche attraverso le accuse a Washington di non avvallare le aspirazioni palestinesi ad un proprio stato e neppure le diverse risoluzioni dell’ONU, che hanno più volte condannato Israele. La proposta russa in sede di Consiglio di sicurezza non è stata accolta, perché non prevedeva la condanna di Hamas, ma la violenza contro tutti i civili di entrambe le parti, sottintendendo la violenza di Tel Aviv nei confronti di Gaza; questo ha provocato un deterioramento dei rapporti tra Russia ed Israele, che, tuttavia, non possono essere compromessi per ragioni comuni. Occorre ricordare che Israele non ha condannato la Russia per l’invasione ucraina e non ha neppure aderito alle sanzioni internazionali. Inoltre non ha fornito a Kiev, il cui presidente Zelensky è ebreo, il sistema antimissile normalmente usato per proteggersi dai razzi lanciati da Hamas. Nello stesso tempo la Russia non ostacola Israele nelle sue azioni di difesa contro Hezbollah, provenienti dalla Siria, nonostante la protezione che Mosca continua a fornire al regime di Damasco. Tel Aviv ha bisogno anche dell’aiuto di Mosca per contenere la politica iraniana nella regione, che è interesse comune in quanto Teheran proclama da tempo l’esigenza di eliminare lo stato ebraico ed attua questa strategia attraverso la sempre maggiore influenza su milizie integraliste sciite, Hezbollah e la stessa Hamas, perché, per certi versi, l’unico alleato possibile è proprio l’Iran, rimasto a sostenere materialmente la lotta di liberazione della Palestina, rispetto al ritiro sempre più evidente degli stati arabi sunniti nel supporto ai palestinesi. Teheran attua una politica di aiuti materiali nei paesi di Libano e Siria, che, specialmente per quanto riguarda Damasco può compromettere gli interessi russi, oltre la delicata stabilità regionale. Nei confronti del conflitto con Kiev, Mosca ha tutto l’interesse che l’attenzione internazionale si sposti sul medio oriente e per questo motivo il presidente ucraino è arrivato ad affermare che dietro gli attacchi di Hamas ci fosse proprio il paese russo. Avvallare questa ipotesi è molto difficile, l’azione di Hamas è stata preparata con tempi lunghi e forniture consistenti, che sembrano provenire da altri paesi. Resta però un fatto tangibile che questa crisi tra israeliani e palestinesi gioca a favore di Mosca, anche se l’attenzione dell’Alleanza Atlantica non è certo venuta meno, ma il maggiore impegno dei militari USA, soprattutto con mezzi navali, per proteggere Israele dall’Iran implica un impegno più diversificato ed anche l’azione diplomatica non è più concentrata solo sull’obiettivo europeo.
Russia facing the issue between Israel and Palestine
The position of the Kremlin, since the times of the USSR, has been pro-Palestinian and in this context we must place the visit of Hamas representatives to Moscow, not received by Putin, but by the Russian Foreign Minister and, in any case, welcomed in a unequivocally symbolic, in the Kremlin headquarters, thus conferring the maximum degree of officiality and relevance of the meeting. This is a clear political signal aimed both at the USA and the West, and at Israel itself. Moscow is directly involved in the hostage situation, because there are six people of Russian nationality kidnapped, three of whom have dual nationality; while the number of Russian citizens who died in the bombing of the Gaza Strip reaches 23 people. In addition to Hamas, the Russian foreign minister also confirmed an upcoming meeting with the leader of the Palestinian Authority. Despite the difference in views with Hamas, which is against the two-state solution, Russia must exploit the moment to reposition itself as a relevant player in the Middle Eastern area and has every interest in maintaining relations with all the subjects involved in the current issue. If we want to have a broader vision of Moscow's interests in the Near East, we need to consider the particular relations it has with Iran, Syria and Israel itself. Putin's desire would be to play a role as mediator in the conflict, which could allow Russia to emerge from the current diplomatic isolation caused by the aggression against Ukraine. Moscow's action aims to avoid the American monopoly on the management of the crisis, also through accusations against Washington of not supporting Palestinian aspirations for their own state nor the various UN resolutions, which have repeatedly condemned Israel. The Russian proposal in the Security Council was not accepted, because it did not include the condemnation of Hamas, but violence against all civilians on both sides, implying Tel Aviv's violence towards Gaza; this has resulted in a deterioration of relations between Russia and Israel, which, however, cannot be compromised for common reasons. It should be remembered that Israel did not condemn Russia for the Ukrainian invasion and did not even join the international sanctions. It also did not provide Kiev, whose president Zelensky is Jewish, with the anti-missile system normally used to protect itself from rockets launched by Hamas. At the same time, Russia does not hinder Israel in its defense actions against Hezbollah, coming from Syria, despite the protection that Moscow continues to provide to the Damascus regime. Tel Aviv also needs Moscow's help to contain Iranian politics in the region, which is a common interest as Tehran has long proclaimed the need to eliminate the Jewish state and implements this strategy through its ever-increasing influence on fundamentalist Shiite militias, Hezbollah and Hamas itself, because, in some ways, the only possible ally is Iran, which has remained to materially support the Palestinian liberation struggle, compared to the increasingly evident withdrawal of the Sunni Arab states in supporting the Palestinians. Tehran implements a policy of material aid in the countries of Lebanon and Syria, which, especially with regard to Damascus, can compromise Russian interests, as well as delicate regional stability. Regarding the conflict with Kiev, Moscow has every interest in international attention shifting to the Middle East and for this reason the Ukrainian president went so far as to state that the Russian country was behind the Hamas attacks. Supporting this hypothesis is very difficult, Hamas' action was prepared over a long period of time and with substantial supplies, which seem to come from other countries. However, a tangible fact remains that this crisis between Israelis and Palestinians works in Moscow's favor, even if the attention of the Atlantic Alliance has certainly not waned, but the greater commitment of the US military, especially with naval means, to protect Israel from 'Iran implies a more diversified commitment and even diplomatic action is no longer focused only on the European objective.
Rusia ante la cuestión entre Israel y Palestina
La posición del Kremlin, desde los tiempos de la URSS, ha sido pro palestina y en este contexto hay que situar la visita de representantes de Hamás a Moscú, no recibida por Putin, sino por el Ministro de Asuntos Exteriores ruso y, en cualquier caso, acogido de forma inequívocamente simbólica, en la sede del Kremlin, confiriéndole así el máximo grado de oficialidad y relevancia al encuentro. Se trata de una clara señal política dirigida tanto a Estados Unidos y Occidente como al propio Israel. Moscú está directamente involucrada en la situación de los rehenes, porque hay seis personas de nacionalidad rusa secuestradas, tres de las cuales tienen doble nacionalidad; mientras que el número de ciudadanos rusos que murieron en los bombardeos de la Franja de Gaza asciende a 23 personas. Además de Hamás, el Ministro de Asuntos Exteriores ruso también confirmó una próxima reunión con el líder de la Autoridad Palestina. A pesar de la diferencia de puntos de vista con Hamás, que está en contra de la solución de dos Estados, Rusia debe aprovechar el momento para reposicionarse como un actor relevante en la zona de Oriente Medio y tiene todo el interés en mantener relaciones con todos los sujetos implicados en la cuestión actual. . Si queremos tener una visión más amplia de los intereses de Moscú en el Cercano Oriente, debemos considerar las relaciones particulares que tiene con Irán, Siria y el propio Israel. El deseo de Putin sería desempeñar un papel de mediador en el conflicto, lo que podría permitir a Rusia salir del actual aislamiento diplomático provocado por la agresión contra Ucrania. La acción de Moscú pretende evitar el monopolio estadounidense en la gestión de la crisis, incluso mediante acusaciones contra Washington de no apoyar las aspiraciones palestinas de tener un Estado propio ni las diversas resoluciones de la ONU, que han condenado repetidamente a Israel. La propuesta rusa en el Consejo de Seguridad no fue aceptada porque no incluía la condena de Hamas, sino la violencia contra todos los civiles de ambos lados, implicando la violencia de Tel Aviv hacia Gaza; Esto ha resultado en un deterioro de las relaciones entre Rusia e Israel, que, sin embargo, no pueden verse comprometidas por razones comunes. Cabe recordar que Israel no condenó a Rusia por la invasión ucraniana y ni siquiera se sumó a las sanciones internacionales. Tampoco proporcionó a Kiev, cuyo presidente Zelensky es judío, el sistema antimisiles que normalmente se utiliza para protegerse de los cohetes lanzados por Hamás. Al mismo tiempo, Rusia no obstaculiza a Israel en sus acciones de defensa contra Hezbollah, procedente de Siria, a pesar de la protección que Moscú sigue brindando al régimen de Damasco. Tel Aviv también necesita la ayuda de Moscú para contener la política iraní en la región, lo cual es un interés común ya que Teherán ha proclamado durante mucho tiempo la necesidad de eliminar al Estado judío e implementa esta estrategia a través de su influencia cada vez mayor sobre las milicias chiítas fundamentalistas, Hezbolá y el propio Hamás. , porque, en cierto modo, el único aliado posible es Irán, que se ha quedado para apoyar materialmente la lucha de liberación palestina, en comparación con la retirada cada vez más evidente de los Estados árabes suníes en su apoyo a los palestinos. Teherán aplica una política de ayuda material a los países del Líbano y Siria que, especialmente en lo que respecta a Damasco, puede comprometer los intereses rusos, así como la delicada estabilidad regional. Respecto al conflicto con Kiev, Moscú tiene todo el interés en que la atención internacional se desplace hacia Oriente Medio y por ello el presidente ucraniano llegó a afirmar que el país ruso estaba detrás de los ataques de Hamás. Apoyar esta hipótesis es muy difícil, la acción de Hamás fue preparada durante un largo período de tiempo y con importantes suministros, que parecen provenir de otros países. Sin embargo, sigue siendo un hecho tangible que esta crisis entre israelíes y palestinos juega a favor de Moscú, incluso si la atención de la Alianza Atlántica ciertamente no ha disminuido, pero sí el mayor compromiso del ejército estadounidense, especialmente con medios navales, para proteger a Israel de ' Irán implica un compromiso más diversificado e incluso la acción diplomática ya no se centra únicamente en el objetivo europeo.
Russland steht vor der Frage zwischen Israel und Palästina
Die Position des Kremls ist seit den Zeiten der UdSSR pro-palästinensisch, und in diesem Zusammenhang müssen wir den Besuch von Hamas-Vertretern in Moskau sehen, der nicht von Putin, sondern vom russischen Außenminister und auf jeden Fall von in einer eindeutig symbolischen Weise im Kreml-Hauptquartier begrüßt, was dem Treffen den größtmöglichen Grad an Offizialität und Relevanz verleiht. Dies ist ein klares politisches Signal, das sowohl an die USA und den Westen als auch an Israel selbst gerichtet ist. Moskau ist direkt in die Geiselnahme verwickelt, denn es werden sechs Menschen russischer Staatsangehörigkeit entführt, drei davon besitzen die doppelte Staatsangehörigkeit; während die Zahl der russischen Bürger, die bei der Bombardierung des Gazastreifens ums Leben kamen, 23 Menschen erreicht. Neben der Hamas bestätigte der russische Außenminister auch ein bevorstehendes Treffen mit dem Führer der Palästinensischen Autonomiebehörde. Trotz der Meinungsverschiedenheiten mit der Hamas, die gegen die Zwei-Staaten-Lösung ist, muss Russland die Gelegenheit nutzen, sich als wichtiger Akteur im Nahen Osten neu zu positionieren und hat jedes Interesse daran, die Beziehungen zu allen an der aktuellen Frage beteiligten Themen aufrechtzuerhalten . Wenn wir eine umfassendere Sicht auf die Interessen Moskaus im Nahen Osten haben wollen, müssen wir die besonderen Beziehungen berücksichtigen, die das Land zum Iran, Syrien und Israel selbst unterhält. Putins Wunsch wäre es, in dem Konflikt eine Vermittlerrolle zu spielen, die es Russland ermöglichen könnte, aus der derzeitigen diplomatischen Isolation herauszukommen, die durch die Aggression gegen die Ukraine verursacht wurde. Das Vorgehen Moskaus zielt darauf ab, das amerikanische Monopol auf die Bewältigung der Krise zu umgehen, auch durch Vorwürfe gegen Washington, die palästinensischen Bestrebungen für einen eigenen Staat und die verschiedenen UN-Resolutionen, in denen Israel wiederholt verurteilt wurde, nicht zu unterstützen. Der russische Vorschlag im Sicherheitsrat wurde nicht angenommen, da er nicht die Verurteilung der Hamas, sondern Gewalt gegen alle Zivilisten auf beiden Seiten beinhaltete, was die Gewalt Tel Avivs gegenüber Gaza implizierte; Dies hat zu einer Verschlechterung der Beziehungen zwischen Russland und Israel geführt, die jedoch aus gemeinsamen Gründen nicht gefährdet werden kann. Es sei daran erinnert, dass Israel Russland nicht für die ukrainische Invasion verurteilte und sich nicht einmal den internationalen Sanktionen anschloss. Außerdem wurde Kiew, dessen Präsident Selenskyj Jude ist, nicht mit dem Raketenabwehrsystem ausgestattet, das normalerweise zum Schutz vor den von der Hamas abgefeuerten Raketen eingesetzt wird. Gleichzeitig behindert Russland Israel nicht bei seinen Verteidigungsmaßnahmen gegen die aus Syrien kommende Hisbollah, trotz des Schutzes, den Moskau dem Regime in Damaskus weiterhin gewährt. Tel Aviv braucht auch die Hilfe Moskaus, um die iranische Politik in der Region einzudämmen, was ein gemeinsames Interesse ist, da Teheran seit langem die Notwendigkeit der Beseitigung des jüdischen Staates verkündet und diese Strategie durch seinen immer stärkeren Einfluss auf fundamentalistische schiitische Milizen, die Hisbollah und die Hamas selbst umsetzt , denn in gewisser Weise ist der einzig mögliche Verbündete der Iran, der den palästinensischen Befreiungskampf weiterhin materiell unterstützt, während die sunnitisch-arabischen Staaten sich immer deutlicher von der Unterstützung der Palästinenser zurückziehen. Teheran betreibt eine Politik der materiellen Hilfe in den Ländern Libanon und Syrien, die insbesondere im Hinblick auf Damaskus die russischen Interessen sowie die empfindliche regionale Stabilität gefährden kann. Im Hinblick auf den Konflikt mit Kiew hat Moskau großes Interesse daran, dass sich die internationale Aufmerksamkeit auf den Nahen Osten verlagert, weshalb der ukrainische Präsident sogar erklärte, das russische Land stecke hinter den Hamas-Angriffen. Es ist sehr schwierig, diese Hypothese zu stützen, da die Aktion der Hamas über einen langen Zeitraum und mit erheblichen Hilfsgütern vorbereitet wurde, die offenbar aus anderen Ländern kamen. Es bleibt jedoch eine greifbare Tatsache, dass sich diese Krise zwischen Israelis und Palästinensern zu Gunsten Moskaus auswirkt, auch wenn die Aufmerksamkeit des Atlantischen Bündnisses sicherlich nicht nachgelassen hat, sondern das größere Engagement des US-Militärs, insbesondere mit Marinemitteln, Israel vor „ Iran impliziert ein vielfältigeres Engagement und auch diplomatisches Handeln ist nicht mehr nur auf das europäische Ziel ausgerichtet.
La Russie face à la question entre Israël et la Palestine
La position du Kremlin, depuis l'époque de l'URSS, est pro-palestinienne et dans ce contexte il faut situer la visite des représentants du Hamas à Moscou, non pas reçus par Poutine, mais par le ministre russe des Affaires étrangères et, en tout cas, accueilli de manière symbolique et sans équivoque, au siège du Kremlin, conférant ainsi le maximum de degré d'officialité et de pertinence à la réunion. Il s’agit d’un signal politique clair adressé à la fois aux États-Unis et à l’Occident, ainsi qu’à Israël lui-même. Moscou est directement impliquée dans la prise d'otages, car six personnes de nationalité russe ont été kidnappées, dont trois ont la double nationalité ; tandis que le nombre de citoyens russes morts dans le bombardement de la bande de Gaza atteint 23 personnes. Outre le Hamas, le ministre russe des Affaires étrangères a également confirmé une prochaine rencontre avec le chef de l'Autorité palestinienne. Malgré la divergence de vues avec le Hamas, opposé à la solution à deux États, la Russie doit profiter de l'occasion pour se repositionner en tant qu'acteur important dans la région du Moyen-Orient et a tout intérêt à maintenir des relations avec tous les sujets impliqués dans le dossier actuel. . Si nous voulons avoir une vision plus large des intérêts de Moscou au Proche-Orient, nous devons considérer les relations particulières qu’elle entretient avec l’Iran, la Syrie et Israël lui-même. La volonté de Poutine serait de jouer un rôle de médiateur dans le conflit, ce qui pourrait permettre à la Russie de sortir de l'isolement diplomatique actuel provoqué par l'agression contre l'Ukraine. L'action de Moscou vise à éviter le monopole américain sur la gestion de la crise, notamment à travers des accusations contre Washington de ne pas soutenir les aspirations palestiniennes à leur propre État ni les différentes résolutions de l'ONU, qui ont condamné Israël à plusieurs reprises. La proposition russe au Conseil de sécurité n'a pas été acceptée, car elle n'incluait pas la condamnation du Hamas, mais la violence contre tous les civils des deux côtés, ce qui impliquait la violence de Tel-Aviv envers Gaza ; cela a entraîné une détérioration des relations entre la Russie et Israël, qui ne peuvent toutefois être compromises pour des raisons communes. Il ne faut pas oublier qu’Israël n’a pas condamné la Russie pour l’invasion ukrainienne et n’a même pas adhéré aux sanctions internationales. Il n’a pas non plus fourni à Kiev, dont le président Zelensky est juif, le système antimissile normalement utilisé pour se protéger des roquettes lancées par le Hamas. Dans le même temps, la Russie n’entrave pas Israël dans ses actions de défense contre le Hezbollah, venu de Syrie, malgré la protection que Moscou continue d’apporter au régime de Damas. Tel Aviv a également besoin de l'aide de Moscou pour contenir la politique iranienne dans la région, ce qui est un intérêt commun puisque Téhéran proclame depuis longtemps la nécessité d'éliminer l'État juif et met en œuvre cette stratégie à travers son influence toujours croissante sur les milices chiites fondamentalistes, le Hezbollah et le Hamas lui-même. , parce que, d’une certaine manière, le seul allié possible est l’Iran, qui continue de soutenir matériellement la lutte de libération palestinienne, comparé au retrait de plus en plus évident des États arabes sunnites de leur soutien aux Palestiniens. Téhéran mène une politique d'aide matérielle aux pays du Liban et de la Syrie, qui, notamment en ce qui concerne Damas, peut compromettre les intérêts russes ainsi que la délicate stabilité régionale. Concernant le conflit avec Kiev, Moscou a tout intérêt à ce que l'attention internationale se tourne vers le Moyen-Orient et c'est pour cette raison que le président ukrainien est allé jusqu'à déclarer que le pays russe était derrière les attaques du Hamas. Il est très difficile d'étayer cette hypothèse, l'action du Hamas ayant été préparée sur une longue période et avec des approvisionnements importants, qui semblent provenir d'autres pays. Il reste cependant un fait tangible que cette crise entre Israéliens et Palestiniens joue en faveur de Moscou, même si l'attention de l'Alliance atlantique n'a certainement pas faibli, mais l'engagement accru de l'armée américaine, notamment avec des moyens navals, pour protéger Israël de L’Iran implique un engagement plus diversifié et même l’action diplomatique n’est plus uniquement centrée sur l’objectif européen.
Rússia enfrentando a questão entre Israel e Palestina
A posição do Kremlin, desde os tempos da URSS, tem sido pró-Palestina e neste contexto devemos colocar a visita de representantes do Hamas a Moscovo, recebida não por Putin, mas pelo Ministro dos Negócios Estrangeiros russo e, em qualquer caso, acolhido de forma inequivocamente simbólica, na sede do Kremlin, conferindo assim o máximo grau de oficialidade e relevância à reunião. Este é um sinal político claro dirigido tanto aos EUA e ao Ocidente, como ao próprio Israel. Moscovo está diretamente envolvida na situação dos reféns, porque há seis pessoas de nacionalidade russa raptadas, três das quais têm dupla nacionalidade; enquanto o número de cidadãos russos que morreram no bombardeio da Faixa de Gaza chega a 23 pessoas. Além do Hamas, o ministro dos Negócios Estrangeiros russo também confirmou uma próxima reunião com o líder da Autoridade Palestiniana. Apesar da divergência de pontos de vista com o Hamas, que é contra a solução de dois Estados, a Rússia deve aproveitar o momento para se reposicionar como um ator relevante na área do Médio Oriente e tem todo o interesse em manter relações com todos os sujeitos envolvidos na questão atual . Se quisermos ter uma visão mais ampla dos interesses de Moscovo no Próximo Oriente, precisamos de considerar as relações específicas que mantém com o Irão, a Síria e o próprio Israel. O desejo de Putin seria desempenhar um papel de mediador no conflito, o que poderia permitir à Rússia sair do actual isolamento diplomático causado pela agressão contra a Ucrânia. A acção de Moscovo visa evitar o monopólio americano na gestão da crise, também através de acusações contra Washington de não apoiar as aspirações palestinianas ao seu próprio Estado nem as várias resoluções da ONU, que repetidamente condenaram Israel. A proposta russa no Conselho de Segurança não foi aceite, porque não incluía a condenação do Hamas, mas sim a violência contra todos os civis de ambos os lados, implicando a violência de Tel Aviv contra Gaza; isto resultou numa deterioração das relações entre a Rússia e Israel, que, no entanto, não pode ser comprometida por razões comuns. Deve ser lembrado que Israel não condenou a Rússia pela invasão ucraniana e nem sequer aderiu às sanções internacionais. Também não forneceu a Kiev, cujo presidente Zelensky é judeu, o sistema anti-míssil normalmente usado para se proteger de foguetes lançados pelo Hamas. Ao mesmo tempo, a Rússia não impede Israel nas suas ações de defesa contra o Hezbollah, vindo da Síria, apesar da proteção que Moscovo continua a fornecer ao regime de Damasco. Tel Aviv também precisa da ajuda de Moscovo para conter a política iraniana na região, o que é um interesse comum, uma vez que Teerão há muito proclama a necessidade de eliminar o Estado judeu e implementa esta estratégia através da sua influência cada vez maior sobre as milícias xiitas fundamentalistas, o Hezbollah e o próprio Hamas. , porque, de certa forma, o único aliado possível é o Irão, que permaneceu para apoiar materialmente a luta de libertação palestiniana, em comparação com a retirada cada vez mais evidente dos estados árabes sunitas no apoio aos palestinianos. Teerão implementa uma política de ajuda material nos países do Líbano e da Síria, que, especialmente no que diz respeito a Damasco, pode comprometer os interesses russos, bem como a delicada estabilidade regional. No que diz respeito ao conflito com Kiev, Moscovo tem todo o interesse em que a atenção internacional se volte para o Médio Oriente e por esta razão o presidente ucraniano chegou ao ponto de afirmar que o país russo estava por trás dos ataques do Hamas. Apoiar esta hipótese é muito difícil, a acção do Hamas foi preparada durante um longo período de tempo e com fornecimentos substanciais, que parecem vir de outros países. No entanto, permanece um facto tangível de que esta crise entre israelitas e palestinianos joga a favor de Moscovo, mesmo que a atenção da Aliança Atlântica certamente não tenha diminuído, mas sim o maior empenho dos militares dos EUA, especialmente com meios navais, para proteger Israel de ' O Irão implica um compromisso mais diversificado e mesmo a acção diplomática já não se concentra apenas no objectivo europeu.