إن ما يحدث من ابتزاز سياسي من ترامب - فرض رسوم جمركية، ليس فقط لأسباب اقتصادية، بل أيضًا للانتقام السياسي - يجب أن يُثير قلق المجتمع الدولي ويُعزز العزلة التي تسعى إليها الولايات المتحدة بفخر. بعد عدة مواعيد نهائية مؤجلة، لتحقيق مكاسب شخصية وعائلية، ولتمكينه من القيام بأكثر العمليات المالية تهورًا، تبدو خطة ترامب أكثر وضوحًا: فرض نظام عالمي جديد من خلال القوة المالية الأمريكية. تنطبق هذه الخطة على كل من حلفائها التقليديين والدول التي تُعتبر عادةً معادية لواشنطن. إن التهديدات الأخيرة بفرض رسوم جمركية عالية على البرازيل لعزل الرئيس السابق بولسونارو، والابتزاز المماثل ضد كندا لتعبيرها عن رغبتها في الاعتراف بفلسطين، مثالان بليغان على أهداف ترامب، التي تنتهك بوضوح سيادة الدول الأخرى. علاوة على ذلك، فإن الجهات التي كان بإمكانها إثارة معارضة شديدة، مثل الاتحاد الأوروبي، تبنت على الفور موقفًا متساهلًا للغاية، مما أدى فقط إلى تأجيج تبجح الرئيس الأمريكي. على النقيض من ذلك، تبنت الصين موقفًا أكثر صرامة تجاه التهديدات الأمريكية، ويعود ذلك جزئيًا إلى افتقارها التاريخي للتبعية. تجدر الإشارة أيضًا إلى أن الرئيسة فون دير لاين أثبتت أنها طرف فاعل أقل فعالية، وأكثر عرضة لضغوط ترامب. يكمن خطأ أوروبا في عجزها عن جذب أعضاء جدد أقوياء وإيجاد أسواق بديلة، مع محاولتها الحفاظ على مكانتها في السوق الأمريكية، التي كانت معروفة بالفعل بضعفها. يُنظر إليها على أنها تفتقر إلى مشروع اقتصادي وسياسي جريء. تتمثل الخطوة الأولى لأوروبا في خفض التعريفات الجمركية الداخلية وتوحيد الضرائب، لتقديم نفسها على الساحة الدولية ككتلة متماسكة. بعد ذلك، من الضروري توسيع الأسواق التي يمكنها بيع سلعها فيها، والوجهات الأكثر احتمالًا هي تلك التي تنوي الولايات المتحدة فرض أعلى التعريفات عليها. وأخيرًا، من الضروري توسيع الأسواق الداخلية من خلال سياسات معززة للدخل. إذا كانت هذه هي المنطلقات الاقتصادية، فمن الأهم تطوير مشروع سياسي يسمح لأوروبا بتجاوز حدودها الجغرافية. هناك حليف طبيعي محتمل، حليف يتماهى بقوة مع القيم الأوروبية، على عكس الدول الأعضاء بدافع المصلحة الاقتصادية البحتة فقط، ويقع جغرافيًا خارج حدود أوروبا، مما يتيح مساحة مشتركة لا مثيل لها. هذا الحليف هو كندا، التي هدد ترامب مرارًا بضمها باعتبارها الولاية الحادية والخمسين للولايات المتحدة. إن التخطيط لانضمام كندا إلى الاتحاد الأوروبي يعني كسر الهيمنة الأمريكية على جانبي المحيط، وإنشاء أغنى سوق في العالم. سيكون ذلك بالتأكيد بمثابة عمل حربي ضد واشنطن، لكنه سيضيف ثقلًا دبلوماسيًا هائلًا وأهمية دولية أكبر لبروكسل. ونظرًا لتقاربها الثقافي وقيمها الديمقراطية المشتركة التي يقوم عليها الاتحاد الأوروبي، ستكون كندا الشريك الأمثل لبناء تحالف أعمق معها. إن تكتلًا مُشكلًا بهذه الطريقة سيكون خصمًا مثاليًا لإخضاع ترامب، وكذلك للحصول على استقلالية أكبر في الدبلوماسية والدفاع، مع البقاء ضمن حلف الأطلسي، ولكن مع زيادة استقلاليته تدريجيًا عن واشنطن. ستكون هذه بالتأكيد عملية طويلة، تتطلب استقلالية أكبر في تقدير بعض أهم دول الاتحاد، مقارنةً بالولايات المتحدة، مصحوبةً بعملية مشتركة للتنازل عن أجزاء كبيرة من السيادة. ومع ذلك، فإن أوروبا القادرة على جذب كندا وإعادة دمجها في صفوفها ستكون اتحادًا أكثر حداثة وجاذبية للاستثمار والنفوذ التفاوضي. إن فكرة ضم كندا إلى أغنى منطقة تجارية في العالم من شأنها أن تزيد من قيمتها على حساب الولايات المتحدة، مما يُرضي طموحاتها الانعزالية.
Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
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venerdì 1 agosto 2025
giovedì 24 luglio 2025
L'arma della fame usata da Israele
La carestia di Gaza si rivela sempre più quello che è: una variante delle armi di sterminio operate da Israele, con l’appoggio evidente degli USA, ai danni dei palestinesi di Gaza. Non è stato ritenuto sufficiente bombardare dal cielo e dalla terra la popolazione, distruggergli le abitazioni, sottoporli a carenze igieniche notevoli: l’arma della fame serve a completare l’obiettivo del genocidio, che ha come unico obiettivo rubare il territorio dei palestinesi, una variante ancora più violenta di quanto già accade nelle colonie. I palestinesi superstiti sono vittima di una tortura brutale: costretti dalla carenza alimentare sono costretti a recarsi in zone anche lontane, dove la Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione statunitense, dovrebbe distribuire gli aiuti. I palestinesi in file obbligate, spesso con percorsi obbligati all’interno di vere e proprie gabbie, devono subire le fucilate dei soldati israeliani. Secondo alcuni degli stessi soldati, il tiro a segno sarebbe conseguenza di ordini diretti degli ufficiali israeliani, mentre altre versioni parlano di plotoni formati da soldati provenienti dalle colonie, o che comunque ne condividono le finalità, che arriverebbero a disobbedire alle direttive ufficiali per colpire i palestinesi. Queste formazioni militari, peraltro, sono ritenute responsabili di atti contro i civili come il recente fatto che ha riguardato il bombardamento della chiesa cattolica di Gaza. In ogni caso proprio per la frequenza di episodi, purtroppo sempre più ricorrente, contro la popolazione in cerca di cibo, si può ragionevolmente ipotizzare, che entrambi le possibilità siano veritiere e che ciò corrisponde ad una strategia del governo israeliano, nemmeno più troppo nascosta, di sfrattare la popolazione palestinese da Gaza per fare rientrare la striscia sotto il diretto controllo amministrativo di Tel Aviv, come già ipotizzato da Trump e da un recente filmato creato con l’intelligenza artificiale da una ministra in carica. A Gaza, quindi, i civili continuano a morire, uccisi sia dall’esercito di Israele, che dalla tattica di affamare le persone. Se sull’aspetto militare le reazioni continuano ad essere troppo tiepide, non si va aldilà di dichiarazioni scontate e senza alcun effetto, la questione della provocata carestia alimentare ha provocato una dura presa di posizione firmata da 109 organizzazioni non governative, che hanno formalmente richiesto l’invio di aiuti umanitari. Quella provocata da Israele è una vera e propria carestia di massa, che ha generato grave denutrizione in tutte le fasce di età, ma con ricadute particolarmente gravi su bambini e vecchi, spesso vittime mortali di questa orribile privazione. La richiesta è quella di aprire tutti i valichi di frontiera per permettere ai rifornimenti di cibo, acqua potabile e medicinali di raggiungere le persone, ma con modalità regolate dalle Nazioni Unite e non dai contractor americani. I rifornimenti sono già presenti al di fuori della Striscia di Gaza, ma Israele continua a bloccarli con le scuse più diverse. La colpa viene addossata ad Hamas, ma non si capisce come l’organizzazione terroristica, fortemente decimata, abbia ancora un potere così vasto e tale da potere influenzare una grande massa di rifornimenti, è chiaro che ci troviamo di fronte ad una scusa per perpetrare la carestia a danno dei civili. La denuncia delle organizzazioni non governative è successiva alla dichiarazione congiunta di 25 paesi, che hanno chiesto la fine della guerra e hanno condannato i metodi della distribuzione alimentare. A queste dichiarazioni, però, non seguono ritorsioni, come le sanzioni, in grado di colpire l’economia israeliana, come avviene per la Russia. Senza prese di posizioni con effetto pratico ogni dichiarazione non ha alcun effetto su Tel Aviv, che può continuare ad aumentare il numero del massacro fin qui portato avanti, che, secondo i numeri forniti dal Ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, ammonta a circa 60.000 morti; mentre per i vivi si calcola che l’87,8% degli abitanti di Gaza sia stata o è sottoposta ad ordini di sgombero sotto il controllo militare israeliano, una situazione che espone una occupazione militare a carico dei civili non giustificata, se non con la ragione di provocare sofferenze in maniera deliberata e con lo scopo di annettere il territorio palestinese della striscia allo stato ebraico.
The hunger weapon used by Israel
The Gaza famine is increasingly revealing itself for what it is: a variant of the weapons of mass destruction used by Israel, with clear US support, against the Palestinians of Gaza. Bombing the population from the air and from the ground, destroying their homes, and subjecting them to significant sanitation was deemed insufficient: the weapon of hunger serves to complete the goal of genocide, whose sole purpose is to steal Palestinian territory, an even more violent variant of what is already happening in the settlements. Palestinian survivors are victims of brutal torture: forced by food shortages, they are forced to travel to remote areas where the Gaza Humanitarian Foundation, a US organization, is supposed to distribute aid. Palestinians, standing in forced lines, often with forced passages inside actual cages, are shot by Israeli soldiers. According to some of the soldiers themselves, the shooting was the result of direct orders from Israeli officers, while other versions speak of platoons made up of soldiers from the settlements, or those who at least share their goals, who disobeyed official directives to target Palestinians. These military formations, moreover, are held responsible for acts against civilians, such as the recent bombing of the Catholic church in Gaza. In any case, given the unfortunately increasingly frequent incidents targeting the population in search of food, it is reasonable to assume that both possibilities are true and that this corresponds to a strategy by the Israeli government, no longer even very hidden, to evict the Palestinian population from Gaza and bring the strip back under Tel Aviv's direct administrative control, as already hypothesized by Trump and by a recent video created with artificial intelligence by a serving minister. In Gaza, therefore, civilians continue to die, killed both by the Israeli army and by the tactic of starvation. While the military response remains tepid, going no further than predictable and ineffective declarations, the issue of the food shortage has prompted a strong statement signed by 109 non-governmental organizations, which have formally requested the dispatch of humanitarian aid. What Israel has caused is a veritable mass famine, which has led to severe malnutrition among all age groups, but with particularly severe consequences for children and the elderly, often the fatal victims of this horrific deprivation. The request is to open all border crossings to allow supplies of food, drinking water, and medicine to reach the people, but under procedures regulated by the United Nations, not by American contractors. Supplies are already arriving outside the Gaza Strip, but Israel continues to block them with a variety of excuses. The blame is being placed on Hamas, but it's unclear how the terrorist organization, severely decimated, still has such vast power to influence such a large supply chain. It's clear we're dealing with an excuse to perpetuate famine against civilians. The NGOs' denunciation follows the joint statement of 25 countries, which called for an end to the war and condemned the food distribution methods. These statements, however, are not followed by retaliatory measures, such as sanctions, capable of damaging the Israeli economy, as is the case with Russia. Without effective positions, any statement has no effect on Tel Aviv, which can continue to increase the toll of the massacre it has carried out so far, which, according to figures provided by the Hamas-run Gaza Ministry of Health, amounts to approximately 60,000 deaths. while for the living it is estimated that 87.8% of Gaza's inhabitants have been or are subjected to evacuation orders under Israeli military control, a situation that exposes an unjustified military occupation of civilians, except for the motive of deliberately causing suffering and with the aim of annexing the Palestinian territory of the Strip to the Jewish state.
El arma del hambre utilizada por Israel
La hambruna en Gaza se revela cada vez más como lo que es: una variante de las armas de destrucción masiva utilizadas por Israel, con el claro apoyo de Estados Unidos, contra los palestinos de Gaza. Bombardear a la población desde el aire y desde tierra, destruir sus hogares y someterlos a un saneamiento deficiente se consideró insuficiente: el arma del hambre sirve para consumar el genocidio, cuyo único propósito es robar territorio palestino, una variante aún más violenta de lo que ya ocurre en los asentamientos. Los supervivientes palestinos son víctimas de brutales torturas: obligados por la escasez de alimentos, se ven obligados a viajar a zonas remotas donde la Fundación Humanitaria de Gaza, una organización estadounidense, se supone que distribuye ayuda. Los palestinos, que forman filas forzadas, a menudo con pasajes forzados dentro de jaulas reales, son baleados por soldados israelíes. Según algunos de los propios soldados, los disparos fueron resultado de órdenes directas de oficiales israelíes, mientras que otras versiones hablan de pelotones formados por soldados de los asentamientos, o por aquellos que al menos comparten sus objetivos, que desobedecieron las directivas oficiales de atacar a los palestinos. Estas formaciones militares, además, son consideradas responsables de actos contra civiles, como el reciente bombardeo de la iglesia católica en Gaza. En cualquier caso, dados los cada vez más frecuentes incidentes contra la población en busca de alimentos, es razonable asumir que ambas posibilidades son ciertas y que esto corresponde a una estrategia del gobierno israelí, ya no muy disimulada, para expulsar a la población palestina de Gaza y devolver la Franja al control administrativo directo de Tel Aviv, como ya hipotetizó Trump y se desprende de un video reciente creado con inteligencia artificial por un ministro en funciones. En Gaza, por lo tanto, siguen muriendo civiles, asesinados tanto por el ejército israelí como por la inanición. Si bien la respuesta militar sigue siendo tibia, limitándose a declaraciones predecibles e ineficaces, la escasez de alimentos ha motivado una enérgica declaración firmada por 109 organizaciones no gubernamentales, que han solicitado formalmente el envío de ayuda humanitaria. Lo que Israel ha provocado es una auténtica hambruna masiva, que ha provocado desnutrición severa en todas las edades, pero con consecuencias especialmente graves para niños y ancianos, a menudo víctimas mortales de esta terrible privación. La solicitud consiste en abrir todos los cruces fronterizos para permitir que los suministros de alimentos, agua potable y medicamentos lleguen a la población, pero bajo procedimientos regulados por las Naciones Unidas, no por contratistas estadounidenses. Los suministros ya están llegando fuera de la Franja de Gaza, pero Israel continúa bloqueándolos con diversas excusas. Se culpa a Hamás, pero no está claro cómo la organización terrorista, gravemente diezmada, aún tiene un poder tan amplio para influir en una cadena de suministro tan extensa. Es evidente que se trata de una excusa para perpetuar la hambruna contra la población civil. La denuncia de las ONG surge tras la declaración conjunta de 25 países, que pidió el fin de la guerra y condenó los métodos de distribución de alimentos. Sin embargo, estas declaraciones no van seguidas de medidas de represalia, como sanciones, capaces de dañar la economía israelí, como sí ocurre con Rusia. Sin posiciones efectivas, cualquier declaración no tiene efecto sobre Tel Aviv, que puede seguir aumentando el saldo de la masacre que ha llevado a cabo hasta ahora, que, según las cifras proporcionadas por el Ministerio de Salud de Gaza dirigido por Hamás, asciende a aproximadamente 60.000 muertos, mientras que para los vivos se estima que el 87,8% de los habitantes de Gaza han sido o están sujetos a órdenes de evacuación bajo control militar israelí, una situación que expone una ocupación militar injustificada de civiles, excepto por el motivo de causar deliberadamente sufrimiento y con el objetivo de anexar el territorio palestino de la Franja al Estado judío.
Die Hungerwaffe Israels
Die Hungersnot im Gazastreifen entpuppt sich zunehmend als das, was sie ist: eine Variante der Massenvernichtungswaffen, die Israel mit eindeutiger US-Unterstützung gegen die Palästinenser im Gazastreifen einsetzt. Die Bevölkerung aus der Luft und vom Boden aus zu bombardieren, ihre Häuser zu zerstören und sie einer massiven Hygiene zu unterziehen, wurde als unzureichend erachtet: Die Waffe des Hungers dient der Verwirklichung des Völkermords, dessen einziger Zweck die Plünderung palästinensischen Territoriums ist – eine noch gewaltsamere Variante dessen, was bereits in den Siedlungen geschieht. Palästinensische Überlebende werden Opfer brutaler Folter: Aufgrund von Nahrungsmittelknappheit werden sie gezwungen, in entlegene Gebiete zu reisen, wo die Gaza Humanitarian Foundation, eine US-Organisation, Hilfsgüter verteilen soll. Palästinenser, die in Zwangsreihen stehen, oft mit Zwangsdurchgängen in Käfigen, werden von israelischen Soldaten erschossen. Nach Aussage einiger Soldaten selbst erfolgte die Schießerei auf direkten Befehl israelischer Offiziere, während andere Versionen von Zügen aus Soldaten der Siedlungen oder solchen, die zumindest ihre Ziele teilen, sprechen, die offiziellen Anweisungen missachteten und gezielt Palästinenser angreifen. Diese militärischen Formationen werden zudem für Angriffe auf die Zivilbevölkerung verantwortlich gemacht, wie beispielsweise den jüngsten Bombenanschlag auf die katholische Kirche in Gaza. Angesichts der leider immer häufigeren Vorfälle gegen die Bevölkerung auf der Suche nach Nahrungsmitteln ist es jedenfalls naheliegend anzunehmen, dass beide Möglichkeiten zutreffen und dass dies einer nicht einmal mehr verborgenen Strategie der israelischen Regierung entspricht, die palästinensische Bevölkerung aus Gaza zu vertreiben und den Streifen wieder unter die direkte Verwaltung Tel Avivs zu bringen, wie bereits von Trump und einem kürzlich von einem amtierenden Minister mit künstlicher Intelligenz erstellten Video vermutet. In Gaza sterben daher weiterhin Zivilisten, getötet sowohl durch die israelische Armee als auch durch die Taktik des Aushungerns. Während die militärische Reaktion verhalten bleibt und sich auf vorhersehbare und ineffektive Erklärungen beschränkt, hat die Nahrungsmittelknappheit eine eindringliche Erklärung von 109 Nichtregierungsorganisationen ausgelöst, die formell um die Entsendung humanitärer Hilfe gebeten haben. Was Israel verursacht hat, ist eine regelrechte Massenhungersnot, die zu schwerer Unterernährung in allen Altersgruppen geführt hat, insbesondere aber Kinder und ältere Menschen, die oft Opfer dieser schrecklichen Not werden. Die Forderung lautet, alle Grenzübergänge zu öffnen, damit Nahrungsmittel, Trinkwasser und Medikamente die Bevölkerung erreichen können, allerdings nach den von den Vereinten Nationen und nicht von amerikanischen Auftragnehmern festgelegten Verfahren. Lieferungen treffen bereits außerhalb des Gazastreifens ein, doch Israel blockiert sie weiterhin mit verschiedenen Vorwänden. Die Schuld wird der Hamas zugeschoben, doch es ist unklar, wie die stark dezimierte Terrororganisation noch immer so viel Macht hat, eine so umfangreiche Lieferkette zu beeinflussen. Es ist klar, dass es sich um einen Vorwand handelt, um die Hungersnot unter der Zivilbevölkerung aufrechtzuerhalten. Die Verurteilung durch die NGOs folgt auf die gemeinsame Erklärung von 25 Ländern, die ein Ende des Krieges forderten und die Methoden der Lebensmittelverteilung verurteilten. Diesen Erklärungen folgen jedoch keine Vergeltungsmaßnahmen wie Sanktionen, die der israelischen Wirtschaft schaden könnten, wie dies bei Russland der Fall ist. Ohne wirksame Positionen hat keine Erklärung Auswirkungen auf Tel Aviv, das die Zahl der Opfer des von ihm bisher verübten Massakers weiter erhöhen kann. Nach Angaben des von der Hamas geführten Gesundheitsministeriums für Gaza belaufen sich die Todesopfer auf rund 60.000. Was die Lebenden betrifft, so wurden oder werden schätzungsweise 87,8 % der Einwohner Gazas von der israelischen Militärkontrolle evakuiert. Diese Situation offenbart eine ungerechtfertigte militärische Besetzung der Zivilbevölkerung, die nicht dem Motiv dient, vorsätzlich Leid zu verursachen und das palästinensische Gebiet des Gazastreifens dem jüdischen Staat anzuschließen.
L'arme de la faim utilisée par Israël
La famine à Gaza se révèle de plus en plus telle qu'elle est : une variante des armes de destruction massive utilisées par Israël, avec le soutien clair des États-Unis, contre les Palestiniens de Gaza. Bombarder la population depuis les airs et depuis le sol, détruire leurs habitations et les soumettre à des mesures sanitaires draconiennes a été jugé insuffisant : l'arme de la faim sert à accomplir l'objectif du génocide, dont le seul but est de s'emparer du territoire palestinien, une variante encore plus violente de ce qui se passe déjà dans les colonies. Les survivants palestiniens sont victimes de tortures brutales : contraints par la pénurie alimentaire, ils sont contraints de se rendre dans des zones reculées où la Fondation humanitaire de Gaza, une organisation américaine, est censée distribuer de l'aide. Les Palestiniens, debout en files forcées, souvent avec des passages forcés à l'intérieur de véritables cages, sont abattus par les soldats israéliens. Selon certains soldats eux-mêmes, les tirs résultaient d'ordres directs d'officiers israéliens, tandis que d'autres versions parlent de pelotons composés de soldats des colonies, ou de ceux qui partagent au moins leurs objectifs, qui ont désobéi aux directives officielles visant les Palestiniens. Ces formations militaires sont par ailleurs tenues pour responsables d'actes contre des civils, comme le récent bombardement de l'église catholique de Gaza. Quoi qu'il en soit, compte tenu des incidents malheureusement de plus en plus fréquents ciblant la population en quête de nourriture, il est raisonnable de supposer que les deux hypothèses sont vraies et qu'il s'agit d'une stratégie, plus ou moins dissimulée, du gouvernement israélien visant à expulser la population palestinienne de Gaza et à ramener la bande sous le contrôle administratif direct de Tel-Aviv, comme l'avaient déjà émis l'hypothèse de Trump et d'une récente vidéo créée par un ministre en exercice grâce à l'intelligence artificielle. À Gaza, par conséquent, des civils continuent de mourir, tués à la fois par l'armée israélienne et par la tactique de la famine. Si la réponse militaire reste timide, se limitant à des déclarations prévisibles et inefficaces, la question de la pénurie alimentaire a suscité une déclaration ferme signée par 109 organisations non gouvernementales, qui ont officiellement demandé l'envoi d'aide humanitaire. Israël a provoqué une véritable famine de masse, qui a entraîné une malnutrition sévère dans toutes les tranches d'âge, mais avec des conséquences particulièrement graves pour les enfants et les personnes âgées, souvent victimes de cette terrible privation. La demande porte sur l'ouverture de tous les points de passage frontaliers afin de permettre l'approvisionnement en nourriture, en eau potable et en médicaments de la population, mais selon des procédures réglementées par les Nations Unies, et non par des prestataires américains. Des fournitures arrivent déjà de la bande de Gaza, mais Israël continue de les bloquer sous divers prétextes. La faute est imputée au Hamas, mais on ne comprend pas comment cette organisation terroriste, sévèrement décimée, dispose encore d'un pouvoir aussi important pour influencer une chaîne d'approvisionnement aussi vaste. Il est clair qu'il s'agit d'un prétexte pour perpétuer la famine parmi les civils. La dénonciation des ONG fait suite à la déclaration commune de 25 pays, qui ont appelé à la fin de la guerre et condamné les méthodes de distribution alimentaire. Ces déclarations, cependant, ne sont pas suivies de mesures de rétorsion, telles que des sanctions, susceptibles de nuire à l'économie israélienne, comme c'est le cas avec la Russie. Sans positions efficaces, toute déclaration n'a aucun effet sur Tel-Aviv, qui peut continuer à augmenter le bilan du massacre qu'il a perpétré jusqu'à présent, qui, selon les chiffres fournis par le ministère de la Santé de Gaza dirigé par le Hamas, s'élève à environ 60 000 morts. tandis que pour les vivants, on estime que 87,8 % des habitants de Gaza ont été ou sont soumis à des ordres d'évacuation sous contrôle militaire israélien, une situation qui expose une occupation militaire injustifiée de civils, sauf pour le motif de causer délibérément des souffrances et dans le but d'annexer le territoire palestinien de la bande de Gaza à l'État juif.
A arma da fome usada por Israel
A fome em Gaza está se revelando cada vez mais como o que é: uma variante das armas de destruição em massa usadas por Israel, com claro apoio dos EUA, contra os palestinos de Gaza. Bombardear a população por ar e por terra, destruir suas casas e submetê-la a um saneamento básico significativo foi considerado insuficiente: a arma da fome serve para completar o objetivo do genocídio, cujo único propósito é roubar território palestino, uma variante ainda mais violenta do que já está acontecendo nos assentamentos. Sobreviventes palestinos são vítimas de tortura brutal: forçados pela escassez de alimentos, são forçados a viajar para áreas remotas onde a Fundação Humanitária de Gaza, uma organização americana, deveria distribuir ajuda. Palestinos, em filas forçadas, muitas vezes com passagens forçadas dentro de gaiolas de verdade, são baleados por soldados israelenses. Segundo alguns dos próprios soldados, os disparos foram resultado de ordens diretas de oficiais israelenses, enquanto outras versões falam de pelotões compostos por soldados dos assentamentos, ou aqueles que pelo menos compartilham seus objetivos, que desobedeceram às diretrizes oficiais para alvejar palestinos. Essas formações militares, ademais, são responsabilizadas por atos contra civis, como o recente bombardeio à igreja católica em Gaza. De qualquer forma, dados os incidentes infelizmente cada vez mais frequentes contra a população em busca de alimentos, é razoável supor que ambas as possibilidades sejam verdadeiras e que isso corresponda a uma estratégia do governo israelense, já nem tão disfarçada, para expulsar a população palestina de Gaza e trazer a faixa de volta ao controle administrativo direto de Tel Aviv, como já foi hipotetizado por Trump e por um vídeo recente criado com inteligência artificial por um ministro em exercício. Em Gaza, portanto, civis continuam a morrer, mortos tanto pelo exército israelense quanto pela tática da fome. Enquanto a resposta militar permanece morna, não indo além de declarações previsíveis e ineficazes, a questão da escassez de alimentos motivou uma forte declaração assinada por 109 organizações não governamentais, que solicitaram formalmente o envio de ajuda humanitária. O que Israel causou foi uma verdadeira fome em massa, que levou à desnutrição grave em todas as faixas etárias, mas com consequências particularmente graves para crianças e idosos, frequentemente vítimas fatais dessa terrível privação. O pedido é para que todas as passagens de fronteira sejam abertas para permitir que o fornecimento de alimentos, água potável e medicamentos chegue à população, mas sob procedimentos regulamentados pelas Nações Unidas, não por empreiteiros americanos. Os suprimentos já estão chegando de fora da Faixa de Gaza, mas Israel continua a bloqueá-los com uma variedade de desculpas. A culpa está sendo atribuída ao Hamas, mas não está claro como a organização terrorista, severamente dizimada, ainda tem tanto poder para influenciar uma cadeia de suprimentos tão grande. É claro que estamos lidando com uma desculpa para perpetuar a fome entre civis. A denúncia das ONGs segue a declaração conjunta de 25 países, que pediu o fim da guerra e condenou os métodos de distribuição de alimentos. Essas declarações, no entanto, não são acompanhadas de medidas retaliatórias, como sanções, capazes de prejudicar a economia israelense, como é o caso da Rússia. Sem posições efetivas, qualquer declaração não tem efeito sobre Tel Aviv, que pode continuar a aumentar o número de mortos pelo massacre que realizou até agora, que, segundo dados do Ministério da Saúde de Gaza, administrado pelo Hamas, chega a aproximadamente 60.000 mortos. Enquanto que para os vivos, estima-se que 87,8% dos habitantes de Gaza foram ou estão sujeitos a ordens de evacuação sob controle militar israelense, uma situação que expõe uma ocupação militar injustificada de civis, exceto com o motivo de causar sofrimento deliberadamente e com o objetivo de anexar o território palestino da Faixa ao Estado judeu.