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venerdì 29 maggio 2015

لاجارد اليونان قد ترك اليورو

كريستين لاجارد قد أعلن صراحة أن خروج اليونان من منطقة اليورو هو فرصة التي قد تواجهك بطريقة ملموسة. نفاد صبر الدائنين أثينا يتحرك الغلاف الجوي رزين لصندوق النقد الدولي، إلى إثارة المخاوف الرئيسية هي التكاليف التي خططت الحكومة اليونانية للمعاشات ورواتب الدولة، وحذر من قبل المجتمع المالي كما أعرب عن الرغبة في عدم الرغبة في الوفاء الإصلاحات اللازمة لسداد الديون اليونانية. حذرت لاغارد أن إدارة خروج محتمل في البلاد من منطقة اليورو لن يكون اليونانية سهلة لإدارة، ولكن سيكون التغلب بالتأكيد من العملة الموحدة. في المقابل، المفوض الأوروبي للشؤون الاقتصادية بيير موسكوفيتشي، قد تحدث عن صفقة محتملة مع أثينا، لكنه نفى البيانات التي أدلى بها الحكومة اليونانية، أن الطريق التي اتخذها الاتحاد الأوروبي قد وصلت بالفعل ثلاثة أرباع المجموع. على الجانب الآخر المحيط الأميركيين والكنديين إظهار الخوف معين من العواقب التي قد تنجم عن خروج اليونان من منطقة اليورو، ورؤية إضعاف كبير من السوق الأوروبية، فإنه يعتبر أساسيا لبضائعهم. لتم طلب هذا الغرض المزيد من المرونة للسماح اليونان لحل مشاكلها. الخوف هو أن انهيار اليونانية يمكن أن تجعل الاقتصاد العالمي هشا للغاية، عندما يرى إمكانية إنشاء منطقة تجارة حرة كبيرة بين أوروبا وأمريكا. إلا أن صلابة يوضح ألمانيا يبدو أن توجيه نحو الاتجاه المعاكس لذلك موضع تقدير من الولايات المتحدة الأمريكية، والحل بالنسبة لليونان. للقيام بذلك كنت أعتقد أن مشاركة أكبر من جانب الولايات المتحدة ودول أخرى خارج أوروبا، مع المساعدة العملية في أثينا. هذا يمكن تجنب المخاطر السياسية للتحرك اليونان من الغرب إلى روسيا، التي أثبتت مرارا وتكرارا مصلحة في التحالف مع أثينا، على أساس الانتماء الديني المشترك، ولكن مع آثار واضحة ذات الطابع الاستراتيجي والرغبة في زعزعة استقرار " الحلف الأطلسي. من ناحية أخرى فإنه ينبغي لهذه القضايا إقناع الاتحاد الأوروبي نفسه إلى موقف مختلف، وليس فقط واحدة تستند فقط على البيانات المالية. خروج اليونان يمكن أن تفتح ثقبا في منطقة اليورو أنه قد لا تنعكس أيضا في شكل بروكسل السياسية والمؤسسية. احتمال وجود سيناريو يمكن أن تؤدي إلى تفكك الاتحاد الأوروبي يمكن أن يبدأ الحق من إمكانية استبعاد أثينا من منطقة اليورو. حول هذه المسائل التي ينبغي توعية عن صندوق النقد الدولي، الذي يتحمل مسؤوليات محددة بشأن الأزمة اليونانية، التي وفرت أبدا إجابات شاملة. البيانات الخطر من اغارد لم يتم تقييمها بشكل جيد من قبل رئيس صندوق النقد الدولي، ويبدو موقفه للمس المسؤولية. سوف AL العكس يكون من المرغوب فيه أن يكون البحث أكثر فعالية للحلول بدلا من عرضها على البيانات طفح الصحافة.

Birmania: lo strano silenzio di Aung San Suu Kyi sulla questione dei Rohingyas

Agli appelli per la difficile situazione del popolo dei Rohingya, vittime dell’estremismo buddista presente in Birmania, hanno aderito diversi premi Nobel per la pace, tra cui la massima autorità della religione buddista, il Dalai Lama e l’arcivescovo Desmond Tutu, oltre a varie personalità mondiali ed organizzazioni umanitarie. La vicenda del popolo musulmano dei Rohingya è trascurata da anni dalla comunità internazionale, questa popolazione, pur essendo presente da diverso tempo in Birmania e stanziata sul territorio statale è ampiamente discriminata ed esclusa dai più elementari diritti, quali la cittadinanza e, fra gli altri, l’accesso al mondo del lavoro ed alle cure mediche. La situazione insostenibile, anche a causa di recenti scontri religiosi causati dagli estremisti buddisti, che hanno provocato oltre 120 morti, i Rohingya sono stati costretti a fuggire dal paese birmano ed a diventare migranti in ostaggio di organizzazioni criminali. L’accresciuto afflusso dell’immigrazione clandestina, in una sorta di ripetizione della situazione del mediterraneo meridionale, ha costretto i paesi di destinazione dei flussi migratori, quali Malesia, Indonesia e Thailandia a chiudere le proprie frontiere, fornendo soltanto aiuti materiali in alto mare; il risultato è che i cargo mercantili stipati di persone si sono trasformati in veri e propri campi di concentramento galleggianti, dove i migranti sono sottoposti, oltre a ricatti economici, ad ogni forma di violenza, fino all’omicidio. In tutta questa situazione sorprende il silenzio della premio Nobel birmana Aung San Suu Kyi, sollecitata all’intervento in favore dei migranti musulmani, anche dal Dalai Lama. Per ora la premio Nobel birmana ha risposto che solo il governo in carica potrebbe fare qualcosa, nonostante la sua continua partecipazione alle sedute parlamentari, Aung San Suu Kyi, fornisce l’impressione di non volere intervenire nella questione. Secondo diversi analisti il partito della premio Nobel è dato per favorito alle prossime elezioni nazionali ed un suo eventuale pronunciamento in favore dei profughi musulmani, potrebbe costituire l’unico motivo per pregiudicare una vittoria annunciata. Se questo scenario dovesse essere veritiero  Aung San Suu Kyi manterrebbe un comportamento speculativo, con il solo scopo di ottenere voti, in netto contrasto con la sua storia personale e politica. Questa impressione è condivisa dal rappresentante di Human Rights Watch, che nutre forti dubbi sulla coerenza della donna che vinse il premio Nobel nel 1991. Aung San Suu Kyi è stata un vero e proprio simbolo per i diritti civili e democratici, è stata per quindici anni agli arresti domiciliari ed ha sacrificato il suo ruolo di madre per la lotta per la democrazia nel suo paese. Aung San Suu Kyi sembra essersi piegata alle esigenze politiche imposte da un ambiente dove il buddismo estremista è sempre più rilevante in una società che è diventata intollerante e che usa la matrice religiosa per risolvere questioni, che andrebbero affrontate nella maniera opposta. Se questa analisi è vera, il mito di Aung San Suu Kyi  decade miseramente e le prospettive per un eventuale governo del suo partito non offrono speranze per un processo democratico lungamente atteso dalla comunità internazionale. Non anteporre la protezione delle minoranze, che dovrebbe diventare un punto del programma elettorale di ogni forza politica che si batte per i diritti civili, al mero risultato elettorale, denota una mancanza di personalità politica, che non assicura una garanzia di insediare un percorso democratico in maniera sufficiente. Se Aung San Suu Kyi vincerà le elezioni, potrebbe essere imbarazzante per le nazioni democratiche e le organizzazioni sovranazionali avere rapporti con la maggiore rappresentante di una forza politica che non ha detto, ne fatto nulla per aiutare un popolo perseguitato ed allo stremo.

Burma: the strange silence of Aung San Suu Kyi on the issue of the Rohingyas

Appeals to the plight of the Rohingya people, victims of extremism present in Buddhist Burma, joined several Nobel prizes for peace, including the highest authorities of the Buddhist religion, the Dalai Lama and Archbishop Desmond Tutu, as well as various world personalities and humanitarian organizations. The story of the people of the Muslim Rohingya has neglected for years by the international community, this population, although present for some time in Burma and allocated on state land is widely discriminated against and excluded from the most basic rights, such as citizenship and, among others, access to employment and medical care. The untenable situation, also because of recent religious clashes caused by Buddhist extremists, causing over 120 deaths, the Rohingyas have been forced to flee the country and the Burmese migrants to become hostage of criminal organizations. The increased influx of illegal immigration, in a kind of repetition of the situation in the southern Mediterranean, forced the countries of destination of migration flows, such as Malaysia, Indonesia and Thailand to close its borders, providing material aid only on the high seas; the result is that the merchant freighter crammed of people have become veritable floating concentration camps, where the migrants are subjected, as well as economic blackmail, to all forms of violence, to murder. In this whole situation surprising silence of the Nobel laureate Aung San Suu Kyi, urged the intervention in favor of Muslim migrants, including from the Dalai Lama. For now, the Burmese Nobel laureate replied that only the incumbent government could do something, despite his continued participation in parliamentary sessions, Aung San Suu Kyi, gives the impression of not wanting to intervene in the matter. According to several analysts the party of Nobel Prize is given for favorite in the upcoming national elections and its possible pronouncement in favor of the Muslim refugees, could be the only reason to prejudice a victory announced. If this scenario were to be truthful Aung San Suu Kyi would keep a speculative behavior, with the sole purpose of obtaining votes, in stark contrast with his personal history and politics. This feeling is shared by the representative of Human Rights Watch, which has serious doubts about the coherence of the woman who won the Nobel Prize in 1991. Aung San Suu Kyi was a real symbol for the civil and democratic rights, it has been for fifteen years under house arrest and has sacrificed her role as mother in the fight for democracy in his country. Aung San Suu Kyi appears to have bowed to political demands imposed by an environment where Buddhism extremist is increasingly important in a society that has become intolerant and who uses religious matrix to resolve issues, which should be addressed in an opposite way. If this analysis is true, the myth of Aung San Suu Kyi decade miserably and prospects for an eventual government of his party do not offer hope for a democratic process, long awaited by the international community. Do not precede the protection of minorities, which should become a point of the election program of each political force that fights for civil rights, the mere outcome of the election, shows a lack of political personality, which does not assure a guarantee to install a democratic path in sufficiently. If Aung San Suu Kyi will win the election, could be embarrassing for the democratic nations and supranational organizations have relationships with the major representative of a political force that has not said, he did nothing to help a persecuted people and its last legs.

Birmania: el extraño silencio de Aung San Suu Kyi en el tema de los rohingyas

Hace un llamamiento a la difícil situación de los Rohingya, víctimas del extremismo presente en Birmania budista, se unieron varios premios Nobel de la paz, incluyendo las más altas autoridades de la religión budista, el Dalai Lama y el arzobispo Desmond Tutu, así como varias personalidades del mundo y las organizaciones humanitarias. La historia del pueblo de los rohingya musulmana ha descuidado durante años por la comunidad internacional, esta población, aunque está presente desde hace algún tiempo en Birmania y asignado en tierras del Estado es ampliamente discriminados y excluidos de los derechos más básicos, como la ciudadanía y, entre otros, el acceso al empleo y la atención médica. La situación insostenible, también a causa de los enfrentamientos religiosos recientes causados ​​por los extremistas budistas, causando más de 120 muertes, los rohingyas han visto obligados a huir del país y los migrantes birmanos para convertirse en rehén de las organizaciones criminales. El aumento de la afluencia de la inmigración ilegal, en una especie de repetición de la situación en el sur del Mediterráneo, obligó a los países de destino de los flujos migratorios, como Malasia, Indonesia y Tailandia para cerrar sus fronteras, proporcionando ayuda material sólo en alta mar; el resultado es que el carguero mercante abarrotado de personas que se han convertido en verdaderos campos flotantes de concentración, donde son sometidos los migrantes, así como chantaje económico, a todas las formas de violencia, hasta el asesinato. En esta situación todo sorprendente silencio de la premio Nobel Aung San Suu Kyi, instó a la intervención en favor de los inmigrantes musulmanes, incluyendo desde el Dalai Lama. Por ahora, el premio Nobel de Birmania respondió que sólo el gobierno de turno podría hacer algo, a pesar de su continua participación en las sesiones parlamentarias, Aung San Suu Kyi, da la impresión de no querer intervenir en el asunto. Según varios analistas el partido del Premio Nobel se da por favorito en las próximas elecciones nacionales y su posible pronunciamiento a favor de los refugiados musulmanes, podría ser la única razón para perjudicar una victoria anunciada. Si este escenario fuera a ser veraz, Aung San Suu Kyi iba a mantener un comportamiento especulativo, con el único propósito de votos que obtengan, en marcado contraste con su historia personal y política. Este sentimiento es compartido por el representante de Human Rights Watch, que tiene serias dudas sobre la coherencia de la mujer que ganó el Premio Nobel en 1991. Aung San Suu Kyi fue todo un símbolo de los derechos civiles y democráticos, ha sido durante quince años bajo arresto domiciliario y ha sacrificado su papel de madre en la lucha por la democracia en su país. Aung San Suu Kyi parece haber cedido a las exigencias políticas impuestas por un entorno en el budismo extremista es cada vez más importante en una sociedad que se ha vuelto intolerante y que utiliza la matriz religiosa para resolver los problemas que deben ser abordados de manera opuesta. Si este análisis es verdad, el mito de la década de Aung San Suu Kyi miserablemente y las perspectivas de un eventual gobierno de su partido no ofrecen esperanza para un proceso democrático, tan esperado por la comunidad internacional. No preceder a la protección de las minorías, que debe convertirse en un punto del programa electoral de cada fuerza política que lucha por los derechos civiles, el mero resultado de la elección, muestra una falta de personalidad política, que no asegura una garantía para instalar un camino democrático en suficientemente. Si Aung San Suu Kyi va a ganar las elecciones, podría ser embarazoso para las naciones democráticas y organizaciones supranacionales tienen relaciones con el principal representante de una fuerza política que no ha dicho, no hizo nada para ayudar a un pueblo perseguido y las últimas.

Burma: der seltsame Stille Aung San Suu Kyi in der Frage der Rohingya

Appelliert an die Not der Rohingya, Opfer in Burma Buddhist vorliegenden Extremismus, schloss mehrere Nobelpreise für den Frieden, darunter die höchsten Autoritäten der buddhistischen Religion, der Dalai Lama und Erzbischof Desmond Tutu sowie verschiedenen Welt Persönlichkeiten und humanitären Organisationen. Die Geschichte von den Menschen in der muslimischen Rohingya ist seit Jahren von der internationalen Gemeinschaft vernachlässigt diese Bevölkerung, wenn auch für einige Zeit in Burma Gegenwart und auf Staatsland zugewiesen wird weit diskriminiert und aus den Grundrechten, wie Bürgerschaft und unter anderem ausgeschlossen, Zugang zu Beschäftigung und medizinischer Versorgung. Die unhaltbare Situation, auch wegen der jüngsten Zusammenstöße von buddhistischen religiösen Extremisten hervorgerufen, was zu mehr als 120 Todesfällen, die Rohingya wurden gezwungen, das Land und die birmanische Migranten fliehen, um Geisel krimineller Organisationen geworden. Die erhöhte Zustrom von illegalen Einwanderung, in einer Art Wiederholung der Situation im südlichen Mittelmeerraum, zwang die Bestimmungsländer der Migrationsströme, wie Malaysia, Indonesien und Thailand, seine Grenzen zu schließen, die Bereitstellung materieller Hilfe nur auf hoher See; das Ergebnis ist, dass der Händler Frachter von Menschen vollgestopft haben sich zu regelrechten Schwimmkonzentrationslager, in denen die Migranten ausgesetzt sind, sowie wirtschaftliche Erpressung, um allen Formen der Gewalt, zum Mord. In dieser ganzen Situation überraschend Stille der Nobelpreisträger Aung San Suu Kyi, forderte die Intervention zugunsten der muslimischen Migranten, darunter von der Dalai Lama. Denn jetzt, antwortete die birmanische Nobelpreisträger, dass nur der amtierenden Regierung könnte etwas trotz seiner fortgesetzten Teilnahme an Parlamentssitzungen dazu, Aung San Suu Kyi, vermittelt den Eindruck nicht wollen, in dieser Sache zu intervenieren. Laut mehreren Analysten die Partei der Nobelpreis für die beliebtesten bei den bevorstehenden Parlamentswahlen und deren mögliche Erklärung zugunsten der muslimischen Flüchtlingen gegeben, könnte der einzige Grund, um einen Sieg angekündigt beeinträchtigen könnte. Wenn dieses Szenario waren ehrlich zu sein Aung San Suu Kyi wäre ein spekulatives Verhalten zu halten, mit dem alleinigen Zweck der Gewinnung von Stimmen, in krassem Gegensatz mit seiner persönlichen Geschichte und Politik. Dieses Gefühl wird durch die Vertreter von Human Rights Watch, die ernsthafte Zweifel an der Kohärenz der Frau, die den Nobelpreis im Jahr 1991 Aung San Suu Kyi ein echtes Symbol für den zivilen und demokratischen Rechte gewonnen wurde geteilt hat, hat es seit fünfzehn Jahren unter Hausarrest und hat ihre Rolle als Mutter im Kampf für die Demokratie in seinem Land getötet. Aung San Suu Kyi scheint mit politischen Forderungen nach einer Umgebung auferlegt gebeugt haben, wo der Buddhismus extremistischen ist in einer Gesellschaft, die sich intolerant ist und die religiös-Matrix verwendet, um Probleme, die in einer entgegengesetzten Weise angegangen werden sollte lösen zunehmend an Bedeutung. Wenn diese Analyse stimmt, weiß der Mythos von Aung San Suu Kyi Jahrzehnt kläglich und die Aussichten für eine eventuelle Regierung seiner Partei nicht bieten Hoffnung auf einen demokratischen Prozess, lange von der internationalen Gemeinschaft erwartet. Den Schutz von Minderheiten, die einen Punkt des Wahlprogramms von jeder politischen Kraft, die für die Bürgerrechte bekämpft werden sollte nicht vorausgehen, die bloße Ergebnis der Wahl, eine fehlende politische Persönlichkeit, die nicht gewährleisten, ist eine Garantie, um einen demokratischen Weg in zu installieren ausreichend. Wenn Aung San Suu Kyi wird die Wahl gewinnen, könnte peinlich für die demokratischen Staaten und supranationalen Organisationen haben Beziehungen mit den wichtigsten Vertreter einer politischen Kraft, die nicht gesagt hat, er tat nichts, um verfolgten Leute und den letzten Zügen zu helfen.

Birmanie: l'étrange silence de Aung San Suu Kyi sur la question des Rohingyas

Appels à la situation des Rohingyas, victimes de l'extrémisme présent dans bouddhiste en Birmanie, rejoint plusieurs prix Nobel de la paix, y compris les plus hautes autorités de la religion bouddhiste, le Dalaï-lama et l'archevêque Desmond Tutu, ainsi que diverses personnalités du monde et les organisations humanitaires. L'histoire du peuple de la musulmane rohingya a négligé pendant des années par la communauté internationale, cette population, bien que présent depuis un certain temps en Birmanie et alloué sur les terres de l'État est largement victime de discrimination et exclus des droits les plus fondamentaux, tels que la citoyenneté et, entre autres, accès à l'emploi et aux soins médicaux. La situation intenable, aussi parce que des affrontements religieux récents causés par des extrémistes bouddhistes, faisant plus de 120 morts, les Rohingyas ont été contraints de fuir le pays et les migrants birmans à devenir l'otage des organisations criminelles. L'afflux croissant de l'immigration illégale, dans une sorte de répétition de la situation dans le sud de la Méditerranée, a forcé les pays de destination des flux migratoires, comme la Malaisie, l'Indonésie et la Thaïlande de fermer ses frontières, en fournissant une aide matérielle seulement en haute mer; le résultat est que le cargo marchand bourré de gens sont devenus de véritables flottants camps de concentration, où les migrants sont soumis, ainsi que le chantage économique, à toutes les formes de violence, à assassiner. Dans toute cette situation de silence surprenant de la lauréate du prix Nobel Aung San Suu Kyi, a exhorté l'intervention en faveur des migrants musulmans, y compris du Dalaï Lama. Pour l'instant, le lauréat du prix Nobel birmane a répondu que seul le gouvernement en place pourrait faire quelque chose, en dépit de sa participation continue à des sessions parlementaires, Aung San Suu Kyi, donne l'impression de ne pas vouloir intervenir dans l'affaire. Selon plusieurs analystes le parti du prix Nobel est donné pour favori dans les prochaines élections nationales et de son possible prononcé en faveur des réfugiés musulmans, pourrait être la seule raison de porter atteinte à une victoire annoncée. Si ce scénario devait être véridique Aung San Suu Kyi serait garder un comportement spéculatif, dans le seul but d'obtenir des suffrages, en contraste frappant avec son histoire personnelle et politique. Ce sentiment est partagé par le représentant de Human Rights Watch, qui a de sérieux doutes quant à la cohérence de la femme qui a gagné le prix Nobel en 1991. Aung San Suu Kyi a été un véritable symbole pour les droits civils et démocratiques, il a été pendant quinze ans en résidence surveillée et a sacrifié son rôle de mère dans la lutte pour la démocratie dans son pays. Aung San Suu Kyi semble avoir cédé aux exigences politiques imposées par un environnement où le bouddhisme extrémistes est de plus en plus important dans une société qui est devenue intolérante et qui utilise la matrice religieuse pour résoudre les questions qui devraient être abordées dans un sens opposé. Si cette analyse est vrai, le mythe de Aung San Suu Kyi décennie lamentablement et les perspectives pour un éventuel gouvernement de son parti ne offrent l'espoir d'un processus démocratique, tant attendue par la communauté internationale. Ne pas précéder la protection des minorités, qui devrait devenir un point du programme électoral de chaque force politique qui se bat pour les droits civils, le simple résultat de l'élection, montre un manque de personnalité politique, qui ne garantit pas une garantie d'installer un chemin démocratique en suffisamment. Si Aung San Suu Kyi va gagner l'élection, pourrait être embarrassant pour les nations démocratiques et des organisations supranationales ont des relations avec le principal représentant d'une force politique qui n'a pas dit, il n'a rien fait pour aider un peuple persécuté et ses dernières jambes.

Birmânia: o estranho silêncio de Aung San Suu Kyi na questão dos Rohingyas

Apela ao sofrimento do povo Rohingya, vítimas do extremismo presente em budista da Birmânia, juntou vários prêmios Nobel para a paz, incluindo as mais altas autoridades da religião budista, o Dalai Lama eo arcebispo Desmond Tutu, bem como várias personalidades mundiais e organizações humanitárias. A história dos povos da Rohingya muçulmano tem negligenciado durante anos pela comunidade internacional, nesta população, embora presente por algum tempo na Birmânia e alocados em terras do Estado é amplamente discriminados e excluídos dos direitos mais básicos, tais como a cidadania e, entre outros, acesso ao emprego e assistência médica. A situação insustentável, também por causa de confrontos religiosos recentes causados ​​por extremistas budistas, causando mais de 120 mortes, os rohingyas foram obrigados a fugir do país e os migrantes birmaneses a tornar-se refém de organizações criminosas. O aumento do influxo da imigração ilegal, em uma espécie de repetição da situação no sul do Mediterrâneo, forçaram os países de destino dos fluxos migratórios, como a Malásia, Indonésia e Tailândia para fechar suas fronteiras, fornecendo ajuda material só no alto mar; o resultado é que o cargueiro mercante abarrotadas de pessoas tornaram-se verdadeiros campos de concentração flutuantes, onde os migrantes são submetidos, bem como chantagem económica, a todas as formas de violência, ao assassinato. Em toda esta situação surpreendente silêncio do prêmio Nobel Aung San Suu Kyi, pediu a intervenção em favor dos migrantes muçulmanos, inclusive do Dalai Lama. Por enquanto, o laureado Nobel birmanês respondeu que só o atual governo poderia fazer algo, apesar de sua participação contínua nas sessões parlamentares, Aung San Suu Kyi, dá a impressão de não querer intervir na questão. De acordo com vários analistas a festa do Prêmio Nobel é dado para favorito nas próximas eleições nacionais e sua possível pronunciamento em favor dos refugiados muçulmanos, poderia ser a única razão para prejudicar uma vitória anunciada. Se este cenário eram para ser sincero Aung San Suu Kyi seria manter um comportamento especulativo, com o único propósito de obtenção de votos, em contraste gritante com sua história pessoal e política. Este sentimento é compartilhado pelo representante da Human Rights Watch, que tem sérias dúvidas sobre a coerência da mulher que ganhou o Prêmio Nobel em 1991. Aung San Suu Kyi foi um símbolo real para os direitos civis e democráticos, que tem sido por 15 anos sob prisão domiciliar e sacrificou seu papel como mãe na luta pela democracia no seu país. Aung San Suu Kyi parece ter cedido às demandas políticas impostas por um ambiente onde o budismo extremista é cada vez mais importante em uma sociedade que se tornou intolerante e que usa matriz religiosa para resolver questões, que devem ser abordados de uma maneira oposta. Se esta análise é verdade, o mito de Aung San Suu Kyi década miseravelmente e as perspectivas para um eventual governo de seu partido não oferecem esperança para um processo democrático, há muito aguardada pela comunidade internacional. Não preceder a protecção das minorias, o que deve tornar-se um ponto do programa eleitoral de cada força política que luta pelos direitos civis, o simples resultado da eleição, mostra uma falta de personalidade política, que não assegura uma garantia para instalar um caminho democrático na suficientemente. Se Aung San Suu Kyi vai ganhar a eleição, pode ser embaraçoso para as nações democráticas e organizações supranacionais têm relações com o principal representante de uma força política que não tenha dito, ele não fez nada para ajudar um povo perseguido e seus últimos pés.